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Autore: Hana Turner    20/03/2008    6 recensioni
Hinata si trovava a quel punto da sola, nella sua scuola quasi deserta, in mezzo al corridoio del secondo piano. Deglutì rumorosamente, fece tre, quattro respiri profondi e si avviò verso il pollaio. Fin da piccola, aveva una fobia pazzesca per le galline, con quel becco acuminato, la cresta rossa che spiccava sopra la testa e quegli artigli così affilati che potevano lacerarti in due. Non era mai riuscita a superarla e ogni volta scappava urlando o sveniva sul colpo appena vedeva l’animale avvicinarsi a lei. Ormai era arrivata, la gabbia le era proprio davanti...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La fobia che portò all'amore Una piccola storia XD mi è venuta in mente ancora tempo fa, ma tra una cosa e l’altra l’ho postata oggi.
Un’ultima cosa, per chi seguisse le mie altre ficcy, posterò i nuovi capitoli una settimana dopo Pasqua, non prima perché mi scade l’abbonamento ad internet e mami me lo rinnoverà dopo Pasqua (e a noi che ci importa del tuo stupido abbonamento? ndTutti)(antipatici T.T ndMe)…
Non è un granché, però spero vi piaccia lo stesso, buona lettura! ^^



Il sole era alto nel cielo e per tutti i ragazzi della Konoha High School si prospettava una giornata come tante altre… per tutti, tranne che per loro.
“Uzumaki, Hyuuga! Oggi vi occuperete del pollaio scolastico”
Un viso sbiancò di colpo, mentre un biondino si alzava impettito dal banco e urlava.
“Non è giusto, prof.! Non tocca a noi, ma a Sasuke e Sakura occuparsene”.
Il professore restò al suo posto, ma gli occhi s’incupirono di colpo e il biondino ebbe la sensazione che una gran tempesta stesse per scatenarsi.
Nella classe calò il silenzio.
Tutti sapevano che non bisognava mai alzare la voce col professor Mizuki, si raccontavano strane storie nei corridoi a proposito del suo incarico nella precedente scuola e soprattutto del motivo per cui era stato cacciato. Si diceva che l’avessero licenziato dopo che aveva picchiato a sangue un paio di studenti, perché avevano alzato la voce in sua presenza. Non si sapeva se fossero veritiere o solo delle stupide voci messe in circolazione dalle malelingue, quel che è certo è che il professore si alterava parecchio se qualcuno alzava la voce sopra il tono rispettosamente consentito.
“Uzumaki” ecco il primo tuono “Uchiha e Haruno sono impegnati con la preparazione del festival scolastico, quindi” pian piano la tempesta si avvicinava e il rombo del tuono saliva d’intensità, il biondino iniziò a sudare freddo e sussultò quando il professore urlò: “Ho deciso che sarete voi due ad occuparvene! Ora siediti e non osare più alzare la voce con me o ti spedisco dritto dalla preside”.
Sulla classe calò subito il silenzio, mentre il ragazzo si sedeva e l’insegnante riprendeva il controllo.
“D’accordo, professor Mizuki. Mi scusi!” disse fievole il ragazzo.
La lezione riprese, senza più interruzioni di alcuna sorta.



Il suono della campanella finalmente.
I ragazzi schizzarono fuori dall’aula come se avessero le ali ai piedi, solo un gruppetto uscì con calma.
“Su, Hinata, vedrai che ce la farai!” una bionda poggiò la mano sulla spalla dell’amica, incoraggiandola.
“Oh, Ino-chan, non credo di riuscire a farcela!” una fievole risposta salì dalla mora.
“Ma dai, ce la farai sicuramente, e poi ci sarà Naruto con te!” s’intromise la castana al suo fianco.
Al sentir il nome del biondino, Hinata divenne incredibilmente rossa e per nascondere il rossore si coprì il viso colle mani.
Ad un tratto qualcuno l’abbracciò da dietro di slancio, facendola quasi cadere faccia a terra.
“Hey, fronte spaziosa, fa attenzione, un altro po’ e uccidi la piccola Hinata!” disse Ino rivolta alla ragazza dai capelli rosa fumé che stava abbracciando l’amica. La ragazza volse il viso nella direzione della bionda, per poi scoccarle una linguaccia degna di questo nome, poi si rivolse alla mora: “Oh, Hina-chan, mi dispiace tanto!”
“Sa-ku-ra, tran-quil-la! Ma ti pu-oi to-glie-re? Sto sof-fo-can-do!” disse Hinata passando velocemente dal rosso al viola.
“Oh my God! Scusami, scusami davvero!” disse Sakura liberando l’amica e dandole delle gentili pacche sulla schiena perché riuscisse di nuovo a respirare regolarmente.
“Grazie, Sakura-chan! Ma non preoccuparti, ce la farò!” disse la mora, alzando il pugno in aria, ma sapeva che quelle parole suonavano davvero false, lo si sentiva anche ad un miglio di distanza che la piccola Hinata aveva una paura del diavolo.
Il trio tirò un sospirò.
“Saku-chan, Ino-chan, Ten-chan, davvero non preoccupatevi!” disse Hinata rivolgendosi alle amiche, che anche se ancora dubbiose, assentirono.
Sakura guardò l’orologio e sobbalzò: “Ragazze, io corro, il mio Sasuke si starà gia spazientendo, non vedendomi arrivare. Ciao!” e come era arrivata, sparì… in un lampo.
“Ne ha di energia, quella ragazza” disse Ino.
“Che vuoi farci sarà l’amore, che le dà la carica” rispose Tenten.
Le altre due seguirono presto l’esempio della ragazza dai capelli rosa, tornandosene a casa.
Hinata si trovava a quel punto da sola, nella sua scuola quasi deserta, in mezzo al corridoio del secondo piano.
Deglutì rumorosamente, fece tre, quattro respiri profondi e si avviò verso il pollaio.
Fin da piccola, aveva una fobia pazzesca per le galline, con quel becco acuminato, la cresta rossa che spiccava sopra la testa e quegli artigli così affilati che potevano lacerarti in due.
Non era mai riuscita a superarla e ogni volta scappava urlando o sveniva sul colpo appena vedeva l’animale avvicinarsi a lei.
Ormai era arrivata, la gabbia le era proprio davanti.
Stette lì a guardarla.
Si sentì il volto gelare, strinse le mani al petto, mentre piccole gocce di sudore le colavano dal viso, sentiva i piedi come se fossero fatti di piombo e le ginocchia rispecchiavano in tutto e per tutto la gelatina.
Non ci riusciva, il solo pensiero di entrare in quel quadrato recintato le metteva i brividi.
“Eccoti qui, Hinata-chan! Sono andato a prendere gli attrezzi e il mangime. Iniziamo?”
Hinata sussultò, non si era resa conto della presenza del compagno di classe alle sue spalle.
Deglutì.
Naruto stava già mettendo il mangime sull’apposita ciotola e l’acqua su l’altra.
“Tieni, io pulirò il pavimento” disse, porgendole le ciotole, che Hinata prese meccanicamente.
Il suo cervello si era bloccato, non riusciva a pensare, ragionare, continuava a rigettare l’idea che quello che stava accadendo fosse reale.
“E’ solo un brutto sogno” sussurrò.
Naruto aprì la gabbia e si fece da parte cosicché potesse passare per prima.
Un vero cavaliere. In un’altra situazione Hinata si sarebbe potuta sentire deliziata di quella piccola attenzione, ma non ora.
Quando sentì lo scatto della porta che si chiudeva, tornò in sé.
Deglutì, inutilmente, le si era formato un groppo in gola.
Non poteva uscire, o Naruto avrebbe pensato che era solo una vigliacca e avrebbe perso la sua stima, non le restava altro che continuare, sperando che gli animali restassero invisibili ai suoi occhi.
Iniziò a camminare finché non si ritrovò al centro della gabbia, a quel punto si fermò e si guardò intono spaesata.
“Dove le devo mettere?” chiese a bassa voce, quasi avendo paura che le galline la sentissero.
“Lì, alla tua destra, vicino alle casette!” rispose Naruto, col suo solito tono gioviale.
Alla sua destra infatti si stagliavano mezza dozzina di piccole casupole in legno, dove gli animali di sicuro passavano la notte, col tetto spiovente e un buco grande almeno mezzo braccio, che si apriva sull’oscurità più cupa.
Si sentì dei ticchettii, Hinata tremò impercettibilmente.
Una testa uscì dal buco, seguita subito da un’altra e un’altra ancora; una decine di galline si stagliavano ora davanti alle casette, fissandola.
Quegli occhietti, a Hinata parvero i più famelici e crudeli che avesse mai visto, iniziò ad indietreggiare, piano, lentamente.
“Hinata-chan?” sentì in lontananza la voce di Naruto che la chiamava, interrogativa.
Iniziò a vorticarle la testa e la vista poco a poco si annebbiava.
Indietreggiava sempre più velocemente finché non andò a sbattere contro qualcosa.
Iniziò a tremare dalla paura e a sbattere i denti per il gelo che lentamente s’impossessava del suo corpo.
Due braccia la circondarono, mentre una voce la chiamava: “Hinata-chan! Cos’hai? Ti senti male?”
Naruto la tratteneva contro il suo corpo, cercando di capire cosa succedesse alla ragazza, spaventato quasi all’inverosimile dal suo comportamento.
La ragazza volse lo sguardo in giro, vide le pareti della gabbia farsi più strette e le galline davanti a lei, avanzare.
Prese a tremare ancora più forte. Non riuscì più a vedere nulla e sentì le gambe cederle, ma venne afferrata prontamente.
“Hinata!” Naruto urlò il suo nome.
Era la prima volta che il ragazzo pronunciava il suo nome senza alcun suffisso onorifico, e anche se involontariamente un piccolo sorriso si dipinse sul volto della ragazza.
“Grazie” un sussurro emesso a mezza voce.
“Cosa?” chiese il ragazzo, preoccupato, mentre la mora piano perdeva conoscenza.
Non poteva restare lì, Hinata aveva bisogno d’aiuto e al più presto.
In pochi secondi prese una decisione e, presala in braccio e aperta la porta della gabbia con un calcio, corse defilato in infermeria.
Hinata sentì solamente il rumore della porta che s’infrangeva poi il buio l’avvolse.



Percepì delle voci intorno a lei, confuse, lontane.
“Sta bene?” una voce maschile continuava a ripetere queste parole più volte, mentre un’altra voce, femminile, gli rispondeva: “Per la millesima volta, sì, sta bene, è solo svenuta” era irritata e seccata per l’insistenza del ragazzo “Perché non vai a vedere tu stesso?”
Hinata piano aprì gli occhi.
Riconobbe subito dove si trovava, le pareti bianche e il forte odore di disinfettante, non poteva essere altro che in infermeria.
Provò ad alzarsi, ma una fitta alla testa la costrinse a distendersi, chiudendo gli occhi per cercare di arginare il dolore.
Il rumore degli anelli di una tenda le fece aprire gli occhi nuovamente. Si guardò in giro.
Un viso entrò nella sua visuale, riempiendola, mentre due mani si appoggiavano ai lati della sua testa.
“Hinata-chan?” una voce dolce… era la stessa del ragazzo che aveva sentito prima.
La mora mise a fuoco il viso, capelli biondi, pelle bronzea e occhi azzurro cielo, che in quel momento la stavano fissando, velati dalla preoccupazione.
Ad un tratto ricordò ciò che era successo, e d’istinto abbracciò Naruto, che preso alla provvista perse l’appoggiò e crollò sulla ragazza.
“Ho avuto tanta paura!” stava singhiozzando, e calde lacrime le rigavano le guance, mentre stringeva il biondo sempre di più.
Naruto divenne rosso peperone, il profumo dei capelli di lei gli solleticava il naso mentre il viso della ragazza era affondato sul suo collo, poteva sentire le lacrime bagnargli la maglietta e il suo seno premere contro il petto. Era in una posizione quanto mai sconveniente e non fosse stato per le lacrime della ragazza, sarebbe stata di sicuro una situazione da sfruttare.
Si diede dell’idiota per quei pensieri così futili in quel momento.
Cercando di tenere a freno l‘ardore che piano si stava impadronendo di lui, non si spostò, ma abbracciò invece la mora, cercando di calmarla sussurrandole parole gentili all’orecchio e accarezzandole la testa.
“Tranquilla! E’ tutto finito! Sh, buona, ci sono io qui con te!”
I singhiozzi continuarono ancora per qualche minuto, finché pian piano cessarono.
Hinata alzò lo sguardo e subito spalancò gli occhi, diventando bordeaux: il viso di Naruto ad un soffio dal suo, i nasi quasi si toccavano.
Trattenne il respiro.
“Quanto sei bella!” la ragazza guardò il biondo negli occhi, la osservavano. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
“Hinata…” Naruto piano si avvicinò al suo viso, la ragazza dal canto suo si era immobilizzata, incapace persino di emettere fiato.
“Non sai da quanto tempo voglio dirtelo. Hinata… tu… io… ti amo!” parole sussurrate con un filo di voce ad un soffio dal suo viso.
Hinata distolse lo sguardo e Naruto, presolo come un rifiuto, cercò di spostarsi, ma fu subito bloccato dalla mora, che lo attirò a sé.
“Aspetta!” Il suo volto divenne scarlatto “Anch’io… anch’io ti amo!”
Naruto la guardò e si perse in quegli occhi perlacei… sorrise.
Si avvicinò piano al viso della ragazza e pose le sue labbra su quelle di lei.
Hinata non poteva credere a quello che stava succedendo.
“Piangi?” chiese Naruto appena si scostò.
“Sì, perché non mi sembra vero. E’ un sogno e fra poco suonerà la sveglia portandomi alla realtà” disse la mora.
“Oh, amore, non è un sogno, è questa la realtà” le rispose Naruto asciugandole una lacrima con un bacio.
“Davvero… mi ami?” chiese Hinata, inclinando un po’ la testa.
“Più della mia stessa vita, tesoro”
“Ti prego, pronuncia ancora il mio nome come hai fatto in quella gabbia”
Un sorriso si allargò sul viso del ragazzo: “Hinata”.
Ora anche sul viso della mora si allargò un sorriso.
Naruto le accarezzò la guancia, scostandole qualche capello sbarazzino.
“Ripetilo, ripetilo sempre, suona così bene quando lo pronunci”
“Hinata” e le baciò la fronte.
“Hinata” e le scoccò un piccolo bacio sul naso.
Un risolino sfuggì dalla ragazza.
“Hinata” questo fu pronunciato sulle sue labbra mentre nuovamente s’impadroniva di quelle di lei.
Non fu un bacio dolce come il precedente, le aprì la bocca con la forza, infilando la sua lingua, assaporando quasi con violenza quel piccolo fiore.
Ad Hinata girava la testa, un dolce calore si stava espandendo in tutto il corpo, ma era troppo provata da quello che le era successo e perse nuovamente conoscenza.
Naruto si bloccò quando vide che la ragazza non rispondeva più al suo bacio.
“Hinata?... Shizune, corri” gridò all’indirizzò della tenda.
L’infermiera corse subito al capezzale della ragazza, ma bastò uno sguardo per capire.
“Ha solo perso conoscenza, sta buono e lasciala riposare, intesi?” e scoccò un’occhiataccia a Naruto che abbassò lo sguardo imbarazzato.



La notizia della nuova coppia fece il giro della scuola in pochi giorni e i due ricevettero le congratulazioni di tutti gli amici.
“Oh, finalmente, state insieme. Era ora!”
“Vuoi dire che… Sakura-chan, sapevi tutto?” disse scandalizzato Naruto.
“Be, ovvio! Sono amica di Hinata da un sacco e sono la ragazza di Sasuke” tirando la lingua a mo’ di scusa.
Il biondo guardò inferocito l’Uchiha, che semplicemente alzò le spalle: “Non ho segreti con la mia ragazza”
“Ah, davvero?” rispose Naruto cambiando all’improvviso atteggiamento. Sasuke ebbe un brivido, mentre il gruppetto osservava incuriosito la scena.
“Quindi posso dirle di Ted?” concluse Naruto sfregandosi le mani.
“Non ci provare, testa quadra!” rispose subito Sasuke, avanzando minaccioso.
Le ragazze sospirarono mentre i due iniziavano a litigare.
“Congratulazioni, Hinata, Sono super contenta per te” disse Ino all’amica.
“Avrai un bel daffare a tenere sotto controllo quella peste” disse Sakura rivolta al biondino.
Hinata rise e guardò le ragazze con riconoscenza: “Grazie mille!”
“Bene quindi l’unica che manca sei tu Ten-chan” disse Ino dando delle gomitate alla castana, che subito divenne rossa.
“Che dite, Neji non…” e si bloccò.
“Mmm, quindi è mio cugino, metterò una buona parola per te, Tenten” disse Hinata sorridendo.
“No…”
“Stavo scherzando, Ten-chan” disse subito la mora, strappando una risata a tutte le presenti.
“Che c’è da ridere?” chiese Naruto tornando di fianco alla sua ragazza.
Le ragazze si guardarono e all’unisono: “Cose da donne!” e tornarono a ridere.


Fatto, come vi è sembrata?
Oh sì, una piccola curiosità riguardante Ted…
(se parli tu uccido ndSasu)
(Ma quanto siamo permalosi! In fondo è solo il tuo orsacchiotto, che tieni tanto gelosamente ndAutrice…ops, eheh, come dire, mi sono lasciate scivolare le parole di bocca)
(Sasu afferra la sua katana e si avvicina minaccioso)
Ragazzi, vi saluto e spero d vedervi presto (furono le ultime parole dell’autrice prima di scomparire in una nuvola di polvere creata dalla velocità con cui è partita per scappare)
(Fermati, maledetta! ndSasu)
(Fossi stupida ndAutrice) …
  
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