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Autore: elisa27_99    01/09/2013    0 recensioni
"E se ci fosse anche per me, il lieto fine? Se ad un bel momento comparisse un punto alla mia storia e tutto potesse filare liscio... per sempre?" pensieri come questi fluivano liberi nella sua mente nascondendo e spesso oscurando quelli tristi e quelli felici, lasciando posto al dubbio del mistero, all'angoscia della paura. Quel «per sempre» a volte riecheggiava tutta la notte nella sua testa, insinuandosi nei sogni e trasformandoli in incubi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di buon'ora, pronta ad uscire. Fortunatamente in casa avevano finito pane e uova, per cui la scusa le si presentò su un piatto d'argento.
Raggiunse il luogo d'incontro stabilito in pochi minuti, con la sua bicicletta rossa, la vernice che si staccava da ogni parte. Arrivò in anticipo e dovette sopportare il solito ritardo di Berry, quando finalmente arrivò: «Agata.»
«Ciao.» i toni quasi formali, il segreto della bugia che si sprigionava nelle loro parole ridotte a sussurri.
«Allora... Avevi qualcosa da darmi?»
«Si, ecco.» tirò fuori dalla tasca il pacchettino. Fissò Berry tutto il tempo: vide il suo sguardo illuminarsi, con quella luce abbagliante e fragorosa che ti viene voglia di amare.
«È direttamente da James?»
«Proprio lui.» Berry sorrise dolcemente. Si avventò sul regalo con la forza di un leone affamato. Fece per aprirlo quando si bloccò e gettò le braccia al collo di Agata. «Grazie.» disse direttamente al suo orecchio.
«Avanti scarta.»
Con la grazia di un gioielliere con un diamante in mano e la cura di un ladro con una cassaforte da scassinare tirò i fili del bel fiocco bianco. Dalla sua postazione Agata non riuscì a vedere cosa ci trovò dentro, ma osservò incuriosita l'espressione di Berry: aprì la bocca, a corto di parole. Cominciò a respirare rumorosamente: «O-o-ommioddio!» disse.
«Cosa?» disse Agata impaziente.
Berry alzò la mano, la luce che creava nel diamante del suo anello un barlume di magica dolcezza. «Mi ha regalato un anello! Oh, è così dolce!»
«È proprio bellissimo.»
Berry si bloccò un momento ed assunse un'espressione preoccupata. «Agata, ma per te cosa significa?»
«Non saprei... Che ti vuole tanto bene e che è pronto a spendere tanti soldi per la tua manina?»
«Agata, per favore. E se volesse chiedermi il passo successivo?»
«Oddio Berry avete 16 anni! Non credo proprio! Significa che è pronto ad impegnarsi davvero con te.»
«E se io non lo fossi?»
«Berry, chiudi gli occhi e pensa a James, all'immagine che hai di lui. Saresti pronta a vedere questa faccia per il resto dei tuoi giorni?»
«Oddio Agata ecco, lo vedi? Credi anche tu che mi voglia sposare.»
«Ma no! Ti preparo a quell'eventualità. Cioè, se è quello giusto giusto un giorno accadrà.»
«Agata mi stai confondendo. Vado a fare la spesa che sono in ritardo. Grazie ancora!»
«Aspetta! Perchè James l'ha dato a me invece che direttamente a te?»
«Non so, lui tecnicamente è partito. Come l'hai avuto?»
«James l'aveva dato a Jake chiedendogli di me per consegnartelo.»
«Oddio... Forse vuole far sapere a tutti che siamo fidanzati!»
«Io ho dovuto dire a Jake che era una sottospecie di... corteggiamento»
«Corteggiamento? Agata non viviamo mica nel medioevo!»
«Non sapevo che volesse farlo sapere! Ma in fondo avrebbe ragione... State insieme da quasi un mese!»
«Non so... Mi pare sia successo tutto così in fretta...» fece Berry, confusa e scoraggiata. «Ma... Sentiamo, tu quand'è che l'avresti visto il caro Jake?» disse tirandole una gomitata.
«Ieri, gli ho fatto una lezione di latino al Cafe Mezzagiornata.»
«Non me l'avevi detto! Allora?... Vi siete baciati?»
«Ma no! È stato tutto molto veloce e formale.»
«Mi racconterai tutto un'altra volta, ciao!»
Agata tornò a casa più tardi del previsto, già decisa di raccontare a sua madre che c'era molta fila al mercato. Aprì la porta piano piano, appoggiò sul tavolo la spesa e si diresse in camera, passando per il salotto dove Annie si trovava seduta sul divano. Sua madre non girò neppure lo sguardo ma con voce concisa, forte e chiara, disse: «Agata.»
«Si mamma? Ho già fatto la spesa, ma c'era molta fi...»
«Vieni qui.»
«Okay.» Agata cominciò a ricoprirsi di paura. Una coperta fredda che la metteva a disagio. Si sedette al suo fianco, tremante.
«Così hai passato tutto il giorno in casa ieri?»
«Si mamma te l'ho detto.»
«Ha telefonato la madre di Berry.»
Il cuore cominciò a pulsarle vorticosamente ed Agata credette che avrebbe potuto fermarsi da un momento all'altro.
Annie continuò: «ti dice niente Café Mezzagiornata?»
«Mamma io... Posso spiegarti...»
«E il Thefium Musium? Avanti dai, dimmi! Cosa ti inventerai questa volta? Ah, avrei dovuto saperlo, sei uguale a tuo padre! Bugie su bugie, promesse su promesse e poi nulla! Nulla! Disobbedire a tua madre? Ma come ti salta in testa? Non c'è una punizione adeguata per tutto ciò che fai, disgraziata che non sei altro!» si alzò in piedi ed assunse un'espressione severa.
Agata scoppiò di rabbia: «e tu invece sei un'insensibile ipocrita! È da quando ero una bambina che mi tratti come se quello che penso io non valga niente! Quello che provo, quello che desidero, quello che sembra giusto a me, le mie opinioni! Tutte soffocate sotto un mare di limiti, privazioni, sgridate, litigi e discussioni! Io non ce la faccio più, vo...»
«Zitta! Non dire una sola parola di più! Piccola impertinente vai in camera tua e restaci! Ipocrita io?! Vola basso! Guai a te se provi ad usare ancora questo tono con me!»
«L'hai fatto di nuovo! Mi dici non urlare e poi sentiti! Forse con un buon esempio io sarei diversa! Dai la colpa a mio padre perchè non vuoi accettare che sia tu ad avermi cresciuta!»
Annie sbarrò gli occhi. Alzò una mano e con la voracità di un'animale la tirò in faccia ad Agata. Cadde, salvata dal divano. Sentì la guancia pulsare per l'impatto e tutto il corpo indolenzito per la caduta. Credette di morire. Si divincolò da quel attimo immobile di tempo e fuggì, il più veloce possibile su per le scale.
Ed un'altra volta Agata dovette scappare, rintanarsi in quella sua piccola stanzina e chiudersi la porta alle spalle desiderando che tutto il resto sparisse, per sempre. Si infilò sotto le sue coperte e non le importava del fatto ormai era giugno inoltrato. Amava il suo piumone morbido. Adorava il caldo abbraccio del suo letto, quando la notte la proteggeva dagli incubi. Ci si infilò sotto, sfinita. Ancora le batteva il cuore per cosa era successo, per cosa aveva detto. Avrebbe voluto tapparsi le orecchie ed ignorare le parole che scorrevano insostenibili nella sua mente. Chiudere gli occhi per dimenticare il viso di sua madre. Avrebbe voluto tirare indietro le lancette dell'orologio e ricominciare da capo, o almeno ripartire dalla sera della festa. Cambiare ogni cosa. Cambiare la realtà. Si premette un cuscino sulla faccia, le urla che le sfuggivano dalla bocca, incontenibili. Traboccavano, implacabili. Era una battaglia persa. Si sentì pervadere da una sensazione esterna, il calore della stanza che contrastava con i suoi sentimenti freddi. Cominciò a girarle la testa, veloce, immobile. Fu sul punto di vomitare. Vomitare ogni dolore, ogni lacrima marcita dentro se. Era sull'orlo di un precipizio, ogni sua emozione che si perdeva nell'aria. Avrebbe voluto gridare ogni suo pensiero, ogni parola chiusa in fondo all'anima, ogni idea lasciata marcire in qualche cassetto mai aperto, ogni desiderio, ogni sogno scalpitante nella sua mente, ogni ferita mai rimarginata, ripagare ogni lacrima versata. Togliere le catene a parole che non sono mai riuscite a trapassare la sua timidezza, immagini che non hanno mai visto la luce del sole, ma solo le tenebre dell'oscurità la notte, quando si libravano nei suoi sogni, fluivano nel sonno ed inquietavano i suoi giorni.
Nella stanza entrò Annie. Aprì la porta di getto, la mano ancora sulla maniglia.
«E' finita. Non sei più in punizione, non hai più nessuna regola. Sei libera. Ufficialmente non appartieni più a questa casa.» Richiuse la porta frettolosamente, lasciando Agata a meditare. Nessun vincolo la legava più  a quella stanza. Nessuna regola che le impedisse di fare o agire in una certa maniera. Scappare sarebbe stata la risposta giusta a tutto il suo casino?
  
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