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Autore: Feel Good Inc    20/03/2008    6 recensioni
"Se potessi andare indietro forse non vivrei questo momento di spavento / E scusa se ti chiamo ancora Amore, ma è più forte di me..."
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa mia nuova storia su “Card Captor Sakura” è dedicata ad Evans Lily, che non solo mi ha inserito tra i suoi autori preferiti e mi recensisce puntualmente, ma è stata anche tanto gentile da raccontarmi l’ultimo episodio di questo anime… Grazie, Lily,

Questa mia nuova storia su “Card Captor Sakura” è dedicata ad Evans Lily, che non solo mi ha inserito tra i suoi autori preferiti e mi recensisce puntualmente, ma è stata anche tanto gentile da raccontarmi l’ultimo episodio di questo anime…! Grazie, Lily, anche per la tua proposta… Spero di potermi mettere presto in contatto con te… Questa storia è tutta per te, spero di non deluderti!

La canzone è di Massimo Di Cataldo, risale al Festivalbar 2005, e personalmente io la adoro.

Buona lettura a tutti…

 

 

Scusa se ti chiamo Amore

 

 

Sono cinque anni che non metto piede in questo posto.

Credevo che sarebbe stato più difficile. Invece sono qui, e credo di essere anche contento di essere tornato. Più o meno.

Non potevo mancare. Un premio come quello che ha vinto Tomoyo non è cosa da poco. È diventata la più giovane pianista prodigio degli ultimi trent’anni, o qualcosa del genere. E quando mi ha telefonato per dirmi che sarebbe stata felice se io fossi venuto alla sua festa, non me la sono sentita di dirle di no.

Anche se ancora adesso continuo a tremare e a cercare di nasconderlo.

Perché già so che stasera ti rivedrò…

Suono il campanello con circospezione. Dall’interno della villa di Tomoyo proviene della musica intervallata da chiacchiere e risate. Devono esserci tutti i miei ex compagni di classe, lì dentro. Sarà strano rivederli dopo così tanto tempo. E soprattutto sarà strano rivedere te…

Non faccio in tempo a chiedermi come reagirai quando mi vedrai, che la porta si spalanca.

«Li!» Tomoyo mi si getta praticamente addosso, con uno svolazzo del lungo vestito. «Che bello rivederti! Mi sei mancato tantissimo! Com’è andato il volo?»

«Bene.» Sorrido mentre la scosto gentilmente. «Meiling non è potuta venire, ma ti manda i suoi saluti e i suoi auguri. Insieme ai miei. Sono fiero di te, Tomoyo.»

Lei ride allegramente mentre mi prende sottobraccio.

«Dai, vieni, è ora di rivedere un po’ di gente.»

Mi trascina dentro, chiudendomi la porta alle spalle. Io mi lascio trasportare. In questo momento mi rendo finalmente, pienamente, drasticamente conto che sto per rivedere la persona più importante della mia vita. E Tomoyo lo sa, accidenti a lei, che dentro sono in tumulto. Ma nonostante questo, anzi forse proprio per questo, con decisione mi porta proprio lì dove si immagina che io voglia andare.

Ma io non so se sono pronto. Non so più niente.

È passato tanto tempo, ma non sono mai riuscito a dimenticare…

Poi ti vedo, e tutto e tutti sembrano fermarsi, come immagini riflesse sospese nell’acqua della memoria.

Sei seduta accanto al caminetto. Ti guardo come se fossi un’apparizione. Sei cresciuta, ma non sei cambiata. Solo, sei ancora più bella di quanto ricordassi. Con quei tuoi occhi verdi che ogni volta mi fanno morire un po’ di più. È ancora così, non è cambiato niente.

E poi tu ti volti e mi vedi.

Siamo qui a guardarci, a pochi passi di distanza, ma nello stesso tempo ai due poli di un pianeta, agli estremi di un oceano e di tutto il tempo che è passato.

Tomoyo si defila alle mie spalle. Lei sa, lei ha sempre saputo. Sa che adesso tocca a noi.

Siamo soli noi due, e all’improvviso tu mi sorridi e mi corri incontro.

 

 

Ciao, che coincidenza, tu

In questa stanza a casa di amici

Cosa mi dici?

 

 

«Bentornato!»

Rimango talmente sorpreso dal tuo abbraccio che inizialmente non riesco nemmeno a ricambiarlo. Alla fine alzo lentamente le braccia e ti stringo a me.

«Ciao, Sakura.»

È l’unica cosa che riesco a dire, ma in realtà nella mia mente si agitano mille parole, che come al solito non verranno mai allo scoperto. Sì, è tutto come allora.

Non hai idea di quanto mi sei mancata…

Ti allontani da me sorridendo.

«Allora, che novità dalla Cina?»

Scrollo le spalle. Mi sforzo di cercare qualcosa da dire, e di impedire a queste maledette gambe di tremare come gelatina.

«Niente di nuovo.»

«Aspetta, vieni con me che ci raccontiamo tutto.»

Mi prendi una mano nella tua e mi guidi verso il divano accanto al camino. Il tuo tocco sulla pelle mi stordisce, è carico di ricordi, e di cose lasciate in sospeso. Ti guardo. Come fai ad essere così naturale? Non pensi a come ci siamo lasciati all’aeroporto cinque anni fa? Non pensi ai silenzi rimasti vuoti tra noi? Non provi nemmeno un po’ dell’imbarazzo che provo io?

Sei incredibile, Sakura.

Sei più bella di prima…

Ti siedi sul divano e, tenendo ancora la mia mano, lasci cadere a sedere anche me. Scoppi a ridere.

«Accidenti, sono veramente contenta di vederti, sai? Mi sei mancato. Qui le cose si sono fatte tremendamente noiose, da quando te ne sei andato. Pensare che una volta ci lamentavamo dei casini in cui ci mettevano le Carte di Clow! Adesso è tutto così vuoto… Nel complesso va tutto bene, ma sai com’è… È come se mancasse qualcosa, come se fosse venuta a mancare una parte della nostra vita.»

Non dirlo a me…

Sono cinque anni che ci penso…

 

 

Va be’, va meglio pure a me

Può darsi non sia stato uno sbaglio

Aver dato un taglio con te

E non vederci più, non sentirci più

 

 

«Beh, sai, anche a me va così. Cioè, niente di che. Niente più Carte, niente più battaglie, niente di niente.»

E soprattutto niente te…

Ma questo non riuscirei a dirtelo.

Tu ti lanci nella conversazione, anche se non ci stiamo dicendo nulla, non stiamo parlando davvero. Sono le solite chiacchiere, le solite parole insulse e vuote di quando per tanto tempo c’è stato un silenzio totale.

Non riesco a smettere di guardarti. Sembri incredibilmente a tuo agio. Sembri non ricordare che il motivo della mia partenza di cinque anni fa era la fuga dai miei sentimenti per te. Sembri non ricordare nemmeno che ti amavo. E sembri non sapere che ti amo ancora… da morire…

Ma come fai?

Vorrei tanto essere come te.

Chissà, forse è servito davvero a qualcosa andarmene così, di punto in bianco. Se non altro, ora tu non mi eviti, non sei imbarazzata nel guardarmi, sei naturale come eri prima di quel giorno in cui ho deciso di rivelarti tutto e rischiare di perdere la tua amicizia. Forse questo era davvero l’unico modo per evitarti di soffrire. Forse la lontananza, il silenzio totale, il tempo in cui siamo stati praticamente degli estranei sono davvero serviti.

Perché tu non sembri affatto stare male mentre mi parli e mi guardi e mi sorridi e sei felice di vedermi.

O forse sei solo brava a fingere.

 

 

E adesso guarda tu, mentre ridiamo insieme

 

 

Mi parli di ciò che è successo, della scuola che ormai è finita, di chi ha fatto cosa. Mi parli di Tomoyo che sta diventando sempre più famosa, di tuo padre, di tuo fratello che ha dei problemi seri a relazionarsi con le ragazze e non si decide a costruirsi una famiglia, perché continua a fare lo sbruffone. Non faccio fatica a crederlo. Scoppi a ridere più volte mentre me ne parli, strappando anche a me delle risate. Sì, me lo ricordo bene, tuo fratello. Quanto lo odiavo. Non siamo mai andati d’accordo. Col senno di poi, immagino che la mia fosse solo gelosia, perché lui aveva tutto ciò che io avrei desiderato, lui poteva stare ogni giorno con te…

È così strano. Se ripenso a come ci siamo lasciati… Alla mia paura di averti persa per sempre… Alla consapevolezza che niente sarebbe stato mai più come prima tra noi due…

Chi l’avrebbe detto, che un giorno ci saremmo ritrovati qui a ridere come se non fosse successo nulla?

 

 

Scusa se ti chiamo Amore

Sei la sola parte di me che non so dimenticare

Scusami se ho commesso io l’errore

Di amare te molto più di me

 

 

Però non è così. Non è affatto come se non fosse successo nulla. Perché io mi sento come allora, perché il mio imbarazzo e il mio nervosismo sono ancora tangibili, perché in realtà è successo molto, da quando ti conosco.

Io ti amo ancora. E non posso non pensare che tu lo sai.

Ho cercato di dimenticarti in tutti i modi. Mi sono detto che standoti lontano ed evitando ogni contatto con te, telefonate, lettere e qualsiasi altra cosa, mi sarei potuto illudere di non aver mai provato per te quel sentimento così forte che sento ancora. Ci ho provato davvero, ma non potevo, non potevo dimenticare.

È solo per te che ho iniziato ad amare. Per te sono cambiato.

Come potevo davvero dimenticare tutto?

So che è sbagliato, che lo è sempre stato, eppure non posso impedirmi di amarti, di metterti al primo posto, di pensare sempre a te prima che a tutto il resto, me compreso.

Per questo adesso invidio la tua allegria. Tu continui a far finta di niente, e io darei qualsiasi cosa per poter essere come te, e per riuscire a non farti vedere quanto ancora il solo starti vicino mi manda in confusione.

 

 

Ehi, mi sei mancata, dai

Non sei cambiata, verso da bere

Nel tuo bicchiere, cin cin

 

 

Certo che ne è passato di tempo. Mi è sembrata una vita. Ed è stata così dura senza di te…

«Scusa, Li, puoi passarmi quella bottiglia?»

Mi scuoto dai miei pensieri, e mi accorgo improvvisamente che hai un bicchiere tra le dita, e che mi indichi un carrello di bibite accanto al divano. Mi sporgo ad afferrare la bottiglia e poi mi volto di nuovo verso di te.

«Lascia, faccio io…»

Le nostre mani si sfiorano mentre ti prendo delicatamente il bicchiere dalle dita. Mi sento arrossire e abbasso subito lo sguardo, accompagnando il gesto con cui ti riempio il bicchiere.

«Ehi, hai avuto modo di diventare un gentiluomo, laggiù…»

Ridi di nuovo mentre riprendi il bicchiere dalla mia mano. Poi ti sporgi su di me, appoggiandoti con una mano sul mio ginocchio, verso il carrello delle bevande. Oddio, sei troppo vicina, che stai facendo? Vuoi farmi evaporare? Sbircio il tuo viso così vicino al mio, ma tu non mi guardi, sei intenta in qualcos’altro. Quando ti ritrai sul tuo posto, mi mostri un secondo bicchiere.

«Dai, riempi anche questo. Facciamo un brindisi.»

Incrocio di nuovo il tuo sguardo e cerco di indovinare se sono davvero arrossito così come mi sembra.

«A cosa?»

«A noi. Al fatto che ci siamo ritrovati.»

 

 

È tutto come un film

Non mi aspettavo proprio stasera

Quest’atmosfera con te

Che non vedevo più e non sentivo più

 

 

Mando giù in un unico sorso. Faccio appena in tempo a posare il bicchiere sul piano del basso tavolino da salotto; tu ti alzi e mi prendi entrambe le mani, tirandomi a te.

«Vieni, andiamo un po’ fuori. Qui dentro è un casino.»

Quando mi alzo, mi ritrovo a meno di un passo da te. Il cuore mi salta nel petto. Tu sei sempre tranquilla, mi guardi di sotto in su e sorridi al mio impaccio. Poi ti volti e di nuovo mi lascio condurre da te.

Attraversiamo la sala gremita di vecchi compagni di scuola. Qualcuno si volta a guardarmi.

«Ehi, ma tu sei Li Shaoran!»

«Quando sei tornato, amico?»

«Lasciatelo in pace», ridi tu. «Per un po’ lo tengo io, poi ve lo riporto al centro dell’attenzione, va bene?»

A me va benissimo…

Quando arriviamo in giardino, mi sembra di vivere in un sogno.

Restiamo qui sotto la luce della luna, mentre intorno a noi si spandono profumi di fiori e schizzi di fontane.

Sembra quasi irreale, una favola, un film, un miraggio. Non riesco a credere di essere qui con te a guardare un posto così bello in una notte così nostra.

 

 

Da quanto tempo tu non tieni le mie mani

 

 

All’improvviso mi accorgo che mi tieni ancora per mano. Ora non c’è più nessuno, e siamo qui, e potresti anche lasciarmi andare, però non lo fai. Ti guardo, cerco nel tuo volto un riflesso dei tuoi pensieri, ma tu resti impenetrabile nel tuo sorriso e nel tuo sguardo che riflette le stelle.

«Li, voglio dirti una cosa. Forse non te l’ho fatto davvero capire, ma… Mi sei mancato davvero tanto…»

Prima che io possa reagire in qualunque modo, ti avvicini e mi abbracci. Di nuovo, lo stesso batticuore, lo stesso vuoto allo stomaco, lo stesso calore sul viso e la stessa emozione di sempre.

Sollevo le mani, ti sfioro i fianchi, poi fermo una mano alla tua vita e porto l’altra tra i tuoi capelli.

Quanto vorrei che questo abbraccio avesse un significato diverso…

 

 

Scusa se ti chiamo Amore

Sei la sola parte di me che non so dimenticare

Scusami se ho commesso io l’errore

Di amare te come non si può più fare

Come in una favola che ora non so più inventare

Ma sento che sto facendo già l’errore

Di amare te molto più di me

 

 

Vorrei avere il coraggio di dirtelo adesso, di approfittare del fatto che non ci stiamo guardando negli occhi, e dirti che in tutti questi anni ti ho pensata sempre, che ti ho avuta sempre nel cuore, perché tu sei parte integrante della mia vita, perché come uno stupido mi sono innamorato di te alla follia. E vorrei dirti che nonostante tutto ho continuato a sognarti, a sognare di noi, anche se me n’ero andato per togliermi il tuo pensiero dalla testa, anche se sapevo che era tutto sbagliato.

Vorrei dirti tutto quello che non ho saputo dirti cinque anni fa.

Ma poi mi ricordo la tua espressione, dopo che sono riuscito a dirti quel “Ti amo” che mi portavo dentro da sempre, rivedo la tua confusione, e mi ripeto che sarebbe inutile parlarti di nuovo adesso, perché tu non mi amavi e continui a non amarmi.

Altrimenti ora non sarebbe così facile per te stare qui tra le mie braccia.

Altrimenti saresti nervosa come me.

Altrimenti non ci sarebbero stati questi cinque anni di vuoto.

 

 

Se potessi andare indietro forse non vivrei questo momento di spavento

E scusa se ti chiamo ancora Amore, ma è più forte di me

 

 

Tu ti scosti, resti aggrappata a me, mi guardi sorpresa.

«Li… Ma stai piangendo?...»

Non me ne sono nemmeno reso conto… E invece adesso mi ritrovo la vista annebbiata dalle lacrime.

Non credevo di saper ancora piangere.

L’abbraccio si scioglie mentre tu ti ritrai di un passo, improvvisamente a disagio.

«Va tutto bene?»

«No. Non va tutto bene.» Ora sento di poterlo fare, sento che ho le parole. E non mi fermo più. «Sakura, ci stiamo prendendo in giro a vicenda. Ci stiamo comportando come due normalissimi amici che si ritrovano dopo tanto tempo, ma tu lo sai che noi non siamo così, che ci sono troppe cose nascoste in questi cinque anni. Come fai a continuare così? Io mi sento a pezzi. Forse è perché so che è colpa mia, forse mi rendo conto che se cinque anni fa non ti avessi detto… Beh, quelle parole… Insomma, forse ora non ci sarebbe questa tensione in me. Non avrei avuto paura di rivederti. Fatto sta che ho paura, ho paura di come mi guardi, e soprattutto ho paura del modo in cui ci stiamo riavvicinando. Perché non sei sincera, Sakura? Perché non manifesti i tuoi veri sentimenti? Non puoi essere così tranquilla, non puoi essere così indifferente a quello che è successo. Quindi parla, accidenti, mostrami qualcosa, sii te stessa, ma smettila di fingere. Mi fai troppo male. Ti prego…» Improvvisamente mi dico che il mio discorso è stato troppo confuso, che probabilmente non sono riuscito a farti capire ciò che provo davvero, ancora una volta, proprio come quando ti amavo nascosto nell’ombra. «Ti prego, smettila di fingere.»

Tu resti immobile, il viso in penombra. Ma appena abbassi lentamente la testa, e la luna colpisce in modo diverso il tuo viso, posso vedere le lacrime brillare sulle tue guance.

Oh, no, non volevo… Non avevo intenzione di farti male…

Vorrei avvicinarmi a te e asciugare quelle lacrime, ma forse peggiorerei le cose. Così ancora una volta resto a guardare dal di fuori, ad aspettare la tua reazione. E aspettare è sempre peggio…

Poi tu inizi a parlare piano, in un sussurro, senza guardarmi.

«Scusami. Hai ragione, sto solo fingendo. È solo che… Oh, Li, è così difficile. Io…»

No. Basta, non ho bisogno di ascoltare altro. È ovvio che anche per te non è cambiato nulla. Io ho continuato ad amarti, e tu hai continuato a non amarmi. E stasera avresti voluto evitarmi di soffrire. Però non potevi sapere che avrei sofferto lo stesso, in un modo o nell’altro.

«Sakura, non dire niente, non importa…»

«No, Li, devo dirtelo, devo farti sapere…» Alzi di nuovo lo sguardo, ti fai più vicina. «Quando sei partito, io… Io mi sono sentita come se avessi perso tutto. Ed era così, avevo perso tutto, perché avevo perso te. Solo che ancora non avevo capito quel tutto che tu eri per me.» Un altro passo verso di me. «C’è voluto tutto questo vuoto e tutto questo tempo per farmi capire quanto tenessi a te, quanto fossi importante nella mia vita…» Un altro passo, e ora ti sento respirare, e il cuore ormai batte a mille. «Li, sono stata così stupida, così stupida… Ti ho fatto soffrire tanto… Potrai mai perdonarmi?»

Sorrido lievemente mentre mi dico che ormai posso aggiungere solo quelle due parole.

«Quando ami perdoni tutto. E io ti amo come sempre…»

 

 

Scusami se non mi posso perdonare

Di amare te come non si può più fare

Come in una favola che avrei voglia di inventare

Ma sento che sto facendo già l’errore

Di amare te molto più di me

Molto di più di me

Ancora te, molto più di me

 

 

Immediatamente mi stupisco della facilità con cui te l’ho detto, e mi sento avvampare. Ma è giusto così, è giusto dirti tutto, l’errore sarebbe tenerti nascosto il fatto che non è cambiato nulla. L’errore è fingere, e anche tu lo hai capito stanotte.

E poi non penso più niente, perché l’unica cosa di cui sono consapevole è di te che ti sollevi a baciarmi.

Non può essere vero. È troppo bello, è troppo per me.

Ma è vero, e non mi serve altro. Ricambio il tuo bacio, ti stringo a me, come se non potesse essere che così, come in una storia finalmente compiuta.

Quanto tempo è passato?

Ti allontani dalle mie labbra, ma resti vicina, non mi lasci andare, e il sogno continua.

«Senti… Andiamocene di qui. Sono sicura che a Tomoyo non dispiacerà. Devo dirti tutte quelle cose che non ti ho mai detto, tutto quello che non ho capito prima.» Posi un altro bacio sulle mie labbra, poi un altro, e un altro. «Devo dirti quanto ti amo anch’io…»

Ormai quella luna lassù è pallida, in confronto alla luce che mi hai acceso nel cuore.

Allora è vero, questo tempo senza di te è servito.

«Allora, amore? Ce ne andiamo?»

Ti guardo incredulo.

«Come… Come mi hai chiamato?»

Ti vedo arrossire, ma il tuo sguardo è deciso, le lacrime sono sparite nella luna.

«Perché? Ti dispiace?»

Allora sorrido anch’io, affondo il viso tra i tuoi capelli, ti sussurro all’orecchio.

«No. Certo che no… E comunque, io ti seguirò dovunque andrai… Amore.»

   
 
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