Non sono più abituata
a scrivere su altri Fandom, lo ammetto
serenamente e candidamente. Eppure ci ho voluto provare, perché desideravo con
tutto il cuore dedicare qualcosa a uno dei miei personaggi preferiti di Dangan Ronpa. Se
devo essere sincera, Celestia ha catturato la
mia attenzione sin dal primo momento in cui l'ho vista e, da allora, non ho
fatto altro che affezionarmi sempre più a lei e al suo carattere.
Questa breve storia è ambientata nella Sala Visioni, precisamente nel momento in cui tutti gli studenti si sono ritrovati a guardare un video che Monobear ha creato apposta per ognuno di loro. Mi sono sempre chiesta per quale motivo Celestia non si fosse disperata, a differenza di molti altri. Diciamo che ho cercato di darmi una risposta, prendendo in considerazione anche il suo odio nei confronti della vera se stessa e ciò che ha detto prima della sua uscita di scena: “I can trick not only others; but even my own heart”. Si tratta solo di mie supposizioni, però spero che questa storia sia ugualmente di vostro gradimento!
Detto questo, vi auguro buona lettura!
Distanti tracce di imperfezione
Menzogna. Si trattava
sicuramente di una bugia, di un ignobile scherzo del destino, di un'immagine
complessa che la sua mente stanca aveva elaborato in quel momento di tensione;
non vi era altra spiegazione in grado di giustificare ciò che Celestia stava guardando in quel preciso istante.
Portò istintivamente le mani alle cuffie
che coprivano le sue orecchie, spinta dall'irrefrenabile desiderio di toglierle
immediatamente e lanciarle lontano, quasi come se scottassero come brace
bollente. Eppure, con tutta l'eleganza e il regale portamento che si addicevano
a una persona del suo calibro, si limitò a posarle sul piccolo banco dinnanzi a
sé. Sul suo volto, solo un'espressione serena e per nulla turbata – dentro di
sé, un uragano di emozioni complesse e indecifrabili, impossibili da
comprendere a prima analisi.
I suoi occhi cremisi si posarono un'ultima
volta sull'orrida scena stagliata sullo schermo del computer, in un atto di
puro masochismo. Trattenne il respiro, non appena scorse nuovamente i visi dei
suoi genitori arsi dalle fiamme, la sua bella casa avvolta dal fuoco, il suo
mondo divenuto cenere al vento. No, purtroppo era tutto dannatamente vero,
non si trattava di un raggiro – lei, così abituata a mentire, sapeva
distinguere perfettamente la realtà dalla finzione, per quanto questa fosse
difficile da accettare.
Concentrata sulla morte che si era
presentata al suo cospetto in tutta la sua crudele maestosità, non realizzò
neppure ciò che stava succedendo nel frattempo in quella piccola stanza, ove
aleggiava aria viziata pregna di terrore. Le urla agonizzanti dei suoi compagni
giungevano confuse e distorte, grida mute che lei non poteva – e non voleva
– udire.
«Non ora» mormorò piano a se stessa, non
appena i suoi occhi si velarono di lacrime mal represse. Fece affidamento a
tutto il suo buon autocontrollo e alla sua forza, pur di ricacciarle indietro
con rabbia, pur di reggere ancora il gioco e di recitare la parte della regina
incorruttibile. Si portò una mano alle labbra, nel tentativo di nascondere
a occhi indiscreti quella smorfia imperfetta, prova di debolezza capace
di mettere a nudo la sua vera natura – Taeko
Yasuhiro, così insulsa, così povera, così
fragile, così sbagliata.
Abbandonarsi al dolore non sarebbe stato
degno di una signorina perbene qual era Celestia Ludenberg. Aggregarsi a quel corteo di morte sarebbe stato
disonorevole da parte sua, perché l'avrebbe resa uguale a tutti quei plebei che
la circondavano. No, lei non era come loro, lei era superiore e come
tale doveva comportarsi. Doveva assolutamente uscire vittoriosa da quella
situazione e mostrarsi indifferente all'evidente provocazione di Monobear, perché solo in quel modo avrebbe dimostrato
all'intera accademia quanto lei fosse veramente perfetta.
Sul suo volto delicato si dipinse l'ombra
un pallido sorriso, a dimostrazione di quanto non fosse sconvolta o toccata da
ciò che aveva appena visto - poco importava quanto questo fosse falso,
quanto la maschera di impassibilità che aveva appena indossato fosse solo di plastica
e non di porcellana fine come la sua pelle candida, quanto fosse difficile
reprimere le emozioni che vorticavano furibondamente nel suo cuore: si trattava
di un buon prezzo e lei era disposta a pagarlo, pur di poter vivere negli agi
della sicurezza e della gloria.
Così abituata a mentire agli altri, non
trovò alcuna difficoltà ad oscurare le sue emozioni, annullarle, plasmarle con
le sue mani fino a costruire altre maschere finte. Giocare d'azzardo con
il suo cuore si rivelava ogni volta interessante - una dipendenza della
quale non poteva proprio fare a meno, l'unico modo per cancellare dal suo
essere ogni traccia di imperfezione. E così fece: iniziò mentalmente a
mescolare le sue carte, sconfiggendo se stessa e il terrore, il tutto con un
sorriso rilassato dipinto sulle labbra.
Celestia
Ludenberg si mostrò impassibile e quanto mai
rilassata, in quella partita a carte con la disperazione. Taeko
Yasuhiro, dentro di sé, urlava a gran voce la sua sofferenza e versava lacrime bollenti – ma forse, anche quel dolore era solo una
mera menzogna, perché si era talmente impratichita a mentire a se stessa
da non riuscire a riconoscere quanto vere fossero lei emozioni che lei
stessa provava.