My family
«Casa è dove sta la
famiglia», queste le
parole di Biancaneve che avevano smosso, almeno in parte, le
convinzioni di Emma. Non avendo mai avuto una famiglia da
vivere, la principessa non si
era mai posta il problema di restare in un luogo per più di due
anni. Nemmeno Tallahassee era riuscita a farle mettere radici.
E
neanche Storybrooke, dove alcuni avevano cominciato a scommettere su
quanto avrebbero impiegato i Charming a tornare sui loro passi.
Ma, per ora, non si
accusavano ripensamenti riguardo al trasferimento a Roma.
Erano
passati già due mesi da quando Mary Margareth, David ed Emma erano
tornati sani e salvi da quella spedizione a Neverland, accompagnati
da tutti gli altri. Non era stata una missione facile, ma il fatto di
essere di nuovo insieme, di nuovo famiglia sembrava
aver cancellato tutte le fatiche in un attimo: il tempo di un
abbraccio. Eppure, quei tre, uniti ad un Henry troppo trepidante per
le emozioni vissute e ancora vivide nella sua mente, e a Neal, che
voleva assecondare tutte le fantasie di suo figlio, non avevano avuto
voglia di fermarsi lì. Avevano avuto bisogno di movimento.
E,
beh, Roma era stata una scelta ottima.
♦ ♦ ♦
«Sei sicura
che non mi prenderanno in giro?» chiese Henry, il visetto
imbronciato e preoccupato.
«Prenderti
in giro?» gli fece eco Emma. «Stai scherzando?! E poi,
nel caso lo facessero, verrò a scuola io.»
Il bambino deglutì,
pensando che no, quella non sarebbe stata affatto una buona idea,
considerando le abilità di sua madre.
«Ma no,
tesoro! Sta' tranquillo!» intervennero David e Neal in coro.
«Parli
benissimo l'italiano.» aggiunse Mary Margareth. «Insomma,
capisco che da tuo nonno ci si possa aspettare di tutto, ma Tremotino
ha fatto un buon lavoro di magia con tutti e cinque!»
«Sei.»
corresse Regina, un po' meno acida del solito. Li aveva seguiti, con
un lieve ritardo, ma si era dichiarata incapace di stare lontana da
suo figlio.
«Perdonami...
Mi abituerò.»
Regina annuì,
avvicinandosi ad Henry per stampargli un bacio sulla guancia.
«Andrà
tutto bene!» sorrise, accarezzandogli i capelli.
«Sì,
vedrai! Ti divertirai un mondo! Conoscerai nuove persone, avrai nuovi
amici, imparerai molte cose...»
Il piccolo fece una
smorfia d'approvazione, ma continuava a non essere del tutto sereno.
Aveva un brutto presentimento e, se aveva davvero ripreso da tutte e
due le mamme non poteva che essere ancor più agitato.
«Forza,
andiamo!» riprese Neal con maggior convinzione, dandogli una
pacca sulla spalla. «Per farti più coraggio, verremo tutti!
Che ne dici?»
Henry li guardò
uno ad uno, annuendo deciso.
Brutte sensazioni o
meno, con la sua famiglia si sentiva al sicuro e protetto: niente
avrebbe mai potuto fargliela rinnegare. Niente.
O quasi...
Lì, con quel
foglio – rigorosamente immacolato – davanti, non sapeva se
maledire il suo istinto o se farsi un complimento per aver intuito
che una cosa qualunque sarebbe andata non male, di più!
Mai, infatti,
avrebbe potuto immaginare un impaccio del genere!
La
maestra – che, come aveva imparato, lì si chiamava professoressa
– era stata dolcissima, molto carina con lui. Gli aveva ricordato,
per alcuni versi, Nova. Ma, evidentemente, si era sbagliato: Nova non
gli avrebbe mai dato un tema come quello!
Parla della tua famiglia.
Da quando la
professoressa aveva dettato quella traccia, le sue mani erano state
impegnati a torturare i capelli, i denti non avevano smesso nemmeno
per un attimo di mordicchiare le labbra e il pallore non ne voleva
sapere di abbandonargli il volto.
Era
trascorsa un'ora di assoluto blocco creativo. Sì, creativo,
perché avrebbe potuto lavorare solo di fantasia!
Ma perché non sono rimasto a
Storybrooke? Lì mi insegnava nonna! Che problema c'era?
Sospirò, prima di
gettarsi un'occhiata intorno. Tutti che scrivevano freneticamente,
lanciando sguardi preoccupati all'orologio a muro che svettava
accanto alla lavagna, forse per paura di non riuscire a mettere in
parole le loro grandiose avventure familiari.
Da questo punto di
vista, in realtà, Henry non poteva proprio lamentarsi!
Impugnò la penna
con fare risoluto, pronto a dar vita ad un'altra Divina Commedia!
Quando avrebbe
smesso di farsi delle illusioni?
Nonostante tutta la
sua buona volontà, le uniche parole che riuscì ad elaborare furono:
La mia famiglia è composta da.
Prese a contare
sulle dita: se stesso, sua madre, l'altra mamma, che è nonna
acquisita per la prima mamma, papà David, papà – seppur
impropriamente – Daniel, nonno Tremotino, nonno Henry, nonna
Biancaneve, nonna Cora, che aveva avuto una storia con nonno
Tremotino, nonna Milah, che si era innamorata di Uncino, quasi-nonna
Belle, bisnonno Leopold, bisnonna Eva, bisnonno George...
Quattordici! E
non ho finito!, piagnucolò tra sé, pensando a tutti i suoi
amici fiabeschi che considerava, ormai, appendice della sua famiglia!
Come non includere Cappuccetto Rosso, il Grillo Parlante, Pinocchio e
il Cacciatore?!
E poi che diavolo dico? Mamma
è la Salvatrice, ma l'altra mamma è la Regina Cattiva che ha
tentato di uccidere la mia nonnina grazie ai sortilegi di mio nonno
Tremotino. Sono morto, molto morto!
Doveva
mentire, era ovvio. Ma non facile, in particolare per lui.
Grugnì
qualcosa d'imprecisato prima di alzare il braccio, richiamando
l'attenzione di tutti.
«Sì,
dimmi Henry.» ribatté la professoressa, sorridendo un po'
esitante.
«Posso
andare in bagno?»
«Certo,
ma non metterci troppo.»
Henry
uscì da quell'aula, benedicendo il fresco venticello che entrava
dalle finestre del corridoio. Assaporò l'aria di Settembre, mentre
le idee cominciavano già a schiarirglisi nella mente...
La mia famiglia non è come tutte le
altre famiglie del mondo.
È speciale. È speciale, perché ci
siamo noi, che siamo tanti e ci vogliamo bene.
Ci sono le mie mamme.
Emma è la mia mamma biologica
– mi hanno spiegato che significa che mi ha fatto nascere – e la
conosco da poco. È bella, bionda e con gli occhi stupendi. Sembra
molto impaziente, ma non è vero: mi sopporta e questo basta per
farmi credere il contrario.
Lei è la mia Salvatrice, la persona
che riesce a risolvere qualsiasi situazione, anche le più difficili,
soprattutto quando la mia mamma adottiva la fa arrabbiare.
Regina mi ha preso con sé quando
ero ancora piccolo piccolo, perché la mia vera mamma si fidava di
lei, in un certo senso, e sapeva che la mia vita sarebbe stata
migliore con questa donna, che è il suo opposto.
È anche la regina di casa. Mi
prepara sempre la torta di mele, che mette in allegria tutti quanti!
Anche a Storybrooke, la città da cui veniamo, erano rinomati, i suoi
dolci, e le sue mele erano le più buone e saporite di tutto il
quartiere.
Ho un solo papà. Si chiama Neal ed
è l'unico papà che desidero avere.
È spontaneo, buono e gentile. Ha
sempre pensato al bene della famiglia, anche quando sembrava che non
fosse così. Ama moltissimo mamma Emma. Insieme sono tanto dolci, ma
non vogliono ammetterlo.
Anche i miei nonni David e Mary
Margareth sono dolci, con la differenza che lo dicono senza problemi.
Si sbaciucchiano tranquillamente sul divano, guardando un film
abbracciati. A volte sono così carini che li chiamiamo tutti
Biancaneve e Principe Azzurro! Non se la prendono, anzi: sono
felicissimi perché, quando erano bambini come me, sognavano di
vivere proprio in quella favola.
Sono stati da sempre esempi di
fedeltà per me, ma anche per le mie mamme, che hanno capito che
farsi la guerra è inutile, perché io vorrò sempre bene ad
entrambe!
Un'altra persona di cui voglio
parlare è mio nonno Robert. È il padre di mio padre, ma sono molto
diversi. Nonno Robert è un po' burbero, severo e sembra avercela con
il mondo intero. In realtà, non è proprio così. Ha conosciuto la
donna che gli ha fatto riscoprire i veri valori della vita e che ha
tirato fuori ciò che di buono c'è in lui.
Si chiama Belle, questa ragazza. Non
è ancora la mia nonnina, perché lui non le ha chiesto di sposarlo,
però fa ormai parte della famiglia da tempo. Con lei ho imparato ad
amare i libri, soprattutto quelli d'avventura, come L'isola
del tesoro o Il giro
del mondo in ottanta giorni. È una persona solare, che non
si perde mai d'animo. I nonni le dicono che è riuscita a fare una
cosa che non si sarebbero mai aspettati: è riuscita ad innamorarsi
di un mostro, come
chiamavano Robert a Storybrooke. Ma lei è andata oltre le apparenze.
E poi, l'ha davvero reso più affettuoso: basti pensare che
quest'estate ci ha portato tutti in crociera, sullo yacht di un suo
vecchio amico, Killian! Siamo stati su un'isola bellissima! Non so il
nome di quel posto, ma l'abbiamo ribattezzata all'unanimità
Neverland. È stato un
viaggio molto avventuroso, che ci ha unificati ancora di più, ci ha
aiutato a superare tutte le difficoltà e abbiamo capito che insieme
è più bello affrontare la vita. È per questo che, tra poco, saremo
di nuovo riuniti, qui a Roma.
Io voglio vivere con tutti loro, con
la certezza che ci saranno sempre per me, come io ci sarò per loro.
Non cambierei per niente al mondo la mia famiglia, perché senza di
lei – di loro –
non sarei me stesso:
Emma mi ha insegnato a non mollare
mai, a combattere sempre per ciò in cui credo, perché se non credi
e non lotti per niente, non hai un motivo per vivere;
Regina mi ha trasmesso il suo senso
del sacrificio, perché se non sei disposto a sacrificarti per
qualcosa, forse non hai vissuto abbastanza intensamente;
Neal, invece, mi ha fatto capire
quant'è importante saper perdonare, perché fa crescere e ritrovare
persone care, che si credevano perse per sempre;
David e Mary Margareth mi ripetono
di continuo che l'amore è la magia più grande e speciale di tutte,
perché crea armonia e ti fa stare davvero bene;
Robert mi raccomanda sempre il
buonsenso, la capacità di valutare ogni cosa con giudizio, perché
basta un attimo, la scelta sbagliata per dire addio alle cose che
ami;
con Killian ho capito che
l'impulsività non è per forza un male, perché può portarci a fare
azioni in grado di cambiarti la vita, ma che non avremmo mai fatto
con la ragione;
grazie a Belle, io so di poter
essere un eroe, perché non è eroe
chi fa qualcosa di stupefacente, ma chi fa tutto con passione,
seguendo il cuore, i sogni, le emozioni.
Questa è la mia famiglia e io sono
orgoglioso di farne parte.
♦ ♦ ♦
Lì fuori c'era il
caos più totale. Sembrava che fosse appena esplosa una bomba!
«Beh, guarda
il lato positivo!» esclamò Neal, avvolgendo Emma in un
abbraccio. «Sicuramente non avrà motivo di annoiarsi
se le lezioni di Storia saranno soporifere!»
Emma ridacchiò,
ancora sconvolta dalla marea di bambini che continuava a rigettarsi
oltre i cancelli di quell'edificio.
Allungò il collo
nel tentativo di vedere meglio sopra le teste degli altri genitori,
strizzando anche gli occhi.
«Eccolo!»
annunciò, illuminandosi. Tra spintoni e mi dispiace, Emma e
Neal si fecero largo nella direzione del piccolo, allargando le
braccia in una reazione forse esagerata per sole cinque ore passate
in luoghi diversi.
«Ragazzino!
Allora, com'è-?» Neal non riuscì a terminare la domanda: una
donna alta e bruna gli si avvicinò.
«Siete voi i
genitori di Henry?» chiese quest'ultima con voce timida.
«Sì...»
«Posso
parlarvi un momento?»
Emma e Neal si
scambiarono un'occhiata furtiva, annuendo.
«Henry,
torna un momento dai tuoi compagni.» lo liquidò la madre,
spingendolo delicatamente.
Quando se ne fu
andato, l'altra riprese.
«Sono
l'insegnante d'Italiano di vostro figlio e... Beh, io sono abituata a
far scrivere un tema sulla famiglia, il primo giorno di scuola e...»
Emma divenne bianca
come un lenzuolo, mentre Neal cominciò a spostare il peso da un
piede all'altro: quell'esitazione non era positiva, non lo era
affatto! Cosa poteva aver detto Henry?
«E...?»
rischiò Emma, troppo ansiosa per trattenersi.
La donna arrossì
leggermente, scuotendo il capo.
«Volevo
complimentarmi!» rivelò alla fine, stringendosi nelle
spalle. «Ha descritto una famiglia bellissima, variegata e... e
lui ne
è innamorato! Davvero, complimenti!»
Emma ridacchiò,
rilassandosi in un batter d'occhio, e Neal riprese a respirare
regolarmente.
Fu il primo a
stringerle la mano, forse con troppo slancio. Ma la professoressa non
vi badò, soprattutto perché anche Emma la ringraziò con fare
contento e agitato al contempo.
Erano sul punto di
salutare quella donna e di tornare dal loro adorato figlio, quando un
clacson assordante attirò l'attenzione dei presenti.
Una Cadillac nera
faceva bella mostra di sé, provocando un sospiro ad Emma.
«Non dirmi
che torneremo a stare stretti come a casa di mia madre?!»
commentò all'orecchio del suo compagno, senza preoccuparsi di
nascondere l'esasperazione.
Neal infilò le
mani nelle tasche dei jeans, ricacciando una risata nel vedere una
donna dai capelli castani e un vestito azzurro scendere dall'auto,
imitata subito dopo da una figura scura e vagamente inquietante.
«Belle!»
gridò la vocina di Henry, correndole incontro.
La ragazza sorrise
ampiamente, issandolo con un po' di difficoltà.
Anche Tremotino
mostrò una specie di ghigno raddolcito, passandogli una mano tra i
capelli.
«Siete già
arrivati!» continuò il ragazzino, esultante, avvinghiandosi
al collo del nonno.
«Non vedevo
l'ora!».
Questa è la mia famiglia e io sono
orgoglioso di farne parte.
Note
dell'autrice: Salve a tutti quanti! :D
Sono tornata con
una nuova strana OS, la cui idea mi faceva visita da un po' di tempo:
Henry che parla della sua assurda famiglia mi ha sempre incuriosita,
così ho provato a scrivere qualcosa in proposito!
Questo è il
risultato della mia immaginazione! XD
Voglio precisare
una sola cosa: nel tema, il linguaggio è volutamente semplificato,
come le ripetizioni, perché Henry, qui, ha undici anni e non può
parlare in maniera troppo precisa. ;)
Ringrazio coloro
che leggeranno, recensiranno o semplicemente apriranno questa piccola
creazione!
Come sempre,
critiche e consigli sono i benvenuti!
Un abbraccio,
Julie_Julia