Questa mia nuova storia su
“Card Captor Sakura” è dedicata ad Evans Lily, che non solo mi ha inserito tra i suoi autori preferiti
e mi recensisce puntualmente, ma è stata anche tanto gentile da
raccontarmi l’ultimo episodio di questo anime…! Grazie, Lily, anche
per la tua proposta… Spero di potermi mettere presto in contatto con te…
Questa storia è tutta per te, spero di non deluderti!
La canzone è di Massimo Di
Cataldo, risale al Festivalbar 2005, e personalmente io la adoro.
Buona lettura a tutti…
Scusa se
ti chiamo Amore
Sono cinque anni che non
metto piede in questo posto.
Credevo che sarebbe stato
più difficile. Invece sono qui, e credo di essere anche contento di
essere tornato. Più o meno.
Non potevo mancare. Un
premio come quello che ha vinto Tomoyo non è cosa da poco. È
diventata la più giovane pianista prodigio degli ultimi
trent’anni, o qualcosa del genere. E quando mi ha telefonato per dirmi
che sarebbe stata felice se io fossi venuto alla sua festa, non me la sono
sentita di dirle di no.
Anche se ancora adesso
continuo a tremare e a cercare di nasconderlo.
Perché già
so che stasera ti rivedrò…
Suono il campanello con
circospezione. Dall’interno della villa di Tomoyo proviene della musica
intervallata da chiacchiere e risate. Devono esserci tutti i miei ex compagni
di classe, lì dentro. Sarà strano rivederli dopo così
tanto tempo. E soprattutto sarà strano rivedere te…
Non faccio in tempo a
chiedermi come reagirai quando mi vedrai, che la porta si spalanca.
«Li!» Tomoyo
mi si getta praticamente addosso, con uno svolazzo del lungo vestito.
«Che bello rivederti! Mi sei mancato tantissimo! Com’è
andato il volo?»
«Bene.»
Sorrido mentre la scosto gentilmente. «Meiling non è potuta
venire, ma ti manda i suoi saluti e i suoi auguri. Insieme ai miei. Sono fiero
di te, Tomoyo.»
Lei ride allegramente
mentre mi prende sottobraccio.
«Dai, vieni,
è ora di rivedere un po’ di gente.»
Mi trascina dentro,
chiudendomi la porta alle spalle. Io mi lascio trasportare. In questo momento
mi rendo finalmente, pienamente, drasticamente conto che sto per rivedere la
persona più importante della mia vita. E Tomoyo lo sa, accidenti a lei,
che dentro sono in tumulto. Ma nonostante questo, anzi forse proprio per
questo, con decisione mi porta proprio lì dove si immagina che io voglia
andare.
Ma io non so se sono
pronto. Non so più niente.
È passato tanto
tempo, ma non sono mai riuscito a dimenticare…
Poi ti vedo, e tutto e
tutti sembrano fermarsi, come immagini riflesse sospese nell’acqua della
memoria.
Sei seduta accanto al
caminetto. Ti guardo come se fossi un’apparizione. Sei cresciuta, ma non
sei cambiata. Solo, sei ancora più bella di quanto ricordassi. Con quei
tuoi occhi verdi che ogni volta mi fanno morire un po’ di più.
È ancora così, non è cambiato niente.
E poi tu ti volti e mi
vedi.
Siamo qui a guardarci, a
pochi passi di distanza, ma nello stesso tempo ai due poli di un pianeta, agli
estremi di un oceano e di tutto il tempo che è passato.
Tomoyo si defila alle mie
spalle. Lei sa, lei ha sempre saputo. Sa che adesso tocca a noi.
Siamo soli noi due, e
all’improvviso tu mi sorridi e mi corri incontro.
Ciao, che coincidenza, tu
In questa stanza a casa di amici
Cosa mi dici?
«Bentornato!»
Rimango talmente sorpreso
dal tuo abbraccio che inizialmente non riesco nemmeno a ricambiarlo. Alla fine
alzo lentamente le braccia e ti stringo a me.
«Ciao,
Sakura.»
È l’unica
cosa che riesco a dire, ma in realtà nella mia mente si agitano mille
parole, che come al solito non verranno mai allo scoperto. Sì, è
tutto come allora.
Non hai idea di quanto mi
sei mancata…
Ti allontani da me sorridendo.
«Allora, che
novità dalla Cina?»
Scrollo le spalle. Mi
sforzo di cercare qualcosa da dire, e di impedire a queste maledette gambe di
tremare come gelatina.
«Niente di
nuovo.»
«Aspetta, vieni con
me che ci raccontiamo tutto.»
Mi prendi una mano nella
tua e mi guidi verso il divano accanto al camino. Il tuo tocco sulla pelle mi
stordisce, è carico di ricordi, e di cose lasciate in sospeso. Ti
guardo. Come fai ad essere così naturale? Non pensi a come ci siamo
lasciati all’aeroporto cinque anni fa? Non pensi ai silenzi rimasti vuoti
tra noi? Non provi nemmeno un po’ dell’imbarazzo che provo io?
Sei incredibile, Sakura.
Sei più bella di
prima…
Ti siedi sul divano e,
tenendo ancora la mia mano, lasci cadere a sedere anche me. Scoppi a ridere.
«Accidenti, sono
veramente contenta di vederti, sai? Mi sei mancato. Qui le cose si sono fatte
tremendamente noiose, da quando te ne sei andato. Pensare che una volta ci
lamentavamo dei casini in cui ci mettevano le Carte di Clow! Adesso è
tutto così vuoto… Nel complesso va tutto bene, ma sai
com’è… È come se mancasse qualcosa, come se fosse
venuta a mancare una parte della nostra vita.»
Non dirlo a me…
Sono cinque anni che ci
penso…
Va be’, va meglio pure a me
Può darsi non sia stato uno sbaglio
Aver dato un taglio con te
E non vederci più, non sentirci più
«Beh, sai, anche a
me va così. Cioè, niente di che. Niente più Carte, niente
più battaglie, niente di niente.»
E soprattutto niente
te…
Ma questo non riuscirei a
dirtelo.
Tu ti lanci nella
conversazione, anche se non ci stiamo dicendo nulla, non stiamo parlando
davvero. Sono le solite chiacchiere, le solite parole insulse e vuote di quando
per tanto tempo c’è stato un silenzio totale.
Non riesco a smettere di
guardarti. Sembri incredibilmente a tuo agio. Sembri non ricordare che il
motivo della mia partenza di cinque anni fa era la fuga dai miei sentimenti per
te. Sembri non ricordare nemmeno che ti amavo. E sembri non sapere che ti amo
ancora… da morire…
Ma come fai?
Vorrei tanto essere come
te.
Chissà, forse
è servito davvero a qualcosa andarmene così, di punto in bianco.
Se non altro, ora tu non mi eviti, non sei imbarazzata nel guardarmi, sei
naturale come eri prima di quel giorno in cui ho deciso di rivelarti tutto e
rischiare di perdere la tua amicizia. Forse questo era davvero l’unico
modo per evitarti di soffrire. Forse la lontananza, il silenzio totale, il
tempo in cui siamo stati praticamente degli estranei sono davvero serviti.
Perché tu non
sembri affatto stare male mentre mi parli e mi guardi e mi sorridi e sei felice
di vedermi.
O forse sei solo brava a
fingere.
E adesso guarda tu, mentre ridiamo insieme
Mi parli di ciò che
è successo, della scuola che ormai è finita, di chi ha fatto
cosa. Mi parli di Tomoyo che sta diventando sempre più famosa, di tuo
padre, di tuo fratello che ha dei problemi seri a relazionarsi con le ragazze e
non si decide a costruirsi una famiglia, perché continua a fare lo
sbruffone. Non faccio fatica a crederlo. Scoppi a ridere più volte
mentre me ne parli, strappando anche a me delle risate. Sì, me lo
ricordo bene, tuo fratello. Quanto lo odiavo. Non siamo mai andati
d’accordo. Col senno di poi, immagino che la mia fosse solo gelosia,
perché lui aveva tutto ciò che io avrei desiderato, lui poteva
stare ogni giorno con te…
È così
strano. Se ripenso a come ci siamo lasciati… Alla mia paura di averti
persa per sempre… Alla consapevolezza che niente sarebbe stato mai
più come prima tra noi due…
Chi l’avrebbe detto,
che un giorno ci saremmo ritrovati qui a ridere come se non fosse successo
nulla?
Scusa se ti chiamo Amore
Sei la sola parte di me che non so dimenticare
Scusami se ho commesso io l’errore
Di amare te molto più di me
Però non è
così. Non è affatto come se non fosse successo nulla.
Perché io mi sento come allora, perché il mio imbarazzo e il mio
nervosismo sono ancora tangibili, perché in realtà è
successo molto, da quando ti conosco.
Io ti amo ancora. E non
posso non pensare che tu lo sai.
Ho cercato di dimenticarti
in tutti i modi. Mi sono detto che standoti lontano ed evitando ogni contatto
con te, telefonate, lettere e qualsiasi altra cosa, mi sarei potuto illudere di
non aver mai provato per te quel sentimento così forte che sento ancora.
Ci ho provato davvero, ma non potevo, non potevo dimenticare.
È solo per te che
ho iniziato ad amare. Per te sono cambiato.
Come potevo davvero
dimenticare tutto?
So che è sbagliato,
che lo è sempre stato, eppure non posso impedirmi di amarti, di metterti
al primo posto, di pensare sempre a te prima che a tutto il resto, me compreso.
Per questo adesso invidio
la tua allegria. Tu continui a far finta di niente, e io darei qualsiasi cosa
per poter essere come te, e per riuscire a non farti vedere quanto ancora il
solo starti vicino mi manda in confusione.
Ehi, mi sei mancata, dai
Non sei cambiata, verso da bere
Nel tuo bicchiere, cin cin
Certo che ne è
passato di tempo. Mi è sembrata una vita. Ed è stata così
dura senza di te…
«Scusa, Li, puoi
passarmi quella bottiglia?»
Mi scuoto dai miei
pensieri, e mi accorgo improvvisamente che hai un bicchiere tra le dita, e che
mi indichi un carrello di bibite accanto al divano. Mi sporgo ad afferrare la
bottiglia e poi mi volto di nuovo verso di te.
«Lascia, faccio
io…»
Le nostre mani si sfiorano
mentre ti prendo delicatamente il bicchiere dalle dita. Mi sento arrossire e
abbasso subito lo sguardo, accompagnando il gesto con cui ti riempio il
bicchiere.
«Ehi, hai avuto modo
di diventare un gentiluomo, laggiù…»
Ridi di nuovo mentre
riprendi il bicchiere dalla mia mano. Poi ti sporgi su di me, appoggiandoti con
una mano sul mio ginocchio, verso il carrello delle bevande. Oddio, sei troppo
vicina, che stai facendo? Vuoi farmi evaporare? Sbircio il tuo viso così
vicino al mio, ma tu non mi guardi, sei intenta in qualcos’altro. Quando
ti ritrai sul tuo posto, mi mostri un secondo bicchiere.
«Dai, riempi anche
questo. Facciamo un brindisi.»
Incrocio di nuovo il tuo
sguardo e cerco di indovinare se sono davvero arrossito così come mi
sembra.
«A cosa?»
«A noi. Al fatto che
ci siamo ritrovati.»
È tutto come un film
Non mi aspettavo proprio stasera
Quest’atmosfera con te
Che non vedevo più e non sentivo più
Mando giù in un
unico sorso. Faccio appena in tempo a posare il bicchiere sul piano del basso
tavolino da salotto; tu ti alzi e mi prendi entrambe le mani, tirandomi a te.
«Vieni, andiamo un
po’ fuori. Qui dentro è un casino.»
Quando mi alzo, mi ritrovo
a meno di un passo da te. Il cuore mi salta nel petto. Tu sei sempre
tranquilla, mi guardi di sotto in su e sorridi al mio impaccio. Poi ti volti e
di nuovo mi lascio condurre da te.
Attraversiamo la sala
gremita di vecchi compagni di scuola. Qualcuno si volta a guardarmi.
«Ehi, ma tu sei Li
Shaoran!»
«Quando sei tornato,
amico?»
«Lasciatelo in
pace», ridi tu. «Per un po’ lo tengo io, poi ve lo riporto al
centro dell’attenzione, va bene?»
A me va benissimo…
Quando arriviamo in
giardino, mi sembra di vivere in un sogno.
Restiamo qui sotto la luce
della luna, mentre intorno a noi si spandono profumi di fiori e schizzi di
fontane.
Sembra quasi irreale, una
favola, un film, un miraggio. Non riesco a credere di essere qui con te a
guardare un posto così bello in una notte così nostra.
Da quanto tempo tu non tieni le mie mani
All’improvviso mi
accorgo che mi tieni ancora per mano. Ora non c’è più
nessuno, e siamo qui, e potresti anche lasciarmi andare, però non lo
fai. Ti guardo, cerco nel tuo volto un riflesso dei tuoi pensieri, ma tu resti
impenetrabile nel tuo sorriso e nel tuo sguardo che riflette le stelle.
«Li, voglio dirti
una cosa. Forse non te l’ho fatto davvero capire, ma… Mi sei
mancato davvero tanto…»
Prima che io possa reagire
in qualunque modo, ti avvicini e mi abbracci. Di nuovo, lo stesso batticuore,
lo stesso vuoto allo stomaco, lo stesso calore sul viso e la stessa emozione di
sempre.
Sollevo le mani, ti sfioro
i fianchi, poi fermo una mano alla tua vita e porto l’altra tra i tuoi
capelli.
Quanto vorrei che questo
abbraccio avesse un significato diverso…
Scusa se ti chiamo Amore
Sei la sola parte di me che non so dimenticare
Scusami se ho commesso io l’errore
Di amare te come non si può più fare
Come in una favola che ora non so più
inventare
Ma sento che sto facendo già l’errore
Di amare te molto più di me
Vorrei avere il coraggio
di dirtelo adesso, di approfittare del fatto che non ci stiamo guardando negli
occhi, e dirti che in tutti questi anni ti ho pensata sempre, che ti ho avuta
sempre nel cuore, perché tu sei parte integrante della mia vita,
perché come uno stupido mi sono innamorato di te alla follia. E vorrei
dirti che nonostante tutto ho continuato a sognarti, a sognare di noi, anche se
me n’ero andato per togliermi il tuo pensiero dalla testa, anche se
sapevo che era tutto sbagliato.
Vorrei dirti tutto quello
che non ho saputo dirti cinque anni fa.
Ma poi mi ricordo la tua
espressione, dopo che sono riuscito a dirti quel “Ti amo” che mi
portavo dentro da sempre, rivedo la tua confusione, e mi ripeto che sarebbe
inutile parlarti di nuovo adesso, perché tu non mi amavi e continui a
non amarmi.
Altrimenti ora non sarebbe
così facile per te stare qui tra le mie braccia.
Altrimenti saresti nervosa
come me.
Altrimenti non ci
sarebbero stati questi cinque anni di vuoto.
Se potessi andare indietro forse non vivrei questo
momento di spavento
E scusa se ti chiamo ancora Amore, ma è
più forte di me
Tu ti scosti, resti
aggrappata a me, mi guardi sorpresa.
«Li… Ma stai
piangendo?...»
Non me ne sono nemmeno
reso conto… E invece adesso mi ritrovo la vista annebbiata dalle lacrime.
Non credevo di saper
ancora piangere.
L’abbraccio si
scioglie mentre tu ti ritrai di un passo, improvvisamente a disagio.
«Va tutto
bene?»
«No. Non va tutto
bene.» Ora sento di poterlo fare, sento che ho le parole. E non mi fermo
più. «Sakura, ci stiamo prendendo in giro a vicenda. Ci stiamo
comportando come due normalissimi amici che si ritrovano dopo tanto tempo, ma
tu lo sai che noi non siamo così, che ci sono troppe cose nascoste in
questi cinque anni. Come fai a continuare così? Io mi sento a pezzi.
Forse è perché so che è colpa mia, forse mi rendo conto
che se cinque anni fa non ti avessi detto… Beh, quelle parole…
Insomma, forse ora non ci sarebbe questa tensione in me. Non avrei avuto paura
di rivederti. Fatto sta che ho paura, ho paura di come mi guardi, e soprattutto
ho paura del modo in cui ci stiamo riavvicinando. Perché non sei
sincera, Sakura? Perché non manifesti i tuoi veri sentimenti? Non puoi
essere così tranquilla, non puoi essere così indifferente a
quello che è successo. Quindi parla, accidenti, mostrami qualcosa, sii
te stessa, ma smettila di fingere. Mi fai troppo male. Ti prego…»
Improvvisamente mi dico che il mio discorso è stato troppo confuso, che
probabilmente non sono riuscito a farti capire ciò che provo davvero,
ancora una volta, proprio come quando ti amavo nascosto nell’ombra.
«Ti prego, smettila di fingere.»
Tu resti immobile, il viso
in penombra. Ma appena abbassi lentamente la testa, e la luna colpisce in modo
diverso il tuo viso, posso vedere le lacrime brillare sulle tue guance.
Oh, no, non volevo…
Non avevo intenzione di farti male…
Vorrei avvicinarmi a te e
asciugare quelle lacrime, ma forse peggiorerei le cose. Così ancora una
volta resto a guardare dal di fuori, ad aspettare la tua reazione. E aspettare
è sempre peggio…
Poi tu inizi a parlare
piano, in un sussurro, senza guardarmi.
«Scusami. Hai
ragione, sto solo fingendo. È solo che… Oh, Li, è
così difficile. Io…»
No. Basta, non ho bisogno
di ascoltare altro. È ovvio che anche per te non è cambiato
nulla. Io ho continuato ad amarti, e tu hai continuato a non amarmi. E stasera
avresti voluto evitarmi di soffrire. Però non potevi sapere che avrei
sofferto lo stesso, in un modo o nell’altro.
«Sakura, non dire
niente, non importa…»
«No, Li, devo
dirtelo, devo farti sapere…» Alzi di nuovo lo sguardo, ti fai
più vicina. «Quando sei partito, io… Io mi sono sentita come
se avessi perso tutto. Ed era così, avevo perso tutto, perché
avevo perso te. Solo che ancora non avevo capito quel tutto che tu eri per
me.» Un altro passo verso di me. «C’è voluto tutto
questo vuoto e tutto questo tempo per farmi capire quanto tenessi a te, quanto
fossi importante nella mia vita…» Un altro passo, e ora ti sento
respirare, e il cuore ormai batte a mille. «Li, sono stata così
stupida, così stupida… Ti ho fatto soffrire tanto… Potrai
mai perdonarmi?»
Sorrido lievemente mentre
mi dico che ormai posso aggiungere solo quelle due parole.
«Quando ami perdoni
tutto. E io ti amo come sempre…»
Scusami se non mi posso perdonare
Di amare te come non si può più fare
Come in una favola che avrei voglia di inventare
Ma sento che sto facendo già l’errore
Di amare te molto più di me
Molto di più di me
Ancora te, molto più di me
Immediatamente mi stupisco
della facilità con cui te l’ho detto, e mi sento avvampare. Ma
è giusto così, è giusto dirti tutto, l’errore
sarebbe tenerti nascosto il fatto che non è cambiato nulla.
L’errore è fingere, e anche tu lo hai capito stanotte.
E poi non penso più
niente, perché l’unica cosa di cui sono consapevole è di te
che ti sollevi a baciarmi.
Non può essere
vero. È troppo bello, è troppo per me.
Ma è vero, e non mi
serve altro. Ricambio il tuo bacio, ti stringo a me, come se non potesse essere
che così, come in una storia finalmente compiuta.
Quanto tempo è
passato?
Ti allontani dalle mie
labbra, ma resti vicina, non mi lasci andare, e il sogno continua.
«Senti…
Andiamocene di qui. Sono sicura che a Tomoyo non dispiacerà. Devo dirti
tutte quelle cose che non ti ho mai detto, tutto quello che non ho capito
prima.» Posi un altro bacio sulle mie labbra, poi un altro, e un altro.
«Devo dirti quanto ti amo anch’io…»
Ormai quella luna
lassù è pallida, in confronto alla luce che mi hai acceso nel
cuore.
Allora è vero,
questo tempo senza di te è servito.
«Allora, amore? Ce
ne andiamo?»
Ti guardo incredulo.
«Come… Come mi
hai chiamato?»
Ti vedo arrossire, ma il
tuo sguardo è deciso, le lacrime sono sparite nella luna.
«Perché? Ti
dispiace?»
Allora sorrido
anch’io, affondo il viso tra i tuoi capelli, ti sussurro
all’orecchio.
«No. Certo che
no… E comunque, io ti seguirò dovunque andrai… Amore.»