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Autore: BieberSweat_    21/09/2013    13 recensioni
-okay. Numero preferito?- gli domando giocherellando con le sue dita guardandolo.
Arriccia il naso senza ancora guardarmi.
A tavola abbiamo più riso che mangiato e parlato. Ora stiamo più ridendo che parlando e camminando.
Okay, in sintesi ridiamo sempre. 
Qualcuno che mi ricorda da quanto non ridevo?
Ci siamo promessi di fare i seri adesso e provare a conoscerci.
-593- mi sorride afferrando il labbro inferiore tra i denti. Oh no, ragazzo mio, tu non può.
-da uno a dieci?- gli domando alzando le braccia. Sbuffa.
-devi chiedermi perchè!- sbotta facendomi zigzagare tra un tombino. Piego la testa.
-perchè?- sospiro allungando il passo.
-vieni 5 minuti con me che tra 9 mesi saremo in 3- dice quasi serio. Mi blocco e lo guardo. Santa Madonna, lui si che è simpatico.
 
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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-ma che cazzo...?-
Ci voltiamo di scatto, entrambi nella medesima direzione.
Ma questo innato talento per rovinare i momenti perfetti lo hai solo lui o sbaglio?
-Ryan! Che ci fai già sveglio?- di scatto mi alzo spostando abbastanza gentilmente il peso di Jude di lato.
Ryan sbadiglia e si inciampa scendendo le scale facendo ridacchiare Jude.
Mi rendo conto che siamo due maschi in boxer e che lei sia pur sempre una ragazza. La MIA ragazza.
"ne sei sicuro?"
Cerco di ignorare la mia vocina interiore.
Riesco a notate il rossore sulle sue guance anche in penombra. Mi avvicino e le copro gli occhi velocemente.
-Ryan, fammi la cortesia di indossare qualcosa- puntualizzo invitandolo a salire le scale e sparire per vestirsi.
Scrolla le spalle e ci oltrepassa arrivando in cucina.
Lo guardo allucinato per tutto il tragitto. Sento Jude ridacchiare.
-scommetto che non sta salendo le scale, eh?- Jude posa i suoi palmi sui miei dorsi incitandomi a levarle le mani dagli occhi.
-no!- le impedisco di marionettarmi e mi rivolgo a Ryan. -per piacere, se non vuoi che ti sbatta il culo in strada vai a vestirti!-
Lo sento sbuffare, ma riesco comunque a notare la sua figura salire le scale con in mano un biscotto.
Levo delicatamente le mani da sopra gli occhi di Jude e le sistemo invece sui suoi fianchi facendola voltare verso di me.
-Justin... meglio che io vada- annuncia distaccata spostando lo sguardo dal mio. Corrugo la fronte.
 
Non possiamo ignorare quello che è successo e andare avanti? Insieme?
 
-Jude, non è giusto. Sono l'unico che tiene realmente a te e tu mi ripaghi ignorandomi! Ieri sera se non fosse stato per me saresti nel letto di qualche sconosciuto rimpiangendo di averla data al primo che ti sei riuscita ad abbindolare. Ammettilo Jude. Ammettilo che tu senza di me non ci stai. Stanotte mi hai fatto capire quanto mi volevi... mi vuoi ancora Jude... forse quasi quanto ti voglio ancora io- allungo le mani verso le sue per intrecciare le nostre dita, ma lei indietreggia scostandosi dal mio contatto.
-non hai il diritto di parlarmi così, non sai cosa è meglio per me. Io e te non siamo più nulla ormai lo vuoi capire?- ribadisce corrugando la fronte e agitando le braccia. Il suo tono è sorprendentemente basso e calmo.
Roteo gli occhi. -eri ubriaca e mi volevi. Fidati. Se non ti avessi fermato io... credo fermamente che io e te-
-che io e te cosa?! Avremmo scopato?! Justin, hai perso un occasione cazzo! Che ti era passato per la mente quando stavo facendo... quello che dici tu?- abbassa lo sguardo indugiando sull'ultima frase. Effettivamente lei non sa che cosa ha combinato.
Scuoto la testa. La detesto quando fa così. Non ha senso che entrambi ci vogliamo, ma lei è troppo orgogliosa per tornare con me.
-sei troppo orgogliosa per tornare con me. Ti rendi conto che stai complicando solo le cose? Io voglio stare con te- avanzo di un passo allungando una mano verso la sua e sollevandola fino dinnanzi al mio petto mentre lei alza lo sguardo inchiodando i suoi occhi nei miei. -e tu vuoi stare con me. Non serve complicare le cose- le sorrido sincero.
Scuote la testa per poi abbassarla.
 
-no. Le cose sono già troppo complicate. Devi capire che il tuo lavoro non ce lo permette! Justin non sto negando il fatto che mi piaci da impazzire, ma solo che non possiamo stare assieme. Devi fartene una ragione così come me la sono già fatta io-
Divide bruscamente l'intreccio delle nostra dita.
Dire che ci rimango di merda é un eufemismo al confronto.
Odio il fatto che abbia ragione, non lei.
-ma Jude...- cerco di avanzare verso di lei, ma alza i palmi delle mani come da scudo.
Voglio solo abbracciarla e stringerla a me.
Dio, domando così tanto?
Conosco questa ragazza da così poco tempo, ma ne sono già innamorato.
Vederla ogni mattina a scuola migliora la mia giornata, il suo sorriso, la sua risata mi fa semplicemente felice.
Non dico di amarla, ma solo di tenere a lei più di tutti, in questo momento.
Voglio solo svegliarmi ogni mattina come stamattina, ritrovandomela girare per casa con una mia maglia e dei miei pantaloncini.
Voglio solo preoccuparmi per lei come farebbe il suo ragazzo, voglio solo stare con lei.
Voglio solo stare con lei e conoscerla. Conoscere quello che non so.
Voglio solo stare con lei, dannazione!
-Justin, quella di ieri sera non ero io. Ero ubriaca!- sbraita cercando di farmi ragionare.
Un sorriso compiaciuto si forma sul mio volto. -in vino veritas- le rammento.
Posso confermare che a momenti sta per esplodere.
-Justin, sei un bambino! Non capisci un cazzo! Vuoi lasciare andare a puttane il tuo lavoro per me, capisci, per me! Che diavolo sono io per te, Justin? Non lo sai veramente. Ti comporti solo come un bambino che non riesce ad ottenere ciò che vuole. Devi smetterla, Justin. Non possiamo. Lo capisco io e non tu? Non sono un giocattolo che se ti stufassi lo butteresti via soltanto perché ti sei rotto di giocarci- mi punta l'indice contro.
Ogni parola mi indebolisce, mi trafigge.
Nelle mie vene iniziano a scorrere scariche di elettricità, anziché sangue.
Sono furioso.
Potrei avere molte ragazze, ma l'unica che voglio non è raggiungibile.
Stringo i pugni e le mie braccia si fanno tese lungo i fianchi. Jude se ne accorge perché abbassa il dito alla vista dei miei bicipiti che si gonfiano.
 
-sai che ti dico? Fai quello che vuoi. Non siamo più niente, giusto? L'avevi già stabilito? Ti ho solo salvato il culo stanotte, non ringraziarmi. Non so se capiterà ancora quindi eviterò di darti fastidio il più possibile. Ora puoi anche sparire- la congedo velocemente voltandomi per salire le scale.
La sua piccola mano intrappola il mio polso. Sbuffo pesantemente voltandomi. -che c'è ancora?-
Il suo labbro inferiore trema lievemente e i suoi occhi sembrano gonfi di lacrime.
Non posso negare che mi si stringe il cuore a vederla così.
-spero- la sua voce esce in un bisbiglio, così si raschia la gola e riprende. -spero tu abbia capito che lo faccio solo per te- conclude fredda. Sgrano gli occhi.
-farlo per me?! Che diavolo stai facendo per me?- sbraito liberandomi dalla sua dolce presa.
Si acciglia. -ma sei imbecille? Il tuo lavoro non ci permette di avere una relazione! Lo vuoi capire?! Finché farai quella merda di lavoro io e te non possiamo stare assieme. Non può esistere un Noi. Il fatto che lo stia facendo per te indica che ci tengo, che mi piaci, che sei importante per me. Arrivaci, razza di idiota- borbotta l'ultima tra sé e sé abbassando la testa.
Incapace di resistere, in un nano secondo le mie labbra sono sulle sue, la mia mano copre delicatamente la sua nuca in maniera che si allontani o non si stacchi.
Mi accorgo dopo poco che la mia mano non serve perché ricambia completamente il bacio, stringendo i miei bicipiti con le sue piccole mani per avvicinarmi a lei fino a creare contatto con i nostri bacini.
La mia lingua affamata si intrufola nella sua bocca e percorre l'intero palato prima di giocare con la sua. Baci come questo ne avevo bisogno ogni mattina per andare avanti come avrei voluto.
So benissimo di non conoscerla, ma è il tempo che passo con lei che mi sento diverso, il modo in cui si comporta il mio cuore quando la vede, insomma, non lo decido io. Non la conosco, ma i suoi baci mi mandano in estasi, la sua voce mi rilassa, le sue carezze, il modo in cui mi guarda mi fa sentire amato.
Non che io queste cose non le abbia mai provate, perché di ragazze ne ho avute molte e molte potrei averne, come ho già detto.
Ma adesso c'è lei. Jude.
C'è lei a riempire la mia mente, a convincermi ad andare a scuola, a convincermi di rimanere come sono perché evidentemente posso piacere anche così.
Perché improvvisamente con le altre mi sembrava tutto diverso? Non ho mai pensato che potessi piacere alle ragazze al di fuori della mia bellezza, ma anche se lei sembra sapere solo quella di me, mi fa sentire importante e bello. Bello non perché lo sono davvero, ma bello dentro.
Ma lei non sa nulla su di me, così come io non so nulla su di lei.
Però a noi sembrava andare bene così, qualche giorno fa. Finché Jude non sembra esser diventata la più intelligente e ragionevole da un giorno all'altro.
Il mio lavoro.
Il mio fottuto lavoro mi vieta di stare con lei.
Per quanto voglia non posso licenziarmi. Non posso perché ho promesso a mia madre di andare al college, ho promesso che sarei stato il figlio che ha sempre voluto, ho scelto di non fare il fallito.
Ma se non fosse per mia madre sarebbero cambiate molte cose.
Avrei detto a tutti che la mia ragazza è Jude Kylepas e solo mia.
Avrei trovato un altro lavoro, forse non così produttivo, ma qualcosa sempre avrei trovato.
 
I miei capelli vengono conquistati dalle mani di Jude che ogni tanto tira fino alle punte provocandomi gemiti nella sua bocca. Le mie mani invece si sono stabilite sulla sua vita stringendola a me e circondandola.
-sarai comunque mia- le sussurro sulle labbra mentre entrambi riprendiamo fiato. Sorride innocente.
Riattacco le mie labbra alle sue e piego di poco la testa di lato per favorire l'accesso alla sua bocca.
-ma che schifo- la voce di Ryan rimbomba nella stanza facendo sobbalzare e staccare velocemente Jude. Ridacchio.
È così carina.
Mi volto verso Ryan mentre Jude si fa scudo con la mia sagoma.
-quanti anni ha, Justin? Potrebbe essere tua figlia- ride da solo come un idiota.
Inarco un sopracciglio. -in effetti, è la mia bimba- mi volto verso di lei mentre la vedo sorridere e tirarmi uno scappellotto sul braccio. Ridacchiamo.
Le cingo con un braccio la vita e la conduco in cucina seguiti da Ryan.
 
-amico, come fai ad essere già sveglio? Insomma, ieri sera era molto tardi e adesso sono le...- passo lo sguardo sull'orologio appeso al muro della cucina. -...le  9.40. Non ti sei mai svegliato così presto- concludo. Prende del succo dal frigo e beve a collo senza smettere di guardarci. Sgrano gli occhi mentre Jude fa una smorfia disgustata.
-a collo, Ryan? Ma il bon ton? Stavo per chiederti di offrirne un po' a Jude, ma ho appena deciso che usciremo a fare a colazione, per l'amor del cielo- guardo Jude in consenso, ma lei è ancora imbambolata a guardare Ryan.
Sorrido. -Jude, vai a prepararti. Vuoi una mano?- le scrollo una spalla per risvegliarla dal suo stato di trance.
-uhm?- mi domanda confusa guardandomi, finalmente.
-vai di sopra, io ti raggiungo subito- le ordino dolcemente. Si acciglia.
-perché?- incrocia le braccia al petto.
Ecco, si ricomincia.
-perché vai a cambiarti che usciamo- dico con un tono che non ammette obbiezioni.
Inarca un sopracciglio. -mi porti a casa, allora?- sbotta seccata.
Scuoto velocemente la testa. -ho appena detto che ti porto fuori a colazione!- alzo di qualche tono la voce infastidito.
Ma mi ascolta o sta qui a contare le piastrelle della cucina?
-calmati, ci vado- decide che è meglio incamminarsi, difatti gira i tacchi e fa per uscire.
-si, vai di sopra, bambolina, che tra un po' arriviamo!- le urla Ryan bevendo ancora dal cartone di succo.
Jude ricompare immediatamente sulla soglia. -come diamine mi hai chiamata, razza di cafone?- il suo sguardo è in grado di ucciderlo. La mia bocca forma una perfetta O.
Quella è la mia ragazza. O almeno era.
Ryan si irrigidisce sul posto. Scoppio a ridere.
-Jude l'hai fatto cagare in mano- ammetto abbassando lo sguardo sui suoi pantaloni. Ride anche lei. La cucina viene invasa dalle nostre risate, tranne quelle di Ryan che sta ancora immobile e zitto.
L'ha capito allora? Jude è la prima donna che si rivolge così a Ryan.
Gli tiro un pugno sul braccio senza brutte intenzioni mentre mi avvio verso Jude.
-la mia bimba morde. Sta attento- lo canzono ridendo e prendendo Jude per mano fino a scomparire di sopra.
-sei la prima che gli dice cose del genere. Potevo farti venire molto tempo prima a casa nostra- le indico il bagno nel caso si vuole cambiare li dentro.
Se lo fa in camera mia davanti ai miei occhi non penso dispiaccia a qualcuno.
-così è casa vostra? Cioè da quanto lo condividete questo appartamento?- mi sorride entrando in camera.
Un urlo di vittoria si fa spazio nella mia mente mentre inizio a contare gli anni.
-due o tre all'incirca- affermo chiudendo la porta dietro di noi. Mi volto e la vedo osservare il suo vestito.
-non metterai quello?- le domando indicando l'abito. Mi guarda confusa.
-giustamente andrò fuori in biancheria intima, allora- sbotta ironica.
 
Mi gratto la nuca. -nel senso... posso prestarti una felpa e un paio jeans. Per me non c'è problema, me li restituirai a scuola- scrollo le spalle disinteressato. Mi sarebbe piaciuto vedere più spesso Jude con addosso miei vestiti.
Scuote la testa vivacemente quasi come se avessi detto una grandissima stronzata.
-lascia perdere. I miei inizierebbero a farmi strane domande e poi questo implicherebbe... uhm...- abbassa di qualche ottava la voce insieme alla nuca. La guardo confuso. -questo implicherebbe...?- la invito a continuare.
Alza uno sguardo dannatamente triste. -questo implicherebbe parlarci di nuovo- risponde fredda e stringendo i denti.
Un grosso groviglio sembra formarsi alla bocca dello stomaco, qualcosa che mi pesa malignamente e che mi fa pentire di tutto quello che ho fatto con lei finora.
Vuole che sia finita? Bene, cercherò di accontentarla.
-vestiti, ti aspetto giù. Ti porto a casa- senza batter ciglio mi volto e vado in camera per indossare dei pantaloni di una tuta e una T-Shirt rossa rubino. Raggiungo il bagno, mi lavo faccia e denti e poi scendo velocemente le scale non controllando nemmeno la mia immagine allo specchio e nemmeno se la porta della mia camera è ancora chiusa.
Trovo Ryan stravaccato svogliatamente sul divano con in mano un sacchetto di biscotti, lo sorpasso e raggiungo la giacca di pelle nera appesa all'appendiabiti.
-dille che l'aspetto in macchina- lo informo sistemando il colletto della giacca.
Non mi frega nemmeno se Ryan abbia capito o meno e, afferrando le chiavi, esco.
 
Accosto sul marciapiede che costeggia casa sua per la quarta volta da quando l'ho conosciuta.
In macchina ha regnato un silenzio abissale, nessuno dei due è riuscito ad ammettere qualcosa, colpa del nostro orgoglio molto probabilmente.
Stranamente l'unica che voglio in questo momento è che scenda immediatamente dalla mia macchina e che mi ignori e mi ferisca come solo lei è capace di fare.
Così imparo a scegliermi le ragazze che non mi vogliono.
Sarà perché non ho mai rinunciato ad una sfida di qualsiasi genere.
Come se capisse i miei pensieri, apre lo sportello della macchina e scende senza dire nulla.
Rimango a fissare davanti a me con un ghigno sconfitto sul viso mentre fa il giro della macchina passandomi dinnanzi.
Il mio sguardo non si riesce a posarsi a nient'altro che su di lei. Le sue anche che ondeggiano in quel vestito, le sue gambe che barcollano sui tacchi, i suoi capelli che svolazzano alla leggera brezza la mattina.
Il ghigno di sconfitta quasi di superbia si trasforma in un sorriso amaro, un sorriso fastidioso, un sorriso debole, quasi inesistente.
Odio non sorridere. Odio vederla andare via così.
Vorrei solo che le cose potessero essere diverse.
Vorrei solo che potessimo stare insieme.
 
 
 
Jude's Pov
 
 
Sono passati tre giorni da quella domenica in cui ho visto per l’ultima volta Justin.
E se dico per l’ultima volta intendo esattamente l’ultima volta. Non l’ho più visto. Nemmeno a scuola.
Ma questo capita fin quando non ho lezione con lui.
Oggi.
Mercoledì.
Quarta ora, dopo l’intervallo.
Cioè, esattamente tra dieci minuti.
Già, mi ritrovo accasciata con la schiena sulla parete affianco alla porta della mia classe fissando un punto vuoto davanti a me e contando minuziosamente il tempo nella mia testa.
Le mie gambe molli vogliono impedirmi di farmi un giro per la scuola, andare a comprarmi qualche barretta energetica alle macchinette, salutare qualche amico o amica.
Il pensiero che lo rivedrò tra pochi minuti e dovrò sorbirmi la sua voce per un ora mi centrifuga nella mente senza dare via libera ad altro.
Infatti, nemmeno mi accorgo del suono della campanella se non fosse per qualche mia compagna di classe che mi scuote la spalla chiamandomi e risvegliandomi dal mio stato vegetativo.
Velocemente, filo nel mio terzo banco.
Mi accorgo che la classe è ancora vuota, quindi deve essere suonata da poco.
Aspetto in silenzio al mio posto infilando le mani tra le gambe chiuse che ciondolano avanti ed indietro da sotto il banco e mi perdo ad osservare i colori divertenti del mio astuccio.
Una presenza che riconosco come Julie mi affianca, ma non mi volto nella sua direzione, trovando il mio stupido astuccio molto più interessante di lei.
 
-dove sei stata per tutto l’intervallo? Io e Kyle ti abbiamo cercata ovunque! Dobbiamo assolutamente parlare- squittisce con quella voce stridula che a volte mi da sui nervi più di qualsiasi persona che mangi a bocca aperta.
Mi trattengo dallo urlare in faccia che ho solo tenuto compagnia al muro e alla porta della nostra classe e non rispondo ignorandola palesemente.
Piego la testa di lato e abbozzo un sorriso come se fossi divertita nel trovare carinissimo il mio astuccio e chiarendo che della sua presenza, accanto a me, poco mi interessava.
-ehi, sto parlando con te, signorina Jude Kylepas! Mi ascolti? Beh, dovrai che ti piaccia o no perché ho molte cose da dirti- mi sbraita nelle orecchie scuotendomi per una spalla. Serro gli occhi e i denti imponendomi di non fare la villana con questa ragazza.
Non so perché, ma da quando Justin mi ha lasciato in quella rude maniera davanti a casa mia, non ragiono più.
Non parlo. Non rispondo. Non guardo le persone in faccia. Non sorrido. Non sembro più nemmeno io.
Ho sempre quella malsana voglia di prendere a badilate nelle gengive qualcuno anche se quel qualcuno non mi ha procurato assolutamente alcun problema.
Ho solo voglia di ribellarmi da questa realtà. Una brutta realtà.
Non riesco a piangere, ma solo vorrei sbattere ripetutamente le mie mani contro qualcosa o meglio ancora qualcuno perché non credo che sia possibile che non una persona non abbia mai picchiato nessuno.
Io sì, invece.
Forse è per questo che sento l’incontenibile stimolo di dare finalmente libero sfogo alle mie violenze represse da una vita ed il fatto che sono abbastanza impulsiva non aiuta.
-Jude mi sta prendendo in giro? Che diavolo ti ho fatto?- la sua voce mi arriva più acuta all’orecchio e questo vuol dire che sta alzando la voce. Non deve alzare la voce con me.
Respiro profondamente decidendo che non risponderle sia la strada migliore per allontanarla.
Si stuferà di farmi domande del cazzo, no?
-dobbiamo parlare. E subito, non un minuto di più- la classe inizia a popolarsi e mi accorgo che sono tutte sedute con gli occhi rivolti verso la figura impertinente che sta in piedi affianco a me.
Perché sono tutte così prese dalla sfuriata di Julie?
Perfino Bettany sembra interessata e sembra pure che tutte sappiano perfettamente di quello che vuole parlarmi Julie.
Sospiro. Che vuole tutta sta gente da me?
Mi volto verso Julie per dirle di andarsene e che parleremo più tardi, ma mi punta violentemente l’indice contro.
-razza di falsa puttana nemmeno alla tua migliore amica vieni a dirle queste cose? Le voci! Rendiamoci conto! Io e Kyle eravamo sotto shock. Dalle voci siamo venuti a saperlo! Sei completamente impazzita? Che ti ha detto il cervello in quel momento?-
Le mie sopracciglia si uniscono in un cipiglio.
Di che diavolo sta blaterando? Come mi ha chiamata?
RAZZA DI FALSA PUTTANA?
Mi guardo attorno.
Alcune ridacchiano mentre abbassano lo sguardo, altre mi guardando come se avessi tatuato in fronte la scritta ‘puttana’, come mi ha appena definita qualcuno che ritenevo la mia migliore amica.
Serro i pugni e mi irrigidisco sulla sedia.
Di Justin non c’è ancora l’ombra.
 
-ti rendi conto della figura che mi hai fatto fare davanti a quelle ragazze? Mi hanno sbattuto in faccia la verità come se mi informassero del tempo. All’inizio nemmeno volevo crederci, ma poi mi hanno confermato che ti avevano pure vista! Oddio, ti rendi conto che imbarazzo deve aver provato quella povera ragazza a sentirti ansimare sotto il suo corpo? Mi fai schifo, stavo per vomitare. Fai la puttana con i ragazzi più grandi di te e non lo dici nemmeno alla tua migliore amica. Quanto troia puoi essere?-
Ogni parola mi chiarisce ogni dubbio.
Involontariamente sgrano gli occhi. Hanno visto mentre io e Justin...?
Mi alzo di scatto, facendo quasi cadere la sedia, e lei si allontana immediatamente.
-Julie...- comincio, ma le parole mi si smorzano in gola.
Non possiamo parlarne dopo? In un posto meno affollato?
Mi sta pubblicamente umiliando in questo momento.
-non parlarmi insieme! Non voglio più avere a che fare con te! Di una bugiarda troia non me faccio assolutamente nulla- sputa con tutto il veleno che serba in corpo.
Sorvolo su tutte le volte che mi sta chiamando come una prostituta e cerco di parlare, ma all’improvviso l’attenzione di tutti i presenti nell’aula di rivolge verso la porta dove entra Just- il professor Bieber notando prima me poi Julie, le uniche in piedi al centro della stanza.
-buongiorno?- domanda stranito come se avesse capito da solo che non è un buon giorno questo.
Julie scoppia in una risata isterica che mi fa sobbalzare e voltare nella sua direzione.
-perfetto, completiamo la coppia! Una troia ed un professore? Oh, andiamo signor Bieber si aggiunga pure lei!- Julie si avvicina spaventosamente a Bieber e lo trascina con prepotenza per un braccio fino a raggiungermi e parandomisi davanti.
La faccia di Just- del professore, dannazione!
La faccia del professore è completamente sconvolta e stordita.
Un sovrumano senso di nervosismo monta in me all’aumentare della stupidità di Julie.
Il fatto che ora stia umiliando entrambi mi coinvolge ancora più di prima.
-allora, mi dica. Siamo tutte interessate- gesticola includendo la classe insieme a lei. –a sapere quanto siano forti le urla e i gemiti di Jude durante una sua penetrazione?- sbotta acida Julie con un sorriso compiaciuto sul volto.
Il volto del professor Bieber sbianca all’istante. Io non riesco nemmeno a mandare giù la mia stessa saliva e ancora mi domando come faccio a contenermi.
Bieber mi rivolge una veloce occhiata e poi apre la bocca per dire qualcosa, ma effettivamente non esce nulla.
-addirittura senza parole la lascia questa troia?- mi indica con il dito sempre rivolgendosi a lui. –wao! Jude ma ti sei allenata?- stavolta torna a rivolgersi a me. -Perché quando ti conoscevo io eri una verginella che non aveva mai visto una foto pornografica! Ho piacere che tu abbia potuto fare pratica! Solo che ora non puoi non tirarti indietro dal nomignolo che viene attribuito a tutte quelle come te... sei entrata a far parte della sezione sociale delle troie! Contenta, ora? Sei un troia a tutti gli effetti! E il tuo partner sembra confermare quanto tu sia fantastica! Ancora i miei complimenti, TROIA!- prende a battere le mani mostrandomi un sorriso maligno.
 
Pochi istanti dopo, è distesa inerme a terra con un labbro spaccato e sanguinante ed un equilibrio oramai inesistente.




 
 





















 









 
 

Ringrazio chi ancora mi sopporta.



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