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Autore: RMSG    15/09/2013    6 recensioni
KakaNaruKaka. SasuNaru. Altri pairings.
[...] Subito dopo lo scontro finale con Obito, nei momenti in cui l'esistenza di Kakashi era rimasta per un eterno istante in bilico tra la vita e la morte, Naruto aveva avuto modo di riflettere su quanto la sua presenza contasse per lui. E contasse sul serio.
Il giovane aveva perso e visto morire troppe persone, nella sua breve vita. La sua stessa essenza, in quanto forza portante, contemplava e inglobava il concetto di morte.
Per cui sì, e finalmente lo ammise anche a se stesso, non voleva e non poteva fare a meno di Kakashi nella sua vita.
Naruto riprese coraggio e avvicinò la mano al volto del maestro, accarezzandone distrattamente i capelli. Troppo perfetti e lisci per essere quelli di un uomo, si ripeté ancora una volta. Anche se... dove stava scritto che solo le donne potevano rappresentare la bellezza? Alla fine che male c'era nell'ammettere che sì, gli piaceva Kakashi proprio per il suo essere uomo? [...]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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La seguente fanfiction è dedicata a tante persone a me molto care, fra cui peraltro gli stessi protagonisti. Oggi, non a caso, è il compleanno di Kakashi Hatake. Quindi tanti auguri, sensei!  ^_^
Oltre a lui, desidero ringraziare Child of Bodom, uomo assai troppo paziente per esser vero, e _ALE2_, che attendeva questa storia da tempo immemore. Finalmente ce l'ho fatta, quindi brava me!
Grazie infine a nemesi06, mia beta-reader, che mi ha dispensato preziosi consigli per la realizzazione di questo primo capitolo.
Detto ciò, buona lettura. :)

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Capitolo 1

Fiori, cioccolata e mutande.


Naruto avanzava rapido nei corridoi dell'ospedale. Un piccolo mazzo di fiori in una mano e una scatola di cioccolatini al latte –
perché gli avevan detto che amava la cose dolcinell'altra.
Non gli piacevano molto i fiori, e infatti già sentiva quello spiacevole odore pizzicargli il naso, ma Ino gli aveva assicurato che i papaveri e i tulipani erano perfetti per un simpatico augurio di pronta guarigione. Al contrario i cioccolatini gli sembravano un'idea geniale, anche se consigliata da Gai.
Si grattò le narici e si fermò di fronte alla porta di una stanza. Si guardò attorno, quasi smarrito, e prese un bel respiro. Perché lo stesse facendo non era chiaro nemmeno a lui, ma ormai era lì, con fiori, cioccolatini e un inspiegabile batticuore. Soprattutto perché Kakashi era ancora svenuto e non c'era di che preoccuparsi.
Aprì la porta con attenzione ed entrò nella stanza in penombra. L'uomo dormiva profondamente, avvolto nelle sue coperte e nascosto, con enorme fastidio di Naruto, dalla sua maschera. Il ragazzo sistemò i fiori e i dolcetti sul comodino, trattenendosi a guardarlo.
Sorrise, intenerito, ma anche preoccupato e si concesse di sedersi sul bordo del letto per osservarlo. Sembrava tranquillo, pensò, ma lo sarebbe ancora stato una volta sveglio? Una volta resosi definitivamente conto di aver passato la sua vita a idolatrare e imitare una persona che poi si è rivelata un distruttore senza scrupoli? Una volta aver capito che da una parte quella guerra era stata anche “colpa” sua?
Naruto lo guardò amareggiato e si sentì un grande egoista a sperare così intensamente nel risveglio di Kakashi. Sapeva che avrebbe sofferto ed era consapevole che avrebbe avuto bisogno di qualcuno pronto a sostenerlo. Lui sarebbe stato lì, per stargli vicino. Approfittandone, anche, perché no.
Si chinò piano verso il viso del suo maestro e allungò una mano, sfiorando con i polpastrelli la sua fronte, indugiando poi sulla sua guancia per qualche secondo. Il rumore del vento, però, lo fece sobbalzare e allontanare in un istante, quasi ansimando per lo spavento.
Si alzò allora bruscamente, smuovendo il corpo dell'altro, che sembrò mugugnare qualcosa. Naruto gli sistemò le coperte, concedendosi di accarezzargli ancora un braccio, quello tatuato. Come poteva un uomo avere una pelle così morbida? Si morse le labbra e guardò verso la finestra, lasciando fluire i pensieri.
Subito dopo lo scontro finale con Obito, nei momenti in cui l'esistenza di Kakashi era rimasta per un eterno istante in bilico tra la vita e la morte, Naruto aveva avuto modo di riflettere su quanto la sua presenza contasse per lui. E contasse sul serio.
Il giovane aveva perso e visto morire troppe persone, nella sua breve vita. La sua stessa essenza, in quanto forza portante, contemplava e inglobava il concetto di morte.
Per cui sì, e finalmente lo ammise anche a se stesso, non voleva e non poteva fare a meno di Kakashi nella sua vita.
Naruto riprese coraggio e avvicinò la mano al volto del maestro, accarezzandone distrattamente i capelli.
Troppo perfetti e lisci per essere quelli di un uomo, si ripeté ancora una volta. Anche se... dove stava scritto che solo le donne potevano rappresentare la bellezza? Alla fine che male c'era nell'ammettere che sì, gli piaceva Kakashi proprio per il suo essere uomo?
Naruto si ritrasse e infilò le mani nelle tasche, spaventato e scioccato dalle sue stesse considerazioni. Doveva essere impazzito.
Udì un altro mugugno e riportò l'attenzione sul suo maestro.
Non si starà mica svegliando?
“Maestro...” sussurrò. Rapidamente il ragazzo si mise dritto, sistemandosi giacca, coprifronte e capelli, accomodandosi con nonchalance sul bordo del letto. Sì, era un completo idiota senza speranze.
“Naru...” boccheggiò, affaticato. L'altro sorrise, interrompendolo.
“Non sforzarti, maestro! Adesso vado a chiamare Sakura!” si alzò, diretto alla porta, ma si fermò, sentendo qualcosa aggrappata alla manica. Kakashi lo tirò verso di sé, guardandolo implorante. “Maestro...” il giovane shinobi lo squadrò, perplesso, e provò a calmarlo. “Torno subito, lo giuro.”
L'uomo lo lasciò andare e Naruto uscì dalla stanza rapidamente, col cuore a mille e il fiato corto. Rincontrare il suo sguardo lo aveva mandato su di giri.
“Naruto? Che succede?” il biondino sobbalzò, ritrovandosi davanti proprio Sakura.
“K-Kakashi... si è svegliato.” riaprì la porta della stanza, facendovi entrare l'amica, mentre il biondo preferì rimanere fuori, ancora scosso. Aveva promesso al maestro che sarebbe ritornato, ma non se la sentiva, così se ne andò.
Che codardo.

Sakura nel frattempo mise seduto il suo maestro, visitandolo e controllando le sue ferite. “Maestro, ci ha fatti preoccupare. Ha dormito per quasi quindici giorni...” l'altro annuì, buttando un'occhiata alla porta, mentre Sakura continuava a parlare. “Naruto è stato qui ogni secondo che gli era possibile a sorvegliarla per ogni evenienza, ma abbiamo un'infinità di feriti, il villaggio da ricostruire...” gli prese il polso per sentire il battito. “Sì, sembra tutto nella norma. Ha dolore da qualche parte?”. Kakashi chinò il capo, fissando le candide lenzuola.
“No...” mormorò. Sakura rimase lì accanto a lui a guardarlo, sospirando pesantemente. Avrebbe voluto parlargli, avrebbe voluto consolarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene e che non era colpa sua, che ciò che era successo in passato non aveva poi così tanta importanza, che Obito era il risultato di un mondo malvagio. Ma invece tacque. Non aveva mai avuto un rapporto così intimo con Kakashi e sarebbe stato ipocrita cominciare a sputare sentenze su questioni che alla fine non la riguardavano più di tanto. Perciò preferì comportarsi da medico.
“Anche se il dolore non si palesa, ha subito molti danni agli organi interni. Siamo tuttavia intervenuti in tempo per scongiurare il peggio, ma ci vorrà un bel po' perché il suo corpo si riprenda del tutto.” raggiunse un angolo della stanza e prese una sedia rotelle, avvicinandola a lui. “Nel frattempo però dobbiamo spostarla in una stanza condivisa. I feriti sono troppi...” Kakashi alzò gli occhi e annuì, sedendosi sulla carrozzina con l'aiuto di Sakura, che dal suo canto non smise di parlare. “Naruto aveva insistito così tanto per farla stare da solo a riposare, almeno fino a quando non si fosse svegliato. Ho fatto il possibile, maestro. Mi dispiace non poterle concedere la sua privacy.”
Kakashi sobbalzò appena nel sentire le sue parole.
Naruto...
Sakura cominciò a spingere la sedia, camminando rapida fra i corridoi. “Mi domando dove sia finito quell'idiota, però...” borbottò sovrappensiero.
“Chi ci sarà nella mia camera?” cambiò discorso.
“Oh... c'è il maestro Gai.” Kakashi sbuffò, sistemandosi i capelli e passandosi una mano sul viso, distrutto. Avrebbe decisamente preferito stare con degli estranei.
Arrivarono pochi secondi dopo nella nuova stanza e bombardato dai vaneggiamenti dell'amico, Kakashi si rimise al letto, gemendo per il dolore.
“Allora, Kakashi, piaciuta la cioccolata?” insinuò sibillino il moro.
L'altro lo guardò annoiato. “Di che stai parlando?” bofonchiò.
“La cioccolata che ti ha portato Naruto! Il ragazzo ha impiegato tutto il suo spirito giovanile per trovare l'idea giusta per un dono!” annuì, sistemandosi il braccio col gesso.
Kakashi sgranò il suo occhio.
Naruto.
Anche i fiori non erano male! Avrei scelto delle rose, al posto suo, avrebbero reso il messaggio più chiaro...” Sakura arrossì appena e tossì, irritata dalla conversazione.
“Ok, basta parlare degli assenti. Maestro Gai, lei deve promettermi che non darà troppo fastidio al Maestro Kakashi. Ha bisogno di assoluto riposo e tranquillità. Mi raccomando!” e uscì, lasciandoli soli.
“Gai...” cominciò.
“Dovresti trovare cinque minuti per chiarirti col ragazzo, Kakashi. Ha bisogno di te...”.
Kakashi si lasciò sprofondare nel cuscino. “Gai...” ripeté.
“Sei un idiota se te lo fai sfuggire, dico solo questo.”
“Non è così semplice.” rispose, inacidito.
“Ti sbagli, invece. La questione è semplicissima. Sei tu che sei il solito incasinato.” lo informò.
Kakashi tirò su le coperte, nascondendosi sotto le lenzuola. “E' una ragazzino, Gai.”
L'altro scoppiò a ridere, facendo un gran baccano, innervosendo ancor di più Kakashi. “Un ragazzino, dici... eppure ero sicuro che ci fossi anche tu sul campo di battaglia, a guardarlo prendere a calci nel sedere una specie di semi-dio.” sospirò. “Kakashi, diglielo e basta. Sarai stupito dalla risposta.” E fissò l'amico, guardandolo serio. “Non voglio vederti morire da solo.” Con quest'ultima frase il discorso sembrò chiudersi, lasciando il povero Hatake ancora più in subbuglio. Il silenzio dunque piombò fra i due, scandito solo dai bizzarri suoni del vento contro le finestre della stanza. Gai fissava proprio quelle, sovrappensiero anche lui.
“Davvero ha portato la cioccolata?” La bestia verde di Konoha sorrise, senza girarsi, godendosi la soddisfazione di aver ragione.
“Al latte, la tua preferita.” Kakashi sospirò, sprofondando ancor di più sotto le coperte, come un bambino spaventato da qualche strana ombra sul soffitto.
Che casino.

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Naruto dal suo canto passeggiava nella foresta, cercando di allontanarsi il più possibile dall'ospedale. L'aria era decisamente gelida, d'altronde erano quasi a Novembre ormai, ma decise di non farci caso. Il tempo atmosferico era l'ultimo dei suoi problemi, al momento.
Raggiunse dopo poco l'ufficiosa tomba di Jiraiya e di fronte a essa s'inginocchiò, sospirando.
“Lo so. Sono ancora al punto di partenza. Accidenti, vorrei avere un po' della tua sfrontatezza, razza di pervertito...” disse, melanconico. “Se fossi ancora qui sono sicuro che mi avresti già costretto a dirglielo...” ridacchiò fra sé e sé, per poi spegnersi triste. “Se solo fossi ancora qui... saprei cosa fare.” unì le mani in preghiera. “Oh, maledizione. E se lui non mi volesse comunque? Anche se glielo dicessi... quante probabilità ci sono che mi voglia davvero con lui? E se fosse innamorato di qualcun altro? Di una donna, magari?” strizzò gli occhi e batté le mani sui pantaloni, sollevandosi seccato. “Sì, hai ragione!” sollevò un pugno, sorridendo. “Non importa che cosa mi dirà e quante volte mi rifiuterà, io lo conquisterò. Fosse l'ultima cosa che faccio!” si mise le mani sui fianchi e fissò la lapide, soddisfatto dei consigli del suo maestro. “Credo proprio che dovrò leggermeli quei tuoi dannati libri, Ero-sennin...” ammise, sospirando. “Magari mi potranno dare qualche spunto interessante, chissà!” si mise una mano sotto il mento, pensieroso, e rimase in silenzio. Perso nei suoi piani di corteggiamento non si accorse dell'arrivo di qualcuno alle sue spalle.
“Ehi, testa quadra.” Naruto saltò in aria, gridando come una scolaretta e girandosi, bianco come un lenzuolo.
“Accidenti, Sasuke! Mi hai fatto spaventare!” Il moro lo guardò annoiato e avanzò verso di lui.
“Sono venuto a dirti una cosa.” affermò, assumendo un'aria seria. Naruto rabbrividì, investito da una brutta sensazione.
“Spara!”
Sasuke sospirò appena. “Andrò via.” disse, secco, e Naruto s'impietrì.
Non è che non se lo aspettasse, anzi, era abbastanza sveglio da aver previsto la cosa. Il fatto è che nonostante tutto aveva preferito circondarsi di belle e allegre illusioni, immaginando se stesso, Sakura e Sasuke invecchiare insieme nell'amato Villaggio della Foglia.
“... di nuovo?” disse, abbassando il capo. “Pensavo volessi ridare vita al tuo clan, brutto idiota.”
Sasuke si lasciò sfuggire un altro sospiro. “Non mi sembra di aver detto che non tornerò...” infilò le mani in tasca, ricercando il suo sguardo. “... testa quadra.”
Naruto sbuffò e incrociò le braccia, trovando finalmente il coraggio di affrontarlo faccia a faccia “Beh, almeno questa volta ti degni di avvisare..” borbottò, lasciandosi però sfuggire un sorriso. Quanto gli erano mancati dei battibecchi così? “Quanto starai via?”. Sasuke scosse il capo.
“Non ne ho idea. Quanto mi va.” si avvicinò ancora di più a Naruto, arrivando a un palmo da lui. “Devo chiederti una cosa, però.”
Il biondo lo guardò, sollevando il viso. Per quanto detestasse ammetterlo Sasuke era più alto di lui, e anche di un bel po'. Lo faceva sentire così piccolo.
“Dimmi...”
L'Uchiha attese un po' e a nessuno dei due sembrò dispiacere il silenzio creatosi. Aveva un sapore famigliare.
“Vieni via con me.”
“C-come?!” Naruto strabuzzò gli occhi, scioccato. “Ma... ma perché?!”
Questa era una di quelle situazioni in cui avrebbe preferito sicuramente una battaglia all'ultimo sangue col peggiore dei nemici piuttosto che essere lì dov'era. Partire con Sasuke? Ma in qualità di cosa? Di amico? Fratello? …
amante?
Naruto si diede dell'idiota e avrebbe tanto voluto prendersi a pugni da solo. La guerra era meglio dell'adolescenza, decisamente.
“Perché voglio che tu stia con me.” Sasuke lo prese per le spalle, avvicinandolo al suo corpo. Non che questa fosse una spiegazione decente, si disse Naruto. Aveva un altro mucchio di domande da fargli, ma sentendosi stringere così dal suo amico cadde in un silenzio inquietante. “Voglio che tu sia mio.” ribadì il moro.
“Oh... io... Sas'ke, veramente...” posò le mani sul petto dell'amico-non-più-tanto-solo-amico e si allontanò. “Non posso. Non posso lasciare il villaggio, non posso lasciare ciò che ho costruito sinora e...” scosse il capo violentemente, decidendo di omettere l'ultima motivazione. “Non posso, mi dispiace!” ribadì.
Sasuke assottigliò lo sguardo. “Mi stai davvero rifiutando?” sibilò, inacidito. “Hai passato quanti anni a rincorrermi? E tutto solo per... per amicizia?”
Naruto annuì, stringendo i pugni. “Certo che sì! Sasuke, tu sei il fratello che non ho mai avuto! Fai parte della mia famiglia, di quella prima, unica manciata di persone che credeva in me nonostante tutto...” gli diede le spalle, tornando a fissare la tomba del proprio mentore. “Non c'è niente che non farei per te, credimi... sei il mio più caro amico e lo rimarrai per sempre.”
Concluso il discorso, Naruto sentì i passi di Sasuke allontanarsi e si girò in fretta. “Quando tornerai?” chiese di nuovo, cercando una risposta che l'erede degli Uchiha non si degnò di dargli. “Sasuke!!” gridò da lontano e solo allora l'interpellato si fermò.
“Promettimi che tornerai, ti prego.” implorò, sentendo già gli occhi pizzicare. Sasuke si voltò appena e serio come una statua si limitò ad annuire, prima di sparire fra gli alberi.
Il biondino si lasciò cadere a terra, sedendosi rumorosamente e strappando un ciuffo d'erba, arrabbiato.
Che casino.

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Dallo strano episodio con Sasuke altri infiniti giorni passarono. Quasi un mese, per la precisione.
Naruto era ancora abbastanza scioccato, oltre che infinitamente dispiaciuto per la partenza dell'amico. Dopo tutto quel tempo passato a rincorrerlo, ancora non poteva godere della sua compagnia. Lo rincuorava tuttavia la promessa che Sasuke gli aveva fatto. Sarebbe tornato. Da lui, da Sakura, da Konoha: la sua casa.
Naruto sospirò, lasciando dondolare le gambe a penzoloni dal cornicione su cui era seduto. L'aria fredda di Novembre gli sferzava sul viso, lasciandogli le guance doloranti, mentre guardava la strada sotto di sé. La gente stava tornando lentamente a vivere, dopo la guerra, e nonostante tutto l'affetto che gli stavano dimostrando si sentiva ancora un po' solo.
Sì, gli abitanti del villaggio ormai lo venerava, addirittura idolatrava. Aveva salvato il mondo, fermato la guerra, sconfitto quei cattivissimi Uchiha col delirio di onnipotenza e dato il calcio di inizio per una vita di pace e solidarietà...
“Ahhh....” un altro sospiro. Però Sasuke non era lì. E nemmeno Kakashi era al suo fianco. Quindi che senso aveva tutto questo? Che gusto c'era a godersi la popolarità, l'amore dei suoi concittadini, la stima dei suoi compagni, se poi non aveva suo 'fratello' e l'uomo che amava al suo fianco? Oltretutto le parole di Sasuke lo avevano scosso un sacco. Che cosa intendeva con “Voglio che tu sia mio”? Lui era già suo! Suo amico per la pelle, anche.
Forse sarei dovuto andare via con Sasuke. Prendermi una pausa non mi avrebbe fatto male, rifletté, sentendo ritornare in un istante la voglia di prendersi a schiaffi. Ma da quando era diventato così lunatico e insicuro?

“Pivello, sei davvero noioso. Quando la finirai di ciarlare? Sembri una ragazzina!” il ruggito di una ben nota volpe risvegliò l'animo di Naruto, che chiuse gli occhi per rifugiarsi nel suo inconscio.
“A chi hai dato della ragazzina, eh?!” strillò, andando incontro alla bestia. “E' che ho un sacco di problemi!”
Kurama sbatté la zampa sul pavimento, facendo tremare tutto intorno. “Non fai altro che lagnarti e rimuginare. Sembri tua madre, maledizione...” ringhiò, scoprendo i denti, mostrandosi più minacciosa che mai. Ma Naruto salì su una sua zampa, accoccolandosi contro la sua pelliccia come se niente fosse.
“Mia madre? Che cosa intendi?” Un argomento molto delicato, quello, che magari avrebbe distratto un po' il futuro Hokage dall'essere così ossessionato da due certi loschi figuri.
“Tua madre non faceva altro che rimuginare, borbottare e lamentarsi. E per gli stessi futili motivi!” Naruto guardò Kurama confuso.
“Sarebbero?”
“Tuo padre e tutte quelle stupidaggini umane. Voi umani avete fin troppi modi di vivere i sentimenti...” Il biondo rise, sospirando.
“Forse hai ragione, siamo fin troppo complicati.”
“Senza contare il fatto che la tua incoerenza mi irrita profondamente!” abbaiò, scrollandosi il pivello di dosso.
“IO NON SONO INCOERENTE!” sbraitò, agitando le braccia per farsi notare dal demone.
“Ah, no? Sto ancora aspettando di vederti all'opera con quell'altro pivello di Kakashi...” Naruto deglutì.
Colpito e affondato.
“Ci sto lavorando, su quello... dammi tempo!” si giustificò, allontanandosi da Kurama piuttosto stizzito.
“Ottimo. Comincia a farlo subito, perché è proprio qui davanti a noi.”
Naruto sbarrò gli occhi e guardò sulla sua destra, ritrovandosi effettivamente occhi nell'occhio di Kakashi.
“Yo.” disse lui e il biondo rischiò quasi di cadere dal tetto per lo spavento.
“E' questo l'effetto che ti fa vedere la mia faccia?” disse, con la sua solita aria annoiata, mentre Naruto arrossiva in modo scandalosamente adorabile.
“Chiuda il becco! E poi... tecnicamente non sto guardando la sua faccia.” borbottò, incrociando le braccia. Kakashi ridacchiò, sospirando.
“Come mai da queste parti?” disse, allontanandosi da Naruto e raccogliendo quella che sembrava una cesta colma di abiti.
“Era il primo palazzo disponibile per un po' di riposo dopo l'allenamento di stamattina...” biascicò, confuso. “Ma che sta facendo, maestro?”
“Mh?” Kakashi si girò, smettendo di stendere i panni. “Metto ad asciugare le mie mutande, perché? Vuoi darmi una mano?” Il volto di Naruto s'infiammò talmente tanto che Kakashi s'aspettò di vedergli uscire del fumo dalle orecchio, prima o poi.
“Aaah, ho capito. Non l'hai fatto apposta allora.” disse, tornando a stendere il suo bucato.
“A fare cosa?” disse l'altro, sottovoce e intimorito.
“A fermarti proprio sul terrazzo di casa mia, che domande.” Naruto sbarrò gli occhi. Ok, se non era fortuna quella, allora non aveva idea di cosa fosse.
“Oh, beh, no, non sapevo proprio fosse casa sua, questa.” Si avvicinò al proprio maestro, mordicchiandosi il labbro inferiore e cercando qualcosa da dire. Anche Kakashi dal suo conto non sembrava interessato a chiacchierare.
Beh, come se lo fosse mai stato, si disse Naruto.
Però doveva parlare, assolutamente. Aprire bocca ed esclamare qualcosa di intelligente che lo avrebbe stupito, che gli avrebbe fatto cambiare opinione su di lui. Sì, poteva farcela.
“Allora, maestro...” guardò i panni stesi, ancora incerto sul da farsi. “Lei usa i boxer?”
Kakashi smise di fare quello che stava facendo e si voltò lentamente verso il suo alunno preferito. Non è che Kakashi non sapesse come divertirsi, ma avendo passato l'adolescenza nella squadra speciale assassina piuttosto che in giro con qualche suo coetaneo, non era abituato a farsi quattro risate in compagnia. Certo, a meno che non ci fosse Naruto in giro.
Per questo la risata dell'Hatake si librò nell'aria, cristallina, musicale e Naruto 'stavolta ne fu certo: se esisteva un Dio, questa doveva essere la sua risata. Era la prima volta che lo sentiva ridere così di gusto e fu davvero inaspettato, oltre che alla fine un po' imbarazzante. Dopotutto stava ridendo di lui.
“Ok, basta!” esclamò Naruto, agitandosi. “Non è divertente! Ci provi lei a essere al mio posto!” Kakashi smise piano di ridere, guardandolo curioso. “Nessuno sa come rivolgersi a lei dopo quello che è successo e...” si piantò le mani sulla bocca. Stupido, stupido, stupido, stupido, stupido!
“Come?” Kakashi tornò serio e molte cose improvvisamente gli furono chiare. Tutti, da quando aveva lasciato l'ospedale, lo stavano trattando coi guanti, proponendosi di fare qualsiasi cosa al suo posto. Tenzo addirittura gli faceva quotidianamente la spesa, mentre Gai si faceva vedere meno di tre volte a settimana, lasciandolo in una pace molto strana. La domanda era
perché?
Ebbene, la risposta era lì, nel dispiacere palese negli occhi del biondo. “Abbiamo tutti paura che crolli da un momento all'altro....” mormorò il biondino, infilando le mani in tasca. “E avevo promesso che non gliele avrei dette, queste cose, ma mi sembra di prenderla in giro.” Alzò piano lo sguardo, guardando Kakashi timidamente. “Forse starò sbagliando, ma io non sono d'accordo con quello che tutti pensano, anzi. Sono convinto che lei non stia fingendo di sentirsi piano piano meglio, sono convinto che lei...” si fermò di nuovo, col cuore in gola.
“Che io?” lo incitò, cercando di mantenere la calma.
“Che lei non farà quello che ha fatto Zanna Bianca, come invece dicono tutti." disse, sentendo l'enorme macigno sul suo stomaco alleggerirsi. Kakashi non disse nulla e, anzi, sembrò non averlo sentito. Lentamente si chinò a prendere la cesta e si diresse verso la porta finestra.
"M-maestro? Aspetti, dove sta andando?" Kakashi entrò in casa e chiuse la porta, lasciando Naruto lì, da solo, a darsi dello stupido eternamente.


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Ebbene sì, eccoci alla fine del primo capitolo.
Spero che sia stato di vostro gradimento e che alla fine desideriate lasciarmi una critica, sia essa positiva o negativa. Mi piace imparare e sentire le vostre opinioni non può che spronarmi sempre di più.
Ho scritto questa fanfiction per far apprezzare di più nel fandom italiano questo MERAVIGLIOSO pairing, anche se dubito che da sola potrò fare molto. Comunque, alla fine, sognare non costa niente. Magari ispirerò qualcuno di voi, chi lo sa. 
Grazie ancora per aver dedicato il vostro tempo a me e arrivederci al prossimo capitolo!

P.S. so che Kakashi non ama i dolci. Sappiate che c'è una spiegazione a tutto, quindi non vi preoccupate: le vie delle fanwriters sono infinite! :)

   
 
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