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Autore: Carlos Olivera    14/09/2013    3 recensioni
Alternate Universe rispetto a Code Lyoko - Evolution.
Sono passati 2 anni dalla sconfitta di XANA, e concluse le medie le strade dei protagonisti si sono separate. Ulrich è costretto, suo malgrado, a vivere il liceo sotto la presenza asfissiante di suo padre, e ricorda con una certa nostalgia i tempi in cui poteva immedesimarsi nei panni di un eroe che proteggeva il mondo. D'improvviso, Yumi ripiomba dal passato per offrirgli un'ancora di salvezza: otto mesi di scambio culturale a Tokyo assieme a lei nel suo liceo.
Ovviamente Ulrich è al settimo cielo, perchè oltre ad allontanarsi da suo padre potrà anche stare nuovamente assieme a Yumi.
E' tutto perfetto. Forse anche troppo perfetto.
Purtroppo, il lavoro di un eroe può ricominciare quando questi meno se lo aspetta. Una nuova battaglia attende sia lui che Yumi. Nuovi compagni, un nuovo mondo virtuale: l'unica cosa che non è cambiata è il nemico.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ulrich, Yumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

C’erano giorni in cui Ulrich avrebbe preferito cento volte di più morire che dover tornare a casa.

I giorni dei compiti in classe, per esempio.

Quando era alla Kadic non doveva preoccuparsi per ogni brutto voto che puntualmente si presentava ad ogni esame di chimica o di matematica, almeno non nell’immediato, rimandando il tutto ai rari incontri con suo padre che ogni volta gli annodavano allo stomaco lasciandogli addosso un malessere che durava giorni interi.

A volte gli mancava la vita al collegio.

Almeno a quel tempo c’erano le battaglie su Lyoko con cui potersi sfogare, ora invece il massimo che poteva fare era sventrare un paio di sacchi da palestra durante gli allenamenti.

Purtroppo, le scuole medie ormai erano solo un ricordo.

Ora c’erano le superiori, e da quando lui e gli altri avevano lasciato la Francia non era più capitato di rincontrarsi.

Aveva rivisto solo Jeremie e Aelita, a un raduno studentesco internazionale tenutosi a Monaco qualche mese prima, mentre con Odd e Yumi, rientrati rispettivamente in Canada e a Tokyo terminati gli studi, i contatti da allora erano stati solamente telefonici o via internet.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma in qualche occasione aveva rimpianto di aver acconsentito a spegnere il computer.

Gli piaceva fare l’eroe, essere un guerriero che combatteva in difesa dell’umanità, ma soprattutto aveva sempre avuto in Lyoko uno strumento con cui dimostrare il suo valore, le sue potenzialità come combattente e come uomo.

Se solo suo padre avesse saputo tutto quello che aveva fatto in quei tre anni di battaglie alla Kadic, forse non avrebbe usato ogni occasione disponibile di ogni momento della giornata per dargli del fallito.

Mestamente, dopo aver cercato ogni occasione possibile per ritardare il proprio rientro, il giovane scese dall’autobus che lo aveva condotto fino all’ingresso della propria via, e dopo averla percorsa con la maggior lentezza possibile rientrò a casa.

Suo padre era lì, in salotto, come un giudice pronto ad emettere un verdetto, una inappellabile sentenza capitale.

La cosa che faceva irritare Ulrich più di ogni altra non era tanto subire una delle ramanzine di suo padre, che puntualmente arrivò come le altre volte, ma l’omertà dimostrata in ogni occasione da sua madre, che se non si univa al coro se ne rimaneva in silenzio, guardandolo a sua volta, e facendogli segni di stare zitto se solo provava a sollevare una parola di obiezione.

Sapeva bene, e glielo aveva confessato privatamente in qualche occasione, che l’esimio signor Stern, spesso esagerava, ma quando era insieme non aveva mai il coraggio di aprire bocca in sua difesa.

Ulrich si era detto che forse sua madre stava sempre in silenzio era perché temeva che sentendo la propria posizione di capofamiglia messa in discussione suo padre potesse arrivare ad essere ancora più severo, tramutando una semplice sgridata in punizioni ben più severe, dal confinamento al sequestro coatto di computer e telefono, e in quel caso non sapeva cosa temere maggiormente.

Come al solito quella che trascorse dopo quel poco piacevole rientro a casa fu una serata piatta, più grigia di quella specie di stufato di carne preparato dalla governante, visto e considerato che i suoi genitori un fornello non sapevano neanche com’era fatto, e prima ancora di averlo finito del tutto Ulrich corse a rinchiudersi in camera sua.

Sperava di trovare un po’ di tranquillità scambiandosi messaggi con qualcuno dei suoi amici, ma quel giorno il destino voleva proprio essergli avverso.

Jeremie e Aelita, appena contattati, lo avevano immediatamente liquidato dicendo di essere ad un importante seminario di astrofisica, William stava flirtando con l’ultima delle sue tante ragazze in un cinema di Londra, Odd era ancora a lezione e Yumi, molto probabilmente, stava dormendo.

Il lato spiacevole di avere gli amici disseminati agli angoli opposti della Terra.

Molto difficile riuscire a far combaciare gli orari. Quando da qualcuno era quasi ora di dormire dall’altro era appena iniziata la prima ora di lezione e vice versa, quindi trovare un momento tutti e tre fossero disponibili era pura utopia.

Quanto a Jeremie ed Aelita, come si era visto, il tempo libero non sapevano neppure cosa fosse, talmente erano sballottati da una conferenza all’altra.

Per un momento ad Ulrich venne da chiedersi cosa ne fosse rimasto dei Guerrieri Lyoko.

Non c’era niente da fare, quella era proprio una giornata da concludere quanto prima, archiviandola nella raccolta giorni più schifosi dell’anno, in assoluto la più rifornita da qualche mese a quella parte.

Con il morale sotto i piedi fece appena in tempo a svolgere la metà dei compiti assegnati, per poi crollare nel suo letto sotto il peso di una serie interminabile di delusioni giornaliere che richiedevano solo di essere dimenticate quanto prima.

Sarebbe andato avanti a dormire come un ghiro per tutta la notte, se improvvisamente il computer non si fosse messo a trillare come una dannatissima sveglia scaraventandolo giù dal letto.

«Si può sapere chi è che chiama a quest’ora?» domandò alterato guardando l’orologio.

A tentoni riuscì ad accendere la luce sul comodino, quindi si infilò le cuffie sedendosi alla scrivania, e grande fu il suo stupore quando, acceso il monitor, vide comparire il volto amichevole e sorridente di Yumi.

«Y… Yumi…» disse accorgendosi di essere a petto nudo

«È un po’ che non ci sentiamo, Ulrich.» esordì la ragazza, collegata, stando a quello che si vedeva alle sue spalle, dalla sala computer della sua scuola «Spero di non avere disturbato.»

«In effetti… ma lo sai che ore sono? Sono le tre del mattino.»

«Scusa, me ne ero dimenticata. Ma cerca di capire, avevo una certa fretta.»

«E sentiamo, a che pro tutta questa fretta?»

«Ho una notizia che certamente ti farà piacere.»

«In tal caso sbrigati a dirmela, così me ne torno a letto.»

«Accidenti, sei proprio di cattivo umore quest’oggi. D’accordo, allora ti tiro su io. Il liceo Futamata che io frequento ha indetto un programma di scambio culturale internazionale.»

«E allora?»

«Ho avuto appena ora una soffiata da una mia amica. Uno degli studenti del primo anno ha deciso di frequentare il tuo liceo. Non è ancora stata data ufficialmente la notizia, ma pare che la sua richiesta sia stata accettata.»

«Non mi starai mica chiedendo di stargli dietro? Non sono esattamente un tipo paziente. E poi i giapponesi a volte sanno essere davvero ottusi. Senza offesa, ovviamente.»

«L’ottuso sarai tu, razza di stupido. Ma non ci sei arrivato? Se uno della nostra scuola viene da voi, è ovvio che uno della vostra dovrà venire qui».

Finalmente Ulrich realizzò, saltando sulla sedia.

«Se non sbaglio in questo momento le cose non ti vanno troppo bene. Da noi la scuola inizia in primavera, e subito dopo avrà il via il programma di scambio. Avrai tutto il tempo di prepararti e sbrigare le pratiche, e avrai vinto otto mesi interi lontano da quella serpe di tuo padre.»

«Aspetta, ragioniamo.» disse tornando coi piedi per terra «Mi conosci vero, i miei voti sono peggio di un campo di battaglia. Non esiste che io venga selezionato per far parte di questo progetto di scambio.»

«Questo non sarà un problema. Dopo il nostro rientro in Giappone mia madre non aveva niente da fare, così è entrata nel consiglio amministrativo della scuola.

Lo sai che i miei genitori stravedono per te. Mi basterà una parola, e la tua nomina a studente per il programma di scambio sarà solo una formalità».

Per un attimo Urlich sentì di stare toccando il cielo con un dito.

No, non era possibile. Lui non era geneticamente predisposto per avere una simile fortuna.

«Tu… parli seriamente!?»

«Ti avviso, non sarà facile. Noi possiamo farti saltare la fila, ma una volta qui dovrai dimostrare di meritartela l’adesione al programma di scambio. Dovrai tenere una buona media, e non dare mai motivo per lamentarsi di te. È sottinteso che da qui a tre mesi dovrai prepararti a sostenere una prova di lingue per ottenere l’abilitazione, ma confido che non dovresti avere problemi se hai tenuto a mente quello che ti ho insegnato durante le medie.

Allora, ci stai?».

E come poteva non starci?

«Certo che ci sto. Tu sei un angelo, Yumi

«Lo so.» rispose lei tutta baldanzosa «Il tuo angelo personale. Ora tornatene pure a letto. Domani ci risentiremo per discuterne meglio».

La comunicazione a quel punto si chiuse, e Ulrich tornò a letto con l’animo di chi si trova a due passi dal paradiso.

Doveva essere una di quelle occasioni da una volta nella vita di cui aveva sentito tanto parlare. Otto mesi lontano da suo padre insieme a Yumi.

Forse la sua vita finalmente aveva deciso di tornare a prendere la giusta piega.

 

La città era deserta ed in rovina.

Ovunque null’altro che palazzi diroccati, in stile vagamente anni ’30, strade acciottolate coperte di crepe, detriti e perfino voragini, lampioni piegati, marciapiedi deserti e rottami d’auto abbandonati dovunque, persino infilati per metà nelle mura di grattacieli squarciati, quasi vi fossero state infilate da un invisibile gigante.

Il cielo, in vece, era tinto di sangue, un colore innaturale, da apocalisse imminente, solcato da una parte all’altra da una specie di arcobaleno meccanico dall’aria inquietante fatto, a vederlo così, di olografici pezzi di schede di memoria accostati l’uno all’altro, così alto da perdersi all’orizzonte in entrambe le direzione.

Tre giovani, due ragazze ed un ragazzo all’apparenza neanche diciottenni, correvano a perdifiato lungo una delle tante strade che procedendo diritte tagliavano la città come solchi nella terra, vestiti tutti e tre in modo alquanto inusuale, come quegli eroi fantasy che andavano tanto di moda tra gli adolescenti.

Il ragazzo aveva corti capelli biondi, grandi occhi azzurri pieni di vitalità e ardore, e portava una specie di corazza meccanica che copriva interamente il braccio sinistro ma lasciava quasi del tutto scoperto il destro; stringeva in mano una spada, una via di mezzo tra una lama medievale europea ed una katana, con solo il filo esterno affilato, e con il suo incedere sicuro guidava il gruppo.

Dietro di lui le due ragazze, un’arciera in blu con lunghi capelli di un castano molto scuro raccolti in una coda di cavallo e una sempai vestita come una sacerdotessa, una gonna nero fumo non troppo lunga, un kimono dorato dalle maniche molto larghe e voluminose che lasciava scoperte le spalle e, in testa, un fermaglio di piume che raccoglieva in parte i capelli nocciola, lasciati per buona parte cadere dietro le spalle; anche lei impugnava un’arma, una specie di scettro terminante in un largo diadema a forma di ala.

«Kikuchi!» disse improvvisamente il ragazzo «Quanto manca alla Gemma?».

La sua voce varcò i confini dello spazio, arrivando fino all’auricolare di un giovane ragazzo castano che sostava in piedi al centro di una grande stanza cilindrica completamente spoglia, fatta eccezione per un’enorme sfera apparentemente di vetro che scintillava come di luce propria davanti a lui, circondato da schermi olografici ridondanti di dati.

Aveva un che di austero, rispettabile, ed uno sguardo che trasudava saggezza, ulteriormente ingigantita dalle piccole lenti da vista che racchiudevano i suoi profondi occhi neri.

«Ci siete quasi.» disse al microfono «Mezzo miglio e dovrebbe comparirvi davanti».

Allo stesso modo anche la sua voce percorse una distanza incalcolabile, fino a raggiungere il luogo dove si trovavano i tre ragazzi nella forma di una specie di dictat ultraterreno che riecheggiava nell’ambiente circostante come fosse venuto direttamente dal paradiso.

«Dovete fare in fretta. Il nostro laboratorio è alimentato a energia nucleare, la l’intero quartiere si sta spegnendo un pezzo per volta. Presto potrebbero venire coinvolti anche ospedali e centri di soccorso, e allora ci saranno delle vittime.»

«Tranquillo, per ora nessuna traccia di nemici. Faremo il prima possibile».

Sembrava stesse andando tutto per il meglio, ma poi d’improvviso il giovane con gli occhiali sentì un trillo di allarme, e con un gesto della mano fece ruotare i suoi numerosi monitor portando alla propria attenzione quello desiderato.

«Maledizione. Shiro, Rei, Riko! Avete visite!»

«Specifica visite.» disse Rei, l’arciera

«Due Samurai alle vostre spalle. Si avvicinano rapidamente, e presto vi saranno addosso».

Shiro si guardò indietro, continuando a correre; in lontananza lungo la strada si potevano vedere distintamente due figure avvicinarsi a grande velocità.

«Di che elemento è la gemma?»

«Elemento Luce».

A quel punto tutti e tre si fermarono, e dopo pochi secondi apparvero dinnanzi a loro due esseri terrificanti, due armature da samurai senza corpo al loro interno che impugnavano delle katana fatte di luce, e con una specie di grosso occhio tatuato al centro della spessa corazza rossa che proteggeva i loro corpi invisibili.

Shiro e Rei si misero in guardia.

«Ce ne occupiamo noi.» disse la ragazza «Riko, tu procedi.»

«Sicuri di farcela?»

«Tranquilla, questi qui sono solo allenamento per noi due.» rispose Shiro

«Hanno ragione, lascia fare a loro.» disse Kikuchi «Tu sei l’unica che può distruggere la gemma, svelta».

Seppur con qualche esitazione la ragazza si decise, e andatasene lasciò i suoi compagni a fronteggiare gli aggressori.

Shiro, che tutto era meno che un tipo capace di sottrarsi ad una sfida, caricò come un toro, venendo immediatamente contrastato da uno dei due Samurai, aprendogli la corazza e riducendolo in polvere dopo appena un paio di scambi. L’altro invece puntò Rei, che tuttavia forte della sua agilità riuscì a schivare tutti i suoi fendenti, quindi, allontanatasi abbastanza, infilò una freccia nel suo arco, centrando il samurai proprio al centro dell’occhio e facendogli fare la stessa fine del primo.

«Che ti avevo detto?» disse Shiro sicuro di sé «Solo allenamento.»

«Non essere così pieno di te.» lo rimproverò Rei «Sei terribilmente immaturo.»

«Un immaturo che ci sa fare, però».

Nel mentre Riko aveva raggiunto una vasta piazza alla fine della strada, al centro della quale, scintillante di una luce bianca, si trovava una specie di grosso solido di forma romboidale, che rimanendo sospeso a circa un metro da terra seguitava a girare lentamente su sé stesso diffondendo la sua luce in ogni direzione.

«Takeru, ho trovato la Gemma.»

«Allora forza, distruggila».

Fu sufficiente un affondo ben piazzato con la sommità appuntita dello scettro e la pietra andò in mille pezzi, dissolvendosi in una tempesta di pulviscolo simile a fiocchi di neve che poco alla volta scomparvero senza lasciare traccia.

In quel momento arrivarono anche Shiro e Riko, constatando a loro volta la distruzione della Gemma.

«Pericolo neutralizzato.» disse Shiro.

Takeru, per scrupolo, aprì una nuova finestra virtuale, dalla quale poté osservare con sollievo le luci del quartiere di Shibuya accendersi nuovamente, tornando ad illuminare a giorno la notte di Tokyo.

«Meno male.» sospirò «Pericolo scampato anche stavolta».

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Sono nuovo di questa sezione, ma in verità è difficile trovare in questo Paese qualcuno che sia appassionato più di me di Code Lyoko (a parte i frequentatori del fandom, si intende^^). Ho adorato questa serie e l’ho seguita fin dai suoi esordi, e l’idea di scriverci una fan fiction mi è sempre ronzata in testa.

Il problema era che non riuscivo a trovare una trama che mi convincesse, poi da un momento all’altro questa idea si è materializzata (più che altro perché non mi ha del tutto convinto il finale della quinta serie).

Come ho scritto nell’introduzione questa storia vuole essere una Alternate Universe a Code Lyoko: Evolution, e anche se, con l’eccezione di Ulrich e Yumi, gli altri pg avranno inizialmente un ruolo secondario nella trama, andando avanti la loro presenza si farà sempre più sentire.

Ecco, ho detto tutto.

A breve il primo capitolo

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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