Fandom: Drammatico.
Rating: Verde.
Generi: Drammatico, malinconico, sentimentale.
Note dell'Autrice: Quest'opera partecipa al contest di Pagina di Picturesque ϟ (il brano non doveva superare 500parole)

       La ragazza stava percorrendo quel medesimo, breve e asettico, tratto di strada. Conosceva alla perfezione gli splendidi luoghi che l’avevano da sempre circondata; avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi quei sentieri stagliati nei meandri più nascosti della foresta circostante, la quale costituiva una barriera naturale dal resto del mondo.
Perché lei era diversa.
Era tanto differente al di fuori, nell’aspetto fisico, che tutti i curiosi adocchiavano come fosse un fenomeno da baraccone, come lo era nel profondo di sé stessa.
Non si era mai curata troppo del suo essere albina, non aveva mai considerato i suoi capelli bianchi, che tingendosi tendevano sempre a sfumarsi di rosa, un fattore negativo, nè li colorava per compiacere i suoi aguzzini. Lo faceva semplicemente per non ricordarsi di qualcosa che le asfissiava l’anima.
Era successo tutto proprio lì, su quel pontile abbandonato da tempo immemore, che il suo cuore aveva cessato di batterle in petto. O meglio, questo le pompava il sangue ordinariamente e con la stessa frequenza di sempre, ma lei aveva smesso di udire quel suono familiare tamburellarle in corpo.
Aveva appena dieci anni quando l’unica persona sulla faccia della terra che avesse mai creduto e dimostrato affetto nei suoi confronti, morì annegata nel lago di quella radura incontaminata.
Un crampo, dicevano tutti i passanti, giunti sul posto dell’accaduto nel momento del suo decesso, categorizzando quella morte così improvvisa. Ma alla bambina non importava sapere che fine avesse fatto, lei voleva solo vederlo sorridere e correrle incontro, ancora una volta. Nel vederlo lì, disteso sotto un panno, bianco e slavato, con gli occhi che si accingevano a chiudersi per sempre, pensò subito che mai, mai e poi mai avrebbe imparato a nuotare.
Tra le lacrime, che si riflettevano e si infiammavano sotto i raggi caldi del sole, ormai prossimo a scomparire, la bambina guardò il cielo, la foresta, poi nuovamente quel cielo, che sembrava un dipinto ancestrale e vi vide mille petali bianchi riscendere giù, verso le profondità di quel lago abbandonato. Percepì dunque la natura, piangere assieme a lei quel lutto, che mai nessuno avrebbe potuto colmare e i suoi occhi arrossati dal pianto si socchiusero lasciandosi accarezzare da quei fiori ormai abbandonati al loro eterno frusciare.
Trascorsero otto anni da quella triste vicenda, ma per lei, quella ferita non si sarebbe mai rimarginata realmente.
Veniva ogni giorno su quel pontile di legno, per parlargli e raccontargli di tutto ciò che le succedeva. La vita era sempre stata difficile per lei, e perfino la sua famiglia, nonostante le volesse realmente bene, la faceva sentire un’esclusa e un’irrimediabile incapace.
E lei, non poteva non sentirsi come tale.
E’ per questo che quel giorno, mise fine a quel giuramento, creatosi con il dolore.
Lei avrebbe imparato a nuotare.
Si tuffò, in quell’acqua tanto gelida quanto scura e impenetrabile e fu lì che lo vide: vide i suoi occhi e il suo sorriso di bambino e giurò nuovamente, questa volta per sempre, che mai più si sarebbe allontanata da lui.