KATE,
WASHINGTON.
E’ impressionante quanto le
persone si leghino a degli
oggetti, a quanto sia difficile staccarsi da questi poiché
legati a particolari
ricordi della propria vita. Una collana, una sciarpa, un libro o
persino un cd.
La collana che le aveva regalato lui,
la sua sciarpa, che
quando annusava poteva ancora sentire il suo profumo, il suo libro,
quello
dedicato a lei e quel cd che conteneva tutte le loro canzoni.
Era passato un anno da quando Rick le
aveva fatto la
proposta di matrimonio e un anno da quando lei aveva rifiutato; ancora
non
riusciva spiegarsi il perché, in fondo le era stato
più facile scappare
piuttosto che affrontare le difficoltà a cui sarebbero
andati incontro.
Lei ormai era determinata ad andare a
Washington e lui era a
New York, sarebbe stato tutto troppo complicato. Ma ora stava
dannatamente
male, gli mancava, e lei ormai era tornata la solita Kate, quella che
si concentrava
solamente sul lavoro, ma non ne poteva più, voleva tornare
alla sua vecchia
vita, al distretto con Ryan e Espo, le mancavano le chiacchierate con
Lanie, le
mancava suo padre e soprattutto le mancava Castle; il suo esserle
sempre
attorno, quando la aiutava nei casi inventandosi assurde teorie che la
facevano
divertire, ma soprattutto le mancava il modo in cui la amava.
Era ora di tornare, certo avrebbe
perso la sua occasione
lavorativa più importante ma avrebbe ritrovato
l’amore e l’amicizia.
Ormai aveva deciso, avrebbe dato le
dimissioni e sarebbe
tornata nella Grande Mela la settimana seguente.
Era determinata, più che
mai.
RICHARD, NYC.
Era passato molto tempo ma le
cicatrici dello scrittore
erano ancora ferite aperte molto dorose.
Ancora non era riuscito a superare il
rifiuto di Kate, l’aveva
amata così tanto in quegli anni e con una proposta aveva
rovinato tutto, non si
dava pace.
“In
fondo non è colpa
tua” si ripeteva, ma nemmeno lui ci credeva davvero.
Avrebbe voluto fargli vedere quanto
soffriva, sbatterle in
faccia tutto il dolore che stava provando e non faceva altro che
chiedersi se
anche lei soffriva. Magari sì o magari l’aveva
già dimenticato trovandosi un
altro.
Non poteva saperlo.
O forse nemmeno lo voleva. La
verità fa male.
Se l’avesse rivista nemmeno
sapeva se sarebbe riuscito a
perdonarla.
KATE, NYC.
Era da poco atterrata al JFK e
già era molto agitata;
innanzitutto sarebbe andata nella sua vecchia casa, che non aveva dato
in
affitto per i possibili ritorni.
Dopo un’ora
arrivò al suo vecchio appartamento, ancora là
come l’aveva lasciato; lo stesso odore, i soliti vecchi
mobili, la solita
cucina, il solito divano e il solito letto.
Le ricordava tutto Castle. Ogni
singola parte; vedendo quei
luoghi così famigliari riaffiorarono ricordi che ormai
cercava di dimenticare,
alle cene con Rick, ai film che avevano visto su quel divano e a tutto
volte in
cui avevano fatto l’amore in quel letto.
Decise di uscire subito per
schiarirsi le idee e fare ordine
mentale, così andò a casa del padre.
“Ciao
papà” esclamò quando Jim le
aprì la porta.
“Katie! Cosa ci fai qui?
Sono così felice di vederti!” le
disse abbracciandola forte.
“Vorrei vedere Rick, non
appena troverò il coraggio. E mi
sono dimessa, voglio ricominciare al distretto” rispose la
donna.
Il padre quindi la fece entrare in
casa e passarono un
pomeriggio insieme, cosa che ormai
non
facevano da tempo; parlarono del più e del meno, di Rick e
ancora del più e del
meno.
Prima di commettere errori con lo
scrittore voleva parlare
con la sua fidata amica Lanie, così decise di chiamarla.
“Ehi tesoro! Come va in
quel di Washington?” rispose lei
felice.
“Va tutto bene Lanie ma..
Non sono a Washington!” disse.
“Come no?”.
“Sono a NY”
“Oh mio dio! Cosa aspettavi
a dirmelo! Devo assolutamente
dirlo a Javi, sarà così felice!”
“Frena, frena! Non dirlo a
nessuno, ti spiegherò bene a
voce, ti va di venire da me stasera?”
“Certo tesoro!”
“Bene a dopo” e
così dicendo la detective concluse la
telefonata.
Alle otto in punto Lanie
suonò alla porta di Kate
felicissima di vederla; la accolse con un grosso abbraccio e un bacio
sulla
guancia.
“Mi sembra di non vederti
da un secolo tesoro” disse l’anatomopatologa.
“Anche a me! Come stai,
tutto bene con Espo?” chiese lei.
“Tutto splendidamente,
finalmente stiamo bene”
“Sono molto felice! Ora
tonerò al distretto a lavorare, non
vedo l’ora di dirlo agli altri”.
“Saranno felicissimi! E lo
sono anche io!”
“Grazie” rispose
Kate con un sorriso raggiante.
“Ora Kate, tasto dolente..
Rick sa che sei qui?” chiese lei
con sguardo interrogativo.
“No. Ma io sono tornata
solo per lui, sento troppo la sua
mancanza” rispose.
“Innanzitutto mi ritengo
molto offesa – disse l’amica
ridacchiando – solo per lui eh? Questa me la segno detective!
Comunque, scherzi
a parte, cosa pensi di fare?”
“Vorrei andare da lui
domani, ma non so come potrebbe
prenderla”.
“Fai bene, è
l’unica soluzione. Ti perdonerà vedrai, ci
vorrà del tempo, ma lo farà. Ti ama
ancora”.
“Anche io Lanie, anche io
lo amo ancora”.
“Allora va’ e
riprenditelo”.
Il giorno seguente era il gran giorno. Sarebbe andata da Castle verso
le
undici.
L’ansia, come previsto, era
molta e le domande erano
altrettante; come avrebbe reagito? L’avrebbe perdonata?
L’avrebbe respinta per sempre?
Lo avrebbe scoperto fra poco visto
che ormai si trovava davanti
al suo palazzo, prese l’ascensore, salì e
bussò alla porta.
Come aveva previsto arrivò
lui ad aprire. L’espressione che
aveva in volto appena la vide era un misto tra il confuso,
l’arrabbiato, il
felice e il sorpreso, ma non ci fece più di tanto caso, si
era già persa nei
suoi bellissimi occhi blu.
“Beckett?” esclamò.
Canzone: The scientist - Coldplay; http://www.youtube.com/watch?v=RB-RcX5DS5AANGOLINO AUTRICE.
Ovviamente spero non sia questa la risposta, ma boh mi andava di essere tragica hahaha.
Vi avviso che (a meno che non sia colpita da una grande ispirazione) ci saranno ancora 2 o tre capitoli e basta.
Ah per ogni capitolo abbinerò una canzone:)
Detto ciò spero vi piaccia, recensite se vi va!
Baci, al porossimo capitolo:) xx