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Autore: ShioriKitsune    15/09/2013    8 recensioni
In un universo alternativo, Naruto, Sasuke e tutti gli altri sono dei normali ragazzi che frequentano la scuola superiore. Ovviamente, il normali va tra virgolette.
****
[NaruSasu]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sono ufficialmente tornata anche qui!
Aww, mi era mancata questa storia. Prometto di non assentarmi più per lunghi periodi, anzi, da oggi si riprende con gli aggiornamenti domenicali.
Vi ringrazio per il sostegno, per le recensioni alla quale risponderò subito, per tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite, per tutti i complimenti e per essere qui semplicemente a leggere, anche dopo tutto questo tempo.
Chiedo scusa per gli eventuali errori, ma ho un po' di febbre e non sono sicuramente riuscita a beccarli tutti. Perdono!

* * * * *

Capitolo undici: obbligo o verità?


«Accidenti, non pensavo che l’Italia fosse così-».
«..Bagnata?».
L’intero gruppo – o quasi – si voltò per fulminare Naruto con uno sguardo.
«Beh», esordì Shikamaru, lasciandosi cadere su una poltrona decorata con motivi floreali. «Almeno alloggiamo in un bel posto. C’è anche il wi-fi gratuito».
Un sospiro collettivo si elevò al cielo.
Erano arrivati in Italia poche ore prima e proprio quando, esaltati, iniziavano a litigare su quale sarebbe stato il primo posto che avrebbero visitato, una goccia d’acqua cadde sulla fronte di Sakura.
Poi un’altra.
E un’altra ancora.
Fin quando non furono costretti a correre per raggiungere l’hotel prima di assumere le sembianze di tanti pulcini bagnati.
 
Troppo tardi. Assomiglio ad un pulcino bagnato da quando sono nato, dattebayo.
 
 L’Uzumaki incrociò le braccia al petto, sedendosi sul pavimento con un’espressione offesa dipinta sul volto.
«Non può piovere proprio quando arriviamo noi».
«Suvvia, Uzumaki, la pioggia non durerà più di una serata: domani mattina il tempo sarà bello e potremo iniziare a girare. Approfittiamo di questa sera per riposarci dal lungo viaggio e adattarci al nuovo orario».
Tutti gli sguardi si concentrarono su Kakashi-sensei, stranamente sorridente e a suo agio.
«Adesso vi chiamerò e verrete avanti, prenderete le chiavi delle vostre stanze e sparirete dalla mia vista. Tutto chiaro?».
Terrificante silenzio. Soltanto qualcuno ebbe il coraggio di deglutire.
«Perfetto allora!».
Man mano che le coppie venivano chiamate, nella hall restava sempre meno gente.
Sasuke, che fino a quel momento era rimasto in silenzio in disparte, si avvicinò di malavoglia al suo compagno. Questi sembrava impaziente di essere chiamato, tant’è che batteva perfino il piede sul pavimento.
«Possibile che entrambi abbiamo cognomi che iniziano con la U?».
L’Uchiha roteò gli occhi. «Sta’ zitto e aspetta il tuo turno, non sei un bambino».
Ma quando riuscirono ad avere la chiave e Naruto lo trascinò su al secondo piano quasi di corsa, gridando e rischiando di far cadere qualcuno perché nemmeno guardava dove metteva i piedi, – e tutto questo mentre ancora serrava il polso di Sasuke -  il moro fu costretto a ricredersi.
Naruto era la persona più infantile sulla faccia della Terra.
Non che questo gli dispiacesse, ecco.
«Sasuke! Siamo arrivati, è questa, è questa! Apri tu, dai dai! Oh anzi no, apro io, tu sei lento».
Quando spalancò la porta, entrambi rimasero a bocca aperta.
Il sorriso – o meglio, il ghigno soddisfatto - di uno arrivava fino alle orecchie.
La mascella dell’altro, caduta per la disperazione, sfiorava quasi il pavimento.
Al centro della piccola stanza dalle pareti color crema, troneggiava imperioso un letto a due piazze.
Un matrimoniale.
La mano che Sasuke si spiaccicò sulla fronte non fu solamente immaginaria.
«Adesso andiamo alla reception», esordì, iniziando a camminare. «E chiediamo a quegli idioti italiani di darci un’altra stanza».
Kakashi apparve all’improvviso, tant’è che l’Uchiha dovette nascondere il sussulto. «Mi dispiace, ragazzi, ma non troverete un’altra stanza. Ecco, qui sono tutte così!». Si grattò la fronte con l’indice, sorridendo imbarazzato.
Sasuke alzò un sopracciglio. «Che vuol dire che “sono tutte così”?».
«Vuol dire che questo è un hotel per coppie, fughe romantiche, roba di questo tipo.. comprendi?».
L’Uchiha sgranò gli occhi. «E per quale assurda ragione siamo finiti in un posto del genere? Scommetto che in questa città ci sono così tanti Hotel da far girare la testa. Forse siamo ancora in tempo a-».
Dato che aveva iniziato a straparlare e camminare avanti e indietro come un disperato in preda a qualche tipo di crisi, Kakashi, sospirando, lo afferrò dalla collottola nemmeno pesasse quanto un gattino e gli parlò con la calma che si usa con i malati di mente. «Perché questo era il posto più economico, Uchiha-kun. E siamo in gita scolastica, non in una vacanza di piacere. Le spese vanno ridotte al minimo».
Un’idea improvvisa balenò nelle iridi ossidiana di Sasuke.
Un’idea folle, folle quanto lui stesso era.
 
Pago io per tutti, ma non dormirò mai nello stesso letto del dobe.
 
Poi sembrò prendersi un momento per pensarci su, ed il luccichio nei suoi occhi si spense.
 
Probabilmente Itachi mi farebbe lo scalpo, meglio evitare.
Però posso sempre cambiare stanza e dividere il letto con qualcun altro.
 
Si schiarì la voce. «In questo caso, Kakashi-sensei, vorrei chiederle di-».
«Sasuke, corri! Vieni a vedere!».
L’Uchiha si rese conto solo in quel momento che Naruto non era lì con loro.
Brutto, bruttissimo errore.
 
Troppo silenzio, maledizione. Dovevo capirlo. Che diavolo avrà combinato lì dentro?
 
Si voltò appena, mentre la testa bionda spuntava dalla porta agitando qualcosa nella mano sinistra.
Qualcosa di piccolo e quadrato.
Estremamente sospetto.
Ghignò. «Guarda cos’ho trovato nel cassetto del comodino!».
E glielo lanciò.
La bustina contenente il profilattico atterrò direttamente ai piedi di Kakashi che – si vedeva lontano un miglio – stava cercando di trattenere una risata.
Vari colori si alternarono sul viso dell’Uchiha: dal rosso al verde, dal viola al giallo. Quando tornò in possesso delle sue facoltà mentali, sgranò gli occhi e si voltò verso il sensei. «Io non ci dormo nello stesso letto con quello».
L’Hatake ghignò. «Suvvia, non fare così. Tutti i ragazzi sono costretti a dormire nello stesso letto e nessuno si sta lamentando quanto te».
 
Perché nessuno di loro sarà costretto a dormire con qualcuno che ha baciato. Più di una volta.
Che cazzo.
 
«Non è possibile fare uno scambio?».
 
Anche Ino.
Va bene anche Ino.
 
«Ehi, Sasuke! Io sto dalla parte sinistra del letto!».
Kakashi si strinse nelle spalle. «A quanto pare il tuo compagno si è abituato a quest’accoppiata. Pazienza!».
L’Uchiha affilò lo sguardo, desiderando di prendere a schiaffi quella faccia sorridente.
 
Razza d’idiota ipocondriaco paradossalmente sorridente.
Brucia!
 
«Bene», sputò fuori, dirigendosi a passo di carica verso la stanza e sbattendosi la porta alle spalle.
Puntò il dito contro Naruto che, appena lo vide, lasciò ricadere tutto ciò che aveva trovato nel cassetto con un sussulto. Sasuke sgranò gli occhi. «Che c’è? Cos’altro hai trovato lì dentro?».
Per la prima volta nella sua vita, l’Uzumaki distolse gli occhi imbarazzato. «Niente!».
 
Bugiardo.
Bugiardo!
Ma forse non voglio saperlo davvero. Ugh.
Bleah.
 
«Non ti lascio la parte sinistra del letto. Anzi, non ti lascio nessuna parte del letto. Che ne dici di dormire sul tappeto? Cercherò di non pestarti».
Naruto mise il broncio. «Ma fa freddo!».
«Prenditi una coperta».
«Ce n’è soltanto una».
 
Ma che diamine?
 
Sasuke cercò con tutto se stesso di mantenere la calma. Di ricordarsi che erano soltanto pochi giorni, poi sarebbero tornati in Giappone e avrebbe ricominciato ad ignorare quell’idiota.
Se ripensava al momento in cui aveva ceduto a quello strano sentimento, prima dell’arrivo di quel tale, Suigetsu, quasi gli veniva il voltastomaco.
Lui che stringeva un legame? Accidenti, no. Non poteva e non doveva essere. Adesso era perfino grato a quella faccia da pesce e ai misteri che si portava dietro: gli aveva permesso di evitare di commettere l’errore più grande della sua adolescenza.
Sasuke Uchiha non era un rammollito sentimentalista. Se aveva baciato Naruto, era stato solo perché attratto da lui.
Si rese conto di non avere problemi a dichiararsi attratto dai ragazzi. Ma non avrebbe mai e poi mai tollerato di provare un sentimento nei confronti di qualcuno.
L’unico vero legame che aveva era Itachi, e non ne voleva altri.
Ma Naruto era in grado di scombussolare ogni suo pensiero e ogni sua azione.
Solo che non l’avrebbe mai ammesso.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Va bene, fai quello che ti pare ma non darmi noia».
Il sorriso dell’Uzumaki era luminoso e sincero, ma Sasuke non lo degnò di uno sguardo. Prese la sua valigia, iniziando a disfarla con lentezza. Dopo qualche minuto, quando la sensazione di essere osservato si faceva un po’ troppo pressante, alzò lo sguardo e trovò Naruto a fissarlo, a gambe incrociate, dall’altra parte del letto.
«Che vuoi?».
«Niente.. ho già disfatto la mia valigia e non so che fare».
«Va’ a giocare con i tuoi amichetti, su. Probabilmente verranno a chiamarti a breve».
«Verranno a chiamare anche te. Dai teme, siamo in vacanza! Non puoi davvero voler restare chiuso qui tutta la notte».
Sasuke gli lanciò un’occhiataccia. «Perché no? Sono stanco. E poi quegli idioti non sanno come divertirsi».
Sulle labbra del biondo nacque un ghigno. «Perché, tu sì?».
Alzò gli occhi al cielo. «Certamente».
«Allora devi venire per forza!».
L’Uchiha lo guardò, fingendo di pensarci un attimo. «No».
«Ma perché?».
Sbuffò. «Mi stai irritando più del solito, Usuratonkachi».
Naruto gonfiò le guance, pronto a ribattere, ma proprio in quel momento qualcuno bussò – se bussare poteva esser definito quel tentativo di sfondare la porta – ed entrambi si voltarono verso gli insulsi intrusi/amici.
L’Uzumaki spalancò la porta. Ino e Sakura, con un paio di birre in mano e dei vestiti troppo corti per essere stati davvero così in principio – cosa può fare un paio di forbici! – gli sorrisero e gli si aggrapparono alle braccia. «Naruto-kun, devi per forza provare la birra italiana!», esclamò Sakura. Ino ridacchiò, salutando Sasuke con la mano.
Strano che non gli fosse già saltata addosso.
Se questo fosse successo qualche settimana prima, probabilmente Naruto avrebbe avuto l’acquolina in bocca. Adesso era quasi convinto di essere gay, eppure quelle gambe gli facevano un certo effetto.
 
Beh, non sono sempre stato gay. O forse non lo sono neanche adesso.
Forse sono.. Sasuke-sessuale.
 
Poi ricordò che lui aveva rifiutato Sakura e che Ino era perdutamente innamorata di Sasuke, per questo iniziò a domandarsi se quello non fosse un presagio di morte.
Chissà, magari Sakura aveva intenzione di vendicarsi in qualche assurdo modo. Nessuno, a parte Hinata, era a conoscenza delle sue.. preferenze sessuali.
Il biondo però non lasciò che quei brutti pensieri lo scalfissero. Sorrise alle ragazze. «Dove l’avete presa?».
«Giù al bar. Qui possiamo prendere da bere anche alla nostra età, non è figo?».
Naruto ghignò. «Decisamente!».
Il dito di Sakura si posò delicato sul petto dell’Uzumaki. «Allora, non vieni di la a divertirti con noi?», sussurrò, socchiudendo le palpebre.
Sasuke voltò la testa per sentire meglio.
Ino imitò la sua compagna dai capelli color confetto. «Solo noi tre, ti va?».
 
Oh, questo è un po’ troppo..
 
«Beh, ragazze, ecco, io..».
 
Diamine, che faccio adesso? Un ragazzo etero non direbbe mai di no.
 
«Il fatto è che..».
E poi Sakura scoppiò a ridere. «Okay okay, basta così. Avevi ragione tu, Shikamaru!».
E qualcuno, ridendo a crepapelle, comparve da dietro l’angolo. Shikamaru, Choji e Kiba si trascinarono sghignazzando fino alla porta della stanza Uchiha-Uzumaki.
«Te l’avevo detto!».
Naruto spostava spasmodicamente lo sguardo da uno all’altra. «Detto cosa?».
 
Non avranno mica scommesso sul fatto che io..
 
«Che Naruto non pensa solo al sesso come Kiba. Lui c’è cascato in pieno, beccandosi pure uno schiaffo da Haruno per averle palpato il didietro».
Kiba rise sonoramente, massaggiandosi la faccia. Naruto sospirò.
«Siamo tutti in camera di Sakura e Ino, ci sono anche Hinata e Shino. Perché non vieni anche tu? O-», si corresse, lanciando uno sguardo all’interno della stanza. «..anche voi? Stiamo giocando ad obbligo o verità».
Sasuke schioccò la lingua, alzando gli occhi al cielo. «Poppanti».
Non avrebbe mai giocato a quell’inutile gioco con quelle inutili persone. Era ancora più penoso del punch che avevano corretto al ballo di primavera.
«Dovreste aggiornare il vostro repertorio. E smettetela di guardare telefilm americani».
Tutti gli sguardi furono su di lui. Perfino quello di Ino, che si tratteneva dal saltargli addosso per chissà quale miracolo divino.
Naruto gli fece il verso, poi incrociò le braccia al petto. «Allora come credi che dovremmo divertirci, signor so-tutto-io-voi-razza-di-perdenti-aggiornatevi?».
L’Uchiha gli lanciò un’occhiataccia che ebbe il potere di farlo rabbrividire.
«Questi sono problemi vostri».
Sakura, che ogni volta che si trovava davanti quell’Uchiha aveva voglia di picchiarlo a sangue, fu fermata da Shikamaru e Choji perché il suo volto aveva assunto un’espressione quasi demoniaca, con tanto di lingua biforcuta e capelli ritti sulla testa. «Permettetemi di ammazzarlo, il mondo sarà un posto migliore dopo!».
Kiba sbuffò. «Ha solo paura di perdere».
Non avrebbe dovuto dirlo.
Sasuke si alzò dal letto, raggiungendo gli altri in qualche falcata. «Cos’hai detto?».
«Che hai paura di fare la figura dello scemo con noi. Non è così?».
Gli occhi dei due lanciavano fiamme. Quelli dell’Uchiha però erano più terrificanti. «Sfidami, cane. A qualsiasi cosa. Dimostrerò che la mia superiorità non è solo apparente».
Tutti erano a bocca aperta, gli occhi che brillavano per l’eccitazione.
«Sasuk-».
«Bene, damerino. Se sarai in grado di fare quello che sto per dirti, riconoscerò che sei un tipo tosto».
«Ehm, Kib-».
«Zitto, Naruto!», urlarono i restanti in coro.
Kiba ghignò sadico. «Torniamo in camera, ti spiegherò la faccenda nei dettagli».
«Se riuscirò a portare a termine la missione, domani ti porterò in giro per Venezia con il collare, e farai anche ‘bau-bau’. Siamo intesi?».
Inuzuka schioccò la lingua. «Bene. Ma se vinco io..», si guardò intorno, pensandoci. Poi nei suoi occhi qualcosa brillò. «Se vinco io, dovrai andare in giro per l’hotel nudo».
Sasuke rimase a bocca aperta per qualche secondo.
Quel tipo non avrebbe umiliato un Uchiha in questo modo.
Ma era certo che non avrebbe mai perso. Gli tese la mano. «Andata».
L’altro l’afferrò. «Andata».
Tutti gli altri si erano appena garantiti, in ogni caso, uno spettacolo da non perdere per nulla al mondo.
 
Tre ore dopo.
«Allora, è tutto chiaro? Siete pronti?».
«Sì, ‘ttebayo!».
«Io mi oppongo. Perché devo portarmi dietro questo idiota?».
«Perché così è stato deciso, Sasuke-kun. Non puoi fare tutto da solo, potresti corrompere Kakashi-sensei con una mazzetta. E Naruto è stato scelto dal resto di noi per accompagnarti».
Sasuke ringhiò rabbioso. «È come sancire la mia stessa condanna!».
«Beh, tu hai detto di proporti qualsiasi cosa. Stai forse dicendo che ti tiri indietro?».
Il suo sguardo divenne più duro del marmo. «Mai».
«Allora buona fortuna, a quest’ora dovrebbe già essere a letto».
L’Uchiha lanciò un’occhiataccia a Naruto. «Andiamo, testa quadra. E cerca di non starmi tra i piedi».
Questi ghignò e alzò la mano, aspettandosi un cinque. La riabbassò, deluso, quando il moro gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo.
«Torneremo vincitori!».
Ma nessuno ci credeva veramente.
Non se con Sasuke c’era l’Uzumaki.
La condizione di Kiba era semplice: Sasuke si sarebbe dovuto infiltrare nella stanza di Kakashi mentre quest’ultimo dormiva e scoprire come fosse fatta la sua faccia senza la mascherina che portava praticamente sempre.
Mai nessuno l’aveva visto senza.
Non era qualcosa di troppo complicato, anche perché Sasuke era agile e silenzioso. Ma portarsi dietro quell’elefante di Naruto cambiava le carte in tavola.
L’Uchiha sospirò.
«Per prima cosa, dobbiamo scoprire qual è la stanza di Hatake».
Naruto annuì.
«Poi andremo alla reception e ruberemo la chiave di scorta».
Naruto annuì ancora.
«Dopodiché, senza fare il minimo rumore», lo fulminò. «entreremo, e mentre io gli sfilo la maschera tu lo fotografi. Tutto chiaro?».
Naruto annuì per la terza volta.
Sasuke affilò lo sguardo. «Mi prendi per il culo?».
«No», borbottò l’altro. «È solo che Kakashi-sensei è appena uscito».
L’altro sgranò gli occhi, seguendo lo sguardo del biondo. «E cosa aspettavi a sputare il rospo, razza d’idiota?».
Questo si strinse nelle spalle. «Beh, suppongo che in questo modo sarà più semplice infiltrarsi in camera sua e aspettare che torni. Magari ci nascondiamo nell’armadio».
«No. Ho un’idea migliore».
E quando Sasuke Uchiha ghignava, non ci si poteva aspettare nulla di buono.
«E.. sarebbe?».
«Semplice», esclamò l’altro, avviandosi verso la porta. «lo seguiamo».
   
 
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