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Autore: Ily Briarroot    15/09/2013    2 recensioni
Lo vidi scomparire del tutto, lasciandomi faccia a faccia con il vuoto. Non ci pensai più: mi voltai e cominciai a correre, sperando che le gambe non cedessero per nessun motivo. E, incredibilmente, mi sentii protetta.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Oblio


Mi ritrovai seduta, con la schiena appoggiata al muro bianco e le gambe piegate. Intorno a me, il buio totale avvolgeva ogni cosa e non riuscivo a capire dove fossi, ne tantomeno cosa ci facessi in un posto come quello. E quella presenza che sentivo, quell'ombra che continuava a seguirmi non mi faceva paura; mi dava solo un senso di disagio - e di fastidio - enorme.
Anche in quel momento in cui ero seduta e cercavo a tutti i costi di trattenere il minimo respiro, nonostante fossi confusa da quel posto strano e sinistro e non sapessi cosa stesse succedendo, percepivo di non essere sola. Con me c'era qualcun altro. Forse quella presenza strana, forse no. Ma per un attimo - uno solo - il panico mi assalì.
E lo vidi. Comparve nel nulla, accanto a me. Riuscii a vederlo - solo lui - come se una torcia gli fosse puntata addosso. Il viso tranquillo, rilassato, le mani in tasca. Mi fissava con quel sorriso che non vedevo da tanto tempo, mentre una specie di senso di vuoto e di malinconia m'invadeva il petto e mi occupava la mente.
E, di colpo, non ebbi il tempo di controllare il mio corpo, né i miei riflessi. Mi assalì una strana forma di rancore verso di lui; ero felice di vederlo, ma qualcosa m'impediva di esserlo del tutto. Lo stesso qualcosa che, inconsciamente, cercava di convincermi che lui era colpevole, che mi stava facendo del male.
Ne fui consapevole quando lo guardai negli occhi. Perfetti, neri. Grandi, profondi. Quegli occhi che - anche se non ne ero certa - mi dovevano essere mancati più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sentivo che era così.
Lui parve non accorgersi neanche dell'oblio, non aveva paura. La sua espressione non era confusa quanto doveva essere la mia, non vidi timore nei suoi occhi, né insicurezza. La presenza strana non se n'era andata, la sentivo lì, con noi. Non era dipesa dal ragazzo che mi stava accanto, niente a che fare con lui.
Si avvicinò di un altro passo, senza smettere di sorridere, senza smettere di essere così dannatamente semplice, con la stessa luce negli occhi che lo faceva essere ciò che era. Senza smettere di essere il ragazzo del quale mi ero innamorata tempo prima. Lo rividi. Rividi la persona che avevo conosciuto all'inizio di tutto, quella immatura e superficiale. E fu una cosa ovvia, spontanea,e lo realizzai nello stesso momento in cui gli occhi mi si inumidirono pian piano, senza controllo.
Scrutai per un attimo l'oscurità, dopodichè tornai a guardarlo. Stavolta mi osservava come se avesse visto un fantasma, portandosi una mano sulla nuca. Non disse niente. Solo, mi osservava.
Voltai la testa dall'altra parte, cercando di non fargli notare le lacrime che avevano appena cominciato a rigarmi il viso.
"Ehi, Misty. Si può sapere che ti prende? Non sei contenta di vedermi?".
Tornai a fissarlo di scatto, sgranando gli occhi. Aveva le mani incrociate e lo sguardo tremendamente serio, stavolta. Scossi la testa, quello non poteva che essere un sogno. Tuttavia non riuscii a ignorarlo, non ne ero mai stata capace, infondo.
"Ash... " mormorai, ricordandomi il suo nome improvvisamente solo in quel momento, come un fulmine a ciel sereno. Chiusi gli occhi, non riuscendo più a reggere il suo sguardo, e iniziai a fissare il vuoto scuro davanti a me.
Lo sentii avvicinarsi di qualche altro passo e sollevai la testa di scatto.
"Ma... Misty, non ti capisco. Cosa c'è che non va?".
Mi voltai di nuovo, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Non avevo paura di quella presenza forte lì dentro, non avevo paura dell'oblio di cui Ash non sembrava rendersi conto. Mi spaventava averlo lì, con quell'espressione innocente e infantile sul viso; mi spaventava perderlo, avevo paura di non riuscire a ricordare più nulla di lui.
"Tu non... non puoi essere qui. Non sei reale!" esclamai, sotto il suo sguardo attento. Per la verità neanche io potevo essere in un posto del genere e, probabilmente, non avevo paura di ciò che avevo intorno solo perchè lui era con me in quel momento. Reale o no, c'era.
Mi si sedette accanto, senza smettere un attimo di fissarmi. Tornai a guardare dall'altra parte appoggiando anche la testa alla parete e cercai di ignorare quella morsa allo stomaco che mi stava uccidendo. Non sapevo perchè lo stessi facendo, ma una parte di me - forse quella che avevo sempre cercato di nascondere persino a me stessa - aveva un qualcosa di simile al rancore che stava venendo fuori.
Sentii il suo tocco leggero che mi scostava timidamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lasciandomi interdetta. Quello non poteva di certo essere Ash Ketchum.
"Perchè sei stupita che io sia qui? Non capisco" chiese paziente. Tornai a guardarlo ancora più sorpresa di prima.
Ridacchiò e lanciò un'occhiata al buio che ci avvolgeva. Non fece una piega e pensai che probabilmente per lui trovarci in quel luogo tetro o in un campo fiorito fosse la stessa cosa.
"No, Ash. Te ne vai e non ti fai sentire, non c'è stata una volta in cui tu mi abbia fatto una telefonata e... e adesso ti trovo in questo posto, così... all'improvviso!" esclamo, e dalla rabbia le lacrime continuano a scorrere incessanti dagli occhi, impossibili da fermare. Avrei voluto dirgli di più, ma le parole mi morivano in gola. E la morsa allo stomaco stringeva. E faceva male.
"Ehi, aspetta! Non piangere, Misty...".
"Cosa sta succedendo, Ash? Cosa ci fai qui?" aggiunsi, anche se la domanda più plausibile sarebbe stata 'cosa ci facciamo qui?'.
Appoggiò una mano sul mio braccio, invadendomi di uno strano colore, e mi fissò di nuovo negli occhi.
"Ma come? Sei stata tu a chiamarmi" rispose, accennando lievemente un sorriso.
"Io?".
Annuì, serio.
"Avevi bisogno di me e sono venuto".
Più passava il tempo, più credevo di stare immaginando tutto. Ma lui era lì, sentivo il suo calore, sentivo il suo corpo vicino a me. Per un attimo mi dimenticai addirittura dell'oscurità nella quale eravamo sommersi, e quando me ne resi conto capii che Ash era l'unico mio appiglio, in quel momento. Senza di lui, non me ne sarei potuta andare facilimente da quel luogo chiuso e tetro. Osservai ancora una volta il vuoto nero e non riuscii a trattenere un brivido.
Ash se ne accorse e si alzò in piedi di scatto, dopodiché mi riafferrò il braccio e mi aiutò ad alzarmi in piedi. Mi spaventai quando vidi la sua espressione diventare impaziente di colpo, quasi angosciata. Guardava in direzione di un punto impreciso nell'oblio, mentre mi avvicinava a sé. Cercai di seguire il suo sguardo, ma non vedevo nulla.
"Misty, ascoltami" sussurrò, riprendendosi solo in quel momento. Restai in attesa spalancando gli occhi e la paura di perderlo si fece largo in me, violenta e irrefrenabile.
Annuii, respirando profondamente.
"Io devo andare. Non posso più stare qui" disse, nello stesso momento in cui mi liberò dalla sua stretta. Gli lanciai un'occhiata quasi implorante, mentre si allontanava da me di qualche passo.
"No... Ash... " riuscii a mormorare, cercando di raggiungerlo.
"Vorrei restare, ma non posso. Misty, devi scappare. Corri più velocemente che puoi e non ti fermare mai, d'accordo?! Per nessun motivo al mondo".
Solo in quel momento ricordai della strana presenza di poco prima. Quella forte, quella che non mi lasciava via di scampo, che ero riuscita a seminare poco tempo prima.
"Che cosa succede? Ash, ti prego... cos'è questo posto?".
Mi avvicinai ancora a lui, anche se mi resi conto che non serviva a niente. Non sarei mai riuscita a raggiungerlo, c'era una specie di attrazione che lo trascinava con sé e io non ce l'avrei mai fatta neanche a sfiorarlo.
"Non preoccuparti, fai quello che ti ho detto e basta! Vedrò di proteggerti per quanto mi è possibile, ma tu devi correre. Adesso!".
Per quanto la mia mente dicesse che quella era la cosa giusta da fare e per quanto mi fidassi di Ash, per qualche strano motivo le gambe non rispondevano ai comandi.
"Non... non lasciarmi sola. Non lasciarmi di nuovo..." mormorai, senza sapere bene da dove mi fossero uscite le parole. Mi slanciai nella sua direzione e allungai il braccio, pronta ad afferrargli la mano. E credetti di farcela, quando le mie dita si chiusero attorno al suo polso. Ma non afferrai niente, fu come se si fosse smaterializzato all'improvviso. Anzi, era di certo così. Non potevo prenderlo, non potevo far niente. Solo lasciarlo andare.
"Sono sempre con te, Misty. Non sei sola. Adesso muoviti!".
Lo vidi scomparire del tutto, lasciandomi faccia a faccia con il vuoto. Non ci pensai più: mi voltai e cominciai a correre, sperando che le gambe non cedessero per nessun motivo. E, incredibilmente, mi sentii protetta. Non pensavo a quel qualcosa alle mie spalle che m'inseguiva, né ad uscire da quel luogo. Correvo. Correvo e basta. Non mi stupii neanche quando sentii un contatto caldo sulla mia spalla così, all'improvviso.
Mi svegliai di soprassalto, con la fronte madida di sudore. Quando aprii gli occhi, non c'era più il buio che s'insinuava in me, che ricopriva ogni cosa come poco prima. Vidi il soffitto bianco e, quando raddrizzai la schiena, compresi di trovarmi a letto. Non c'erano altre presenze, non c'era nessun pericolo. Scossi la testa, consapevole di essermi sognata ogni cosa. Ecco perché non capivo il senso di quel luogo. Semplicemente, non esisteva. Era frutto del mio inconscio.
Mi sfiorai il punto del braccio che lui mi aveva afferrato. Era stranamente più caldo del normale. Ma anche lui non era stato reale, in quel sogno. Era tornato ad essere il ragazzino che avevo conosciuto tre anni prima, non poteva essere stata nient'altro che un'allucinazione.
Lo squillo del telefono mi fece distrarre dai miei pensieri. Schizzai giù dal letto e sollevai la cornetta.
"Palestra di Cerulean City, chi parla?".
"M-Misty... sei tu?".
La voce che rispose dall'altro capo del telefono, così terribilmente familiare mi fece quasi cadere la cornetta di mano. Riconobbi subito il tono di Ash.
Non poteva essere stata nient'altro che un'allucinazione. O forse no.

* * * 

Note dell'autrice: ed eccomi qui, dopo aver ripescato un'altra delle mie fanfic scritte più o meno quattro/cinque anni fa :) è una fic un po' strana, basata su un sogno che avevo fatto... ecco spiegato il motivo xD 
Per chi non lo sapesse, sono Ile_W, ma ho cambiato nickname a causa di troppe persone che si sono iscritte recentemente su EFP e che ci mancava poco mi beccassero, cosa che voglio evitare. Comunque, prometto che aggiornerò le altre fanfic il prima possibile :)
 
  
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