Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: prettyvk    19/09/2013    7 recensioni
"È questo per te? Un altro esperimento?"
"Te l’ho detto cos’è. Perdere."

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Dopo 'A Scandal in Belgravia'. Dialogo Sherlock / John riguardo l'evoluzione dei loro sentimenti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Originale della fanfiction: 
http://archiveofourown.org/works/970963

 

Losing.

“Se n’è andata, quindi?”

“Chi?”

“Onestamente, hai bisogno che risponda?”

“E tu hai bisogno di sentirmi rispondere che sì, se n’è andata, quando lo puoi vedere con i tuoi stessi occhi?”

“Non intendevo andata dall’appartamento. Andata nel senso che il caso è risolto. Dovunque sia che interpreta l’amante di quei suoi giochi sadici.”

“Non penso che troverà facile fare affari dal momento che la sua vita è costantemente minacciata.”

“E con questo intendi… che la sua protezione è sparita? Il telefono?”

“Sbloccato e nelle mani di Mycroft, sì.”

“Qual era la password?”

“…”

“Sherlock? Qual era la password?”

“Niente d’importante.”

“Ma tu ci sei arrivato.”

“Certo che ci sono arrivato.”

“E sei già annoiato? Di solito risolvere un puzzle del genere ti basta almeno per qualche giorno.”

“Chi dice che io sia annoiato?”

“Ho vissuto con te abbastanza a lungo per poter essere in grado di dire quando qualcosa non va.”

“Non sono annoiato.”

“D’accordo. Cosa sei?”

“A te cosa importa?”

“Che cosa mi importa del tuo stato mentale? Oh, questa è difficile. Lasciami pensare. Perché dovrebbe importarmi anche solo un minimo dello stato mentale del mio amico? Mmh. Tenendo conto, naturalmente, che l’ultima volta in cui Irene Adler è uscita dalla sua vita aveva del tutto il cuore spezzato. No, non riesco proprio a capire perché mi dovrebbe importare.”

“Col cuore spezzato? Io? Di sicuro non ero…”

“E allora cosa? Se non avevi il cuore spezzato allora, se non ce l’hai adesso, cos’hai, Sherlock?”

“Sei geloso.”

“Ovvio che non sono geloso. Sono curioso. Voglio solo sapere se mi devo preparare di nuovo alle stesse cose: giorni che passano senza che tu parli. O mangi.
Triste musica di violino nel bel mezzo della notte.”

“Sei geloso. Sei stato geloso per tutto il tempo in cui lei è rimasta nell’appartamento. Perché?”

“Non sono geloso!”

“Lo pensava anche lei. Quando l’hai incontrata, a Capodanno. Ha detto che eri geloso.”

“Origliavi da così tanto?”

“Stai sempre sulla difensiva quando qualcuno sottintende che io e te… quando sottintendono che siamo…”

“Più che amici?”

“Sì. Perché?”

“Perché sto sulla difensiva?”

“Sì. È una prospettiva così orribile? Stare con me, intendo. So di non essere proprio l’esempio tipico per un qualsiasi tipo di relazione. Ma… ti è piaciuto? Essere mio amico?”

“Sono felice ed orgoglioso di essere tuo amico, sì.”

“Ma non più di un amico?”

“Sherlock, tu… com’è che la conversazione è arrivata a questo? Ti stavo chiedendo come stavi. Com’è che improvvisamente stiamo parlando di questo?”

“Irritato.”

“Cosa?”

“È come mi sento. Il mio stato mentale. Quello che mi stavi chiedendo.”

“Bene. Irritato perché se n’è andata?”

“Irritato per qualcosa che ha detto.”

“…”

“Ha detto che… Jim Moriarty ha un nomignolo per me.”

“…”

“A quanto pare mi chiama il verginello.

“Ed è questo che ti irrita? Perché? Perché è la verità?”

“Perché dovresti presumere che sia vero?”

“Quindi sei irritato perché non è la verità?”

“Perché non riesco proprio ad immaginare perché mai dovrebbe essere di una qualsiasi importanza per chiunque. Perché qualcuno pensi che le mie precedenti esperienze sessuali abbiano minimamente a che fare con quello che sono.”

“Perché questo è quello che fa la gente. Quello di cui sparla.”

“La gente è idiota.”

“È possibile che tu l’abbia già menzionato due o tre volte, sì.”

“Tu pensi che sia vero.”

“Non ho la benché minima opinione sulla faccenda. Ho solo…”

“Hai solo cosa?”

“Ho solo notato lo sguardo assassino che hai rivolto a Mycroft quando ti ha lanciato una frecciatina a riguardo. Ma va anche detto che è Mycroft, e che lo guardi così abbastanza spesso.”

“L’avevo messo in imbarazzo. Stava cercando di ricambiare il favore. Molto poco elegante, devi ammettere.”

“Sembrava un colpo basso persino per lui. E con questo, vado a letto. Buona notte.”
 
* * *
 
“Buongiorno. Tè?”

“Io ho risposto alla tua domanda.”

“Mh?”

“Io ho risposto alla tua domanda. Hai intenzione di rispondere alla mia?”

“Qual era…”

“Era se tu trovassi l’idea di una relazione amorosa con me abominevole.”

“Non… non è la parola che userei, no.”

“Quale parola useresti?”

“Sherlock…”

“È il mio nome. Non un aggettivo.”

“Eppure nella mia mente alcune cose sono senza dubbio catalogate come Sherlock. Tipo le membra nel frigo. Quelle sono molto Sherlock. Perché ci sono di nuovo delle membra nel frigo? Non ne avevamo parlato?”

“Stai svicolando.”

“Lo sto facendo, sì.”

“Perché?”

“Dimmelo tu. Sai già il perché. Sai sempre ogni minima cosa su di me, no? Scommetto che sei in grado di dirmelo dal modo in cui tengo in mano la tazza.”

“Non essere ridicolo. Dall’angolazione delle tue spalle. So che stai svicolando perché l’argomento ti fa sentire a disagio. Non so cosa risponderesti se smettessi di svicolare.”

“Sto cercando di ricordare l’ultima volta in cui hai detto non so. Non riesco proprio a…”

“Stai svicolando di nuovo. Non abominevole ma impensabile, dunque.”

“Impensabile, sì. Non mi permetto di pensare come sarebbe. Ti interessa sapere perché?”

“…”

“No? D’accordo. Te lo dirò comunque. La prima volta che ci siamo incontrati. Quando mi hai portato da Angelo. Te lo ricordi o l’hai cancellato? Ti avevo chiesto se tu avessi una ragazza o un ragazzo. E le tue esatte parole sono state: Mi considero sposato al mio lavoro. Non ho l’abitudine di considerare disponibili le persone impegnate. E se qualcuno non è disponibile, qual è il senso nell’immaginarmi con lui?”

“Questo significa che lo immagineresti se mi rimangiassi quella frase? Perché lo faresti? Come hai detto ad un numero allarmante di persone, non sei gay. A meno che non siamo di fronte ad un serio caso di negazione. Sei in fase di negazione, John?”

“Posso dire abbastanza onestamente di non aver mai guardato un uomo in quel modo. Fino a quando non ti ho incontrato. Questo mi rende gay?”

“Dal momento che ti piace la compagnia delle donne, penso che la parola giusta sia bisessuale.”

“Anche se mi piace la compagnia delle donne in generale e di un solo uomo in particolare? Vuole comunque dire essere bisessuali?”

“Io… penso di non essere la persona giusta per dare questo tipo di giudizio.”

“Wow. Prima non so e adesso non essere la persona giusta, tutto in una sola conversazione. Quel nomignolo ti ha davvero fatto arrabbiare, eh?”

“Nomignolo? Oh. Quello. A chi importa cosa pensa Jim Moriarty? A me no di certo.”

“E io che pensavo che tutto questo fosse per quello.”

“Pensavi male.”

“Va bene. E allora per cos’è?”

“…”

“Andiamo, Sherlock. Mi hai messo sotto al microscopio e mi hai fatto ammettere cose che avrei preferito tenere private. Non puoi…”

“Perché? Perché avresti preferito tenerle private? Dal momento che mi riguardano, verrebbe da pensare che io sia la persona ideale con cui condividerle.”

“Sposato col tuo lavoro.”

“E se non lo fossi?”

“Non lo sei?”

“Sì, certo che lo sono. Non vuol dire che non possa tradirlo.”

“Tu lo tradiresti. Tu.

“Nelle giuste circostanze sì.”

“E quali sono le giuste circostanze?”

“Tu lo sei. Ovviamente.”

“Per me non è affatto ovvio.”

“Sicuramente avrai notato che io ho…”

“Che tu cosa? Hai sofferto per una donna che pensavi fosse morta? Sei rimasto aggrappato al suo cellulare come ad un talismano? Hai cercato di far colpo su di lei in ogni modo, quando è tornata? Sì, puoi dire che l’ho notato.”

“Quindi eri geloso.”

“Certo che ero geloso. E non far finta che per te sia una novità.”

“Prima l’hai negato.”

“Ti stai divertendo? A mandarmi a puttane la mente? Certo che sì. Per te è tutto un gioco, vero, Sherlock? Ogni cosa è sempre un maledetto gioco. E non ti importa nulla se qualcuno si fa male fin tanto che sei tu a vincere.”

“John, io…”

“Ho un turno di notte in ambulatorio. Cerca di mangiare qualcosa, che ne dici?”
 
* * *

Da Angelo. h.19.00. Potrebbe essere pericoloso.
SH
 
* * *
 
“Allora?”

“Allora cosa?”

“Qual è il caso?”

“Non c’è nessun caso.”

“Hai detto che poteva essere pericoloso.”

“Le questioni sentimentali di solito lo sono.”

“Le questioni… hai ordinato champagne?”

“Buona osservazione. Vedi qualcos’altro?”

“Vedo una candela. Ma siamo da Angelo. C’è sempre una candela.”

“Infatti.”

“Indossi la tua camicia sexy.”

“La mia cosa?”

“Non fingere di non essere consapevole di come quella camicia ti aderisca addosso. E cosa il colore faccia ai tuoi occhi.”

“Quindi ti piace.”

“Ecco perché la chiamo la tua camicia sexy.”

“Non lo sapevo.”

“Beh, sì. Non è che proprio vada in giro ad annunciare al mondo che mi piace guardare il mio amico con addosso la sua camicia viola, no?”

“Melanzana.”

“No, pensavo al pollo alla parmigiana.”

“No, la camicia. È più melanzana che viola. Prendo anch’io il pollo, Angelo.”

“Mangerai per davvero?”

“Ordini del medico.”

“Da quand’è che mi ascolti?”

“Io ascolto sempre, John. E tu?”

“Pensavo di sì. Improvvisamente sto cominciando a chiedermi se mi sia perso intere conversazioni. Ma, di nuovo, vista la tua abitudine di continuare a parlare anche quando non ci sono, è assolutamente probabile.”

“Non mi piace. Quando non ci sei, intendo. È più facile fingere che tu ci sia.”

“Sai, penso che potrebbe essere una delle cose più carine che tu mi abbia mai detto.”

“Non sono una persona carina. Non dico cose carine.”

“Vivo con te, Sherlock. Non mi stai dicendo niente che io non sappia già.”

“Però non ti importa.”

“Che tu non sia una persona carina? Sì che mi importa. A volte. Quando lo fai apposta ad essere freddo o crudele nei confronti di persone che non ti hanno fatto nulla, mi importa. Ma la maggior parte del tempo non si tratta di quello, no? È solo che non riesci a darti la pena di fingere. Il che significa che non riesci a darti la pena di mentire. Di quello non mi importa. Almeno non troppo.”

“Io… io fingo continuamente.”

“Per i casi, certo. Per strappare informazioni alla gente. Quello non conta.”

“…”

“Che c’è?”

“Riesci sempre a sorprendermi. È… destabilizzante. E affascinante.”

“E poi sostieni di non dire mai cose carine.”

“Io…”

“Stai arrossendo, Sherlock.”

“È che… Non riesco a…”

“E adesso farfugliando.”

“E tu stai sottolineando l’ovvio. Smettila di prendermi in giro.”

“Non ti sto prendendo in giro. È solo che non sono abituato a vederti turbato. Soprattutto a causa mia. È una cosa carina. Comunque più carina di quando eri turbato per quella donna, in ogni caso.”

“Non essere ridicolo. Lei non mi metteva in agitazione.”

“Sì. Sì che lo faceva. Ti era penetrata sotto la pelle. Ero lì, l’ho visto abbastanza chiaramente. Ho osservato, come diresti tu.”

“Non ti ho chiesto di venire qui per parlare di lei. Stai svicolando di nuovo. Sei a disagio?”

“Direi più terrorizzato.

“Tu? Terrorizzato? Per cosa?”

“Per quello che sta succedendo qui. All’idea di perdere il mio migliore amico. All’idea di rovinare una delle migliori cose che mi siano mai successe.”

“Oh.”

“Già.”

“Pensi che finirebbe male.”

“Penso che tu abbia una soglia di attenzione limitata. Penso che una volta che avrai scoperto ogni cosa che c’è da sapere su di me ti stancherai. E penso che le cose non sarebbero mai più le stesse se arrivassimo fino a quel punto e da lì dovessimo tornare indietro.”
“Hai detto che non ti permettevi di pensare a certe cose.”

“Non lo facevo. Oggi è stato un giorno tranquillo in ambulatorio.”

“Quindi… in un giorno hai deciso… cosa? Che non ne valgo la pena?”

“Che non ne vali… Dio, Sherlock. Che modo di rigirare le mie parole. Quello che ho detto è che non voglio rischiare di perdere quello che abbiamo.”

“E se ti dicessi che non succederà? Non perderai nulla.”

“Non me lo puoi promettere. Nessuno può fare quel tipo di promesse. Avere una relazione cambia tutto.”

“Lo so.”

“Ah sì?”

“Sì. L’ho capito dopo che ti sei trasferito con me.”

“Quello non è avere una relazione, Sherlock.”

“Mi hai visto nei momenti migliori e in quelli peggiori. Hai cucinato per me. Mi hai fatto il tè. Hai messo in ordine le mie cose. Ti sei preso cura di me. Ti sei preoccupato per la mia salute. Mi hai fatto sapere quando quello che facevo era tutto tranne che accettabile. Non mi hai mai, neanche una volta, chiamatostrano. sociopatico. O qualsiasi cosa del genere, in realtà.”

“Il fatto che io non ti insulti non significa che abbiamo una relazione.

“No? E cosa ci vorrebbe, allora? Sesso? Il sesso lo renderebbe ufficiale? Già tutti credono che siamo intimi, nonostante le tue ripetute smentite. Persino le tue ragazze lo pensavano.”

“Ti rendi conto che questa è la conversazione più surreale di sempre, vero?”

“E tu non stai rispondendo alla mia domanda. Di nuovo. Stai rendendo tutto questo più difficile di quanto pensassi.”

“Tutto questo? Cosa sarebbe tutto questo? Sedurmi? Portarmi al ristorante per un vero appuntamento? È questo che sta succedendo, Sherlock?”

“Sta funzionando?”

“Dimmi perché. Perché adesso. Se davvero pensi che abbiamo avuto una relazione per tutto questo tempo, perché dovresti voler cambiare le cose adesso? È per quella storia della verginità? L’hai detto tu stesso: a chi importa quello che pensano Moriarty o Irene Adler?”

“Il sentimento è un difetto chimico che si trova dalla parte di chi perde.”

“Ecco, ora, questa è una cosa da dire molto Sherlock. Molto più che dire che quello che c’è fra noi è una relazione.”

“L’ho detto alla Donna quando ho capito la password. Mi stavo comportando in modo crudele. Apposta.”

“Di nuovo. Molto Sherlock, da parte tua.”

“È molto Sherlock da parte mia anche il fatto che io abbia identificato in me quello stesso difetto, e che per una volta non mi importi poi tanto di essere dalla parte di chi perde?”

“Questo è… è un modo molto alla Sherlock di dire quello che penso tu stia dicendo. Sempre se quello che stai dicendo è…”

“Lo è.”

“Bene. Ok. D’accordo. Lo sono anch’io. Difettoso, intendo.”

“So che lo sei.”

“Adesso dici così, eppure stamattina non avevi idea di quello che pensassi.”

“Quello era stamattina. Ho avuto tutto il giorno per rifletterci su.”

“Ma certo. Ti ci è voluto un giorno intero per dissezionare i miei sentimenti.”

“Direi più o meno quattro ore.”

“Ancora meglio.”

“Ed è per questo che so che ti sbagli.”

“Su cosa, adesso?”

“Su di me, che mi possa stancare di te. Come potrei stancarmi di qualcuno che mi sorprende in continuazione?”

“Hai detto che ti ci sono volute appena quattro ore per…”

“Appena? Non c’è nessun appena. Quando mai mi hai visto metterci più di quattro secondi per dissezionare i sentimenti di qualcuno?”

“Oh. D’accordo. Ma questo continua a non spiegare perché mai vorresti… vorresti cambiare le cose fra di noi.”

“Pensavo che ti avrebbe reso felice.”

“Pensi che fare sesso con te mi renderebbe felice? Tu… solo tu, Sherlock. Solo tu potresti dire una cosa simile con un’espressione seria.”

“E solo tu potresti riderne senza prendermi in giro nemmeno un po’. E poi penso che sarebbe soddisfacente anche per me.”

“Ah sì, eh?”

“Le tue ragazze non sarebbero rimaste con te per così tanto se tu non fossi un’amante premuroso.”

“Ragazze, Sherlock. Non ho idea di cosa fare con un lui.”

“Non ne hai idea. Però hai fatto qualche ricerca a riguardo, no? Non era quello lo scopo di quei video porno sui ménage à trois che hai cercato su internet? Non sei riuscito a convincerti a guardare del porno gay, quindi ménage à trois. Due maschi, una femmina, che spesso finisce messa da parte, come un accessorio.”

“Va bene, primo, abbasseresti la voce? Secondo, devi smetterla di curiosare nella mia cronologia. Soprattutto dopo che la cancello. No, Angelo, niente dessert, grazie. Era tutto delizioso, come sempre. Buona notte.”
 
* * *
 
“Sei scombussolato.”

“La parola che stai cercando è imbarazzato, Sherlock.”

“E perché dovresti esserlo? Io lo trovo… accattivante.”

“Lo trovi accattivante. Tu. Accattivante. Consideri la mia abitudine di guardare porno accattivante.”

“Considero accattivante e sorprendente e affascinante che tu abbia cambiato le tue abitudini a causa di una possibile relazione cui sostenevi non ti permettessi di pensare.”

“Solo tu, Sherlock. Solo tu.”

“Solo per me?”

“Anche.”

“…”

“…”

“Lo sono, comunque. Se ti interessa.”

“Sei cosa?”

“Vergine.”

“Oh.”

“Quindi potremmo imparare insieme.”

“Imparare? È questo per te? Un altro esperimento?”

“Te l’ho detto cos’è. Perdere.”

“E vuoi davvero perdere?”

“Perdermi con te? Perdere contro di te? Perdermi in te? Sì. Penso che mi andrebbe bene.”

“E penso che potremo renderlo un po’ meglio che bene.

“Quindi lo vuoi?”

“Dio, sì.”
  
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