04/09/2013
2 recensioniSette petali di rosa
Sette petali
mancano alla fine della maledizione, che tu lo voglia o meno, che finisca bene o male, umano o bestia per sempre.
Ti ricordi la soffice pelle che rivestiva il tuo corpo prima di quella notte? Ora al suo posto vi è un ispido pelo, fa ribrezzo al solo vederlo. Ti ricordi le labbra carnose con le quali baciavi le donne? Tu amavi le donne. Alle feste, quante di queste riempivi d'attenzioni, illudevi? Posavi le labbra sulla loro pelle diafana, inebriandoti di quel mistico contatto. E ora? Ora hai due strisce di carne screpolate, scure, disgustose. Ricordi il tuo fisico perfetto? I muscoli definiti, addominali, pettorali e bicipiti invidiabili... eri bellissimo, ora sei un mostro. Ti guardi in quel frammento di specchio che hai rotto, era il tuo preferito, e ora è solo un composto di vetri squarciati e taglienti. I tuoi occhi, il celeste che li caratterizzava è rimasto immutato per non farti scordare che dietro quella maschera ci sei ancora tu. Non guardi spesso lo specchio, e ogni tanto te lo scordi.
Sei petali
alla mutazione finale, umano o cadavere, è così che hai deciso, non c'è paradiso per uno come te, per una bestia. Il pugnale è già pronto vicino alla campana di vetro dentro la quale splende la tua rosa, il conto alla rovescia.
Cinque petali
e tu non troverai mai una ragazza, nessun essere umano condividerebbe la vita con te, sei un mostro, sei la devastazione e la distruzione, ti sei lasciato marcire, fuori e dentro, fermandoti a guardare da lontano, come uno spettatore esterno di un film angosciante. Non farai proprio niente, ormai è inutile.
Quattro petali
e tutti gli altri formano un manto rosato sotto il fiore della tua vita. Nel corso degli anni li hai visti depositarsi, uno dopo l'altro, ognuno corrispondeva a una goccia della tua speranza, che è lentamente scivolata fino a formare un manto ai tuoi piedi. Quella rosa sei tu, non vedi? Una rosa appassita, priva ormai della sua bellezza.
Tre petali
come le tre ragazze alle quali hai tolto la vita. Loro ti chiedevano di risparmiarle, ti supplicavano di non far loro del male, tutte e tre si erano inginocchiate, in cerca di un aiuto per quella notte gelida che neanche la tua pelliccia sarebbe riuscita a riscaldare. Non ti sei tirato indietro dal lacerare la loro carne, ti sei preso la loro anima come una rivincita. Ma una rivicncita su cosa? Tu hai causato la tua stessa fine, è solo colpa tua.
Due petali
e ti chiedi se non sei forse impazzito. In tutti questi anni, hai sentito parlare tazze e bicchieri, hai dato loro i nomi dei tuoi servitori e continui a essere convinto che loro siano vivi, che si trasformeranno con te, e torneranno ad essere i tuoi dipendenti. Ogni tanto, nei rari momenti di lucidità che talvolta ti colgono, li noti immobili ed esanimi, sono solo oggetti, e tu sei solo un povero pazzo.
Un petalo
tutto sta per finire, ormai la rosa è quasi appassita, se ne va la tua ultima speranza, non sei contento? Andrà tutto bene, d'ora in poi. Promesso. Hai lucidato bene la lama? Non vorrai che trovino un nobile come te con un pugnale arrugginito nel petto, che figura ci faresti?
Il tuo corpo è caduto con un tonfo, mentre il gambo nudo della rosa si è spogliato della sua vita.