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Autore: LilyOok_    25/08/2013    8 recensioni
Ambientata prima dell'arrivo di Smaug e a seguire.
Dalla prima OneShot:
"Aggirandosi per la Montagna, capitava molto spesso di incontrare Nani e Nane, a volte anche Nanetti, che di fronte a lui chinavano rispettosamente il capo, sorridevano e solo dopo proseguivano per la loro strada.
Ogni volta, Thorin si mostrava fiero e camminava con compostezza, rispondendo ai saluti del suo popolo, orgoglioso di farne parte, di esserne il legittimo sovrano."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il “dovere” è una delle maledizioni con cui un Principe è stato battezzato.

 

Aggirandosi per la Montagna, capitava molto spesso di incontrare Nani e Nane, a volte anche Nanetti, che di fronte a lui chinavano rispettosamente il capo, sorridevano e solo dopo proseguivano per la loro strada.

Ogni volta, Thorin si mostrava fiero e camminava con compostezza, rispondendo ai saluti del suo popolo, orgoglioso di farne parte, di esserne il legittimo sovrano.

Come tale, però, sapeva bene che gli sarebbe spettato un matrimonio di convenienza, sicuramente con qualche Nana dei Colli Ferrosi. Non che il Principe in questione avrebbe obiettato. Sapeva bene che per governare giustamente e mantenere buoni rapporti con i popoli vicini – Nani, Uomini o Elfi che fossero – avrebbe dovuto accettare degli accordi e mantenerne saldi dei precedenti.

Non era un problema, assolutamente no. Era stato educato fin da piccolo ai grandi discorsi e a come un Re deve comportarsi ma anche al combattimento e al saper utilizzare la giustizia in modo adeguato ad ogni situazione.

Fin da piccolo, gli era stata messa in testa la storia del matrimonio di convenienza. "Un Re non può scegliere chi amare, il matrimonio è un alleanza e porta ad avere dei vantaggi. E chissà, a volte porta anche l'amore, ma questo, figlio mio, avviene in rare occasioni purtroppo."

Thràin, suo padre, gli ripeteva tutte le sere quella che oramai a Thorin sembrava esser diventata una filastrocca. Ma che lo era oppure no, lo avrebbe fatto. Per il bene del regno e del suo popolo.

O almeno era di questa convinzione fino a quando, aggirandosi appunto per la Montagna, aveva notato la presenza di una Nana. Questa, come tutti del resto, mostrava riverenza per il Principe, ma egli aveva notato come, passato oltre, lo sguardo timido della giovane rimaneva posato sulla sua figura.

E Thorin – che prima di essere un Principe era un Nano – non aveva non notato come gli occhi della Nana sembrassero due smeraldi, i più luminosi che avesse mai visto, come i suoi capelli chiari sembrassero risplendere nella penombra di Erebor e come il suo corpo, per nulla in carne come invece lo era gran parte del gentil sesso nanico, la facesse sembrare alta e slanciata. I suoi vestiti poi, mettevano in evidenza le forme perfettamente proporzionate.

Era bella, bella da morire.

"Qual’è il vostro nome?" Le chiese Thorin un giorno. Mentre entrava nei giardini sotterranei l'aveva scorta da lontano e le era andato incontro. Lei, che nel suo sguardo innocente e timido lasciava intravedere una luce speranzosa, era arrossita lievemente, chinando subito il capo in segno di rispetto. Solo dopo aver colto la sua domanda aveva rialzato la testa e incontrato i suoi occhi.

"Edren, mio Signore." Rispose, abbozzando un sorriso. Il suo cuore batteva così forte da farle temere che Thorin potesse sentirlo.

"Edren... È un bel nome." Disse Thorin, sorridendole. La ragazza ebbe un tuffo al cuore, quando gli occhi del suo Principe incontrarono nuovamente i suoi.

Erano così belli e... caldi. La gente amava quel Nano nonostante si dicesse che il suo sguardo era come ghiaccio e il suo tono sempre altero e imperioso. Ma a Edren, ciò che le parve di vedere era tutto il contrario.

"Vi ringrazio, mio Signore." Il leggero rossore sulle sue gote si era ora accentuato. Thorin poteva notare benissimo l'imbarazzo della giovane Nana che, con la frase successiva, si accentuò ancora di più.

"Vi andrebbe di camminare?" Quella proposta, il braccio teso del suo Principe e il mare di emozioni che la colsero, le impedirono di dar voce alla sua risposta. Si limitò ad annuire col capo, accettando il braccio di Thorin e iniziando a passeggiare con lui.

 

 

Si incontrarono ancora e ancora, acquistarono pian piano confidenza l'uno dell'altra e viceversa – tanto che Edren divenne più sicura di se – e col passare dei giorni, il loro interesse crebbe. Da parte di Thorin, c'era però sempre quell'aria di segretezza. Per quanto si fosse spinto oltre, la giovane lo vedeva rimanere sempre al suo posto, mai uno sgarro. E i mesi passarono senza che accadesse nulla di significante.

Tra il popolo era cominciata a girare la voce di una presunta malattia che aveva colpito il loro Re attuale, Thròr, secondo cui il suo amore non era più rivolto al popolo ma ai suoi tesori.

E con questo, i due si incontravano sempre più di rado. Capitava che Edren se ne stava anche per ore ad aspettare il suo arrivo e che poi, rassegnata e intristita, se ne tornasse a casa con un vuoto nel petto.

 

 

Erano settimane ormai che la Nana non vedeva Thorin. Ma lo aveva aspettato, sempre. E finalmente, dopo quelli che le parvero secoli, eccolo che – a passo decisamente svelto – le andava incontro. Si ritrovò sorpreso di vederla lì.

"Vi ho aspettato, per tutto il tempo che non ci siamo visti io ho sperato di vedervi arrivare e ora finalmente eccovi qui." Gli disse la giovane, sorridendo apertamente.

"Edren, cosa pensi sui matrimoni di convenienza?" Le chiese lui con tono d'urgenza, il suo sguardo che celava una certa curiosità. Aveva lasciato il voi, sostituendolo con il tu. Lei fece lo stesso.

"Io... Credo solo che un Re – o un Principe – abbia dei doveri verso il suo popolo e quelli vicini." Rispose lei, abbastanza spiazzata dalla domanda. Ma le sue parole, se ne rese conto solo dopo averle pronunciate, erano la verità dei fatti, la verità secondo la quale la sua illusione era stata più grande di quella che poteva esser sembrata all'inizio.

Percepì gli angoli degli occhi pungerle ma si impose di non piangere, non di fronte a lui almeno.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, sentì dapprima le mani di Thorin sulle guance poi il suo viso che veniva alzato e le labbra di lui che si posavano dolcemente sulle sue.

Del tutto sorpresa da quel gesto, non rispose subito al bacio. E quando questo finì, i loro occhi si incontrarono ma Edren poté ben notare quanto il calore della prima volta in cui ci era sprofondata, era sostituito da tristezza, preoccupazione e, forse, anche paura.

"Tu hai ragione, un Principe come un Re, ha dei doveri da rispettare e decisioni difficili da prendere." Thorin fece una pausa, e alla sua voce si sostituì quella di lei.

"So cosa vuoi dirmi. Mi andrà bene. Però voglio che tu sappia una cosa, Thorin. Credo di essermi innamorata di te. Mentre ti aspettavo, l'ho capito, sai, che ti amo. Ti amo, Thorin. Ti amo." E dicendo questo, non senza imbarazzo, gli si gettò al collo. Lo baciò con trasporto, provando sensazioni che sapeva non sarebbero tornate. Bastò questo pensiero, per farle scendere delle lacrime e alcune di queste si infransero sulle mani del Principe dei Nani.

Quando si divisero, non ci furono parole d'addio o altro se non un solo sguardo ricolmo di dolore. Non le avrebbe spezzato ulteriormente il cuore sbattendole in faccia la verità, dicendole di averne parlato con suo padre e che questi non avrebbe mai e poi mai approvato un matrimonio tra lui e una popolana. Preferì andarsene senza fiatare, reprimendo il senso di disgusto che gli attanagliò le viscere.

Non si voltò nemmeno una volta, seppur sentiva, come quando passava nei corridoi della Montagna tempo prima, il suo sguardo bruciargli sulla schiena.

Non si voltò nemmeno una vola, perché avrebbe significato tornare indietro, tornare da lei e, di conseguenza, ferirla ancora di più.

Il “dovere”  è una delle maledizioni con cui un Principe è stato battezzato. 

 

 

 

 

 

-Angolino autrice-
Buon pomeriggio cari lettori :)
Sono tornata, mi mancava scrivere e ora ecco rimediato ;)
Innanzi tutto ci tengo a precisare che il titolo trae ispirazione dalla frase di Georg Büchner "Il 'deve' è una delle maledizioni con cui l'uomo è stato battezzato." 
Detto ciò, che ve ne pare? Aspetto le vostre recensioni, che siano positive o negative, no problem.

 Un bacione a tutti e grazie di essere passati.

 LilyOok_

   
 
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