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Autore: Feel Good Inc    03/03/2008    4 recensioni
"So che domani te ne andrai. So che ora è davvero finito tutto. Ma dovunque sarai, comunque andranno le cose, ricordati di restare sempre così come sei, così come ti sei mostrata stanotte. Vera. Non ridere se vuoi piangere, non ingannarti se dentro soffri; non reprimere mai il dolore, perché il dolore è parte di te. Capisco che vuoi sforzarti di andare avanti con un sorriso, ma a volte il dolore è meglio della finzione..."
[Basata sull'omonima canzone di Massimo di Cataldo]
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sei bella

Come sei bella

 

 

Kanata aprì gli occhi. Per un attimo fu seriamente convinto che fosse stato tutto solo un sogno. Non era accaduto davvero. Ora si sarebbe alzato, avrebbe attraversato il corridoio, sarebbe arrivato in cucina e li avrebbe trovati tutti lì. Miyu, il piccolo tenero alieno e il suo buffo alien-sitter. Tutti insieme, come la più strampalata delle famiglie, come sempre, com’era giusto che fosse.

Ma non era come sempre.

Non era stato solo un sogno.

Si passò una mano sul viso. Gli avvenimenti della notte appena trascorsa gli piombarono addosso come pietre, pesanti e dolorosi. Lou e Baumiau erano tornati sul loro pianeta. Ed era così che doveva essere. E niente avrebbe potuto farli tornare indietro.

E niente era più come prima.

Si alzò con un gemito, scoprendo che si era addormentato completamente vestito. Percorse lentamente la lunghezza della sua stanza, fermandosi appena prima di aprire la porta. Si chiese se Miyu fosse già in piedi. Se fosse riuscita a dormire, almeno lei.

Attraverso il muro della casa silenziosa, l’aveva sentita muoversi per un tempo infinito. A tratti aveva creduto di sentirla piangere. Era rimasto così, immobile, ad occhi aperti, chiedendosi se non dovesse andare da lei, consolarla, dividere la sua tristezza. Ma non era riuscito a decidersi a varcare quelle due porte, e aveva deciso che forse era meglio lasciarla sola.

Vigliacco.

Cosa avrebbe dato, ora, alla luce del sole, per tornare indietro di qualche ora.

Con un sospiro aprì la porta e si incamminò verso la cucina.

 

 

Come sei bella, come sei bella

Come sei bella, come sei bella

 

 

Miyu era seduta al tavolo, davanti ad una tazza piena di latte fumante, senza toccarla né guardarla. Anche prima di entrare nella stanza, Kanata vide il suo viso stanco, i suoi occhi cupi, e capì che nemmeno lei aveva dormito.

Eppure anche così era bellissima.

Come al solito si sentì stupido, e represse sul nascere quello stato d’animo che gli attanagliava lo stomaco ogni volta che la guardava. Non poteva, semplicemente non poteva pensare a lei in quei termini. Era un’amica, un’amica con cui aveva vissuto un’avventura fuori dall’ordinario, un’amica che era la sua famiglia. Lei non gli piaceva, in quel senso. Niente affatto.

Però…

Fermo sulla soglia della cucina, si soffermò con lo sguardo su di lei, sui lunghi capelli biondi che le scivolavano sulle spalle e sulla schiena, sugli occhi verdi abbassati e tristi. All’improvviso, Miyu alzò lo sguardo e lo guardò.

E lui non fu più sicuro di niente.

 

 

Ogni giorno che passa mi piaci di più

Soprattutto mi piace pensare che tu

Come me non ti senti mai schiava del tempo

E sai essere unica in ogni momento

 

 

Lei scattò in piedi. Kanata si accorse che era arrossita.

«Kanata… Non ti ho sentito arrivare.» Si passò una mano su una guancia, portando via tracce di stanchezza e di pianto, e cercò di sorridere. «Vuoi fare colazione?»

Kanata si avvicinò al tavolo.

«Magari più tardi.»

Lei lo fissava, sempre sforzandosi di sembrare allegra.

«Beh, nemmeno io ne avevo molta voglia.»

Con quelle parole, Miyu prese la tazza intatta di latte e la posò sul lavello, per poi iniziare a muoversi e a parlare in fretta, come per nascondere tutto il dolore dietro la sua solita vitalità.

«Sai, dovremmo fare la spesa, siamo rimasti un po’ a corto di provviste. E poi stavo pensando che appena possibile dovremmo organizzare una bella festa in onore di Christine, Santa e tutti gli altri, visto che in questo periodo ci hanno aiutato tanto, con… con tutti i problemi che avevamo. Magari questo fine settimana, che ne dici? No, aspetta, non so se ce la facciamo in così poco tempo…»

Kanata la seguì con gli occhi. Avrebbe avuto voglia di alzarsi, afferrarla per le spalle e urlarle in faccia quella domanda…

“Ma come fai a comportarti così?”

Proprio non riusciva a capire. Miyu sapeva bene che era cambiato tutto, che non c’erano più Lou e Baumiau, che lei stessa tra pochi giorni sarebbe dovuta partire per tornare con i suoi genitori in America; eppure si ostinava a continuare come prima, come se niente fosse, con quel suo sorriso, con quella sua solarità, con quella sua adorabile testardissima faccia tosta…

Gli dava fastidio, quel suo atteggiamento. Gliel’aveva anche detto, che così peggiorava la situazione, perché si teneva dentro ogni cosa, mascherandola. Eppure, per certi versi, non riusciva a non ammirarla. Quello non era un semplice nascondersi; quella era la forza di andare avanti, di non cedere alla tristezza, di non cedere al tempo che, passando veloce, avvicinava il momento in cui si sarebbero divisi. E in questo senso lei era molto più forte di lui. Forse proprio quella forza era ciò che c’era di più speciale e unico in lei, ciò che più gli piaceva di lei.

E ormai gli piaceva sempre più…

 

 

È perché nei tuoi occhi rivedo me stesso

E mi sento già libero da ogni complesso

 

 

Ormai l’aveva capita. Aveva imparato a leggerle dentro. Nonostante quell’ostentata euforia, Miyu era come lui. Soffriva in silenzio.

Solo che non si rifugiava in se stessa, ma nel mondo circostante.

Però era come lui. Per questo, quando la guardava negli occhi, soprattutto da qualche tempo a questa parte, riusciva a scorgervi tutto il proprio turbamento, le proprie paure, la propria sofferenza.

Stava per finire tutto, anche quel poco che era rimasto, e lo sapevano entrambi.

Se la guardava poteva superare la sofferenza, le paure, il turbamento, perché insieme acquistavano nuova forza. Ma come poteva continuare a guardarla negli occhi, sapendo che presto anche quel conforto gli sarebbe venuto a mancare per sempre?

Miyu si voltò verso di lui, continuando a parlare.

«Senti, Kanata, facciamo così, ora ci penso io. Vado per prima cosa a fare la spesa, d’accordo? Poi pensiamo al da farsi.»

Kanata ricambiò lo sguardo, battendo gli occhi.

«Al da farsi riguardo cosa?»

«Ma riguardo la festa, no? Sveglia, Kanata, il sole è alto!»

Con una risata, Miyu si allontanò lungo il corridoio. Lui continuò a sentire quella risata finché non fu arrivata nella sua stanza, e prima dello schianto della porta che si chiudeva gli sembrò di sentire il riso morire e il nascere di un singhiozzo.

 

 

Perché a te non importa di avere difetti

Ma ti piaci lo stesso, anche per questo sei bella

Come sei bella, lo vedi come sei bella, come sei bella

 

 

«Ah, accidenti, ho un aspetto spaventoso!»

Il singhiozzo fu subito rimpiazzato da un’esclamazione stizzita. Kanata si ritrovò a sorridere. Miyu doveva essersi appena guardata allo specchio e aver scoperto il riflesso dei suoi occhi in astinenza da sonno.

Se la immaginò mentre si precipitava a sciacquarsi il viso, a pettinarsi, a scegliere magari qualcosa di carino per uscire. Ma in realtà sapeva che anche quella sarebbe stata solo una maschera. Quel giorno per lei truccarsi il viso sarebbe equivalso a truccarsi l’umore.

Perché lei era così, Kanata lo sapeva. All’apparenza sembrava tanto infantile, tanto spensierata, e a volte superficiale, come la maggior parte delle ragazze della loro classe; ma era sempre e solo nascondersi dietro qualcosa. Dentro era diversa. Dentro contavano più i sentimenti di tutto il resto. Dentro era…

Era così bella.

 

 

Nella luce sottile del sole al mattino

Rovistando con ordine nel tuo casino

Quando fissi il tuo viso riflesso allo specchio

E ti passi col dito sulle labbra il rossetto

 

 

Kanata si alzò, stiracchiò i muscoli intorpiditi. Aveva bisogno di una doccia. Meglio se gelida. Lo avrebbe svegliato a dovere, e lo avrebbe distolto da quegli strani pensieri sulla sua coinquilina.

Percorse di nuovo il corridoio, verso la porta del bagno, ma prima che potesse arrivarci dovette spostarsi per non essere investito da Miyu, che uscì dalla porta della sua stanza, sulla destra, e corse davanti a lui.

«Scusa, Kanata, ma ho la precedenza!»

Kanata la vide sorridere ed entrare in bagno, lasciando la porta aperta. Continuò a camminare e si fermò appena fuori della porta.

La finestra spalancata lasciava entrare un fiotto di luce che splendeva innaturalmente sui capelli biondi di Miyu. Lei era lì, davanti allo specchio, intenta a rovistare attentamente nel disordine della sua borsa dei cosmetici. Proprio come aveva immaginato, la maschera metaforica stava diventando reale.

Kanata rimase immobile a osservare Miyu che alzava gli occhi sul proprio riflesso, si pettinava con le dita e con l’altra mano si passava appena un velo di colore sulle labbra. Quel movimento lo ipnotizzò. Lenta, attenta, la mano di Miyu definiva i contorni della bocca. E quella bocca… Quanto avrebbe voluto…

Ma che cosa gli prendeva, adesso?

 

 

E mi piace guardarti che non te ne accorgi

E spostare lo sguardo se poi tu mi guardi

Per non farti cadere nella timidezza

Quello strano timore di non essere bella

Nel sorriso rubato alla notte, vedi come sei bella, come sei bella

 

 

La guardò finché Miyu sorridendo tornò a chiudere la borsa, non visto, nascosto per metà dalla parete. Accidenti, non riusciva a capire perché si sentisse così strano. Solo due minuti prima era distrutto, la mente fissa nel pensiero di Lou e della ormai prossima partenza di Miyu. Ma ora? Ora perché sentiva quel vuoto allo stomaco? Ora perché aveva voglia di avvicinarsi a quella ragazza e a quelle labbra e…?

Di colpo, nello specchio, gli occhi di Miyu incontrarono i suoi. Kanata distolse subito lo sguardo, sentendosi come sorpreso con le mani nel sacco.

«Kanata, che hai?» La voce di Miyu era imbarazzata. «Non ho per caso… esagerato?»

Kanata la guardò di nuovo. No, avrebbe voluto dirle, non aveva esagerato. Era bellissima. Come sempre…

Però gli uscì detto qualcos’altro.

«Cos’è, hai paura di non essere al meglio?»

Si morse le labbra, ma ormai era fatta. Non poteva impedirselo. Ogni volta sbagliava, con lei, lanciandole un commento inopportuno. Come, come spiegarle che era solo stupido orgoglio di fronte a ciò che lei gli faceva provare?

«Sei sempre il solito maleducato», sbuffò Miyu, sbattendo la borsa sul piano del lavandino. «Proprio non riesci a essere delicato, con le ragazze, una volta tanto?»

Gli passò accanto come un fulmine e uscì nel corridoio. Arrivò all’uscio di casa, lo aprì e se lo richiuse alle spalle senza un saluto.

E come tante altre volte, Kanata rimase solo, con i suoi dubbi, i suoi ripensamenti, i suoi rimorsi e la sua confusione.

 

 

Perché segui l’istinto più della ragione

Perché sai perdonare ogni mia distrazione

Perché sei naturale anche se stai tra la gente

Non ti lasci confondere dalle apparenze

 

 

Alla fine era riuscita ad organizzarla davvero.

Kanata se ne stava con le spalle al muro, un bicchiere in mano, sorridendo vagamente ai suoi amici. Santa, Christine, Nozomu, Nanami, Aya e Momoka erano raggianti mentre Miyu diceva loro quanto gli fossero grati, lei e Kanata, per averli aiutati tanto negli ultimi tempi, e soprattutto per aver mantenuto il segreto dell’identità di Lou e di Baumiau. La festa stava andando bene.

Ma lui non si sentiva affatto in vena di festeggiare.

«Che fai qui?»

Sollevò lo sguardo dal bicchiere e si ritrovò a fissare Miyu.

«Niente. Non si vede?»

«Voglio dire, perché sei così giù?»

Kanata distolse di nuovo gli occhi dal suo sorriso incoraggiante. Per lei era tutto più facile. Si era buttata in quella storia della festa di ringraziamento, senza bisogno di chiarimenti gli aveva perdonato la scortesia di quella prima mattina senza Lou, ora rideva e scherzava apparentemente senza pensieri con gli altri, e intanto però, pur distraendosi così, restava visibilmente con la mente fissa a quel pensiero che lui non riusciva a relegare in secondo piano.

Il giorno dopo sarebbe partita.

«Non è niente, Miyu. Passerà.»

“Come te.”

Come tutto il resto.

 

 

Anche quando la vita ti rende insicura

Anche quando nel cuore c’è un po’ di paura

Anche quando ti perdi nella tua incertezza

Nella dolce amarezza, vedi come sei bella

Come sei bella, come sei bella

 

 

Era molto tardi quando la festa, che poi era anche una festa di addio per Miyu, finì e il silenzio ricoprì il tempio Saionji.

Kanata finì di pulire il tavolo con uno straccio e si voltò.

Miyu era immobile davanti ad una finestra. La luna rischiarava la sua pelle, i suoi capelli, e faceva splendere le lacrime nei suoi occhi. Kanata si immobilizzò quando la vide piangere.

La maschera stava crollando.

Le si avvicinò lentamente, senza dire nulla, e a sua volta guardò fuori dalla finestra.

Dopo un minuto lunghissimo, Miyu ruppe il silenzio.

«Non ne posso più, Kanata.»

Lui non si mosse, non la guardò. Aspettò semplicemente che uscisse allo scoperto.

«Non posso più fingere che vada tutto bene. La verità è che sto malissimo. La verità è che… dopo Lou e Baumiau… perdere anche te… Io non so se posso sopportarlo. Io…»

«Basta.» Sempre evitando i suoi occhi, rispettando il suo pianto, Kanata le sfiorò una spalla con la mano. «Va bene così, Miyu. Va tutto bene.»

Lei proruppe in un singhiozzo irrefrenabile.

«No, invece!»

Senza preavviso, si voltò e lo strinse forte, nascondendosi tra le sue braccia, ma senza più paura di mostrare il dolore.

Kanata l’abbracciò, sentendo il cuore battere più forte.

Ora vedeva chiaramente l’insicurezza che provava, l’amarezza del pensiero del domani, la paura di non poter più riavere tutto ciò che avevano avuto insieme. Ora la vedeva dentro e gli piaceva ancora di più, e l’ammirava, e sentiva…

Sì, sentiva di amarla.

 

 

Forse non te lo aspettavi, ma sai

Così bella io non ti ho vista mai

 

 

«Devo dirti una cosa.»

Anche stavolta, le parole gli erano venute fuori così, d’impulso. Ora non c’era più modo di tornare indietro.

E non voleva tornare indietro.

Ancora stretta tra le sue braccia, Miyu si sforzò di calmare il pianto.

«Dimmi.»

«Ecco, io…»

Come poteva dirglielo? E cosa, poi? Che in quel suo pianto aveva trovato la sua forza più grande, la forza di entrambi? Che in quel suo pianto aveva trovato i suoi sentimenti per lei? Ma come poteva farle capire tutto ciò che aveva dentro?

Alla fine inspirò profondamente.

 

 

Fa’ che sarai quella che sei

 

 

«So che domani te ne andrai. So che ora è davvero finito tutto. Ma dovunque sarai, comunque andranno le cose, ricordati di restare sempre così come sei, così come ti sei mostrata stanotte. Vera. Non ridere se vuoi piangere, non ingannarti se dentro soffri; non reprimere mai il dolore, perché il dolore è parte di te. Capisco che vuoi sforzarti di andare avanti con un sorriso, ma a volte il dolore è meglio della finzione. Dovunque sarai, resta te stessa, sempre. Resta così… Così come io ho imparato a volerti bene.»

La strinse un po’ di più.

«Perché ti voglio bene davvero, Miyu…»

E allora, sorprendendolo, lei si allontanò dal suo petto, si sollevò e lo baciò.

Per un attimo, Kanata rimase interdetto, incredulo, immobile. Il cuore gli martellava ovunque nel corpo, gola, stomaco, ventre, petto. Quando capì che non era un sogno, chiuse gli occhi e ricambiò con impeto il bacio.

Rimasero così a lungo.

Quando Kanata si allontanò dalle sue labbra e riprese fiato, vide che Miyu era arrossita furiosamente, ma che ora le sue lacrime erano di gioia.

«Kanata… Se tu vuoi… Se tu vuoi, io parlerò subito con i miei… E resterò qui con te… Perché è da sempre che voglio dirti che…»

La interruppe posandole un dito sulle labbra e le sorrise.

«Avremo tutto il tempo per le parole.»

Lei ricambiò il sorriso. Bella come non mai. Vera più di sempre. E per sempre.

Kanata scese di nuovo sul suo viso e la baciò di nuovo.

E quella che doveva essere una fine fu un inizio.

 

 

Come sei bella, come sei bella

Come sei bella, come sei bella

   
 
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