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Autore: Stria93    30/08/2013    6 recensioni
E se Rumpelstiltskin si trovasse a dover prendersi cura di una Belle malata, affetta da una febbre che può essere curata solo con una pianta molto rara che cresce solo nella lontana e misteriosa terra di Agrabah?
Il Signore Oscuro non si è più preso cura di nessuno dopo la perdita di Bae, ma ora Belle ha bisogno di lui, ed egli giura che farà di tutto per farla guarire.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rumpelstiltskin aprì gli occhi, un po' frastornato, e si passò una mano sul viso; non si era nemmeno accorto di essersi assopito e, a giudicare dalla luce che entrava dalla finestra, doveva già essere mattina inoltrata.
Ad un tratto si accorse di un'insolita pressione contro il fianco sinistro, abbassò lo sguardo e trovò Belle che dormiva placidamente rannicchiata contro di lui, avvolta nelle coperte.
Istintivamente il folletto si scostò, forse in modo fin troppo brusco per la sorpresa, e per un attimo temette di averla svegliata, ma la ragazza si limitò a cambiare posizione e ad accomodarsi meglio contro il cuscino, di fianco a lui.
Rumpelstiltskin rimase immobile per qualche secondo che parve un'eternità e si concesse di riprendere a respirare solo quando fu effettivamente certo che la giovane fosse ancora profondamente immersa nel sonno: sarebbe stato alquanto imbarazzante per entrambi se si fosse destata proprio in quel momento e si fossero ritrovati così sconvenientemente vicini, inoltre non voleva che Belle scoprisse che le era rimasto accanto per tutto quel tempo.
Sapeva di dover andarsene, sapeva che c'era qualcosa di sbagliato in quella vicinanza, in quell'intimità, ma qualcosa glielo impediva. Era come se il suo corpo si rifiutasse di allontanarsi dalla giovane.
Ad un tratto avvertì una strana bramosia montare con forza dentro di lui, un bisogno impellente di toccarla, di sentire la morbidezza della pelle vellutata di lei sotto le sue dita ruvide, di accarezzare ogni centimetro del suo viso, di tracciare il contorno della sua bocca così maledettamente invitante.
Improvvisamente non era più il Signore Oscuro ma un affamato che si trovava ad un soffio dal cibo più delizioso del mondo, un assetato che aveva sotto gli occhi l'acqua più pura e fresca.
Non potè più resistere a quella tentazione: allungò una mano esitante e, dapprima le sfiorò delicatamente la fronte, ancora un po' più calda del normale, poi lasciò che le sue dita scivolassero piano fra i suoi capelli mossi, percorressero la curva del collo e risalissero verso le labbra socchiuse, indugiando su di esse.
Lo strano e insopprimibile desiderio di posarvi le proprie lo travolse all'improvviso, allora il folletto capì di essersi incautamente spinto oltre il confine invisibile che aveva sempre tracciato tra sé e qualunque altro essere umano da quando era diventato il Signore Oscuro.
Doveva assolutamente porre fine a quella situazione prima che essa degenerasse più di quanto era già accaduto.
Ritirò immediatamente la mano e si affrettò ad alzarsi dal letto e ad uscire dalla camera. Si precipitò giù dalle scale, desiderando di mettere quanta più distanza possibile tra lui e Belle, e si rifugiò nell'unica cosa che, sperava, lo avrebbe distolto dal pensiero della ragazza: l'arcolaio.

Per quanto provasse ad immergersi totalmente nella filatura, la concentrazione gli sfuggiva di continuo e la sua mente continuava a tornare ossessivamente, in modo quasi dispettoso e provocante, al momento in cui, poco prima, aveva visto Belle addormentata contro di lui: da quanto tempo i loro corpi erano così vicini?
Il Signore Oscuro ripensò alle occasioni in cui aveva dormito con una donna, condividendo lo stesso letto. C'erano state quelle poche e furtive volte insieme a Cora, prima che lei si strappasse il cuore, ma lui aveva sempre dovuto andarsene alla svelta per non essere scoperto nel letto della promessa sposa del principe. Forse era proprio quell'idea di trasgressione e segretezza che contribuiva ad alimentare ancora di più la bruciante passione tra loro: si trattava di incontri brevi e intensi che avvenivano sempre nel cuore più oscuro della notte, poco prima dell'alba, quando le tenebre sono così fitte che la luna e le stelle sembrano niente più che dei miseri puntini luminosi e sfocati, troppo lontani e flebili per squarciare il velo nero del cielo.
Prima ancora naturalmente c'era stata sua moglie Milah, allora era tutto diverso: erano marito e moglie e non dovevano preoccuparsi di tenere nascosta la loro unione a occhi indiscreti, anzi, spesso la donna si lamentava della riservatezza di Rumpelstiltskin che preferiva non manifestare in pubblico i suoi sentimenti per lei, come invece erano soliti fare altri mariti che, orgogliosi e soddisfatti, scambiavano effusioni e parole dolci con le proprie donne per le vie del villaggio.
Certo, tra lui e Belle non era successo nulla del genere, ma sentire il corpo di lei così vicino al suo, avvertire il calore della sua pelle, il suo respiro solleticargli il braccio e la massa morbida dei suoi capelli sparsi sul cuscino accanto a lui, avevano prepotentemente ridestato sensazioni e pensieri fin troppo...umani.
Pensò alla voglia improvvisa di chinarsi su di lei e baciarla: non poteva assolutamente permettersi di nuovo una tale debolezza, era già stato un rischioso azzardo acconsentire a stendersi nel letto accanto a lei, inoltre si era ripromesso di rimanerle accanto giusto il tempo necessario perchè ella si riaddormentasse, invece aveva finito per assopirsi a sua volta e così lui e Belle avevano involontariamente trascorso alcune ore stretti l'una all'altro.
Rumpelstiltskin era perfettamente conscio del fatto che il legame tra loro si stesse facendo sempre più forte, ma chiunque incrociava la strada del Signore Oscuro finiva inevitabilmente per farsi del male e l'ultima cosa che voleva era ferire Belle più di quanto avesse già fatto costringendola a lasciare la sua famiglia, inoltre aveva una missione ben precisa ed era ad un passo dal portarla a termine; non poteva concedersi il lusso di cedere alla tentazione che la ragazza rappresentava per lui.
Promise a se stesso che in futuro non si sarebbero più verificate situazioni del genere, per il bene di entrambi.
Sospirò e s'impose di concentrarsi solo ed esclusivamente sul movimento della ruota.

Belle aprì gli occhi, schermando con una mano un fastidioso raggio di sole che la colpiva dritta in viso.
Si tirò su a sedere, puntellandosi sui gomiti, e notò con grande sollievo che la testa non le girava più, la nausea si era molto attenuata e la fronte non ardeva più come il giorno prima.
Si sentiva straordinariamente riposata, poi ricordò di essersi assopita con Rumpelstiltskin sdraiato al suo fianco a farle compagnia; lanciò immediatamente un'occhiata all'altro lato del letto ma lo trovò vuoto.
Sospirò, un po' delusa, ma in fondo cosa poteva aspettarsi? Di trovarlo accanto a lei pronto a sorriderle e a darle il buongiorno?
La ragazza arrossì a quel pensiero: ma che le prendeva? Non era una ragazzina alla prima cotta!
Si alzò dal letto piano e con cautela, ma per fortuna la stanza rimase al suo posto e non cominciò a girarle intorno.
Scaldò l'acqua per il bagno e s'immerse completamente nella vasca, dalla quale si levavano nuvolette di vapore dense e profumate.
Prese una spugna e si lavò con cura, poi indossò una camicia da notte di cotone pulita e fresca, che le scivolò fluidamente lungo il corpo accarezzandole la pelle e avvolgendola nelle sue morbide spire.
S'infilò una vestaglia e uscì dalla camera, curandosi di spalancare la finestra per favorire il ricambio d'aria.

Quando entrò nella sala al piano di sotto rimase sorpresa e delusa di non trovarvi Rumpelstiltskin.
Per un momento temette che il folletto si fosse nuovamente allontanato dal Castello Oscuro, ma in tal caso gliel'avrebbe detto: l'avvisava sempre quando doveva assentarsi per qualche affare.
Inoltre era certa che lui non l'avrebbe lasciata sola di nuovo sapendo che non si era ancora ristabilita dalla malattia, forse si trattava solo di una speranza anche un po' infantile, ma Belle ne era più che convinta, anche se non avrebbe saputo dire il perchè.
Stava per sedersi davanti al fuoco ad aspettare il suo ritorno quando udì una voce alle sue spalle: - Belle! Che ci fai qui?! Dovresti essere a letto. -
Lei sobbalzò, si voltò di scatto e vide il Signore Oscuro che la guardava accigliato e con aria di rimprovero; tra le mani reggeva un vassoio sul quale erano posati il solito servizio da tè di porcellana decorato di blu e un piattino colmo di biscotti e dolcetti di ogni genere.
Lui colse il suo sguardo interrogativo: - Stavo per venire a svegliarti. Devi mangiare qualcosa, scommetto che ieri non hai toccato cibo mentre ero via, non è vero? -
Belle arrossì e si morse il labbro, assumendo un'espressione colpevole; lo sguardo severo di lui la faceva sempre sentire un po' come una bambina colta in flagrante durante una marachella.
Il folletto sospirò: - Lo immaginavo. -
Posò il vassoio sul tavolo, poi, senza aggiungere parola, tornò a filare.
La ragazza gli sorrise con gratitudine: - Siete gentile, vi ringrazio. -
Rumpelstiltskin alzò le spalle, senza smettere di far girare la ruota: - Mi serve che tu ti rimetta in forze il prima possibile. La polvere si è già depositata ovunque e l'argenteria dev'essere lucidata quanto prima. Appena sarai guarita avrai un bel po' di lavoro arretrato, dearie. -
La ragazza annuì e si versò il tè nella tazza, poi esaminò i dolcetti disposti con ordine sul piattino: - è un caso che i biscotti con gocce di cioccolato siano i miei preferiti? -
Il folletto fece finta di non aver udito le sue parole, ma Belle giurò di aver notato qualcosa di simile a un leggero rossore colorargli le gote squamose.

La giovane avvertì immediatamente i benefici di aver messo qualcosa sotto i denti e si sentì subito molto meglio.
Il Signore Oscuro la lasciò mangiare tranquilla e, quando ebbe finito, le si avvicinò, studiandola con sguardo serio: - Ora è meglio se torni di sopra, dearie. -
Ma Belle scosse la testa: - Ho passato fin troppo tempo sdraiata in quel letto. Prenderò un libro e resterò qui con voi, se la cosa non vi disturba. -
Rumpelstiltskin allargò le braccia in segno di resa e sospirò: - Come vuoi, dearie. Tanto immagino che sarebbe del tutto inutile cercare di convincerti a fare come ti ho detto, giusto? -
- Giusto. - Confermò lei sorridendo, con una punta di orgoglio nella voce.
Il folletto tornò all'arcolaio borbottando qualcosa sulla straordinaria testardaggine della sua governante, la ragazza invece andò in biblioteca e scelse un libro da uno scaffale, poi si accoccolò sulla poltrona davanti al fuoco e si gettò a capofitto nella lettura.

Capitava spesso che il Signore Oscuro e la sua domestica condividessero momenti simili, durante i quali ciascuno dei due svolgeva la propria attività nella stessa stanza, a pochi passi l'uno dall'altra, facendosi compagnia a vicenda pur senza pronunciare una sola parola.
Ogni tanto Rumpelstiltskin le lanciava occhiate furtive per assicurarsi che andasse tutto bene, poi tornava ad osservare la ruota e si dava dello stupido per quell'atteggiamento premuroso, così poco degno della sua fama di mostro abietto e senza scrupoli.
Dopo un po' la voce di Belle ruppe il silenzio che regnava nella stanza: - Rumpelstiltskin? -
- Sì, dearie? -
- Ieri siete stato via quasi tutto il giorno. Dove siete stato? -
Lui smise di filare e sospirò: - In un luogo molto lontano, dearie. Dubito che tu lo conosca. -
Belle sorrise con aria di sfida: - Mettetemi alla prova. Potrei sorprendervi, sapete. -
Il folletto alzò gli occhi al cielo, come se nel soffitto della sala avesse potuto trovare una soluzione all'incredibile curiosità e sete di sapere della sua domestica, alla fine però decise che l'unico modo per porre fine alle sue domande era risponderle: - E va bene. Sono stato ad Agrabah: mi serviva una varietà molto speciale di ortica che cresce solo in quella terra. -
A quelle parole gli occhi azzurri della ragazza presero a brillare e si fecero attenti, grandi di curiosità: - Dite davvero? Ho letto alcune storie a proposito di quel luogo così misterioso, sembra una terra magnifica. -
Rumpelstiltskin sorrise sarcastico davanti alla sua ingenuità: - Oh sì, dearie. Davvero magnifica, se trascuriamo il dettaglio delle giornate caldissime con il sole che ti acceca, del vento rovente che ti soffia la sabbia sul viso, dei serpenti più velenosi al mondo, sempre pronti a mordere chiunque abbia la sventura di capitargli a tiro, dei ladroni sanguinari e dei due terzi della popolazione che muore di fame e stenti proprio accanto al lussuoso palazzo del sultano e della sua corte, sempre intenti a dare feste e banchetti. -
Sotto il peso di quelle parole, Belle tacque per un attimo e un'ombra le attraversò il viso. Abbassò lo sguardo sul libro che aveva in grembo, senza in realtà vederlo, riflettendo su tutte quelle rivelazioni tutt'altro che piacevoli o rassicuranti; alla fine però riprese la solita espressione entusiasta: - Be', sembra comunque un luogo perfetto per vivere delle avventure grandiose. -
- Questo è sicuro, dearie. Il problema è uscirne vivi per poterle raccontare, solo in pochi sono riusciti nell'impresa ed è per questo che le storie che circolano su Agrabah sono abbastanza rare, molte di esse inoltre sono inventate di sana pianta e neanche lontanamente corrispondenti alla realtà. -
- E voi ne conoscete qualcuna? -
- Cosa? - Il folletto abbandonò il cipiglio scettico e sarcastico e osservò la giovane perplesso.
- Vi prego, raccontatemi qualcosa a proposito di Agrabah. Voi ci siete stato, conoscerete sicuramente qualche storia degna di essere raccontata. -
La richiesta della ragazza l'aveva colto di sorpresa, ad ogni modo Rumpelstiltskin corrugò la fronte e stette un po' a pensare, poi gli venne in mente la storia che poteva fare al caso suo: una storia di magia, di luoghi meravigliosi e avventure, proprio come piacevano a Belle.
L'aveva udita per caso e molti anni prima, l'ultima volta che si era recato ad Agrabah per stringere un accordo con il sultano dell'epoca.
- Molto bene, dearie. Conosci la vicenda del principe Ahmed e della fata Parì-Banù? -
Lei aggrottò le sopracciglia, scavando nella sua memoria tra le innumerevoli storie che aveva letto, poi scosse la testa: - No, credo di non averla mai sentita. Quindi me la racconterete voi? - Chiese, fremendo d' impazienza.
- Frena il tuo entusiasmo, dearie: c'è una condizione. - Aggiunse il Signore Oscuro sogghignando e alzando l'indice.
La ragazza sbuffò: - Avrei dovuto immaginarlo. C'è sempre una qualche condizione con voi. Cosa volete? Qual'è il prezzo questa volta? -
Rumpelstiltskin si avvicinò alla poltrona e la guardò dritta negli occhi: - Voglio che tu ti rimetta a letto. Subito. - Scandì bene l'ultima parola.
Belle fece per protestare, ma il folletto alzò una mano per interromperla: - Sei più pallida rispetto a prima e l'effetto dell'infuso che hai bevuto la notte scorsa si sta attenuando. Ti racconterò la storia che desideri tanto sentire solo se ora torni in camera. Questo è un ordine, dearie. -
La giovane si sentì in trappola davanti allo sguardo fermo e penetrante del Signore Oscuro: stavolta faceva sul serio e non era il caso di contraddirlo, anche se in realtà non aveva molta voglia di tornare a letto. Non le era mai piaciuto essere trattata da malata.
- D'accordo. Avete vinto, farò come dite. -
Così dicendo si alzò stringendosi nella vestaglia, e si diresse verso le scale, barcollando di tanto in tanto.
Rumpelstiltskin la seguì da vicino con nonchalance, ma pronto a sostenerla se vi fosse stata la necessità.

Una volta giunta in camera sua, Belle s'infilò nel letto e si tirò le coperte fino al mento: in effetti le era tornato il freddo e la testa aveva ripreso a girarle un po'. Forse, dopotutto, Rumpelstiltskin non aveva tutti i torti.
- E ora vorrei la storia che mi avete promesso, se non vi dispiace. -
Il folletto fece una smorfia beffarda: - Non sei un po' cresciuta per la favola della buonanotte, dearie? -
Belle lo guardò torva: - Avevamo un accordo e io ho rispettato la mia parte. Volete forse tirarvi indietro? -
Rumpelstiltskin fece finta di non capire: - Non sapevo che il nostro fosse un accordo, dearie. Il mio era un ordine e basta. -
- Non è vero. - Protestò la ragazza. - Mi avete promesso che mi avreste raccontato la storia se fossi tornata a letto. Be', ho fatto come mi avete chiesto e ora tocca a voi rispettare la vostra condizione. -
Il Signore Oscuro sospirò e si arrese davanti all'insistenza di lei, poi si sedette sul bordo del materasso, curandosi di tenere un'adeguata distanza tra lui e Belle: - E va bene, dearie. Dunque...suppongo che dovrei cominciare con il classico “c'era una volta”, in fondo tutte le storie che valgano la pena di essere raccontate iniziano così. Ebbene, c'era una volta... - E così cominciò il suo racconto.

Man mano che proseguiva nella narrazione, l'interesse di Belle, che pendeva totalmente dalle sue labbra, aumentava ad ogni parola, ma la giovane doveva anche combattere sempre di più contro la stanchezza e la voglia di dormire.
Ben presto le palpebre le si fecero pesanti e la camera da letto intorno a lei scomparve, sostituita dalle meravigliose e ricche sale del palazzo della fata Parì-Banù, costruito all'interno di una montagna.
La realtà si andò sempre più confondendo con il sogno e ben presto la ragazza si addormentò, cullata dalla voce di Rumpelstiltskin che si faceva sempre più lontana.

Il folletto addolcì un po' il tono e continuò a raccontare la storia fino a quando fu certo che la giovane si fosse addormentata, poi ridiscese le scale e tornò all'arcolaio, maledicendosi per non aver saputo mantenere la promessa che aveva fatto a se stesso solo poche ore prima.
C'era cascato ancora una volta: di nuovo aveva permesso che la sua parte umana, la sua parte sentimentale, prendesse il sopravvento su quella fredda e calcolatrice.
Inoltre non poteva negare di aver provato una vaga punta di piacere mentre narrava la storia alla ragazza. Gli era piaciuto vederla totalmente rapita dalla sua voce, concentrata solo ed esclusivamente su di lui, come se non esistesse altro al mondo. Gli era piaciuto osservarla mentre si arrendeva docilmente al sonno con quel sorriso sereno e appena accennato.
Anche Bae, quando era piccolo, si faceva raccontare spesso delle storie prima di dormire.
Milah trovava sempre qualche scusa per delegare quel compito al marito che, dal canto suo, si sedeva volentieri accanto al figlio e iniziava a sussurrare dolcemente quelle poche leggende che conosceva.
Erano sempre le stesse, ma Bae non se ne stancava mai e ogni notte scivolava nel sonno accompagnato dalla voce del padre, così com'era accaduto anche alla sua domestica poco prima.
Forse per troppo tempo si era privato della possibilità di sentire di nuovo quella dolce sensazione di calore che lo pervadeva durante quei momenti semplici e preziosi che trascorreva con la persona che più amava al mondo.
Forse il suo lato umano era rimasto soffocato nelle tenebre troppo a lungo.
Forse, forse...quanti forse si affollavano nella sua mente, ma la verità era che ogni volta che Rumpelstiltskin incrociava gli occhi di Belle, azzurri o blu a seconda della luce come pezzi di cielo strappati all'universo, il suo sguardo così sincero, così puro, trasparente e cristallino come l'acqua, era in grado di far venir meno tutti i propositi di freddezza, distacco e rigidità. In quei momenti sentiva qualcosa dentro di lui sciogliersi inesorabilmente come neve al sole.
No, in cuor suo sapeva bene che non sarebbe mai riuscito a mantenere quella promessa, per quanto si fosse sforzato.

Belle dormì poco più di tre ore e quando si svegliò era ormai tardo pomeriggio.
Indossò di nuovo la vestaglia e raggiunse Rumpelstiltskin al piano di sotto.
Nella sala penetrava la luce del tramonto, che colorava ogni cosa di tinte calde e rossastre; perfino la neve fuori dalle finestre pareva aver mutato il suo solito candore in un manto rosso scarlatto.
Quando il folletto la vide fece una smorfia ironica: - A quanto pare quella storia era davvero noiosa, dearie. -
La ragazza arrossì: - Mi dispiace, non sono riuscita a resistere al sonno e temo di essermi persa il finale. -
- Vorrà dire che te lo racconterò un'altra volta. -

Nei giorni seguenti le condizioni di Belle migliorarono rapidamente: il rimedio di erbe in effetti aveva funzionato alla perfezione e la ragazza riacquistava forze e vitalità a vista d'occhio.
Rumpelstiltskin, in cuor suo, avrebbe preferito che restasse a riposo ancora un po', ma lei volle a tutti i costi rimettersi al lavoro e lui non cercò di dissuaderla.
Ben presto la vita al Castello Oscuro riprese il suo scorrere regolare.
Ma qualcosa era cambiato in entrambi: quei pochi giorni di malattia della giovane li avevano avvicinati incredibilmente, ben oltre ciò che si sarebbero aspettati.
Belle ricordava fin troppo bene quanto la lontananza di Rumpelstiltskin l'avesse fatta soffrire, così come rammentava perfettamente il momento in cui lui l'aveva presa tra le sue braccia e l'aveva accudita: non si era mai sentita così al sicuro in vita sua, nemmeno con suo padre Maurice.
Era sempre stata convinta della bontà nascosta in fondo al cuore del Signore Oscuro, ma quella notte l'aveva vista chiaramente nella dolcezza della sua voce e nel modo in cui si era preso cura di lei.
Sapeva anche che Rumpelstiltskin era molto orgoglioso e di sicuro non gli avrebbe fatto piacere parlare di ciò che era accaduto tra loro, inoltre affrontare quell'argomento sarebbe stato decisamente imbarazzante anche per lei.
Tutti e due cercavano di comportarsi normalmente, come se nulla fosse successo, ma sia il folletto che la sua domestica erano ben consapevoli del fatto che qualcosa tra loro fosse cambiato per sempre.

 

 

 

Da Stria93: Ciao a tutti! E con questo capitolo direi che mi sono spinta pericolosamente vicino ai confini dell'OOC (sempre che non li abbia anche superati) ma vi prego, capitemi! Ho troppo bisogno di fluff!
Comunque siamo arrivati al penultimo capitolo di questa long.
Per quanto riguarda il prossimo posso dirvi che sarà una piccola quanto breve sorpresa: l'idea mi è venuta assolutamente per caso e all'inizio non avevo nemmeno intenzione di inserirlo, ma alla fine ho assecondato la mia mente rumbellizzata e...be', mi rimetterò umilmente ai vostri commenti. :)
La storia del principe Ahmed e della fata Parì-Banù è contenuta ne Le mille e una notte e fin da quando ero piccola è sempre stata tra le mie fiabe preferite, per chi volesse leggerla o saperne di più, questo è il link: http://it.wikipedia.org/wiki/Le_mille_e_una_notte#Il_principe_Ahmed_e_la_fata_Pari-Banu
Per i ringraziamenti ufficiali attenderò il prossimo ed ultimo capitolo, ma per ora sappiate che il sostegno che mi date è importantissimo e spero davvero di riuscire a farvi passare qualche minuto piacevole con le mie storie, è il minimo che possa fare. :)
Alla prossima e un bacio a tutti!

  
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