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Autore: cormac    16/09/2013    3 recensioni
Quello che aveva colpito di più Leo, nel momento in cui il biondo l’aveva interpellato, non era che si fosse presentato come un Nightray e che stesse rivolgendo la sua nobile attenzione ad un orfano come lui, quanto più la sua espressione burbera e la facciata di finto disinteresse.
Insomma, l’esordio di Elliot Nightray nella sua piatta e silenziosa vita non era stato dei migliori.
[Elliot/Leo] [spoiler! per chi non legge le scans]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Castle of Glass
 
 
You are what i’ve always
been looking for.
Someone I can speak to openly.
 
My friend and equal.
 
 
Leo era considerato in tutto e per tutto un ragazzo bizzarro, e non nel senso buono del termine. Non erano i lunghi e ribelli capelli neri, non era l’abbigliamento dimesso e trascurato, e neppure il carattere diffidente ed ironico il motivo di tale nomina. Il motivo per cui Leo era etichettato come “strano” ed evitato di conseguenza era perché leggeva. Tanto, costantemente. Trascorreva intere ore seduto a terra a gambe incrociate, la schiena poggiata su una delle pesanti scaffalature della biblioteca, immerso nella lettura. Erano pochi i bambini che osavano disturbarlo, e la maggior parte delle volte scappavano in lacrime dalle tenutarie della Casa di Fiana, accusandolo di aver detto loro delle cattiverie. Sebbene il carattere mite e silenzioso, Leo aveva una lingua serpentina, e non risparmiava ironia ed aspre critiche neppure a quelle donne che gli offrivano ogni giorno un pasto caldo ed un tetto sotto cui dormire. Era per questo, per i loro modi caotici e prepotenti, che il giovane preferiva i personaggi dei libri alle persone vere: non mentivano, erano dei confidenti aperti e leali, degli amici fedeli che lo entusiasmavano con le loro peripezie. Quei polverosi e vecchi tomi, abbandonati sugli scaffali da chissà quanto tempo, celavano racconti che erano la sua gioia.
Leo non aveva mai curato il proprio aspetto, i propri modi di fare, e non gli era mai importato di essere considerato “bizzarro”.
Ma tutto questo, prima che arrivasse lui.
Era stato un gelido giorno d’inverno, quello in cui l’aveva conosciuto per la prima volta. Era giovane, forse poco più grande di lui, capelli biondi, occhi azzurri e riccamente vestito, in fondo doveva essere un nobile. Quello che aveva colpito di più Leo, nel momento in cui il biondo l’aveva interpellato, non era che si fosse presentato come un Nightray e che stesse rivolgendo la sua nobile attenzione ad un orfano come lui, quanto più la sua espressione burbera e la facciata di finto disinteresse. Insomma, l’esordio di Elliot Nightray nella sua piatta e silenziosa vita non era stato dei migliori; agli occhi di Leo, quel ragazzo era solo un’immensa palla al piede, un rumoroso e critico sconosciuto arrivato a turbare la sua quiete.
A maggior ragione non riusciva a spiegarsi l’interesse che il biondo gli risvegliava.
 
— ❞
 
Rimuginare era ormai un’azione piuttosto consueta per Leo. Non che fosse inquieto, o triste, o preoccupato; pensare al passato era solo un altro modo per ingannare la noia. Spesso capitava che, di notte, mentre Elliot dormiva ed era troppo buio per leggere un libro, il servitore si lasciasse cullare dai ricordi, evitando accuratamente quelli brutti per concentrarsi su quelli più piacevoli, che vedevano quasi sempre il suo scontroso padrone come protagonista. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma ogni volta che ripensava a tutto ciò che era accaduto tra loro due, sentiva un senso di serenità allargarsi nel suo petto; e gli piaceva.
Anche in quel momento, affacciato placidamente da uno dei balconcini di cui il quartier generale di Pandora era disseminato, si stava abbandonando alle memorie più dolci che conservava. Almeno finché non udì, dietro di sé, la voce di Elliot chiamarlo per riportarlo alla realtà.
« Leo! » il chiamato in causa di riscosse, sbattendo appena le palpebre, prima di voltarsi verso il proprio padrone.
« Non c’è bisogno che urli. » Elliot parve innervosito, ma Leo non ci fece troppo caso; lo era sempre, ogni volta che riceveva da lui una risposta a tono. Dopo una breve occhiata, il moro protese le mani sulla divisa del proprio padrone, sistemandone qualche piega e raddrizzato la spilla con la croce dell’organizzazione. Armeggiò per qualche secondo, prima di abbozzare un sorrisetto soddisfatto.
« Così va meglio. »
« Ma certo che va meglio, non si può dare la caccia al Cacciatore di Teste senza prima essersi messi in tiro. » mormorò sarcasticamente Elliot, in viso stampata un’espressione ancora più contrariata del solito. Leo lo scrutò per qualche secondo con aria di rimprovero, prima di apportare un’ultima modifica all’abito dell’altro, per ripicca.
« Non fare lo scemo, o manderai tutto a monte. »
« Dovresti dirlo ad Oz Vessalius, non a me. » sibilò il biondo, in risposta. Il moro rimase per un attimo spiazzato.
« Lui è una persona ragionevole Elliot, tu il buonsenso non sai neppure come si scrive.
Per favore, non si tratta più di una caccia al tesoro senza alcun punto di riferimento. Avremmo a che fare con lui, quindi fa’ attenzione. »
« Lo so da solo. » Leo non parve convinto. Conosceva l’impulsività del suo padrone, ed aveva un pessimo presentimento.
« Promettilo. »
Elliot strabuzzò gli occhi, fissando il proprio servitore per qualche istante, come se non avesse ben udito la sua risposta. Perché si preoccupava tanto? Avrebbe avuto finalmente l’opportunità di catturare il bastardo che stava distruggendo la sua famiglia, esattamente dov’era il problema?
« Tu sei uno scemo incosciente, Elliot, ma io ho paura per te. » ah, ecco finalmente, che il vero problema veniva a galla: Leo era preoccupato. Che accadesse qualcosa di sbagliato, che qualunque cosa andasse storto, che il piano fallisse e che Elliot rimanesse ferito.
Temeva questo, temeva per la sua salute. Un moto di tenerezza s’insinuò nella scorza da duro uomo di società che il biondo si ostinava a tenere su, e senza volerlo, un abbozzo di sorriso si delineò sulle sue labbra chiare e sottili. La mano inguantata di Elliot, quasi come se si muovesse automaticamente, si poggiò sulla guancia del servitore, carezzandola appena; il dito indice si posò poi delicatamente sulle labbra appena dischiuse del moro, che non riusciva a distogliere lo sguardo dai magnetici occhi azzurri del biondo. Quegli occhi, di cui si era innamorato nel momento stesso in cui li aveva visti per la prima volta.
Durò un istante, e fu un contatto talmente effimero e leggero che a malapena Leo poté percepirlo; eppure le loro labbra si incontrarono, quelle stranamente fredde di Elliot si posarono su quelle del moro con una lentezza estenuante, e dopo avergli fatto sperimentare la delicatezza che poteva celarsi dietro i suoi modi burberi, il biondo si ritrasse. Le gote erano tinte d’una tonalità rosata, e fece il possibile per non incrociare ulteriormente lo sguardo dell’altro.
« Allora controllerai tu che non faccia sciocchezze, perché io non mi fido di nessun altro. »
Leo si abbandonò ad una liberatoria risata.
Perché lo sapeva, nella personale lingua di Elliot, tutto ciò significava “ti amo”.
Ed era tutto ciò che avrebbe mai voluto sentirsi dire da lui.
 
Per la prima e l’ultima volta.
 
 
 
 
[Behind the story]
Salve a tutti-! Yep, ritorno alla carica
nel fandom di Pandora Hearts con una Elliot/Leo, una delle mie tre otp.
Per chi ha letto le scans, si ambienta subito prima degli avvenimenti
che vedono concludersi con la morte del suddetto biondino, a scanso di equivoci -?-
Come al solito, ringrazio chi leggerà e magari vorrà pure
lasciare un commentino <3
La turca vi ama tanto.
 
 
   
 
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