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Autore: DeenaRauhl    26/08/2013    0 recensioni
"La Libertà è Uno Stato Della Mente"
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter1
 
Primo giorno di scuola, il secondo anno di liceo. Le uniche che mi facevano compagnia erano le mie cuffie; e la musica, faceva da tappo per non sentire il resto del mondo parlare, e avere una distrazione per non dare retta alle persone attorno a me. Ero in autobus, seduta negli ultimi due posti in fondo, sola ovviamente con la musica. In quel momento stavo ascoltando DemiLovato-Believein me,-Il mio idolo. Lei è l’unica che mi capisce davvero come mi sento, mi sta sempre vicino attraverso la musica e mi aiuta ad andare avanti. È stata l’unica che ha sentito le mie urla di dolore quando il resto del mondo se ne fregava, lo faceva apposta a non sentire perché ognuno pensa per se stesso, nessuno ti salva. Demi inveceè la mai eroina. Ci sono due tipi di ragazze al mondo, quelle che aspettano di essere salvate dal principe azzurro e le guerriere, che combattono per vincere la guerra contro se stesse. Beh, io sono una via di mezzo, aspetto di essere salvata, ma intanto che aspetto mi comporto da guerriera, cercando di salvarmi da sola. A pensarci bene non ci sarà nessun principe azzurro, perché è diventato Gay ormai, quindi devo cavarmela da sola.A un certo punto senti una voce intrufolarsi tra i miei pensieri, ma non era la voce della mia mente, cosi apri gli occhi per vedere se davvero qualcuno stava parlando con me.
- È libero questo posto?-
-Cosa? Ah, sì ma certo, siediti pure- Dissi scaraventandomi fuori dai miei pensieri, come se stessi scappando da qualcuno. Era una ragazza con i capelli castano-chiaro, mossi e lunghi, con due occhi grandi azzurri e intensi, uno sguardo che ti poteva travolgere. Non era truccata, perché la natura aveva fatto già il suo dovere, le lentiggini le donavano molto, valorizzava di più il suo bel volto, era persino alta e magra, una bellezza straordinaria. Averla incontrata abbassò la mia autostima che era già poca, e la ridusse a 0. Io, con i capelli neri e lunghi, fino alle spalle, occhi piccoli e marroni, un marrone color merda, anch’io ero con le lentiggini, ma a me sembrava che qualcuno mi avesse vomitato in faccia, non potevo competere con una bellezza cosi; rara e incredibile. La guardai per qualche secondo, studiandola attentamente immaginando che fossi io quella ragazza. Lei se ne accorse guardandomi con la coda dell’occhio, cosi mi girai di colpo a guardare fuori dalla finestra, appoggiando la mano sul mento facendo finta di niente. La ragazza, imbarazzata sorrise e abbassò la testa guardandosi le mani che tenevano il cellulare, cosi sorrisi anch’io e timidamente gli dissi
-Sai che se davvero bellissima?-
-Grazie mille, cosi mi metti in imbarazzo.-
-Magarsi essere come te..- Mi resi triste.
-No, non dire cosi, Ognuno è bellissimo a modo suo, credimi.-
Io non risposi perché mi aveva lasciato senza parole, io non ci avevo mai pensato, ma comunque quello che pensavo su di me, non era cambiato per niente.
- A proposito, io sono Winter Doson- Allungò lamano per stringerla alla mia.
-Io mi chiamo Diamond, Diamond Gordon.
Era da un bel po’ di tempo che non facevo conversazione con qualcuno, ero rimasta un po’ sconvolta. Le persone non mi parlavano perché pensavano che io fossi una povera sfigata, solo a guardarmi per la prima volta. Vedevo i loro sguardi ,mi guardavano strano, come se fossi un parassita che doveva essere subito eliminato. Dopo rotto il ghiaccio, avevamo iniziato a parlare per un bel po’ di tempo, ma scorse troppo velocemente.
-Oh no devo scendere, sono arrivata alla mia fermata, peccato è stato bello parlare con te, sono felice di averti conosciuta- Disse sorridendo, aveva un sorriso che invidiava il sole.
-Da…Davvero?!- Chiesi scioccata.
-Ma certo! Le persone dovrebbero conoscerti meglio prima di giudicarti, ma neanche allora, perché soltanto Dio può farlo. -
Un’altra volta mi fece rimanere senza parole, quanto intelligente poteva essere quella ragazza? Ci eravamo dati due baci sulla guancia e poi scese. Io mi rimisi le cuffie, e sta volta ascoltavo Macklemore-Thrif Shop. La mia canzone preferita in assoluto, il ritmo sembrava quello del Rap degli anni ’80 e mi piaceva lo stile di quei tempi, come 2Pac, Notorius B.I.G, Snoop Dog ecc. Quei tempi erano fantastici, anche se non sono nata in quegli anni. Nessuno si preoccupava di come ti vestivi, di come eri. Invece io sono nata in una generazione depressa, piena di tecnologia. Tutta questa tecnologia sta rovinando la vita umana ,molti anni fa, quando si usciva fuori con gli amici ci si divertiva, non dico che oggi non si esce, ma stanno di più con il telefono in mano e la maggior parte non fanno conversazione. I tempi sono cambiati…ma in peggio. In un secondo momento me ne accorsi che dovevo scendere, ma le porte si stavano per chiudere e cosi, con un balzo saltai dal sedile, mi alzai in punta di piedi e alzai anche la mano facendo un  segno all’autista di aspettare a non chiudere le porte.
-Aspetti non chiuda! Cosi l’autista apri di nuovo le porte e prima che io uscissi, un ragazzo di fronte a me mi, guardò con un mezzo sorriso dandomi della sfigata, io lo guardai come se non me ne importasse niente, cosi mi sistemai meglio lo zaino sulle spalle e scesi. Camminai spensierata pensando a chissà che cosa, A dirla tutta, meditavo un po’ troppo, ero troppo realista e questo non ti fa di certo stare bene, perché alla fine sai come stanno realmente le cose nel mondo. Entrai in scuola, e avevo ancora i miei bellissimi auricolari ad ascoltare “The Pretty Reckless” la musica copriva il rumore che le persone abitualmente facevano uscire dalla loro bocca. La mia mente diceva che la gente mi guardava strano, cosi i miei occhi gli dette retta. Anche perché era ovvio. Ero vestita di nero come al solito, con il cappuccio (con le orecchiette) in testa che mi copriva persino gli occhi, lo sguardo rivolto a terra, vestita tipo Avril Lavigne, mi piaceva quello stile. Cercavo solo di essere me stessa, ero l’unica che indossava quei tipi di vestiti, non volevo essere come il branco, tutto uguale, movimenti uguali, direzione uguale, volevo muovermi a modo mio, l’unica aquila in mezzo in un branco di suini, volevo lasciarmi trasportare dal vento. Ma questo succedeva solo nei miei pensieri, perché nella realtà la mia mente me lo impediva, mi faceva arrivare a ragionamenti simili, ma me lo impediva a praticarlo. Giunta in classe, mi sedetti come al solito nell’ultimo banco in fondo alla classe vicino al muro, dato che la maggior parte dei miei compagni di classe  attaccavano sulle pareti varie cose, allora mi decisi anch’io di mettere i miei disegni sul muro vicino al mio banco, ma ovviamente mi aspettavo di non trovarli più sul muro ma nel loro vero posto: Nel bidone della spazzatura, ma non fu cosi, trovai soltanto scritte su di essi del tipo “Qui non c’è posto per le balene, occupi troppo spazio”, “Se muori fai un bene alla società”, “Bitch Die please”, “Fai schifo a disegnare”, “Quattrocchi impara a disegnare” E cose cosi, di certo avevano fatto progressi, mi avevano solo scritto quelle brutte frasi, l’importante che non li avevano buttati, perché ci avevo messo tempo per farli, però  Pensai che avessero ragione; Perché farli se a nessun piaceva il mio stile e mi prendevano in giro appunto per questo? Disegnare era l’unica cosa che mi faceva stare bene, l’unica cosa che riuscivo a farla meglio. Gli tolsi dal muro e me li misi nello zaino, facendo finta che non ci fossero le meravigliose dediche che mi avevano fatto i miei compagni, ma le lacrime non facevano finta di niente, poi mi sedetti e tirai fuori letteratura, sperando che il professore non se ne fosse andato via dalla scuola, perché la preside disse chenon voleva cambiare professore, anche se di obbligo doveva farlo. Dopo di che apparvero le sorelle Sparks; Ruby e Diana, non che figlie del più noto affarista della città.
-Ma ciao balenottera, hai passato bene le vacanze estive?-
E facendo finta che me lo avesse chiesto gentilmente le risposi a tal modo.
-Le ho passate divinamente, grazie di avermelo chiesto Diana, e Voi? Dissi fingendo un sorriso. Ormai espertissima in questo dominio, si poteva confondere con un sorriso vero.
-è andata benissimo mi sono divertita, perché per fortuna non ci sei stata tu a rovinarla con la tua espansione corporea.-
-Che cosa centra il mio corpo con le tue vacanze?
- Beh, se fossi stata al mare dove mi trovavo io, sicuramente avresti tolto tutta l’acqua.-  Mise un sorriso malizioso Ruby.
-Bene, mi fa piacere che ti sia divertita. - Continuai a sorridere, facendo finta che fosse una conversazione piacevole, senza mal trattamenti e insulti, e quando se ne andò, la mia espressione cambiò radicalmente; Seria e Oscura. A un certo punto entrò un professore, all’inizio pensai che avesse sbagliato classe, ma non fù cosi.
- Buon giorno signori e signore, io sono Robert Allan, il vostro nuovo professore d’Inglese, storia, geografia, grammatica e quant’altro.
Disse con un modo divertente, come se stesse presentando qualcuno in uno show televisivo.  Era un tipo strano, ma era quello che lo rendeva unico, non era come tutti i professori, noiosi, seri che seguono tutto alla lettera, lui faceva le cose a modo suo, simpatizzando un po’ le cose.
-Oggi, non faremo una lezione vera e propria, poi perché non ne ho proprio voglia ed è anche il primo giorno di scuola, parleremo un po’ di voi, anche perché ci sono ragazzi del primo anno qui giusto? Dobbiamo farli adattare in qualche modo.-
- Questo prof già mi piace, è simpatico!- Disse una mia compagna con un filo di voce, ma non gli detti retta perché ero concentrata a quello che stava spiegando il signor Allen, e poi perché non pensavo che stesse parlando con me.
- Diamond?! Mi rispondi? Mi chiamò di nuovo, sempre con la stesa tonalità di prima, e cosi fui costretta a girarmi per vedere chi fosse.
- Winter?! - Rimasi sbalordita, perché non me ne aveva mai parlato che fossimo in classe assieme.
-Che ci fai qui?- Chiesi incuriosita.
- Io sono sempre stata qui. -
- Pure io, forse non ci davo retta oppure ero troppo occupata a litigare con la mia mente, al posto di badare alle persone che mi trovassi in giro.
-Probabilmente. - Mi sorrise.
Mi girai e giocai con la matita che mi trovai davanti, sorpresa al quanto accaduto, poi ripresi a essere attenta al professore che stava dando spiegazioni a cosa si dovette fare in quell’ora.
-Iniziamo a fare un bel tema, che ne dite?- Disse sorridendo come se fosse felice per qualcosa accaduto.
La classe ovviamente iniziò scandalizzarsi e a disaffermare in coro, ma per me non c’era nessun problema, amavo fare i temi, amavo inventare storie, a meno che non dovevo scrivere qualcosa di storia o di un libro letto durante le vacanze.
-Ho cambiato idea riguardo al prof. -Mi disse Winter, Con faccia delusa.
-Prendete una matita e un foglio e iniziate a descrivervi, non c’è bisogno di fare un papiro, ma bastano poche cose, almeno una facciata.
Una ragazza alzò la mano.
-Ma Prof, se bisogna fare un tema ci sono tre titoli da scegliere, e poi bisogna scrivere molto se è un compito, per questo si chiama TEMA giusto?
-Non esattamente…Come hai detto che ti chiami?-
- Mi chiamo Elisabeth.-
-Bene Elisabeth, sappi che io i temi li faccio diversamente poi non è un compito, do solo un titolo, e poi non c’è bisogno di mille parole per scrivere una poesia, bastano anche poche parole ben collegate tra loro, in una poesia ci possono essere anche solo 3 parole se sono le parole giuste per completare l’opera, come una sola parola può cambiarti la vita ad esempio …il “Ti amo”, Non vi rende felici quando lo dice la persona che amate di più? Questa parola vale più di cento citazioni, e capisci subito che prova amore solo per te, e nessun altro e che vi dona tutto l’amore necessario. Bene…qui vale la stessa cosa, una sola parola può descrivere un mondo intero e questo basta. Hai capito quello che voglio dire giusto, Beth?.-
-Certo prof!
Rimasi colpito da quello che disse il professore, ma non mi mirai perché facesse il professore d’inglese. Cosi, iniziai subito a scrivere.
“Sono Diamond Gordon, ho diciassette anni, e mi ricordo che Miley Cyrus in una canzone citò: Ricordati che solo Dio ti può giudicare, dimentica gli haters perché qualcuno la fuori ti vuole bene. Ma evidentemente si sbaglia di grosso, almeno lei ha i fans.”
Scrissi diciassette perché tra non molto doveva essere il mio compleanno, e compivo appunto diciassette. Riuscì a scrivere queste poche cose in soli 2 minuti poi andai alla cattedra e gli consegnai il foglio e diede una sbirciatina al mio tema.
-Ma Gordon, non ha nient’altro da aggiungere?-
-Penso che questo basti professore, a proposito, posso andare un attimo al bagno?-
-Ok, ma fai in fretta.-
Usci dall’aula, il corridoio era cosi vuoto, niente anima viva, il silenzio che regnava costante dell’aria, sentivo solo la voce dei miei pensieri e il sangue che bolliva dento di me dalla frustrazione, come se volesse uscire. Ogni volta che stavo in stanze affollate, mi sembrava di essere sola, urlavo ma nessun mi sentiva, come se la gente non volesse udire, nessuno si girava per vedere chi è, e perché lo facesse. Nessuno. Il menefreghismo delle persone porta altre persone a sentirsi un banale errore, a sentirsi inutili. Mi fermai alla porta del bagno, misi una mano sulla porta, appoggiai la fronte e chiusi gli occhi: il mio unico pensiero era “Devi farlo, devo farlo, dobbiamo farlo” Solo questo frullava nella mia mente. Poi lo dissi a voce alta, come se fosse un rito di passaggio. Entrai con cautela, mi rassicurai che non ci fosse nessuno con me in bagno, controllai tutte le porte dei bagni, e quando mi rassicurai, mi misi sul marmo che faceva da sostegno ai lavandini, mi guardai e mi appoggiai allo specchio, studiando ogni piccolo dettaglio del mio viso, tirai fuori dalla tasca della felpa la lametta che mi portavo sempre dietro, me l’appoggiai sul braccio e iniziai ad aggiungere alla mia collezione di tagli altri tagli, ma questa volta erano due parole. Iniziai ad aggiungere la lettera F, dopo qualche secondo aggiunsi la lettera U, e vidi che non si formò abbastanza bene e la ripassai, poi la C, il sangue sgorgava come se avessi tagliato la gola a qualcuno, poi la K e in fine le ultime due lettere la I e la N, che vengono successe da P,E,R,F,E,C e in fine la T. Feci avvicinare il braccio al lavandino e lo girai, vedevo il mio sangue cadere come pioggia torrenziale giù nel lavandino, goccia dopo goccia, lentamente, fino a formare un pozzo di sangue.

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SPERO VI SIA PIACIUTO, LA STORIA è INSPIRATA A DEMI LOVATO, IL MIO IDOLO. A 3 RECENSIONI AGGIORNO :)
   
 
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