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Autore: Deb    13/09/2013    0 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Così sia
Capitolo XVI


Arthur, ogni volta che andava in perlustrazione, teneva con forza l'elsa della spada ed avrebbe attaccato se fosse stato necessario.
La verità era che, però, non c'era più bisogno di lui. Merlin poteva usare la magia e avrebbe allontanato quei brigati con un semplicissimo incantesimo.
Arthur, oramai, si sentiva inutile.
Certo, prendeva le decisioni più importanti, come quelle dell'amministrazione del regno, quante tasse far pagare ai propri sudditi, decidere del destino di criminali, ma non aveva più mosso un muscolo.
Continuava ad allenarsi, ma che senso aveva se, ogni volta che si trovava un nemico davanti, il suo fido valletto gli si poneva davanti e lo difendeva con la magia?
Arthur era una persona importante, era il sovrano ed era anche giusto che avesse cavalieri pronti a dare la vita per lui, se fosse stato in pericolo, ma Merlin stava esagerando.
Era grato per la sua bontà, per la sua dedizione, ma Arthur non era certo interdetto, sapeva prendere le proprie decisioni e soprattutto sapeva difendersi, come sapeva che si era rammollito nei confronti del proprio consigliere.
Gli permetteva tutto. Gli aveva perfino permesso di tenere un drago nella radura a ridosso di Camelot!
Doveva cominciare seriamente a pensare di mettere dei paletti tra di loro e magari spostarlo di stanza, così da fargli notare una netta lontananza.
«A cosa state pensando, mio signore?» Chiese l'oggetto dei suoi pensieri appoggiando sul tavolo un vassoio pieno di cibarie.
Arthur lo osservò per un attimo, «a nulla. Vai a chiamare Guinevere, per favore».
Aveva mentito, ma non era quello il momento per discutere delle sue perplessità. Aveva fame e voleva gustarsi un buon pasto in compagnia di sua moglie. Avrebbe pensato dopo a Merlin, forse.
Come se non fosse abbastanza, Gwen continuava a tenergli il muso e non era riuscito a farle cambiare idea.
Solo in quel momento aveva compreso quanto Guinevere avesse ragione, non poteva continuare a fare affidamento sempre e solo su Merlin quando era veramente sposato con la donna che amava.
Lei doveva venire per prima, non uno stupido consigliere e valletto personale.
Finalmente Arthur aveva ritrovato la ragione; ci aveva messo un po', ma era finito il tempo di essere grato a Merlin per ciò che aveva fatto. Lo sarebbe sempre stato, ovviamente, ma non poteva continuare a tenerlo al di sopra degli altri.
Era normale che il suo popolo avesse cominciato a parlare di loro due. Ora che Arthur vedeva le cose con chiarezza, aveva compreso che lui stesso aveva sbagliato a dar troppa importanza a Merlin.
Allo stesso tempo, però, non voleva allontanarlo troppo. Era un membro importante del suo consiglio e comprendeva quanto in passato – e sicuramente in futuro – avrebbe fatto per lui e per il regno.
Si ridestò dai suoi pensieri quando sentì dei passi pesanti fuori dalla sua porta, qualcuno stava correndo.
«Sire!»
Arthur osservò l'amico, aveva il fiatone e le guance gli si erano colorate di rosa per la corsa, «che succede? Dov'è Gwen?»
«Non c'è, Sire. Nessuno l'ha vista da stamattina».
Merlin teneva le braccia sopra le ginocchia, tentando di riprendere fiato.
Arthur scattò in piedi e si avvicinò a lui, «dov'è la valletta di Guinevere?»
Lo stregone negò con la testa. Aveva lo sguardo cupo, quasi sicuramente si stava incolpando della scomparsa, come succedeva di solito.
«Dobbiamo trovarla».

Avevano controllato più volte tutto il castello, ma di Guinevere non v'era traccia. Era ovvio, non potevano certamente nasconderla lì.
Anche la valletta di Guinevere, di cui Arthur non ricordava nemmeno il nome, era scomparsa. Non poteva dire con assoluta certezza, però, che fosse lei la rapitrice. In fin dei conti potevano aver portato via pure lei cosicché non desse la notizia della sparizione della regina.
Stava tornando nella sala del trono quando vide Merlin andare nella direzione opposta, verso l'uscita del castello.
«Dove vai, Merlin?», chiese girandosi verso di lui.
«Da Aithusa, Sire», rispose con affanno. Sicuramente l'aveva cercata in lungo ed in largo.
«Non è tempo di andare a giocare con il drago, idiota», esclamò con fermezza, un po' deluso dal comportamento dell'amico.
«Non vado a giocare, voglio chiederle di perlustrare il regno in volo. Magari trova un accampamento nel quale la regina viene tenuta prigioniera», si giustificò.
«Ah, d'accordo», era stato preso in contropiede, Arthur. Non aveva pensato che quel drago potesse essere così d'aiuto. «Muoviti», aggiunse poi come se l'idea fosse stata sua, come se dovesse avere per forza l'ultima parola.
Merlin sorrise, «corro».

Arthur attendeva trepidante il ritorno del proprio consigliere. Era seduto sul suo trono, il pugno appoggiato al mento e batteva con ritmo un piede a terra per sconfiggere la tensione.
E se il drago non avesse trovato nulla? Cosa avrebbe dovuto fare? Sicuramente avrebbe cominciato la ricerca personalmente, avrebbe girato tutta Albion, fino allo sfinimento. L'avrebbe trovata e riportata a casa.
Quanta paura poteva provare Guinevere in quel momento? Tanta, probabilmente, e lui non era con lei a tenerle la mano.
No, era stato troppo testardo e aveva deciso di non rivolgerle parola fino a quando Gwen stessa non fosse tornata da lui a chiedergli scusa per le insinuazioni che aveva fatto nei giorni precedenti.
Era colpa sua, era sempre colpa sua. Non riusciva mai a prendere una decisione sensata, sbagliava sempre tutto, perfino con la donna che amava.
Arthur scattò in piedi, quando vide Merlin rientrare.
«Dobbiamo andare», affermò serio.
Per quella spedizione aveva deciso di portare con sé, oltre Merlin, i nuovi cavalieri, Leon e Percival. Ormai erano una squadra ed erano in sintonia.
«Siete pronti? Ci sarà da combattere», disse il re sbattendo i talloni sul cavallo che cominciò a camminare, seguito dagli altri.
«Siamo pronti a tutto», parlò Logan, affiancandosi al cavallo di Itys.
«Mio signore, dobbiamo seguire Aithusa», spiegò Merlin, indicando il cielo verso la sagoma del drago bianco.
«A qualcosa è utile, allora», ammise Leon che non aveva mai visto di buon grado l'arrivo della creatura. Sperava che venisse ucciso, come Arthur aveva ucciso il drago che Uther teneva prigioniero nelle segrete. Non aveva mai avuto il coraggio di dire la verità, di ammettere di aver incontrato quel grande drago e che esso stesso gli aveva forgiato la spada che portava sempre con sé.
«Aithusa non è cattiva, Leon», ogni volta che si parlava del drago, Merlin si sentiva chiamato in causa. Arthur non comprendeva perché volesse difenderlo a tutti i costi. Certo, in quel momento li stava davvero aiutando, quindi scacciò quel pensiero dalla testa. Doveva raggiungere Guinevere, non poteva farsi distrarre da altro.
Quando Aithusa atterrò sul terreno si fermarono tutti.
Avevano cavalcato per più di due ore ed Arthur voleva ardentemente credere di essere finalmente arrivato da sua moglie.
Il drago mosse la testa, più volte, verso l'interno del bosco che si trovava davanti a loro.
«Dobbiamo proseguire», affermò Merlin piazzandosi davanti a tutti, «grazie, Aithusa».
Il drago emise un sibilo e si fece accarezzare la nuca da Merlin, poi si alzò nuovamente verso il cielo e riprese la strada verso Camelot, verso la radura che era diventata casa sua.
«Non ci ha indicato il punto esatto», esclamò Leon, indignato.
«Non poteva certo atterrare in un bosco, sopra ai nostri nemici, Leon».
«Basta! Merlin, Leon, finitela ed andiamo», Arthur cominciava a perdere la pazienza. Da quando aveva acconsentito a Merlin di tenere il drago, qualcosa tra quest'ultimo e Leon si era spezzato. Si mandavano continuamente frecciatine, anche pesanti e Leon parlava continuamente male del drago così da far indispettire Merlin.
Era una situazione che Arthur cominciava a sopportare sempre meno.

Avevano lasciato i cavalli fuori dal bosco addentrandosi al suo interno a piedi.
Arthur voleva a tutti i costi prendere quei bastardi di sorpresa.
Quando sentì odore di bruciato, Arthur comprese di essere vicino a Gwen.
Lui e gli altri cavalieri accerchiarono l'accampamento e rimasero per alcuni istanti in attesa, studiando il terreno nel quale dovevano muoversi.
«Ora!» urlò Arthur cominciando a correre.
«Fermi, o la uccidiamo», un uomo sulla quarantina e ben piazzato aveva circondato il busto di Guinevere che non versava nemmeno una lacrima.
Si bloccarono tutti, l'effetto sorpresa era saltato ed Arthur non comprendeva cosa fosse andato storto. Che Aithusa in qualche modo fosse riuscita a comunicargli del loro arrivo?
«Perché?» Domandò soltanto Arthur rilassandosi in modo tale da non sembrare minaccioso o pronto a difendersi.
Sgranò gli occhi quando dalla tenda uscì il suo ultimo valletto.
«Lanhus?»
«Perché la magia è malvagia», affermò con voce ferma, come mai l'aveva avuta.

---


Ci siamo… il prossimo sarà l’ultimo! T_T
Eccoci con il penultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto :3
Vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo, sono le righe iniziali dell’ultimo capitolo…
Baci
Deb

Spoiler prossimo capitolo:
Arthur deglutì e, con una mano, ordinò a tutti i suoi uomini di non muoversi, di non attaccare.
«Perché odi così tanto la magia, Lanhus?» Chiese. Gli dispiaceva che avesse deciso di compiere un'azione così malvagia soltanto per un motivo così futile.
Forse aveva avuto una brutta esperienza con la magia, ma ciò non significava che poteva rapire la regina.
«La magia ha ucciso mia madre, mio signore», ammise con le lacrime agli occhi, «io ci ho provato, davvero. Ho provato a starvi vicino, vi stimo, ma voi avete riportato la magia in questo regno e facendolo lo porterete alla rovina».

   
 
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