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Autore: topoleone    26/08/2013    1 recensioni
Nella vita si può essere falco, gazzella, pecora o leone; si può essere preda o predatore, attivi o passivi, invisibili al mondo o leader carismatici.
e nei secoli l’esperienza accumulata ha portato ad etichettare i pensieri, raggruppandoli perfino in scuole e correnti, che si studiano in filosofia. Ma ce n’è una ai più sconosciuta che qui vi voglio esplicitare: la filosofia del Topoleone.
[dall’epilogo] Mi sono sempre chiesto se il Topoleone sia un animale mitologico o in via di estinzione/ o ancor più tristemente se la sua esistenza sia una mera illusione della mia fervida immaginazione.
E così sapete già l’inizio e la fine di questo scritto, pur essendo l’epilogo ancora lontano e indistinto. Consideratela una possibilità in più per scegliere se proseguire o meno con questa strana lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai lasciare la strada vecchia per la via nuova…

Anche il Topoleone conviene che sia il detto più vero che ci sia. Come in tutte le cose però, anche questo ha la sua eccezione.
La seconda parte del detto conclude così: …si sa quel che si lascia, ma non quello che si trova. Ora non per questo ne deve per forza nasce un’invidia per veggenti e sensitivi.
E da qui partono i pensieri del nostro piccolo “grillo parlante”, che a proposito di strade vecchie plasma il proverbio in modo che si adatti di più alla sua esperienza.
Quindi: mai lasciar la strada vecchia per la nuova, nemmeno se la vecchia è dissestata, con le buche o senza guardrail.  
Per quanto pericolosa resta sempre meno incognita di un “sentiero” mai battuto, anche se a furia di percorrere sempre la stesa strada c’è il rischio che si trasformi in una ruota per criceto!
E questo masochistico vivere potrebbe essere adattabilissimo a molti uomini contemporanei, presi da folli ritmi vorticosi e dall’incoscienza di se stessi. Sappiamo così poco di noi e ci fidiamo ancor meno degli altri, che figuriamoci se mettiamo la nostra vita in mano di altre variabili impazzite.
In amore poi questo proverbio trova un fertile terreno, penserà l’innamorato disilluso: “e chi mi dice che il prossimo non sia peggio di questo?”
Ecco la strada dissestata. Ma le insidie della strada sono nulla in confronto a quelle che permeano il nostro guidatore, perché è lui che deve saper evitare le buche. E ciò che più fa pensare è che spesso sono buche che lui stesso si crea. E perché poi? Perché si conosce troppo poco e non sa che può trovare le forze per scalare ogni difficoltà. Quindi il topoleonico pensiero invita a scollegare la presa della razionalità e svoltare alla prima curva a gomito, perché le strade nuove portano a viste mozzafiato e scorci magici e pieni di mistero, che valgono la pena di essere visti e vissuti, anche se fanno paura.
Perché sono le strade vecchie che spengono la voglia di andare oltre; un oltre che nelle gioie e nei dolori sarà pur sempre un proseguire nel cammino di noi stessi. 

  
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