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Autore: Little_Sisters    25/08/2013    2 recensioni
[Questa fic partecipa al contest ‘Between Heaven and Hell’ indetto da FaGammaVoloso e Saw Yozora.]
...
[Guel/Belzebu]
...
«E così...» iniziò l'altro «Io e te saremmo fidanzati, tesoro?»
L'angelo roteò gli occhi facendo schioccare la lingua.
«Da che pulpito. Almeno io non mento sulla mia identità.»
«Non posso di certo andare in giro dicendo che il mio nome è Belzebu, ti pare?»
«Non dovresti neanche “andare in giro dicendo” se è per questo.»
«Da che pulpito.» rispose pronto lui, asciugandosi i capelli blu.
«Touche.»
...
«Semplicemente ho capito che il Paradiso è troppo rigido e basato su stereotipi che non gli appartengono. Anche l'Inferno a dire il vero. Io, tu, siamo tutti stereotipati.»
...
Spero di avervi incuriositi e che vogliate entrare a dare un'occhiata.
- Geo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley/Jousuke, Victoria/Touko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore/i: Geo
Titolo: Grayit is a matter of stereotypes
Pairing: Het, Guel x Belzebu e accenni di TsuTou
Parole: 2471 secondo OpenOffice
Prompt: Stereotipi
Note:
R&R

 

 

Gray – it is a matter of stereotypes

 

 

Guel si strinse maggiormente nel cappotto verde, facendo sprofondare le mani gelate fino in fondo alle tasche.
Camminava da ormai quaranta minuti, vagando sulla banchina di legno senza una meta ben precisa.
Oltre che da lei, il porto era popolato solo dai marinai che preparavano le proprie barche, in attesa di partire per il mare in cerca di pesci.
Il sole ancora non era sorto e l'aria invernale faceva apparire una piccola nuvola di vapore denso ad ogni respiro dell'angelo.
L'odore persistente della salsedine iniziava a darle alla testa e decise di spostarsi nel centro del piccolo paesino nel quale si trovava.
I lampioni si stavano lentamente spegnendo e i primi segni di vita iniziavano a comparire: una
saracinesca che si alzava, un uomo che portava a spasso il cane...
Riconobbe subito la biblioteca comunale in un edificio dall'aria austera.
Era imponente, in pietra, e rifinito con decorazioni in marmo.
Le ricordava tanto quella che avevano in Paradiso.
Proprio lì si trovava quella stessa mattina, prima di essere mandata sulla Terra.
Adorava l'atmosfera di profonda quiete che circondava quel luogo pieno di antichi volumi rilegati in cuoio, ma in quel caso era stata convocata da Sein e Winel.
Sapeva già a cosa andava incontro: una missione tra gli umani.
Raramente accadeva che venissero assegnati i cosiddetti “lavori sul campo” e, quando accadeva, allora la situazione era veramente grave.
Come nel suo caso: era stata affidata ad una ragazza che, proprio in quel momento, pensava di suicidarsi. Situazione famigliare orribile e praticamente insostenibile.
Gli occhi grigi dell'angelo assunsero un'espressione malinconica: purtroppo negli ultimi tempi episodi del genere capitavano sempre più spesso.
Il suo compito consisteva nel fare in modo che cambiasse perché, anche se pesante, la vita va affrontata; se si è venuti al mondo c'è sempre una ragione.
E, soprattutto, chi commette suicidio finisce all'Inferno.
Guel sapeva bene che l'unico modo per farla desistere era che riuscisse a incontrare per l'ultima volta il ragazzo che amava e dirgli addio: solo lui avrebbe potuto dissuaderla dalla terribile decisione che aveva preso.
Raccolse distrattamente una lattina vuota dal marciapiede di pietra e la buttò in un cestino, notando che era ormai l'alba.
Girò i tacchi e tornò sui suoi passi, conoscendo l'abitudine della ragazza che stava cercando di trovare conforto nell'ammirare il sole sorgere.

I primi raggi mattutini si stavano levando, stagliandosi sulle onde del mare calmo.
L'angelo dovette ammettere che era un vero spettacolo: i colori si dividevano e rimescolavano, creando meravigliose sfumature capaci di placare anche l'animo più agitato.
Fece volare lo sguardo sulla piccola spiaggetta che si trovava appena sotto la banchina.
Ormai tutto era deserto e i pescatori erano già in alto mare; l'unica presenza era proprio la ragazza che stava cercando, seduta a cavalcioni di uno scoglio.
I capelli arancioni le ricadevano sulle spalle, scompigliati dal vento.
Aveva un'espressione triste e delusa, ma al contempo rilassata; la stessa di chi è consapevole di essere destinato alla sconfitta e che non ha intenzione di fare nulla per impedirlo perché ha già dato il meglio di sé stesso.
Guel provò una grande pena per lei. Sembrava una ragazza intelligente e, perfino nel gigantesco piumino nero che stava indossando, era chiaro che fosse estremamente bella.
Si sedette sul bordo della banchina, lasciando ciondolare le gambe nel dislivello con la sabbia.
Per ora il suo compito si limitava in quello: starsene lì seduta e assicurarsi che ci rimanesse anche l'altra.
Sì stupì di come ancora non conoscesse il suo nome e del fatto che ancora non sapeva per quale motivo lei fosse tanto sicura che avrebbe trovato il ragazzo con il quale voleva parlare proprio lì.
Un dubbio l'assalì: come poteva essere certa che sarebbe filato tutto liscio senza avere il pieno controllo della situazione? Doveva trovare i pezzi che le mancavano per completare il puzzle.
Sì alzò lentamente e sistemò il bavero del cappotto.
Scese sulla spiaggia e si incamminò verso gli scogli cercando di dissimulare il nervosismo che le stava bloccando la bocca dello stomaco.
Interagire con i propri protetti non era permesso, ma in quel momento nessuna regola bigotta del Paradiso sembrava importante a Guel. Quello sguardo rassegnato le era troppo familiare ed era più che certa che non si trattasse solamente del precoce addio che voleva dare al mondo.
Incontrò lo sguardo di lei, che la guardava stupito da sotto un cappello di lana ben calcato.
«Ciao, io mi chiamo Guel. Sembra un bel posticino qui; posso sedermi?» inizio banale, ma in fondo le stesse intenzioni che aveva erano semplici.
«Certo.» rispose l'altra sorridendo appena, mentre le faceva posto «Comunque il mio nome è Touko.»
Bene, aveva ottenuto il primo tassello mancante.
«Sei venuta qui ad ammirare l'alba? Immagino che sarebbe romantico venire qui con il proprio fidanzato...»
Dritta al punto. Era andata subito sull'argomento che le interessava.
Guel stessa era stupita dell'improvvisa sicurezza e decisione che sembrava aver assunto.
Gli occhi azzurri di Touko si aprirono stupiti per poi guardarla dolcemente.
«Sono davvero così prevedibile? Effettivamente sono qui proprio nella speranza di incontrare un ragazzo»
«Ah... Che pensiero dolce. Ma qui non c'è nessuno, sei sicura che arriverà?» insistette Guel, sperando di non star infierendo troppo. Non amava molto quel detto, ma, forse, in fondo, il fine giustificava davvero i mezzi...
Scacciò quel brutto pensiero dalla mente e assunse un sorriso ingenuo.
Con sua sorpresa Touko rise di gusto: «Oh, arriverà, arriverà... Sai, lui è un surfista e, qualsiasi cosa accada, non mancherà mai al suo appuntamento con il mare e questa è la sua spiaggia preferita.
Anche oggi che è pieno inverno, e l'aria fredda congela anche i nasi meglio nascosti dietro le sciarpe, sono sicura che tra poco arriverà con la sua tavola pronto a sfidare le onde.
Sì, lo so, è proprio un pazzo, ma lo fa ingenuamente. E' uno spirito libero ed è proprio questo che mi piace di lui. Oh, e si chiama Tsunami...»
Era impressionante come il solo parlare di lui avesse completamente stravolto l'umore di Touko. Vista così sembrava solo una normalissima ragazzina innamorata.
Guel si unì alla risata e decise che, una volta tanto, avrebbe potuto rilassarsi e chiacchierare in attesa del momento giusto per andarsene e lasciar scorrere gli eventi.
In quel modo la sua scomparsa non avrebbe dato nell'occhio e, anzi, Touko l'avrebbe preso come un silenzioso segno di solidarietà.
Iniziarono a parlare del più e del meno, scoprendo di avere molte cose in comune.

L'una. Era l'una di pomeriggio e il surfista ancora non si era fatto vivo.
Touko iniziava ad innervosirsi e anche Guel sembrava in allerta.
Dentro di lei si faceva sempre più chiara una supposizione che pian piano tramutava in certezza: demoni.
Qualcuno di loro stava sicuramente bloccando il ragazzo, in modo che Touko non lo incontrasse e si suicidasse.
Si alzò, scusandosi con Touko: «Ora devo andare a casa. Il pranzo sarà pronto e mia madre si preoccuperà se non torno subito.»
Prima infrangeva le regole e ora mentiva.
Guel si sentiva una malfattrice, ma uno strano senso si adrenalina la pervadeva in quel momento e, a quel punto, tanto valeva utilizzarlo per andare fino in fondo alla sua impresa.
Tornò sulla banchina e iniziò a camminare sul lungomare.
Doveva cercare un ragazzo in compagnia di un demone, molto probabilmente con una tavola da surf sotto braccio.
Non poteva essere così difficile, no?
Accelerò il passo, fino a trovarsi in una minuscola baia circondata da alti scogli taglienti.
La sabbia era fine e bianca.
Sarebbe stata anche immacolata se due grossi asciugamani di spugna non fossero stati stesi a pochi passi dalla riva.
Poco più al largo c'era un ragazzo alto, dai capelli rosa, che tentava di cavalcare un'onda; insieme a lui una persona che Guel conosceva molto bene.
L'angelo sussurrò un “Bingo” appena udibile e si affrettò a raggiungere i due, che sembrava l'avessero notata, dato che uscirono dall'acqua e si diressero verso gli asciugamani.
Lei approfittò della situazione, alzando un braccio e salutando con un sorriso amabile.
Li aveva appena raggiunti che, quello che doveva essere Tsunami, chiese: «Ryo, è la tua ragazza?»
«Sì! Vero Ryo
?» insomma, un'opportunità messa così su un piatto d'argento non si poteva mica rifiutare.
Lui la guardò con i suoi occhi violetti, acconsentendo con un gesto del capo.
Non capiva dove volesse arrivare l'altra, ma ormai era obbligato ad assecondarla.
Lei riprese: «Sai, oggi ho incontrato una nuova amica! Si chiama Touko ed è molto simpatica, anche se effettivamente mi è sembrata parecchio giù di corda...» questa volta non dovette fingere e la tristezza si impossessò di lei naturalmente.
«Davvero? E dove l'hai vista? E' una mia cara amica e se è triste devo fare qualcosa.» chiese Tsunami.
«Oh, allora sappi che era seduta su uno scoglio poco più in là.» indicò lei con l'indice.
«Io vado. Ryo, è stato un piacere conoscerti!» si congedò, correndo lontano.
Calò un leggero silenzio, mentre Guel sorrideva vittoriosa.
«E così...» iniziò l'altro «Io e te saremmo fidanzati, tesoro?»
L'angelo roteò gli occhi facendo schioccare la lingua.
«Da che pulpito. Almeno io non mento sulla mia identità.»
«Non posso di certo andare in giro dicendo che il mio nome è Belzebu, ti pare?»
«Non dovresti neanche “
andare in giro dicendo” se è per questo.»
«Da che pulpito.» rispose pronto lui, asciugandosi i capelli blu.
«Touche.»
Ora era Belzebu a sogghignare.
Si prese il suo tempo, sistemandosi il salviettone in vita posando la tavola da surf.
«Non sapevo sapessi fare surf.» disse Guel stupita.
«Non sapevo infrangessi le regole del Paradiso. Ricordi? Non interagite mai e poi mai con i vostri protetti. Potreste intervenire in modo negativo e irreparabile sul destino di questi.» ribatté l'altro, scimmiottando Sein durante una delle lezioni che teneva per insegnare il Codice Comportamentale ai suoi sottoposti.
Guel si lasciò scappare una breve risata pensando a quanto fosse strano che -nonostante la lingua di Belzebu fosse sempre pronta e spesso acida- in quel momento stavano ridendo come amici che si incontravano al parchetto, invece di litigare come i nemici giurati che avrebbero dovuto essere.
Infondo, però, faceva tutto parte della stessa convinzione che l'aveva portata ad agire in quel modo.
«Mi sembrava una regola inutile in quel momento e non avevo abbastanza informazioni per adempiere al mio compito in modo corretto e completo. Ergo, ho alzato il culo e sono andata a cercarmele per conto mio. Direi che ha funzionato.»
Belzebu alzò un sopracciglio, interessato. Da quando era diventata così intraprendente?
Bugie, parolacce...
«E io che pensavo che voi angeli foste tutti ligi, precisi e immacolati...»
Guel si lasciò cadere per terra: «E' proprio questo il punto!»
«Hai deciso di passare al lato oscuro della forza?»
«Molto, molto simpatico. Semplicemente ho capito che il Paradiso è troppo rigido e basato su stereotipi che non gli appartengono. Anche l'Inferno a dire il vero. Io, tu, siamo tutti stereotipati.»
Belzebu ora iniziava seriamente a pensare che la sua compagna fosse impazzita.
Lei infilò una mano tra i granelli di sabbia, prima di continuare.
«Quello che intendo dire è che da un punto di vista esterno gli angeli rappresentano la purezza e la giustizia, mentre i demoni il buio e la disperazione; in realtà questo modo di pensare è estremamente riduttivo. Insomma, è uno stereotipo.»
Belzebu si accomodò accanto a lei, attento: «Perdonami, ma non ti seguo.»
«Intendo dire che noi non siamo così perfetti come si dice e voi non siete così malvagi.
Prendi noi come esempio: io... Beh, ormai lo sai cosa ho fatto, mentre tu sei qui ad ascoltarmi e non mi hai neanche maledetta per aver mandato in fumo i tuoi piani.
Dovremmo rappresentare il bianco e il nero, ma in realtà siamo entrambi grigi.»
Guel si fermò a prendere fiato. Doveva ammetterlo, quel discorso sorprendeva anche lei.
Belzebu si stese, guardando il cielo ormai plumbeo con un'espressione corrucciata.
Ora iniziava a capire cosa intendesse dire con quelle parole, ma c'era ancora qualcosa che non tornava: «Ma allora, se è come dici tu, io e te dovremmo essere uguali.»
«Io ho solamente detto che siamo entrambi grigi.» rispose lei «Cambia la tonalità.»
«Che nella realtà corrisponderebbe a...?»
«Ai nostri ideali. Io e te abbiamo scelto di vivere in modo diverso.
Tutte le persone come Touko, invece, non hanno ancora scelto da che parte stare e il nostro compito è quello di mostrar loro entrambe le strade in modo che possano scegliere quella che preferiscono.»
«E a quel punto la loro anima cambierà di tonalità, ma non diverrà mai né bianca né nera perché gli estremi non esistono.»
«Esatto Belzebu.»
Si sdraiò anche lei, colpita dal fatto che lui avesse seguito il suo ragionamento.
Come minimo si sarebbe aspettata che le ridesse in faccia dandole dell'eretica.
«Sai, Guel...» riprese lui «Non è la prima volta che sento questo ragionamento. In sostanza, intendo dire.»
L'angelo si girò verso del demone, facendogli intendere che aveva tutta la sua attenzione.
«A dire la verità l'ho letto; era in un libro di Arachnes.»
Si passò una mano tra i capelli.
«Tra gli umani è molto popolare l'idea dell'amore proibito tra angeli e demoni e uno scrittore ha deciso di basarci un libro. Alla fin fine il concetto principale non era poi così diverso dal tuo.»
«Leggete davvero di questi libri?»
«Io dico la prima cosa profonda di tutta la mia vita e questa è l'unica impressione che hai avuto?» chiese ironico lui «Comunque no, è tutta roba di Arachnes: dice che li trova accattivanti. E poi non vorrai farmi credere che da voi non è passato nulla di simile.»
«No, Sein controlla personalmente ogni nuovo volume prima di dargli un posto tra gli scaffali della biblioteca, ma se la tua amica trova queste cose così accattivanti dovrebbe provarci con Winel.»
Belzebu si girò verso di lei, appoggiato ad un braccio e con un sopracciglio alzato.
«Sei davvero sicura di non aver letto niente del genere?»
Guel sbuffò: «Era solo una possibilità.»
«Da quanto tempo è che rimugini su questo argomento?»
«A dire il vero non molto. E' una cosa che è esplosa guardando Touko.»
Il demone la fissò, in una muta richiesta di spiegazioni.
Guel si morse la lingua: si era tirata la zappa sui piedi da sola.
«... Touko si era ormai abbandonata all'oscurità, ma solo la purezza di spirito di Tsunami le ha impedito di compiere l'atto definitivo...»
«Quindi?»
«In pratica si sorreggevano a vicenda, come se uno fosse il pilastro dell'altro.
Bene e male non sono destinati ad annullarsi quando si incontrano, anzi, è solo grazie all'uno se l'altro esiste.»
«Perciò sempre prendendo noi come esempio...» iniziò lui avvicinandosi «Se siamo grigi è proprio perché per esistere abbiamo bisogno di essere in due»
Guel trattenne a stento un sospiro mentre Belzebu annullava la poca distanza rimasta tra i loro volti.

 

Bene e male assoluti non esistono,
dipende tutto da noi e da quello che decidiamo di fare.

 

 

Note:
Ciao a tutti!
Sì, è un po' seria come fanfiction e forse è proprio per questo che non ho molto da dire.
Insomma, dice tutto già da sé.
Spero di non sembrare un'esaltata e di non aver esasperato situazioni/personaggi/lettori.
Ne sono molto soddisfatta.
Ebbene sì, per una volta la mia storia mi piace~
Ho scelto questi due personaggi perché mi ispiravano parecchio già singolarmente e quando li ho accoppiati mi sembravano davvero perfetti.

Ringrazio FaGammaVoloso e Saw Yozora per avermi permesso di partecipare al loro contest.
Ringrazio chi ha letto tutto e chi ha intenzione di recensire, nel caso.
Alla prossima,
- Geo

  
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