La
seguente fanfiction è dedicata a tante persone a me molto
care, fra cui peraltro gli stessi protagonisti. Oggi, non a caso,
è il compleanno di Kakashi Hatake. Quindi tanti auguri,
sensei! ^_^
Oltre a lui, desidero ringraziare Child
of Bodom, uomo assai troppo paziente per esser vero, e _ALE2_, che
attendeva questa storia da tempo immemore. Finalmente ce l'ho fatta,
quindi brava me!
Grazie infine a nemesi06,
mia beta-reader, che mi ha dispensato preziosi consigli per la
realizzazione di questo primo capitolo.
Detto ciò, buona lettura. :)
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Capitolo
1
Fiori,
cioccolata e mutande.
Naruto avanzava rapido nei
corridoi dell'ospedale. Un piccolo mazzo di fiori in una mano e una
scatola di cioccolatini al latte –perché gli avevan detto che amava la cose dolci–
nell'altra.
Non
gli piacevano molto i fiori, e infatti già sentiva quello
spiacevole
odore pizzicargli il naso, ma Ino gli aveva assicurato che i papaveri
e i tulipani erano perfetti per un simpatico augurio di pronta
guarigione. Al contrario i cioccolatini gli sembravano un'idea
geniale, anche se consigliata da Gai.
Si grattò le narici e si
fermò di fronte alla porta di una stanza. Si
guardò attorno, quasi
smarrito, e prese un bel respiro. Perché lo stesse facendo
non era
chiaro nemmeno a lui, ma ormai era lì, con fiori,
cioccolatini e un
inspiegabile batticuore. Soprattutto perché Kakashi era
ancora
svenuto e non c'era di che preoccuparsi.
Aprì la porta con
attenzione ed entrò nella stanza in penombra. L'uomo dormiva
profondamente, avvolto nelle sue coperte e nascosto, con enorme
fastidio di Naruto, dalla sua maschera. Il ragazzo sistemò i
fiori e
i dolcetti sul comodino, trattenendosi a guardarlo.
Sorrise,
intenerito, ma anche preoccupato e si concesse di sedersi sul bordo
del letto per osservarlo. Sembrava tranquillo, pensò, ma lo
sarebbe
ancora stato una volta sveglio? Una volta resosi definitivamente
conto di aver passato la sua vita a idolatrare e imitare una persona
che poi si è rivelata un distruttore senza scrupoli? Una
volta aver
capito che da una parte quella guerra era stata anche
“colpa”
sua?
Naruto lo guardò amareggiato e si sentì un grande
egoista a
sperare così intensamente nel risveglio di Kakashi. Sapeva
che
avrebbe sofferto ed era consapevole che avrebbe avuto bisogno di
qualcuno pronto a sostenerlo. Lui sarebbe stato lì, per
stargli
vicino. Approfittandone, anche, perché no.
Si chinò piano verso
il viso del suo maestro e allungò una mano, sfiorando con i
polpastrelli la sua fronte, indugiando poi sulla sua guancia per
qualche secondo. Il rumore del vento, però, lo fece
sobbalzare e
allontanare in un istante, quasi ansimando per lo spavento.
Si
alzò allora bruscamente, smuovendo il corpo dell'altro, che
sembrò
mugugnare qualcosa. Naruto gli sistemò le coperte,
concedendosi di
accarezzargli ancora un braccio, quello tatuato. Come poteva un uomo
avere una pelle così morbida? Si morse le labbra e
guardò verso la
finestra, lasciando fluire i pensieri.
Subito dopo lo scontro
finale con Obito, nei momenti in cui l'esistenza di Kakashi era
rimasta per un eterno istante in bilico tra la vita e la morte,
Naruto aveva avuto modo di riflettere su quanto la sua presenza
contasse per lui. E contasse sul serio.
Il giovane aveva perso e
visto morire troppe persone, nella sua breve vita. La sua stessa
essenza, in quanto forza portante, contemplava e inglobava il
concetto di morte.
Per cui sì, e finalmente lo ammise anche a se
stesso, non voleva e non poteva fare a meno di Kakashi nella sua
vita.
Naruto riprese coraggio e avvicinò la mano al volto del
maestro, accarezzandone distrattamente i capelli. Troppo
perfetti e lisci per essere quelli di un uomo,
si ripeté ancora una volta. Anche se... dove stava scritto
che solo
le donne potevano rappresentare la bellezza? Alla fine che male c'era
nell'ammettere che sì, gli piaceva Kakashi proprio
per
il suo essere uomo?
Naruto si ritrasse e infilò le mani nelle
tasche, spaventato e scioccato dalle sue stesse considerazioni.
Doveva essere impazzito.
Udì un altro mugugno e riportò
l'attenzione sul suo maestro. Non
si starà mica svegliando?
“Maestro...” sussurrò. Rapidamente il
ragazzo si mise
dritto, sistemandosi giacca, coprifronte e capelli, accomodandosi con
nonchalance sul bordo del letto. Sì, era un completo idiota
senza
speranze.
“Naru...” boccheggiò, affaticato.
L'altro sorrise,
interrompendolo.
“Non sforzarti, maestro! Adesso vado a chiamare
Sakura!” si alzò, diretto alla porta, ma si
fermò, sentendo
qualcosa aggrappata alla manica. Kakashi lo tirò verso di
sé,
guardandolo implorante. “Maestro...” il giovane
shinobi lo
squadrò, perplesso, e provò a calmarlo.
“Torno subito, lo giuro.”
L'uomo lo lasciò andare e Naruto uscì dalla
stanza rapidamente,
col cuore a mille e il fiato corto. Rincontrare il suo sguardo lo
aveva mandato su di giri.
“Naruto? Che succede?” il biondino
sobbalzò, ritrovandosi davanti proprio Sakura.
“K-Kakashi...
si è svegliato.” riaprì la porta della
stanza, facendovi entrare
l'amica, mentre il biondo preferì rimanere fuori, ancora
scosso.
Aveva promesso al maestro che sarebbe ritornato, ma non se la
sentiva, così se ne andò. Che
codardo.
Sakura
nel frattempo mise seduto il suo maestro, visitandolo e controllando
le sue ferite. “Maestro, ci ha fatti preoccupare. Ha dormito
per
quasi quindici giorni...” l'altro annuì, buttando
un'occhiata alla
porta, mentre Sakura continuava a parlare. “Naruto
è stato qui
ogni secondo che gli era possibile a sorvegliarla per ogni evenienza,
ma abbiamo un'infinità di feriti, il villaggio da
ricostruire...”
gli prese il polso per sentire il battito. “Sì,
sembra tutto nella
norma. Ha dolore da qualche parte?”. Kakashi chinò
il capo,
fissando le candide lenzuola.
“No...” mormorò. Sakura rimase
lì accanto a lui a guardarlo, sospirando pesantemente.
Avrebbe
voluto parlargli, avrebbe voluto consolarlo, dirgli che sarebbe
andato tutto bene e che non era colpa sua, che ciò che era
successo
in passato non aveva poi così tanta importanza, che Obito
era il
risultato di un mondo malvagio. Ma invece tacque. Non aveva mai avuto
un rapporto così intimo con Kakashi e sarebbe stato ipocrita
cominciare a sputare sentenze su questioni che alla fine non la
riguardavano più di tanto. Perciò
preferì comportarsi da medico.
“Anche se il dolore non si palesa, ha subito molti danni agli
organi interni. Siamo tuttavia intervenuti in tempo per scongiurare
il peggio, ma ci vorrà un bel po' perché il suo
corpo si riprenda
del tutto.” raggiunse un angolo della stanza e prese una
sedia
rotelle, avvicinandola a lui. “Nel frattempo però
dobbiamo
spostarla in una stanza condivisa. I feriti sono troppi...”
Kakashi
alzò gli occhi e annuì, sedendosi sulla
carrozzina con l'aiuto di
Sakura, che dal suo canto non smise di parlare. “Naruto aveva
insistito così tanto per farla stare da solo a riposare,
almeno fino
a quando non si fosse svegliato. Ho fatto il possibile, maestro. Mi
dispiace non poterle concedere la sua privacy.”
Kakashi
sobbalzò appena nel sentire le sue parole. Naruto...
Sakura
cominciò a spingere la sedia, camminando rapida fra i
corridoi. “Mi
domando dove sia finito quell'idiota, però...”
borbottò
sovrappensiero.
“Chi ci sarà nella mia camera?”
cambiò
discorso.
“Oh... c'è il maestro Gai.” Kakashi
sbuffò,
sistemandosi i capelli e passandosi una mano sul viso, distrutto.
Avrebbe decisamente preferito stare con degli estranei.
Arrivarono
pochi secondi dopo nella nuova stanza e bombardato dai vaneggiamenti
dell'amico, Kakashi si rimise al letto, gemendo per il dolore.
“Allora, Kakashi, piaciuta la cioccolata?”
insinuò sibillino
il moro.
L'altro lo guardò annoiato. “Di che stai
parlando?”
bofonchiò.
“La cioccolata che ti ha portato Naruto! Il ragazzo
ha impiegato tutto il suo spirito giovanile per trovare l'idea giusta
per un dono!” annuì, sistemandosi il braccio col
gesso.
Kakashi
sgranò il suo occhio. Naruto.
“Anche
i fiori non erano male! Avrei scelto delle rose, al posto suo,
avrebbero reso il messaggio più chiaro...” Sakura
arrossì appena
e tossì, irritata dalla conversazione.
“Ok, basta parlare degli
assenti. Maestro Gai, lei deve promettermi che non darà
troppo
fastidio al Maestro Kakashi. Ha bisogno di assoluto riposo e
tranquillità. Mi raccomando!” e uscì,
lasciandoli soli.
“Gai...”
cominciò.
“Dovresti trovare cinque minuti per chiarirti col
ragazzo, Kakashi. Ha bisogno di te...”.
Kakashi si lasciò
sprofondare nel cuscino. “Gai...” ripeté.
“Sei un idiota se
te lo fai sfuggire, dico solo questo.”
“Non è così
semplice.” rispose, inacidito.
“Ti sbagli, invece. La
questione è semplicissima. Sei tu che sei il solito
incasinato.”
lo informò.
Kakashi tirò su le coperte, nascondendosi sotto le
lenzuola. “E' una ragazzino, Gai.”
L'altro scoppiò a ridere,
facendo un gran baccano, innervosendo ancor di più Kakashi.
“Un
ragazzino, dici... eppure ero sicuro che ci fossi anche tu sul campo
di battaglia, a guardarlo prendere a calci nel sedere una specie di
semi-dio.” sospirò. “Kakashi, diglielo e
basta. Sarai stupito
dalla risposta.” E fissò l'amico, guardandolo
serio. “Non voglio
vederti morire da solo.” Con quest'ultima frase il discorso
sembrò
chiudersi, lasciando il povero Hatake ancora più in
subbuglio. Il
silenzio dunque piombò fra i due, scandito solo dai bizzarri
suoni
del vento contro le finestre della stanza. Gai fissava proprio
quelle, sovrappensiero anche lui.
“Davvero ha portato la
cioccolata?” La bestia verde di Konoha sorrise, senza
girarsi,
godendosi la soddisfazione di aver ragione.
“Al latte, la tua
preferita.” Kakashi sospirò, sprofondando ancor di
più sotto le
coperte, come un bambino spaventato da qualche strana ombra sul
soffitto. Che
casino.
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Naruto
dal suo canto passeggiava nella foresta, cercando di allontanarsi il
più possibile dall'ospedale. L'aria era decisamente gelida,
d'altronde erano quasi a Novembre ormai, ma decise di non farci caso.
Il tempo atmosferico era l'ultimo dei suoi problemi, al
momento.
Raggiunse dopo poco l'ufficiosa tomba di Jiraiya e di
fronte a essa s'inginocchiò, sospirando.
“Lo so. Sono ancora al
punto di partenza. Accidenti, vorrei avere un po' della tua
sfrontatezza, razza di pervertito...” disse, melanconico.
“Se
fossi ancora qui sono sicuro che mi avresti già costretto a
dirglielo...” ridacchiò fra sé e
sé, per poi spegnersi triste.
“Se solo fossi ancora qui... saprei cosa fare.”
unì le mani in
preghiera. “Oh, maledizione. E se lui non mi volesse
comunque?
Anche se glielo dicessi... quante probabilità ci sono che mi
voglia
davvero con lui? E se fosse innamorato di qualcun altro? Di una
donna, magari?” strizzò gli occhi e
batté le mani sui pantaloni,
sollevandosi seccato. “Sì, hai ragione!”
sollevò un pugno,
sorridendo. “Non importa che cosa mi dirà e quante
volte mi
rifiuterà, io lo conquisterò. Fosse l'ultima cosa
che faccio!” si
mise le mani sui fianchi e fissò la lapide, soddisfatto dei
consigli
del suo maestro. “Credo proprio che dovrò
leggermeli quei tuoi
dannati libri, Ero-sennin...” ammise, sospirando.
“Magari mi
potranno dare qualche spunto interessante,
chissà!” si mise una
mano sotto il mento, pensieroso, e rimase in silenzio. Perso nei suoi
piani di corteggiamento non si accorse dell'arrivo di qualcuno alle
sue spalle.
“Ehi, testa quadra.” Naruto saltò in
aria,
gridando come una scolaretta e girandosi, bianco come un
lenzuolo.
“Accidenti, Sasuke! Mi hai fatto spaventare!” Il
moro lo guardò annoiato e avanzò verso di lui.
“Sono venuto a
dirti una cosa.” affermò, assumendo un'aria seria.
Naruto
rabbrividì, investito da una brutta sensazione.
“Spara!”
Sasuke
sospirò appena. “Andrò via.”
disse, secco, e Naruto s'impietrì.
Non è che non se lo aspettasse, anzi, era abbastanza sveglio
da
aver previsto la cosa. Il fatto è che nonostante tutto aveva
preferito circondarsi di belle e allegre illusioni, immaginando se
stesso, Sakura e Sasuke invecchiare insieme nell'amato Villaggio
della Foglia.
“... di nuovo?” disse, abbassando il capo.
“Pensavo volessi ridare vita al tuo clan, brutto
idiota.”
Sasuke
si lasciò sfuggire un altro sospiro. “Non mi
sembra di aver detto
che non tornerò...” infilò le mani in
tasca, ricercando il suo
sguardo. “... testa quadra.”
Naruto sbuffò e incrociò le
braccia, trovando finalmente il coraggio di affrontarlo faccia a
faccia “Beh, almeno questa volta ti degni di
avvisare..”
borbottò, lasciandosi però sfuggire un sorriso.
Quanto gli erano
mancati dei battibecchi così? “Quanto starai
via?”. Sasuke
scosse il capo.
“Non ne ho idea. Quanto mi va.” si
avvicinò
ancora di più a Naruto, arrivando a un palmo da lui.
“Devo
chiederti una cosa, però.”
Il biondo lo guardò, sollevando il
viso. Per quanto detestasse ammetterlo Sasuke era più alto
di lui, e
anche di un bel po'. Lo faceva sentire così
piccolo.
“Dimmi...”
L'Uchiha attese un po' e a nessuno dei
due sembrò dispiacere il silenzio creatosi. Aveva un sapore
famigliare.
“Vieni via con me.”
“C-come?!” Naruto
strabuzzò gli occhi, scioccato. “Ma... ma
perché?!”
Questa
era una di quelle situazioni in cui avrebbe preferito sicuramente una
battaglia all'ultimo sangue col peggiore dei nemici piuttosto che
essere lì dov'era. Partire con Sasuke? Ma in
qualità di cosa? Di
amico? Fratello? … amante?
Naruto
si diede dell'idiota e avrebbe tanto voluto prendersi a pugni da
solo. La guerra era meglio dell'adolescenza, decisamente.
“Perché
voglio che tu stia con me.” Sasuke lo prese per le spalle,
avvicinandolo al suo corpo. Non che questa fosse una spiegazione
decente, si disse Naruto. Aveva un altro mucchio di domande da
fargli, ma sentendosi stringere così dal suo amico cadde in
un
silenzio inquietante. “Voglio che tu sia mio.”
ribadì il
moro.
“Oh... io... Sas'ke, veramente...” posò
le mani sul
petto dell'amico-non-più-tanto-solo-amico e si
allontanò. “Non
posso. Non posso lasciare il villaggio, non posso lasciare
ciò che
ho costruito sinora e...” scosse il capo violentemente,
decidendo
di omettere l'ultima motivazione. “Non posso, mi
dispiace!”
ribadì.
Sasuke assottigliò lo sguardo. “Mi stai davvero
rifiutando?” sibilò, inacidito. “Hai
passato quanti anni a
rincorrermi? E tutto solo per... per amicizia?”
Naruto annuì,
stringendo i pugni. “Certo che sì! Sasuke, tu sei
il fratello che
non ho mai avuto! Fai parte della mia famiglia, di quella prima,
unica manciata di persone che credeva in me nonostante
tutto...”
gli diede le spalle, tornando a fissare la tomba del proprio mentore.
“Non c'è niente che non farei per te, credimi...
sei il mio più
caro amico e lo rimarrai per sempre.”
Concluso il discorso,
Naruto sentì i passi di Sasuke allontanarsi e si
girò in fretta.
“Quando tornerai?” chiese di nuovo, cercando una
risposta che
l'erede degli Uchiha non si degnò di dargli.
“Sasuke!!” gridò
da lontano e solo allora l'interpellato si fermò.
“Promettimi
che tornerai, ti prego.” implorò, sentendo
già gli occhi
pizzicare. Sasuke si voltò appena e serio come una statua si
limitò
ad annuire, prima di sparire fra gli alberi.
Il biondino si lasciò
cadere a terra, sedendosi rumorosamente e strappando un ciuffo
d'erba, arrabbiato.Che
casino.
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Dallo
strano episodio con Sasuke altri infiniti giorni passarono. Quasi un
mese, per la precisione.
Naruto era ancora abbastanza scioccato,
oltre che infinitamente dispiaciuto per la partenza dell'amico. Dopo
tutto quel tempo passato a rincorrerlo, ancora non poteva godere
della sua compagnia. Lo rincuorava tuttavia la promessa che Sasuke
gli aveva fatto. Sarebbe tornato. Da lui, da Sakura, da Konoha: la
sua casa.
Naruto sospirò, lasciando dondolare le gambe a
penzoloni dal cornicione su cui era seduto. L'aria fredda di Novembre
gli sferzava sul viso, lasciandogli le guance doloranti, mentre
guardava la strada sotto di sé. La gente stava tornando
lentamente a
vivere, dopo la guerra, e nonostante tutto l'affetto che gli stavano
dimostrando si sentiva ancora un po' solo.
Sì, gli abitanti del
villaggio ormai lo venerava, addirittura idolatrava. Aveva salvato il
mondo, fermato la guerra, sconfitto quei cattivissimi Uchiha col
delirio di onnipotenza e dato il calcio di inizio per una vita di
pace e solidarietà...
“Ahhh....” un altro sospiro. Però
Sasuke non era lì. E nemmeno Kakashi era al suo fianco.
Quindi che
senso aveva tutto questo? Che gusto c'era a godersi la
popolarità,
l'amore dei suoi concittadini, la stima dei suoi compagni, se poi non
aveva suo 'fratello' e l'uomo che amava al suo fianco? Oltretutto le
parole di Sasuke lo avevano scosso un sacco. Che cosa intendeva con
“Voglio che tu sia mio”? Lui era già
suo! Suo amico per la
pelle, anche.
Forse
sarei dovuto andare via con Sasuke. Prendermi una pausa non mi
avrebbe fatto male,
rifletté, sentendo ritornare in un istante la voglia di
prendersi a
schiaffi. Ma da quando era diventato così lunatico e
insicuro?
“Pivello, sei davvero noioso. Quando la finirai di
ciarlare? Sembri una ragazzina!” il ruggito di una ben nota
volpe
risvegliò l'animo di Naruto, che chiuse gli occhi per
rifugiarsi nel
suo inconscio.
“A chi hai dato della ragazzina, eh?!”
strillò,
andando incontro alla bestia. “E' che ho un sacco di
problemi!”
Kurama sbatté la zampa sul pavimento, facendo
tremare tutto intorno. “Non fai altro che lagnarti e
rimuginare.
Sembri tua madre, maledizione...” ringhiò,
scoprendo i denti,
mostrandosi più minacciosa che mai. Ma Naruto
salì su una sua
zampa, accoccolandosi contro la sua pelliccia come se niente
fosse.
“Mia madre? Che cosa intendi?” Un argomento molto
delicato, quello, che magari avrebbe distratto un po' il futuro
Hokage dall'essere così ossessionato da due certi loschi
figuri.
“Tua madre non faceva altro che rimuginare, borbottare e
lamentarsi. E per gli stessi futili motivi!” Naruto
guardò Kurama
confuso.
“Sarebbero?”
“Tuo padre e tutte quelle
stupidaggini umane. Voi umani avete fin troppi modi di vivere i
sentimenti...” Il biondo rise, sospirando.
“Forse hai ragione,
siamo fin troppo complicati.”
“Senza contare il fatto che la
tua incoerenza mi irrita profondamente!” abbaiò,
scrollandosi il
pivello di dosso.
“IO NON SONO INCOERENTE!” sbraitò,
agitando
le braccia per farsi notare dal demone.
“Ah, no? Sto ancora
aspettando di vederti all'opera con quell'altro pivello di
Kakashi...” Naruto deglutì. Colpito
e affondato.
“Ci
sto lavorando, su quello... dammi tempo!” si
giustificò,
allontanandosi da Kurama piuttosto stizzito.
“Ottimo. Comincia a
farlo subito, perché è proprio qui davanti a
noi.”
Naruto
sbarrò gli occhi e guardò sulla sua destra,
ritrovandosi
effettivamente occhi nell'occhio di Kakashi.
“Yo.” disse lui e
il biondo rischiò quasi di cadere dal tetto per lo spavento.
“E'
questo l'effetto che ti fa vedere la mia faccia?” disse, con
la sua
solita aria annoiata, mentre Naruto arrossiva in modo scandalosamente
adorabile.
“Chiuda il becco! E poi... tecnicamente non sto
guardando la sua faccia.” borbottò, incrociando le
braccia.
Kakashi ridacchiò, sospirando.
“Come mai da queste parti?”
disse, allontanandosi da Naruto e raccogliendo quella che sembrava
una cesta colma di abiti.
“Era il primo palazzo disponibile per
un po' di riposo dopo l'allenamento di stamattina...”
biascicò,
confuso. “Ma che sta facendo, maestro?”
“Mh?” Kakashi si
girò, smettendo di stendere i panni. “Metto ad
asciugare le mie
mutande, perché? Vuoi darmi una mano?” Il volto di
Naruto
s'infiammò talmente tanto che Kakashi s'aspettò
di vedergli uscire
del fumo dalle orecchio, prima o poi.
“Aaah, ho capito. Non
l'hai fatto apposta allora.” disse, tornando a stendere il
suo
bucato.
“A fare cosa?” disse l'altro, sottovoce e
intimorito.
“A fermarti proprio sul terrazzo di casa mia, che
domande.” Naruto sbarrò gli occhi. Ok, se non era
fortuna quella,
allora non aveva idea di cosa fosse.
“Oh, beh, no, non sapevo
proprio fosse casa sua, questa.” Si avvicinò al
proprio maestro,
mordicchiandosi il labbro inferiore e cercando qualcosa da dire.
Anche Kakashi dal suo conto non sembrava interessato a chiacchierare.
Beh,
come se lo fosse mai stato,
si disse Naruto.
Però doveva parlare, assolutamente. Aprire bocca
ed esclamare qualcosa di intelligente che lo avrebbe stupito, che gli
avrebbe fatto cambiare opinione su di lui. Sì, poteva
farcela.
“Allora, maestro...” guardò i panni
stesi, ancora
incerto sul da farsi. “Lei usa i boxer?”
Kakashi smise di fare
quello che stava facendo e si voltò lentamente verso il suo
alunno
preferito. Non è che Kakashi non sapesse come divertirsi, ma
avendo
passato l'adolescenza nella squadra speciale assassina piuttosto che
in giro con qualche suo coetaneo, non era abituato a farsi quattro
risate in compagnia. Certo, a meno che non ci fosse Naruto in
giro.
Per questo la risata dell'Hatake si librò nell'aria,
cristallina, musicale e Naruto 'stavolta ne fu certo: se esisteva un
Dio, questa doveva essere la sua risata. Era la prima volta che lo
sentiva ridere così di gusto e fu davvero inaspettato, oltre
che
alla fine un po' imbarazzante. Dopotutto stava ridendo di lui.
“Ok,
basta!” esclamò Naruto, agitandosi. “Non
è divertente! Ci provi
lei a essere al mio posto!” Kakashi smise piano di ridere,
guardandolo curioso. “Nessuno sa come rivolgersi a lei dopo
quello
che è successo e...” si piantò le mani
sulla bocca. Stupido,
stupido, stupido, stupido, stupido!
“Come?” Kakashi tornò
serio e molte cose improvvisamente gli furono chiare. Tutti, da
quando aveva lasciato l'ospedale, lo stavano trattando coi guanti,
proponendosi di fare qualsiasi cosa al suo posto. Tenzo addirittura
gli faceva quotidianamente la spesa, mentre Gai si faceva vedere meno
di tre volte a settimana, lasciandolo in una pace molto strana. La
domanda era perché?
Ebbene,
la risposta era lì, nel dispiacere palese negli occhi del
biondo.
“Abbiamo tutti paura che crolli da un momento
all'altro....”
mormorò il biondino, infilando le mani in tasca.
“E avevo promesso
che non gliele avrei dette, queste cose, ma mi sembra di prenderla in
giro.” Alzò piano lo sguardo, guardando Kakashi
timidamente.
“Forse starò sbagliando, ma io non sono d'accordo
con quello che
tutti pensano, anzi. Sono convinto che lei non stia fingendo di
sentirsi piano piano meglio, sono convinto che lei...” si
fermò di
nuovo, col cuore in gola.
“Che io?” lo incitò, cercando di
mantenere la calma.
“Che lei non farà quello che ha fatto Zanna
Bianca, come invece dicono tutti." disse, sentendo l'enorme
macigno sul suo stomaco alleggerirsi. Kakashi non disse nulla e,
anzi, sembrò non averlo sentito. Lentamente si
chinò a prendere la
cesta e si diresse verso la porta finestra.
"M-maestro?
Aspetti, dove sta andando?" Kakashi entrò in casa e chiuse
la
porta, lasciando Naruto lì, da solo, a darsi dello stupido
eternamente.
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Ebbene sì, eccoci alla fine del primo capitolo.
Spero che sia stato di vostro gradimento e che alla fine desideriate
lasciarmi una critica, sia essa positiva o negativa. Mi piace imparare
e sentire le vostre opinioni non può che spronarmi sempre di
più.
Ho scritto questa fanfiction per far apprezzare di più nel
fandom italiano questo MERAVIGLIOSO pairing, anche se dubito che da
sola potrò fare molto. Comunque, alla fine, sognare non
costa niente. Magari ispirerò qualcuno di voi, chi lo
sa.
Grazie ancora per aver dedicato il vostro tempo a me e arrivederci al
prossimo capitolo!
P.S. so che Kakashi non ama i dolci. Sappiate che c'è una
spiegazione a tutto, quindi non vi preoccupate: le vie delle fanwriters
sono infinite! :)