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Autore: Rota    10/09/2013    1 recensioni
Non lo può toccare, né con la mano né con un qualsiasi altro pezzo del proprio corpo – bacio o carezza, qualsiasi fisicità è negata al loro legame: sarebbe la fine di ogni cosa e racchiuderebbe, imbriglierebbe in una morte inviolabile e non più valicabile l'anima di entrambi, chi per costrizione chi per semplice natura intrinseca.
[AyanamiHyuuga (L)]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ayanami, Hyuuga
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allora, come dire XD In questi giorni sto viaggiando un po' per i miei vecchi fandom – così, at random XD e oggi un'altra mia amica aveva bisogno di essere un po' consolata.
Siccome è raro che io condivida pair con qualcuno – perché sono io quella strana 8D – bisogna anche che io colga la palla al balzo quando raramente capita.
E questo è uno di quei casi XD
Giusto per la cronaca, è /Ayanami/ a essere shippato e descritto con Hyuuga, non Verloren, che per me è solo di Eve. I due sono cose distinte, nella mia mente e nel mio shipping.
E niente, basta. Buona lettura (L)










 

 

 

 

 

Non lo può toccare, né con la mano né con un qualsiasi altro pezzo del proprio corpo – bacio o carezza, qualsiasi fisicità è negata al loro legame: sarebbe la fine di ogni cosa e racchiuderebbe, imbriglierebbe in una morte inviolabile e non più valicabile l'anima di entrambi, chi per costrizione chi per semplice natura intrinseca.

Così si illudono, anche, di poterla in qualche modo vincere e superare, per quanto l'attrazione di Hyuuga per la rappresentazione umana della stessa sia già di per sé abbastanza morbosa e fin troppo particolare, e il suo avvicinarsi materialmente al proprio superiore insinui una dipendenza che sfiora il macabro, per quello che spiritualmente rappresenta. Così si illudono, perché uno è stato legato alla divinità partendo da una base umana e uno si è abbassato al terreno perdendo un pezzo della propria immortale e divina perfezione; entrambi contaminati, li unisce prima di tutto il senso di mancanza che attanaglia il loro cuore e la loro anima. Non è solitudine, ma qualcosa di simile a un vuoto interiore che colmano in un'umanità stringente e che trattengono a stento.

Ma non serve toccarlo, in effetti, per comunicare con la parte intima che racchiude dentro le viscere – Ayanami lo sa, perché attraverso il controllo dei suoi Black Hawks ha imparato a guardare tutto quello che li riguarda come persone, tra quello che è rimasto, quello che hanno conservato e persino quello che gli hanno donato.

Lo guarda ed è lì, sulla punta delle sue dita, su tutta la superficie della pelle quando si tende e si muove sotto le carezze che dispensa da solo al proprio corpo. Hyuuga non gli stacca gli occhi di dosso, anche se quando abbassa le palpebre riesce perfettamente a immaginare che sia Ayanami quello che lo sta toccando – è stato lui ed è entrato nel suo corpo e nel suo cervello, quindi la sensazione di averlo per sé la conosce e la può ricordare bene, ed è così inebriante e terribile, così soffocante che respira a stento.

Bellissima.

Non ha più gli occhiali sul naso, perché sono tra le dita di lui.

Non ha più i pantaloni addosso, perché si trovano ai suoi piedi da quando se li è tolti, di fretta.

E ha le gambe aperte, e si fa guardare proprio la parte più scandalosa di sé dagli occhi freddi di lui – non per sperare in una qualche reazione fisica, impensabile e assurda, ma per donargli davvero ogni cosa, anche il lato più nero e profondo, l'amore che la Morte non si aspetterebbe proprio di ricevere.

Mastica le punte dei propri capelli neri quando alza il viso esponendo il collo lungo, bianchissimo, preso dal piacere che si sta donando con le mani nude dai guanti. Lo chiama non piano, quasi senza pudore, e continua quello che sta facendo al proprio sesso.

Ayanami gioca con i suoi occhiali e li fa passare da un indice all'altro, si mantiene ben separato dalla sua persona e continua a fissarlo dall'esterno, per quanto i suoi sentimenti e le sue sensazioni lo tocchino in maniera fin troppo percettibile: è la sua espressione, è il suo respiro spezzato, sono le sue mani che implicano voglia nei propri movimenti.

L'interesse particolare che una volta lo ha fatto avvicinare alla sfera umana del creato è stato disperso sotto qualcosa di diverso e più forte, ma non può esimersi dal chiedersi quantomeno perché certe cose accadono – ed è forse il fascino del dubbio, come la delicatezza e la perfezione di un cristallo di ghiaccio che cade come neve, che gli fa distogliere lo sguardo dalla propria immortale indifferenza, e glielo fa posare in quel momento proprio su Hyuuga.

L'uomo lo chiama di nuovo e lui lo guarda in viso, perché gli sembra il caso. Il Black Hawks sorride, come è solito fare, e lo chiama “mio re”, “mio signore”. È vero, Ayanami lo sa, ma sembra che sulle labbra di Hyuuga assuma una sfumatura di significato diversa – tutta umana, ovviamente, perché Hyuuga si rivela uomo specialmente quando è con lui, in quelle occasioni in cui sono soli e in disparte rispetto al resto del mondo.

L'uomo raggiunge l'orgasmo davanti ai suoi occhi, nella rappresentazione più pura della propria essenza: concreta e fisica, sensibile e calda. Ayanami guarda il suo miglior soldato elargirgli uno sguardo carico di sentimento e si lascia accarezzare, in superficie, da tutto quel tepore. A suo modo, è anche piacevole.

Hyuuga si alza dal proprio appoggio, si pulisce e si veste chiacchierando su quanto ha sonno e quanto sarà faticosa la giornata successiva. La necessità di riempire quel vuoto di stasi si confonde con il desiderio di protrarre ancora, almeno un poco, ciò che li unisce.

Si avvicina a lui, come ultimo atto, si inchina di fronte a lui e lascia che gli poggi gli occhiali sul naso con un gesto distratto.

-A domani, mio re.

Lui va via, e Ayanami non stacca gli occhi dalla porta chiusa finché non sente sprofondare nel sonno la sua anima – lontano il corpo, irraggiungibile lo spirito.

   
 
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