Me,
Sheldon and some wine
Sono
sempre stata consapevole di
quello che accadeva all’appartamento davanti al mio. Vuoi
perché Leonard e
Sheldon sono due casinari, vuoi perché non so farmi gli
affari miei, ma è
sempre stato così.
Ad
esempio quando venne la madre
di Leonard lui bussò, bevemmo e finimmo quasi a letto.
Poi
insinuò che io volessi fare
sesso con mio padre e lo cacciai via.
Ad
ogni modo, non è di lui che
intendo parlare, bensì di Sheldon.
So
che sembra strano, insomma,
perché Sheldon? È inquietante, preciso,
terribilmente pignolo e chi più ne ha
più ne metta! E nessuna sarebbe positiva, sia chiaro.
Ma
ogni tanto capita di vedere
uno spiraglio di uomo, di maschio, di qualcosa di decente insomma.
Parliamone,
anziché il solito
“tok tok tok – Penny” ripetuto per tre
volte e snervante da morire sentii un solo
“tok-tok”, quindi lì per lì
credetti fosse qualcun altro. Chiunque altro.
Trovandomelo davanti spalancai gli occhi – vuoi che richiuda
la porta per farti
fare il tuo rito satanico del bussare?- gli chiesi, già con
la porta mezza chiusa.
Sheldon mi bloccò e mise un piede tra lo stipite e la porta
con aria decisa. –
ferma lì, contadina.- ovviamente le mie illusioni di un suo
improvviso trauma
che l’avesse portato alla normalità vennero
mandate in fumo da quelle tre
maledette parole. – ciao, Sheldon, cosa posso fare per te?-
chiesi con il mio
tipico sorriso ironico stampato sul volto. Mi guardò con
aria guardinga. –
sarcasmo? – scossi la testa – no, ironia, avanti
che c’è?- schioccò le dita
mormorando un “accidenti”.
Non
imparerà mai, lo so.
Aprii
la porta un po’ di più e mi
andai a sedere sul divano, facendolo entrare.
Ora,
non so se le sue rotelle di
troppo avessero deciso di andare ad insinuarsi in chi ne abbia bisogno
o cosa,
ma dopo quelle tre parole fuori posto il resto della conversazione con
lui fu
addirittura piacevole.
-
Penny, potrei chiederti un paio
di cose?- annuii facendogli cenno con la mano di sedersi. –
certo, cosa? – dopo
essersi seduto e non aver ancora lamentato nulla, oltre a non avermi
ammonito
per il caos indiscusso in casa, andò dritto al punto
– non capisco cos’abbia
Amy. Ultimamente si comporta in modo… strano. –
aggrottai le sopracciglia e
cercai il suo sguardo con gli occhi – cioè?-
replicai. “Che l’asessuato
dirimpettaio abbia improvvisamente deciso di diventare
normale?” mi chiesi
giustamente. – non so, comincia ad avanzarmi problemi del
tutto inutili, come
il fatto che non ci siamo ancora baciati. Non è
più quella di una volta.-
trattenendomi dall’accasciarmi sul divano raccolsi tutta la
mia pazienza e gli
presi una mano tra le mie. – tesoro, Amy è una
ragazza. Tu sei un ragazzo. Ciò
comporta, almeno in una relazione tra individui sani di mente, un
contatto. Di
un qualsiasi genere.- specificai alla fine. Sheldon sembrava solo
più confuso
di prima. Mi alzai per prendere una bottiglia di vino e riempii due
bicchieri,
sperando di farlo addormentare con l’alchol. Okay, in tutto
questo voi vi
chiederete cosa ci fosse di piacevole, ma non siamo ancora arrivati
lì.
-
Insomma, cosa c’è di male nel
voler mantenere una certa distanza nei rapporti interpersonali?- avrei
voluto
spiegargli che c’era tutto
di male,
che non era giusto nemmeno nei confronti di quella povera ragazza, ma
non
avrebbe capito. Dunque spinsi il bicchiere verso di lui e non parlai
finché non
lo bevve tutto. – vedi, quando una ragazza vuole qualcosa, ed
è la tua ragazza,
sarebbe giusto dargliela,
nei limiti del possibile- tentai. Sheldon mi guardò come se
fossi pazza. – per
così raggiungere i traguardi delle sue scimmie? No, grazie!-
Altro bicchiere.
Provai di nuovo. E giuro, fino al sesto bicchiere aveva ancora da
ridire.
Dal
settimo in poi la camicia
nera - che non so per quale motivo indossava – Gli diede
un’aria più
sbarazzina, con le maniche tirate scompostamente su fino al gomito.
Ammetto che
al suo settimo bicchiere io ero al dodicesimo.
- a
parer mio dovresti farti
allungare un po’ capelli, farti crescere la barba, cose
così!- dissi
sconnessamente, brindando col tredicesimo bicchiere. – ad Amy
farebbe bene
vederti, si, ribelle- ridacchiai
piano. Sheldon sembrava darmi ragione – Il problema, mia cara
Penny, è che sono
affetto da un’incredibile quantità di tic,
compulsioni, ossessioni che mi
impedirebbero di mandare avanti una cosa del genere – rispose
lui,
scompigliandosi (credo per la prima volta in vita sua) i capelli.
Si,
così stava decisamente
meglio. – ho capito, ma già con i capelli messi in
un’altra maniera mi sembra
di non riconoscerti!- replicai io ridendo con una mano davanti alla
bocca. Mi
rivolse uno sguardo ammiccante e scoppiammo entrambi a ridere.
- E
poi insomma, sei così
intelligente, sveglio, pieno di iniziativa…!- mi
guardò con gli occhi lucidi ed
un sorriso folle – lo vuoi sapere un segreto? –
annuii sorridendo, lui mi fece
cenno con un dito di avvicinarmi ed io lo feci. Sentivo il suo respiro
caldo
addosso, l’odore di vino su entrambi. – non ho mai
baciato una ragazza-
sussurrò, come se qualcun altro potesse sentirci nel mio
vuoto appartamento.
Il
sorriso mi morì sulle labbra,
così come le precedenti risate. Lo guardai negli occhi e lui
annuì, ancora
sorridente. La cosa più giusta da fare sarebbe probabilmente
stata quella di sorridere
in modo finto e passare al bicchiere numero trentadue, ma continuai a
fissarlo
in quegli innocenti occhi marroni finché non si
avvicinò quasi spontaneamente a
me.
Quando
fu Howard a farlo gli
diedi un pugno. Quando fu Leonard finimmo a letto.
Con
Sheldon non avrei potuto
prevedere quello che sarebbe accaduto, né quella sera tanto
meno nei giorni
seguenti.
Non
mi scansai quando le sue
labbra toccarono le mie, così morbide e vellutate, rimasi di
sasso davanti a
qualcosa di così inaspettato.
Da
lui mi sarei aspettata una
serie di chiacchiere su quanto fosse anti igienico o che ne so io,
tutto tranne
un dolce e casto bacio sulle labbra.
Posai
delicatamente le mani sulle
sue spalle per non spaventarlo, ma inaspettatamente lui mi strinse i
fianchi.
Quasi
mi sembrava di sentirlo
tremare.
In
quel momento sciogliemmo
tutto.
Quello
strano, dolce, abbraccio…
quel momento e quell’atmosfera così insoliti.
Ci
guardammo di nuovo e lui
arrossì. Si alzò boccheggiante e se ne
andò senza dire una parola.
Mi
scolai ciò che restava della
bottiglia, pronta ad accogliere tutte le conseguenze.
Il
litigio con Amy, quello con
Leonard, non avere più il saluto e l’anormale
amicizia di Sheldon.
E
seduta su quel divano piansi
per il casino che avevo creato, come sempre.
Trattavo
amicizie e relazioni di
un’importanza notevole come se fossero carta straccia.
Credo
che non ci fu punizione
migliore di quella di dormire sul mio divano con l’aria da
barbona. Triste, no?
Questo
perché voi non sapete cosa
accadde il giorno dopo. Giuro, avrei preferito essere davvero una
barbona. Non
trovare mai quell’appartamento.
Non
fare quel milione di cose che
mi avrebbero portate a quell’insolita e spiacevole situazione.
La
giornata cominciò con un mal
di testa da dopo sbornia quasi letale.
Doveva
essere piuttosto tardi,
perché Sheldon bussò alla sua solita maniera
– e non gli era permesso di farlo
prima delle undici.
Andai
ad aprire con una lentezza
esasperante. Lui era lì, ancora con quella camicia, le
maniche come la sera
precedente, pronte a rievocarmi tutti gli eventi trascorsi. –
hey- mormorai con
aria strapazzata, controllando se dietro di lui ci fosse Leonard,
appoggiato
allo stipite della loro porta. Fortunatamente non era così,
mi sarebbe servita
solo la botta di grazia e gli occhioni smarriti dietro gli occhiali del
nerd.
-
avrei qualche domanda su quello
che è successo ieri sera – esordì
farfugliando Sheldon. – entra – sospirai e
chiusi la porta, andando a prepararmi un caffè ed evitando
fermamente di
avvicinarmi a lui e al maledettissimo divano. – allora? Che
domande ti frullano
per la testa? – chiesi alzando appena lo sguardo. –
cos’è successo ieri sera?-
il sollievo mi travolse come un’ondata di calore ed un
improvviso sorriso mi
affiorò – niente, ci siamo solo un po’
sbronzati, perché?- chiesi, tutta
allegra. – ah… non importa. Ad ogni modo
inizialmente ero venuto perché avevo
visto un improvviso cambio di atteggiamento di Leonard, e mi chiedevo
se vi
foste rimessi insieme. Poi mi sono assaliti dei dubbi sul comportamento
di Amy,
non è buffo?- replicò, facendosi un the. Il mio
sorriso si smorzò – in che
senso, scusa? – mi sedetti, pronta a qualsiasi cosa. Tipo il
mio nome nel sonno
o cose del genere. – niente, è qualche settimana
che si ripropone di chiederti
di uscire.- in un lampo tutti i casi di balbuzie del brillante fisico
sperimentale mi divennero chiari a miei occhi. Forse un po’
troppo tardi.
Sentii il senso di colpa farsi strada nel mio corpo, appesantendomi il
cuore. –
c…comunque, come mai ieri eri così elegante?
– chiesi, dopo un profondo
respiro, cambiando discorso. – oh, niente di speciale, era
giovedì.- come se
ciò avrebbe dovuto schiarirmi le idee gli lanciai uno
sguardo che chiedeva
maggior eloquenza. – la serata settimanale con Amy.-
spiegò. Per poco non
sputai il caffè. Lo mandai rumorosamente giù e
poggiai la tazza sul tavolo,
intrattenendo le mani tra di loro a causa di un evidente tremore.
– mi stai
dicendo che ieri sera sarebbe dovuta essere la vostra serata?
– chiesi,
facendomi coraggio. – ah, si, ma niente di speciale.
– mi assicurò con un
sorriso, riponendo la tazza nella lavastoviglie. – grazie per
la chiacchierata
Penny, ciao!- esclamò andandosene. Chiusi la porta dietro di
lui, scivolandoci
contro e chiedendomi retoricamente quanto facessi schifo.
-
Bloody’s corner-
Non
credo ancora
possibile che questa FF mi sia venuta in mente guardando la telefonata
tra
Penny e Sheldon. E la posa di Sheldon, con le maniche alzate. Non so,
mi sono
messa a scrivere così.
Miss
BloodyFangs