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Autore: CBradbury    11/09/2013    2 recensioni
[ Finn x Rachel ]
Tratto dalla storia: - Il mio più grande sogno è sempre stato quello di averti, sin da quando ti ho visto per la prima volta… - confessò la ragazza in un sussurro – e ora che sei qui, che sei mio, la mia più grande paura è quella di perderti –
- E’ lo stesso per me, Rach, lo sai… -
- Sì, lo so… -
Rachel si liberò dall’abbraccio, puntando i suoi occhi color nocciola in quelli di Finn, che avevano una certa luce solo quando il ragazzo stava con lei. Solo quando erano assieme.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nightmare
 



Era una mattina d’estate come tutte le altre, e Finn era intento a seguire attentamente ogni movimento di quella graziosa zanzara che da ore tentava di morderlo. Si annoiava, e non aveva neanche il coraggio e le forze di ucciderla. Se il suo telefono non avesse emesso un “bip” proprio in quel momento, forse si sarebbe addormentato definitivamente sul divano di casa sua, seguendo lo zizzagare di quella minuta bestiolina. Si sporse verso il piccolo tavolino di legno alla sua destra, quello con la gamba tremolante; afferrò il suo cellulare, e sullo schermo apparse il nome “Rachel”, seguito da un cuoricino. Sul viso di Finn tornò il sorriso. Aprì il messaggio con cautela, con la paura che potesse esserci scritto un qualcosa di terribile, e invece davanti ai suoi occhi apparve una semplice frase: “A casa mia, ora”, diceva.
Afferrò stancamente il cappotto e dopo aver estratto le chiavi dalla tasca, le infilò velocemente nella serratura, dirigendosi a grandi falcate verso casa della sua ragazza, che distava qualche isolato. Non se la sentiva di prendere l’auto, quel giorno. Aveva voglia di muoversi un po’, svagarsi, trovare un qualcosa di interessante da fare. Il vento gli andò a carezzare piano il viso, mentre la sua mente era libera da ogni pensiero. Camminava, e tutto quello che lo circondava sembrava in perfetta armonia.
Arrivò sulla soglia della casa di Rachel bussando piano due volte,  ritrovandosi il giovane viso della bruna davanti poco dopo. Un grazioso vestito a pois le fasciava il corpo snello e minuto; indossava anche una collana, un girocollo, per la precisione, del colore del fiocco che le si incrociava proprio dietro la schiena. Finn posò gli occhi sul viso della ragazza, e invece di riscontrare il suo solito sorriso, si imbatté in una Rachel triste, devastata. Se ne stava lì, ferma sulla soglia a guardarlo come se fosse successo il peggio, senza dire una parola. Finn era confuso. Aveva combinato qualcosa? E se fosse, che cosa aveva fatto di male? Il panico si impossessò del suo corpo.
- Che succede? – chiese diretto, porgendosi verso Rachel, e circondandola piano con il suo enorme corpo.
- Vien- vieni dentro… - rispose con voce flebile e tremolante, prendendogli la mano e scortandolo fino in camera sua, senza dire una parola. Salirono gli scalini lentamente, mentre il legno sotto di loro scricchiolava incessantemente, e l’ansia di Finn ad ogni rumore, ogni passo, ogni respiro… aumentava.
Quando finalmente Rachel si posizionò sul suo letto, sedendosi rigida e composta, iniziò a parlare.
- Ho… ho fatto un sogno questa notte, – iniziò Rachel, poggiando lentamente le mani sulle gambe, afferrando l’orlo del vestito nervosamente – e non è stato bello… no, non lo è stato per niente –
Finn continuava ad osservare la sua ragazza, che in quel momento sembrava essere ancora più piccola e indifesa di quanto non lo fosse mai stata. Avrebbe voluto abbracciarla, ma prima doveva sapere.
- Tu- tu… - tentò di spiegare, ma le parole le morirono in gola. Finn si mosse nervoso sulla sedia: odiava vederla così. Odiava che qualunque cosa potesse farle così male. Odiava che non potesse fare nulla.
- Tu morivi, Finn, e io non c’ero… non c’ero e non ho potuto fare nulla per salvarti. Ti prego, dimmi che questo non accadrà mai – lo pregò, asciugandosi una lacrima calda che le divise in due la guancia. Finn si alzò lentamente, avvicinandosi a quella che in quel momento non poteva essere Rachel, no. Rachel era forte, non si abbatteva per nulla. Rachel era coraggiosa, senza paura. Rachel dopo qualunque cosa si rialzava, andando avanti senza esitare. Cosa aveva fatto quel sogno alla sua Rachel? Le circondò il corpo riscaldandola con il proprio, e sussurrandole un “E’ tutto okay, sono qui, non avere paura”, ripetuto all’infinito. Forse, se non avesse mai smesso di dirglielo, lei si sarebbe fermata e avrebbe prima o poi smesso di piangere. Non voleva vederla piangere.
- Sono qui, Rach. Va tutto bene, sono qui e non ti lascio, okay? –
In risposta ricevette una stretta attorno al suo corpo e un debole “Okay” da parte di Rachel, che lo fece sentire un poco meglio. Almeno si rendeva conto che tutto quello che era accaduto, non era vero. Lui era lì, pronto a sostenerla. Non se ne sarebbe mai andato, se questo significava mantenere in vita Rachel Berry. La sua vita, la sua stella.
- Il mio più grande sogno è sempre stato quello di averti, sin da quando ti ho visto per la prima volta… - confessò la ragazza in un sussurro – e ora che sei qui, che sei mio, la mia più grande paura è quella di perderti –
- E’ lo stesso per me, Rach, lo sai… -
- Sì, lo so… -
Rachel si liberò dall’abbraccio, puntando i suoi occhi color nocciola in quelli di Finn, che avevano una certa luce solo quando il ragazzo stava con lei. Solo quando erano assieme.
- Se… se fosse tutto diverso, se noi non fossimo noi e quello che ho sognato fosse reale, Finn, Finn, tu lo faresti senza di me? Vorresti morire senza di me al tuo fianco? –
- No, non vorrei mai morire senza di te, ma se accadesse, per qualsiasi motivo, sappi che saresti l’ultima persona a cui penserei prima di andarmene e la prima a cui penserei in paradiso e poi… poi… - Finn strinse piano la mano di Rachel – ti suonerei una bella canzone da lassù, magari assieme a Mercury o a Michael Jackson, uh? Una serenata celestiale, non trovi? –
Alla mora scappò una piccola risatina, e Finn ne fu soddisfatto. Ecco, ecco la sua ragazza.
- Diamine, sei sempre il solito! –
- Hey, Barbra, io sono quel che sono, è per questo che mi ami! –
- Sì, hai ragione, ti amo perché… perché sei tu -
L’altro sorrise, e Rachel strinse per l’ennesima volta la sua mano.
- E forse è questo che mi terrebbe legato a te. L'amore ci permette di restare in vita anche dopo che ce ne siamo andati, giusto? –
- Oh, sì, credo proprio di sì, Finn… che belle parole! A volte mi domando se sei veramente tu, e se gli alieni non ti abbiano rapito nel sonno o qualcosa del genere… -
A Finn scappò una risata e poi diede una leggera pacca alla sua ragazza, che rispose con un sonoro “Ahi!” e un pizzicotto sulla spalla del suo ragazzo.
- Ti piacerebbe, eh! Ma no, non mi hanno ancora rapito, forse perché non sono abbastanza intelligente o strano, per cui non vale la pena analizzare il mio cervello… -
- Non la penso così… tu- tu sei intelligente e anche un po’ strano, e credo che in altre mille vite saresti sempre uguale. Il solito Finn Hudson, dai mille nomi e le mille facce, ma con le stesse caratteristiche di sempre: alto, strano, con origini canadesi, ispirante cantante e attore, batterista… smettila di sottovalutarti –
- Senza di te, forse non farei altro che sottovalutarmi… -
- Non dovresti –
- Lo so, è per questo che di ringrazio di tutto –
Rachel si sentì importante, dopo quelle parole, davvero importante, e non fu mai più fiera di essere la ragazza di Finn Hudson come in quel momento. Era una persona fantastica, che purtroppo solo poche persone avevano la possibilità di conoscere per davvero. Un grande ragazzo, con tanto ancora da offrire al mondo. E lei gli sarebbe stata accanto, senza mai dubitare che ce l’avrebbe fatta a diventare qualcuno. Ce l’avrebbe fatta ad essere una stella, proprio come lei, e avrebbero brillato fianco a fianco, assieme. E non importa se un giorno le cose sarebbero andate storte; non importa se un giorno qualcuno o qualcosa gli avrebbe divisi. Non importa se persino la morte avrebbe intoppato il loro cammino assieme. Il loro amore sarebbe sempre stato più forte, e avrebbe permesso al loro ricordo di rimanere in vita, per sempre.










 

Angolinoinoino!
 

Ho scritto questa piccola fic il giorno in cui Cory è venuto a mancare. E' stato tremeno, e credo che la maggior parte del fandom di Glee faccia tuttora fatica ad assimilare l'accaduto. Ancora sto male al pensiero, perché era un ottimo attore ed un'ottima persona, che non meritava di morire così giovane. La sera stessa in cui è mancato, ho deciso di buttare giù due righe, e mi è uscito... questo. Non l'ho riletto né tantomento modificato, e chiedo perdono se ci sono degli errori. Volevo mantenere il testo originale, quello che ho scritto in balìa della tristezza e del dispiacere. Non ho mai scritto sulla Finchel, e non saprei se alla fine, in queste poche righe, Finn e Rachel risultano IC. Lo spero, e se non lo fosse, chiedo ancora volta scusa.
Un bacione e alla prossima! :)

 
 
  
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