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Autore: lovemeswaggy    26/08/2013    7 recensioni
Jessica James è distrutta. Va male a scuola, è morta la sua migliore amica ed è appena stata arrestata di nuovo. I genitori ne hanno abbastanza del suo comportamento così la iscrivono in un collegio.
Justin Bieber. Un ragazzo d'oro esteriormente ma lacerato dal dolore emotivamente.
Entrambi si ritrovano ad affrontare ostacoli difficili, ma sapranno usar tutto a loro vantaggio.
Due vite, tanto misteriose quanto difficili.
Un amore, tanto semplice quanto improbabile.
***
"Non lasciarmi andare, ti prego!"
"No piccola, sto io qui con te."
"Prometti?"
"Prometto.. e io mantengo sempre le promesse."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Jaden Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Bad memories



No One’s
 
Due interminabili ore rinchiusa in un’automobile. Che faccio? Che faccio? Mmh. Cercò di farsi venir in mente qualcosa. Il telefono non se l’era portato, aveva lasciato il suo libro nella valigia nel bagagliaio. Bene, son fottuta.
Fuori al finestrino si intravedevano vasti prati verdi, con qualche pecora annoiata che si decideva a metter del cibo sotto i suoi denti. Un senso di solitudine e nostalgia si impossessò di lei. Il cielo era sereno anche lì, tranne qualche nuvola bianca. C’erano delle casette lungo il sentiero di rocce e notò qualche panchina qua e là, pensando che forse servivano per i picnic o qualche fiera del paese. Poi le oltrepassò quel pensiero.
 
Erano circa le undici di sera. L’ospedale era talmente vuoto che sembrava di essere l’unica persona lì dentro, eccetto Cla e i due infermieri. Appena entrò lì dentro,iniziò a raccontar dell’avvenuto con uno dei due col camice poi si diresse fuori l’edificio mentre loro portavano Cla in una stanza vicina.
“Ehi mamma, io rimango.. a dormire a casa.. di Cla. Ci vediamo domani, ok? Buonanotte. Vi voglio bene.” Una volta finito con sua madre compose il numero di casa della sua migliore amica. Dopo pochi minuti (dodici squilli) il signor Tramell rispose con un tono distaccato e mezzo assonnato.
“Ehm, mi dispiace disturbarla Mr. Tramell.. ehm.. Cla rimane a dormire da me. Lei? Lei adesso è.. è in bagno, si sta facendo una doccia.. ehm, si, molto. Si, grazie mille. Buonanotte a voi. Ciao”decise di non dir nulla dell’accaduto, dopo si sarebbero preoccupati troppo e.. beh, solo Dio può saper cosa avrebbero fatto i loro genitori.
Ritornò dentro con passo veloce mentre guardava il pavimento e le piccole strisce che dividevano le mattonelle. Trentadue, trentatre, trentaquattro.. “Mi scusi, lei è l’amica della ragazza appena soccorsa?” Lei guardò un uomo sui trent’anni,con gli occhi blu e i capelli biondi, con aria interrogativa e lui si affrettò ad aggiungere: “Capelli biondi, occhi marroni, snella, alta..” “Si, si. Sono la sua amica. Come sta? È ferita gravemente?” la sua voce risultò tremante mentre guardava gli occhi dell’uomo di fronte a lei. O potrebbe dir ragazzo.
“Ti va una cioccolata calda? Qui di fronte c’è un bar.” Disse lui. Jess si affrettò a controbattere ma lui la tenne zitta finendo con: “La sua amica è stata soccorsa da un altro medico. Sta’ tranquilla.”
“Io.. devo vedere Cla.”
“Prendiamoci una cioccolata  poi ti porto da lei. Devi star tranquilla, non è successo nulla di grave.” Scrutò con attenzione la voce e il viso del medico, e vide una traccia di bugia nel suo sguardo mentre si incamminavano verso l’uscita dell’ospedale.
Dopo aver attraversato la strada, entrarono nel bar. Il medico salutò con un gesto della mano la ragazza dietro il bancone prima di ordinar “Una cioccolata calda e un caffè, grazie.” Poi si andarono a seder su un tavolino lì vicino.
“Allora, qual è il tuo nome e quello della tua amica?”
“Io.. mi chiamo Jessica mentre lei Claudia Tramell.”
“Bene.” Una ragazza arrivò con una tazza e un bicchiere pieno di caffè ricoperto di una schiuma beige sopra con un motivo di una foglia. La cioccolata aveva un aspetto fantastico ma niente poteva superar il sorriso della sua migliore amica. Pensandoci, le venne una fitta al cuore e si costrinse a massaggiarsi il petto.
“Ehi, va tutto bene? Hai qualche problema?”
“Io.. no, nulla. Sto bene.”
“Dovresti farti controllare, Jessica. Non è normale aver delle fitte al cuore, hai attacchi di panico?” Le piacque subito il modo in cui il dottor si rivolse verso di lei. Era diretto, sorridente e la metteva a proprio agio anche in quella situazione.
Jess annuì. “Beh, dopo magari ti controllo e potrò darti qualcosa.”  Replicò lui.
“No.. non c’è bisogno di una ricetta o cose del genere?”
“Oggi credo farò un eccezione.” Le sorrise “Io comunque mi chiamo David.” porse una mano che lei strinse incerta poi continuò a parlar.
“Ti va di dirmi cosa è successo a Claudia?”
Gli raccontò in fretta che erano andate in un locale per ballare poi erano uscite perché a lei veniva di vomitar così la sua amica aveva consigliato di tornar a casa. E proprio mentre stavano attraversando la strada, una macchina rosso scuro sbandò leggermente investendo Cla. Gli disse anche che riuscì a contar i metri di distanza tra la macchina ferma e Cla, erano tredici metri.
“L’autista è venuto a soccorrerci e poi ci ha portate qui di corsa.”
“Oh, questo genere di incidenti capita molto spesso, Jessica. È un miracolo che, arrivando a quella distanza, la tua amica sia ancora viva e che l’autista vi abbia portate qui. Credo dovresti ringraziarlo, in un certo senso. Ha rischiato di ammazzarla ma l’ha soccorsa, quindi l’ha salvata.”
Rimasero in silenzio per minuti. Lei pensava a Cla e lui beveva il caffè, avvolti nel silenzio.
“Tu stai bene? Hai qualche ferita? Hai la maglia sporca di sangue.” Le fece notar lui, notevolmente imbarazzato per aver posato lo sguardo sul petto di Jess, facendole notar le macchie rosso fuoco.
Lei rimase in silenzio. “Sono di Claudia?” incalzò David. Lei annuì.
Una donna con i capelli rossi e gli occhi grigi si avvicinò al loro tavolo. Indossava un camice verde quindi di sicuro sarà stata un’ infermiera.
“Ehi David, devo parlarti.” Jess vide i due allontanarsi e poi farfugliar qualcosa, prima di guardarla con aria addolorata.
Si avvicinarono poi Jess udì le parole peggiori che avesse mai potuto ascoltar. “C’è un problema, Jessica. Vedi.. abbiamo operato Claudia di urgenza. C’era un notevole “graffio”, se così possiamo chiamarlo e.. vedi, ti sto dicendo tutto per renderti il discorso più facile..”
Sentiva il cuore batterle sul collo e nel petto, strinse la tazza facendo diventar le nocche bianche per lo sforzo per poi domandar:“Claudia è.. morta?”
“Io.. sono molto dispiaciuto, Jessica. Ma sì, la tua amica se n’è andata.” Udì solo un nodo alla gola, come se qualcuno stesse cercando di soffocarla per poi veder il buio, il silenzio e nient’altro.
 
Si agitò gemendo piano con una nota di disperazione.
“Jessica, Jessica. Siamo arrivati.. Jessica.” La voce del padre riempì le sue orecchie e lei si precipitò a sedersi bene prima di focalizzar quello che aveva intorno. Un enorme prato occupava quasi tutta la zona, ricoperto di fiori di vari colori come il celeste, il viola, il rosso e il bianco. C’erano, sull’erba, alcune statue raffiguranti Dee di pietra. La statua più grande era Diana con la mano destra toccava le frecce intrappolate nel cesto dietro la sua schiena, mentre con la sinistra accarezzava le corna di un piccolo cervo intento ad alzar le gambe anteriori. Il corpo della donna era ricoperto da un vestito, se così vogliamo chiamarlo, di seta con una fascia legata sui fianchi. Il suo sguardo era rivolto all’opposto di quello del cervo. Immaginò che era alta circa due metri e qualcosa. Poi distolse lo sguardo posandolo sull’edificio che incombeva su di loro. Era antico, il color marrone scuro riempiva ogni angolo tranne il bordo delle finestre che erano di un color mischiato tra il beige e l’arancione.
Scese dall’auto goffamente prima di incontrar gli occhi di una donna.
La donna si avvicinò con grazia e velocità poi le porse la mano annunciando: “Ciao, tu sei Jessica, giusto?” Aspettò il mio consenso con un cenno del capo prima di continuar. “Benvenuta alla Santany Academy. Spero ti troverai bene. Io sono la preside, Kate Sheridan, ma puoi tranquillamente darmi del tu. Qui vogliamo che gli allievi si sentano a proprio agio con gli insegnanti e con me. Come stai?”
Jess strinse la mano della giovane donna. Aveva un aspetto magnifico. Il lungo vestito di seta celeste aderiva perfettamente alle curve della donna, valorizzando le gambe snelle e forti. Gli occhi erano verdi con qualche sfumatura marrone mentre aveva raccolto i suoi capelli neri in una semplice coda di cavallo.

Il suo cuore non martellava per nulla, non le sudavano le mani. Si sentiva.. a proprio agio lì dentro. o semplicemente non mi importa nulla di questo posto e di chi ci vive.
Kate sostenne il suo sguardo per qualche secondo e a Jess sembrò che le rivolgesse un’espressione solidale e comprensiva, prima di rivolgersi verso i suoi genitori.
“E’ un piacere incontrarvi di nuovo, Mr. e Mrs. James.” Come? Si sono già incontrati? Poi pensò al fatto che per iscriver una persona ad una scuola, bisognava ritirar il modulo di persona. E si rilassò. Kate strinse le mani dei due prima di ricominciar a parlar. “Mi dispiace, ma la nostra politica impone che i genitori salutino i figli qui fuori. Preferiamo che gli studenti attraversino la porta della Santany con autonomia.”
Poi, rivolse lo sguardo verso Jess. “Dovresti salutar i tuoi genitori, qui.” Fece spallucce come a volersi scusare prima di allontanarsi di due passi.
“Ehi, fai attenzione e non cacciarti nei guai anche qui, ok? Mi raccomando, facci sapere come stai ogni tanto. Magari con una lettera.” Il padre l’abbracciò velocemente poi si ritrasse e salutò Kate, prima di salir in macchina.
Sua madre si appoggiò alla macchina, mentre le sorrideva con aria triste. “Mi raccomando.” Fu tutto quel che disse, le posò un bacio sulla fronte poi entrò in macchina e partirono.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Sua madre, la persona che le raccontava sempre tutto e che era molto legata a sua figlia, osò solo dirle ‘Mi raccomando.’? Neanche un ‘Ci vediamo presto’. E sarebbe andato bene anche un ‘Ciao piccola mia’. Ma no! Soltanto un ‘Mi raccomando’. Chiuse gli occhi contando fino a dieci poi li aprì e notò che Kate la guardava con aria desolata.
“La prima volta è sempre difficile, cara. Ma vedrai che ti piacerà molto, una volta ambientata.” Poi presero le valigie che suo padre aveva lasciato in fondo alle scale ed entrarono nella nuova scuola.
Nuova scuola. Nuova vita. Nuovi amici. No, Jess non era pronta per questo. Lei non voleva nuovi amici, lei voleva Jake e Cla. Lei non voleva una nuova vita, a lei stava bene tutto quello che aveva a casa. E non voleva una nuova scuola. Si sentì prendere dall’ansia, notando con fatica che non riusciva a far entrar aria nei polmoni. Oh, no. Non può succedere. Non qui. Non ora.


spazio autrice:
ehi ragazze, eccovi il secondo capitolo.
volevo ringraziarvi per le recensioni e anche per 
quelle che hanno commentato con una recensione breve.
Davvero, GRAZIE MILLE.
Com'è quest'altro capitolo? Ho deciso di scrivere un po'
come Jess si è ritrovata a finire nei guai, il perché.
Poi abbiamo l'incontro con la sua nuova preside, 
che sembra dolcissima. Ne vorrei una anch'io 
nella mia scuola lolz
uhm che dire, recensite anche questo capitolo 
e ditemi cosa ne pensate a proposito.
ora vado, ciaaao.
xoxo, angelica.

  
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