Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: HinataMadd    01/09/2013    9 recensioni
Astral è morto, lasciando Yuma da solo e con una missione che il ragazzo considera più grande di lui. La vita gli appare monotona e nulla potrebbe rendergliela più orrenda. O no? Vector irrompe in casa sua e, contro ogni possibile previsione, lo rapisce, portandolo con sé nel Mondo Bariano. Da quel momento, la vita di Yuma cambierà definitivamente, dandogli la possibilità di scoprire di più su un suo passato che mai avrebbe creduto di aver vissuto.
Astral è vivo. L'unica cosa che gli permette di non morire, è il pensiero di dover ritrovare Yuma. Tra le rovine di un mondo morente, fa la conoscenza di Gheia, una principessa affascinante e misteriosa. Insieme intraprenderanno diversi viaggi, nei quali Astral andrà alla ricerca di un passato sepolto sotto l'ombra di un profondo quanto letale legame.
dal CAPITOLO 8:
[...] Yuma chiuse gli occhi.
Prima di svenire, sentì di nuovo quella strana voce –Non posso indicarti oltre. La sua presenza qui è troppo forte e tu non sei nello stato per capire, Luce. Il resto della strada verrà da sé. Vieni da me, Luce. Vieni da me-.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 :  UNA SPIACEVOLE SORPRESA  
(dopo la morte di Astral)
 
-Yuma! Alzati o farai tardi a scuola! Sbrigati!- urlò Kari dal soggiorno di casa Tsukumo. Poiché non ricevette nessuna risposta, cominciò a salire le scale diretta verso la stanza del ragazzo –Yuma sono già le otto e venti  muoviti! Insomma Yuma se non ti alzi farai tardi e…- si fermò di botto. L’amaca sulla quale di solito dormiva Yuma era vuota e la finestra era aperta. Del ragazzo nessuna traccia.
Yuma camminava da almeno mezz’ora in giro per la città, senza sapere precisamente dove andare. Quella mattina si era alzato presto proprio per poter stare un po’ da solo con i suoi pensieri. Non poteva sopportare di vedere lo sguardo preoccupato di sua sorella, o le occhiate indagatrici che gli lanciava sua nonna di tanto in tanto. Per loro era tutto normale, in fondo il suo umore non cambiava di tanto la loro vita. Una volta uscito di casa, la nonna sarebbe andata per la città a fare i suoi giri mentre Kari avrebbe lavorato ai suoi articoli come giornalista. Per loro la vita era bella e priva di preoccupazioni e dolore. –Ma non per me- pensò con amarezza Yuma. Da quando Astral era morto, non aveva fatto altro che pensare a lui e a come lo aveva guardato prima di scomparire… con uno sguardo rassegnato e nel quale Yuma aveva visto riflessa la più totale fiducia verso lui e verso la missione che di certo sarebbe riuscito a portare a termine: sconfiggere i bariani e trovare il Numeron Code. Lì sul momento Yuma non aveva prestato molta attenzione al significato di quelle parole: Astral stava morendo. Ma ora che ci pensava, oltre alla tristezza lo stava invadendo un altro sentimento molto più potente: la rabbia. Sì, perché ora Yuma si sentiva davvero arrabbiato con Astral, si sentiva tradito. –Come hai potuto abbandonarmi Astral?- pensò Yuma con la rabbia e la disperazione che mana mano stavano crescendo nel suo animo-Come hai potuto? Sei stato tu ad insegnarmi a duellare veramente, sei stato tu che mi hai aiutato a realizzare il mio sogno di diventare un campione di Duel Monsters, tu che eri diventato quasi come un fratello per me… come hai potuto? Sei morto per salvarmi, ma ora mi hai condannato ad un destino quasi peggiore della morte: essere sconfitto dai bariani. Nel nostro ultimo duello contro Vector, siamo riusciti a vincere solo grazie alla nuova evoluzione di Zexal e lo stesso è avvenuto nel duello contro Numero 96… senza di te, senza Zexal come farò a vincere e a portare a termine la missione che mi hai affidato? Non ci riuscirò mai!-. Yuma non si era mai sentito così abbattuto, ma in quel momento non vedeva alcuna speranza nel progetto che aveva Astral per lui. Alla fine, i bariani lo avrebbero cercato per prendere i Numeri che lui e Astral  avevano raccolto fino a quel punto e lo avrebbero sfidato a duello. Lui non avrebbe potuto rifiutarsi… e allora? Cosa sarebbe accaduto? Come se non bastasse, erano passate le otto e mezza e questo voleva dire che era come al solito in ritardo. Così, abbandonando le sue riflessioni sul suo futuro senza Astral, si avviò senza entusiasmo verso scuola. Entrò che le lezioni erano già iniziate e appena varcò la soglia della classe, tutti i compagni e il professore si girarono. –Bene, bene Yuma… oggi ti sei superato eh?- scherzò il professore- Ben un quarto d’ora di ritardo! Non erano cinque minuti una volta?-. Tutti i suoi compagni scoppiarono a ridere, ma Yuma rimase impassibile e si limitò a dire- Mi scusi professore. La prossima volta arriverò in orario-. Tutti ammutolirono, persino il sorriso del professore svanì pian piano. Li aveva sorpresi e lo sapeva. Di solito la mattina, quando arrivava in ritardo, cercava di giustificarsi in tutti i modi, a volte dando vita a scene davvero buffe. Però quello avveniva quando c’era ancora Astral che sorrideva insieme a tutti gli altri e che alla fine delle lezioni lo prendeva amichevolmente in giro. Avveniva prima della sua morte. Avveniva quando Yuma vedeva solo speranza e futuro davanti a sé. Ora invece non vedeva niente. Solo una voragine nera. Un’oscura e senza fondo voragine nera. Per cui non si stupì quando tutti rimasero scioccati dalla sua reazione. –Yuma stai bene? Ti vedo molto… come dire…angosciato. Ci sono problemi?- chiese il professore. –Niente professore. Sto bene. – rispose Yuma. Il professore però lo guardava ancora con preoccupazione-Sei sicuro? Perché se vuoi posso…- . –No davvero professore. Sto benissimo non deve preoccuparsi.- Il tono formale e senza intonazione con cui l’aveva detto lasciava intendere tutto il contrario, ma nonostante questo il professore decise di non insistere ulteriormente. Yuma si diresse al suo posto e la lezione riprese da dove era stata interrotta. Chi non conosceva Yuma  non notò nulla di strano, ma chi lo conosceva sapeva che qualcosa non andava e che Yuma non stava bene. E in effetti  era vero. Yuma non stava bene. Non stava bene per niente.
Finite le lezioni, Yuma si diresse veloce verso la porta della classe senza salutare nessuno. Non voleva incrociare Tori oppure Bronk o, peggio, Shark. Non avrebbe avuto il coraggio di guardarli in faccia senza provare una profonda tristezza. Inoltre, non sarebbe riuscito a nascondere il suo stato d’animo ai suoi amici. Non era mai stato bravo a mentire o a fingere. Corse attraverso il cortile della scuola senza prestare attenzione ai saluti che riceveva dai suoi coetanei e stava per uscire dal cancello quando sentì una voce che lo chiamava. –Yuma!-. Era Shark. –O no! E adesso cosa faccio?- pensò Yuma. Stava pensando di fingere di non aver sentito, ma Shark lo raggiunse –Yuma! Perché sei corso via in questo modo? Dobbiamo iniziare a cercare l’ultimo Numero!- .-Il Numero! Me ne ero dimenticato!- pensò Yuma.  Qualche giorno prima che Astral sparisse, la navicella all’interno della Chiave dell’Imperatore aveva rilevato un nuovo luogo in cui, secondo Astral, doveva esserci un nuovo Numero. Tutti erano rimasti sconvolti: insomma, secondo le loro precedenti esperienze i Numeri leggendari erano sette, sette come i Sette Imperatori Bariani. Ma ora il computer mostrava che c’era un altro Numero leggendario che non avevano ancora raccolto e di cui probabilmente i bariani non sapevano l’esistenza. Avevano provato ad avventurarsi nel luogo indicato dal computer, ma appena si avvicinavano, anche solo minimamente,  al luogo indicato la navicella sfuggiva al loro controllo ed erano costretti a ritirarsi. Con Astral, Yuma stava progettando un modo per accedere a quel luogo misterioso quando erano stati coinvolti nel duello contro Numero 96. Poi era accaduta la tragedia e Yuma non aveva più pensato al Numero. Ma ora Shark gli stava facendo notare, inconsapevolmente, che doveva andare avanti e fare come se niente fosse accaduto. –Ma io non ci riesco- pensò Yuma ricacciando indietro le lacrime. –Ora che Astral non c’è più, non avrò una sola possibilità contro i bariani e non posso continuare questa avventura sapendo che alla fine perderò e che tutto il lavoro che abbiamo fatto io e Astral andrà in fumo!- . Così si volse verso Shark e cercò di mettere in mostra il sorriso più sincero che aveva –Ciao Shark non ti avevo sentito scusami! Allora come sta Rio?- . –Rio? Lei è ancora in ospedale, ma i medici dicono che tra un paio di giorni potrà tornare a scuola. Ora per quanto riguarda il Numero…-. – Davvero? Ma che bella notizia! Allora dobbiamo darle un caloroso benvenuto e…-.  – Non cambiare discorso Yuma! Astral manca a tutti, non sei il solo che sente la sua mancanza! Devi superare le sua morte e andare avanti come hai sempre fatto! Ormai sei troppo dentro a questa storia per ignorarla! Allora per il Numero?-. Yuma rimase come pietrificato sentendo quelle parole. Superare la morte di Astral? No, non avrebbe mai potuto. Non ci riusciva. Il vuoto che la morte di Astral aveva lasciato dentro di lui era troppo grande per poter essere ignorato. Provava troppo dolore. –Io… ecco… per il Numero ci sentiremo. Ci… ci vediamo Shark. Salutami Rio.- e detto questo Yuma corse in strada. –Yuma!- gridò Shark, ma il ragazzo era già troppo lontano per sentirlo.
Tori aveva percepito qualcosa di strano appena Yuma era entrato in classe. Era…come dire…spento. Privo di energia. E questo non era proprio da lui, lo sapevano tutti. Nel tempo in cui era stata accanto al ragazzo durante le ore di lezione, Yuma non aveva aperto bocca e in classe era stato più distratto del solito. Era così immerso nei suoi pensieri che non si era nemmeno addormentato durante l’ora di matematica, come era solito fare. E poi, appena la campanella aveva suonato la fine delle lezioni, Yuma era corso fuori senza salutare nessuno e non degnando di uno sguardo né lei né gli altri suoi amici. Non aveva fatto nemmeno in tempo a gridare il suo nome che il ragazzo era già fuori dalla classe. Aveva messo a posto la sua cartella e poi, insieme a Bronk e agli altri era uscita nel cortile per cercarlo, ma di Yuma neppure l’ombra. Stava scrutando con lo sguardo il cortile in cerca del ragazzo quando aveva visto vicino al cancello della scuola uno Shark molto contrariato. –Probabilmente avrà visto Yuma- pensò Tori. –Ragazzi aspettatemi qui, vado a chiedere a Shark se ha per caso visto Yuma- e senza aspettare una risposta, si diresse verso Shark. –Shark! Shark!- lo chiamò Tori. –Shark buongiorno, senti hai per caso visto…-. – Chi Yuma? Sì… e non mi sembrava molto in forma. Non riesce a superare la morte di Astral-. –Immagino… Shark senti dobbiamo aiutarlo. In fondo è il tuo più caro amico no? Se lo sfidi a duello può darsi che…- cercò di dire Tori, in qualche modo speranzosa nella risposta di Shark. Ma con sua grande sorpresa e delusione, Shark aveva un’intenzione del tutto diversa. Infatti  replicò con un tono rassegnato- Abbiamo cercato di aiutarlo in tutti i modi. Ti ricordi? L’ho sfidato a duello ben tre volte: ha perso tutte e tre le volte e nel secondo duello ha perso 4000 a 0. Se non trova lui un nuovo obbiettivo da seguire, non riuscirà mai a tornare come prima. Ora tocca a lui. Deve imparare ad andare avanti anche da solo. Noi non possiamo fare niente che non sia sostenerlo e incoraggiarlo. Questo è un duello che deve vincere da solo-. Tori rimase senza parole. Perché in fondo, sapeva che Shark aveva ragione. Yuma doveva trovare un nuovo obbiettivo. E doveva farlo da solo. Le vennero le lacrime agli occhi. Desiderava con tutto il cuore poter aiutare Yuma, ma in quel momento si sentiva del tutto impotente.  –Grazie Shark… senti questo pomeriggio porto dei fiori a Rio e le faccio compagnia. Spero non ti dispiaccia- disse Tori, giusto per cambiare argomento. –No va bene. A Rio farà piacere avere un po’ di compagnia-. Tori sospirò. –Grazie comunque Shark… ci vediamo-, ma non fece in tempo a finire la frase che Shark si era già voltato e si avviava verso il cancello della scuola. Ancora sospirando, Tori si avviò verso Bronk e gli altri, con la preoccupazione negli occhi.
Yuma corse finché non si ritrovò senza fiato. Per lo sforzo dovette perfino appoggiarsi al palo davanti al ponte per non cadere sfinito sul marciapiede. Ancora con il fiatone, si sentiva del tutto estraneo a quello che era appena accaduto con Shark. Le sue parole lo avevano scosso e non riusciva a dimenticarle. Come poteva, in fondo? Aveva appena perso la cosa a cui teneva di più al mondo! In un istante, in un solo e maledetto istante, aveva perso tutto: il suo migliore amico, la Chiave dell’Imperatore, il potere Zexal, la possibilità di vittoria contro i bariani e, infine, la speranza di poter ritrovare suo padre. Perché ora che Astral non c’era più, Yuma non avrebbe più potuto nemmeno pensare di andare nel mondo astrale per cercarlo. Ora era solo un umano. Uno stupido e inutile ragazzino umano con un numero minimo di 70 Numeri da proteggere. Non si era mai sentito così solo e allo stesso tempo così arrabbiato e deluso. Per di più, le parole di Shark ancora non lo abbandonavano…  - Come faccio ad andare avanti da solo? Astral mi ha abbandonato e… -. Si fermò un attimo. -Però Shark ha ragione: non posso far finta di nulla ormai. I bariani mi verrebbero a cercare per prendermi le carte Numero, e a quel punto lo scontro sarebbe inevitabile. Tutto il lavoro mio e di Astral… No - pensò Yuma – non posso ignorare la richiesta che mi ha fatto Astral prima di morire, come non posso non ricambiare la fiducia che lui nutriva in me. I miei amici hanno cercato di farmelo capire e io non ho voluto ascoltarli! Che stupido sono stato! Vado a posare la cartella e poi corro a dire che non ho più dubbi su di me e sul mio destino! Sconfiggerò Vector senza alcun dubbio! Lo devo ad Astral!-. Ancora con questi pensieri per la testa, Yuma si accorse che si stava facendo tardi e corse a casa per la cena. Appena arrivato, però, notò che c’era qualcosa di strano. La casa era fin troppo silenziosa e le luci erano spente, mentre nella via aleggiava un’atmosfera surreale a dir poco agghiacciante. Yuma cominciò a sentire freddo e si diresse verso casa con un brutto presentimento. –Non sarà per caso… No- pensò Yuma, con la paura che cresceva man mano che si avvicinava alla casa – No, non può essere…-. Corse verso l’ingresso. La porta era piegata  e aperta, come se qualcuno, dopo aver cercato di aprirla, si fosse stancato e l’avesse spaccata a metà. Yuma non resistette più. –Kari! Nonna!- urlò. –Rispondete!- . Non sentì altro che dei leggeri lamenti.  Ma se Yuma pensava che quel fatto fosse terribile e spaventoso, lo spettacolo che lo aspettava dentro casa era ancora più terrificante: i mobili erano tutti rovesciati, i cassetti della cucina aperti e il loro contenuto era riverso sul pavimento. La televisione era piena di crepe e le schegge dei piatti appesi ai muri erano sparse sul tappeto del soggiorno. Il caos regnava sovrano. Yuma era pietrificato. Chi aveva potuto compiere un simile disastro? E dove erano Kari e la nonna? Una voce però lo distolse dai suoi pensieri. –Bene bene… Ciao Yuma.  E’ da molto tempo che non ci vediamo. Mi stavo giusto domandando dove fossi finito-. Yuma si girò di scatto. Di fronte a lui, seduto comodamente sulla poltrona che prima si trovava in soggiorno,  c’era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento. –Vector!-.
 
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