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Autore: eroicafuriosa    25/03/2008    2 recensioni
Questo è un esperimento, una libera interpretazione di una fiaba fatta su commissione...non è per chi odia le tragedie...avvertiti! (recensite vi prego!)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bella addormentata nel bosco

La bella addormentata nel bosco

Correva per quella strada di periferia sterrata e deserta. Il sole stava tramontando lentamente dietro i monti all’orizzonte, sprizzando intorno la sua luce rosso sangue. La moto bianca sfrecciava a velocità sempre più alta. Lui non aveva tempo da perdere. Lei era lì, ad aspettarlo.

Ricordava ancora la sua voce flebile al cellulare, che si spegneva a poco a poco mentre gli raccontava quello che aveva fatto. Aveva ascoltato preso da un panico mai provato prima. Lacrime calde gli erano scese sulle guance improvvisamente gelide. Il cellulare si era scaricato proprio quando lei gli stava dicendo dove fosse. Ma lui lo immaginava. Come poteva non saperlo? Ed era lì che stava andando. Appena chiamato l’ambulanza da un telefono pubblico, aveva inforcato la moto e si era lanciato in strada.

Aveva paura. In quel maledetto paese non c’era neppure un pronto soccorso, neppure uno sputo di farmacia. Sarebbero trascorsi minuti interi prima che i soccorsi la raggiungessero. Ce l’avrebbero fatta ad arrivare in tempo? Strinse i denti, incurante dell’aria fredda che gli sferzava il volto e gli feriva gli occhi fino a farlo lacrimare. Le ombre si stavano allungando sul terreno scuro. La strada si restrinse, seguì la sua curva sinuosa e insidiosa ed ecco, a pochi metri, l’entrata del bosco. Imboccò il sentiero di terra battuta. Ad un certo punto avrebbe dovuto abbandonare la moto e procedere a piedi, ma era deciso ad andare il più avanti possibile su quella strada, anche a costo di bucare le ruote e spaccare gli ammortizzatori.

Chiedersi perché l’avesse fatto sarebbe stato stupido. Conoscendo tutto quello che aveva passato, sarebbe stato molto più sensato chiedersi perché non l’avesse fatto prima. La domanda che invece si poneva, che continuava a porsi, era: perché ora? Tutto ormai sembrava filare per il meglio. La sua forza di volontà lo aveva reso orgoglioso del suo piccolo amore, della sua principessa. L’idea che fosse stata manovrata, per l’ennesima volta manipolata da quella donna lo rese folle di odio.

Quella strega aveva iniziato a tormentare il suo piccolo amore il giorno stesso in cui era nata. Lei gli aveva raccontato tutto solo una volta. La strega era piombata in casa all’improvviso, cogliendo tutti impreparati. Si era fatta strada con la forza fino alla camera da letto, in cui lei stava tra le braccia di sua madre, ancora debole per il parto, attorniata dalle zie, in piena ammirazione della piccola. Il padre aveva aperto, e aveva cercato di fermare quella furia scatenata (portava ancora i segni dei suoi denti sul collo, quel brav’uomo) ma lei era riuscita a fare irruzione lo stesso. Aveva giurato vendetta, rosa da un odio insopprimibile ed eterno, e se n’era andata.

"Mia madre ha sempre amato le sue sorelle. Tutte dalla prima all’ultima. Anche lei, la strega. Ma quando ha scoperto quel che aveva fatto, quando la verità è venuta a galla il dolore è stato troppo profondo, troppo terribile. Lei e le sue sorelle la ripudiarono. Loro per odio. Lei per dolore. Mia madre è sempre stata troppo buona. E questa è stata la nostra rovina."

Lui ripensava alle sue parole, dette in una notte d’estate, quando erano abbracciati l’uno all’altra nel loro letto e lui le accarezzava la schiena nuda e fresca. Al ricordo della sua pelle, del suo profumo, all’idea che la bontà della madre di lei sarebbe stata davvero la sua rovina, la loro fine, impazzì di dolore. La moto schizzò avanti nel bosco a velocità maggiore, mentre lui si riavvolgeva nel cupo sudario dei ricordi sepolti.

Immaginava la strega negli anni che erano venuti, mentre la sua principessa cresceva in tutto il suo splendore. Venti anni aveva aspettato, per covare quel suo rancore e affilare le sue armi letali, in attesa del momento propizio per quella vendetta giurata.

A venti anni, la protezione che la famiglia aveva mantenuto per tutto quel tempo su di lei si allentò. Era l’anno in cui entrava all’università, era l’anno dell’indipendenza. Aveva rifiutato, testarda, di sceglierne una della zona. Aveva preteso la libertà. E l’aveva spuntata. Con la sua borsa di studio, i suoi sogni e le sue speranze era partita per un’altra città.

"Mi ero sempre sentita soffocata dal loro amore, dalla loro protezione continua. Volevo assaporare la vita. Non ho mai potuto farlo con loro intorno."

Avrebbe capito solo in seguito che quella vigilanza stretta, che l’aveva resa una ribelle con la testa calda, non era dettata tanto dall’amore quanto dal terrore.

Arrivata in quella città, quella che sarebbe diventata la loro città, aveva gustato ogni momento. Non aveva più nessuno a tenerla d’occhio, né a frenarla, poteva dare sfogo a tutto quell’energia che le pulsava in corpo. Fu allora che lei incontrò lui. Il loro amore sbocciò lentamente, tenero e delicato come una rosa. La loro passione travolgente, invece, si scatenò immediatamente, selvaggiamente, spudoratamente. Ricordare quella passione è un’altra lama nel cuore. Ricordare che mentre loro si amavano, abbandonandosi al piacere dell’altro, la strega osservava.

La strega aveva seguito sua nipote. Aveva ormai il piano della sua vendetta ben delineato in mente. Distruggere era la parola d’ordine. Colpire, schiacciare.

Si era trasferita in quella città, la pedinava, osservava i suoi spostamenti, memorizzava ogni particolare. Quando ormai era pronta, si gettò nella sua caccia spietata. L’incontro era architettato, ma alla sua principessa parve assolutamente casuale. Una mattina al parco, a correre. La strega che la travolge, scuse, sorrisi. E prima che il suo piccolo amore si allontanasse, salvandosi dalle grinfie della belva, una battuta, una frase, qualcosa fermò la principessa, interessandola alla piccola donna che pareva del tutto innocua.

La strega fece breccia nel suo cuore, stringendolo in una morsa che si sarebbe rivelata fatale. Lei era ammaliata da quella donna con le sue stesse idee, i suoi stessi principi, desideri, con la sua stessa voglia di vivere e godere, godere di tutto quello che avrebbe dato piacere.

La strega era alla fine riuscita ad averla in pugno.

Lui aveva sempre saputo che, nonostante lei lo amasse, il carattere trasgressivo del suo piccolo amore, alla ricerca insaziabile delle meraviglie di questo mondo, l’avrebbe portata lontano da lui, alla ricerca di nuovi giochi ed esperienze. Sapeva che l’amore non sarebbe bastato a fermarla, che la sua sete di novità era inarrestabile.

Ma sapeva che l’unica, seppur remota, possibilità di tenerla legata a sé era stata spazzata via dall’arrivo della strega. Lei era stata plagiata dalla strega, era stata trascinata in un gorgo di piacere e trasgressione che alla fine si sarebbe rivelato un abisso. Quante volte l’aveva chiamata e l’aveva sentita ubriaca. Quante volte lei aveva preferito alla sua compagnia le serate con quella donna nei bassifondi della fantastica città che aveva visto nascere il loro amore. Quante volte avevano litigato, lui geloso dell’intrusa, spaventato dai suoi azzardati divertimenti, preoccupato per lei, la luce dei suoi occhi. Lei, testarda, aveva sentito l’ombra della prigionia e aveva iniziato a tenerlo a distanza, temendo per la sua libertà, per la sua tanto agognata indipendenza.

Lei alla fine era scomparsa. Era finita.

Lui l’aveva cercata, ma non l’aveva trovata. L’ossessione di lei lo torturò per giorni.

Quello che accadde in seguito glielo raccontò lei, quando alla fine l’aveva ritrovata e l’amore era stato insopprimibile, più forte dei desideri di lei.

La strega l’aveva ammaliata. Era diventata la sua confidente, la sua migliore amica, la sua ombra. La sua principessa non muoveva più un passo senza di lei, era stata plagiata. La trasgressione divenne la sua regola di vita. Abbandonò l’università, viveva di notte, frequentando locali malfamati, dandosi a uomini che neppure conosceva, agli stravizi e ai bagordi senza sosta.

Giunse il capolinea.

Le prime volte erano solo acidi. Poi si diede a sniffare. Alla fine, iniziò a bucarsi.

La strega l’aveva indotta a questo.

"Mi aveva fatto incontrare un ragazzo. Mi aveva convinto che era perfetto per me. Che nessun altro, nessuno, sarebbe stato adatto a me."

Quel ragazzo era un tossico. La sua principessa non se ne era accorta all’inizio, tutto le divenne chiaro quando lo trovò in piena crisi di astinenza. I principi che la sua famiglia le aveva inculcato erano spariti ormai da tempo, inghiottiti alle turpitudini a cui la strega l’aveva indotta. Ben presto decise che sarebbe stato uno sballo. Uno sballo da non perdere. Non servì neppure più che fosse la strega ad incoraggiarla. Il circolo vizioso in cui la donna l’aveva gettata si era ormai chiuso attorno a lei, imprigionandola nelle sue spire.

Lo sballo divenne sempre più pericoloso. La dipendenza era ormai dominatrice del suo animo. Non era più capace di smettere. La strega continuava a mostrarle un affetto che in realtà non provava. Il rancore le permetteva di fingere sentimenti che non poteva neppure immaginare. Aveva continuato a perfezionare il suo piano, a portarlo avanti, e tutto filava liscio, senza intoppi.

Ma la strega aveva un punto debole: la vanità.

"Mi disse chi era. Quando scoprii che era mia zia, mi sentii come sollevata. Non avevo mai immaginato la sua esistenza, nessuno me ne aveva mai parlato. Quando mi disse che la mia famiglia l’aveva ripudiata, in me nacque l’odio per coloro che mi avevano cresciuto in quei 20 anni. Avevano allontanato l’unico spirito libero della famiglia, l’unica che mi comprendesse,l’unica che mi amasse veramente sì, ti giuro che pensai questo. Credevo che non fossero riusciti a imporre il loro controllo su quella donna e questo li avesse fatti andare in bestia. Credevo che il ripudio fosse stato per impedirle di condizionare la mia educazione, per impedire che un altro del loro sangue diventasse come lei. L’amai follemente in quel momento. Odiai chi mi aveva generato ed allevato con tutta me stessa."

Fu allora che lei spezzò i pochi, sporadici contatti che aveva ancora tenuto con la sua famiglia. Non si fece più trovare, divenne irraggiungibile. Non aveva programmato però che l’amore di sua madre e di suo padre per lei erano troppo forti perché loro si arrendessero al suo mutismo. Neppure la strega lo aveva fatto. E questo salvò la sua principessa.

Un mattino, mentre dormiva dopo una notte insonne, nel suo appartamento che diventava sempre più sporco e disordinato giorno dopo giorno, il campanello suonò. Lei credeva fosse la strega e si alzò dal letto. Accanto a lei, sul comodino, la dose del mattino, pronta per essere usata appena ne avesse sentito il bisogno. Quando aprì la porta, indossando solo le mutande e la maglietta, che era ormai enorme per il suo corpo sempre più scheletrico, si trovò di fronte suo padre.

La costernazione nei suoi occhi, lo shock.

La sorpresa di lei, l’odio.

Il padre fu più veloce di lei: impedì che gli chiudesse la porta in faccia ed entrò con irruenza, proprio come la strega tanti anni prima. Lei urlava, gli ringhiava contro insulti e imprecazioni, ma lui non si fermò. La vide in tutta la sua miseria, vide quello che era diventata sua figlia. Ciò che vide sul comodino fu la conferma dei suoi sospetti. Nella furiosa litigata che seguì, lei riversò contro suo padre tutto l’odio che la strega le aveva messo in corpo. Tutta la ribellione, la rabbia, l’oppressione che aveva provato nei suoi venti anni di vita con loro. Ma poi lo accusò del ripudio di sua zia. E lì il piano della strega andò a monte.

"Mi chiese come facessi a sapere della sua esistenza. Gli dissi ogni cosa, trionfante, credendo di avergli sferrato un colpo basso che lo avrebbe costretto a ritirarsi per sempre. Lo sguardo nei suoi occhi passò dallo shock alla furia. Non avevo mai visto così mio padre. Era fuori di sé. Aveva lo sguardo folle. Probabilmente era arrivato a quello che io non ero stata in grado di capire in tutti quei mesi con la strega. Mi rivelò chi fosse in realtà quella che io avevo eletto come mia nuova famiglia."

Lui rabbrividì mentre ripensava a quello che il suo piccolo amore gli aveva rivelato stretta a lui. La zia della sua principessa era stata ripudiata perché era un’assassina. Lui non osò pensare a come si fossero sentite le sorelle della strega, e in particolare la madre del suo piccolo amore, quando avevano scoperto che la morte dei loro amato fratello non era stata casuale.

Perché lo aveva fatto? Nessuno aveva avuto il coraggio di cercare il motivo di un’azione così oscena, ma tutti avevano deciso di cacciare quella serpe in seno. La strega aveva tentato di mantenere i contatti con loro, perché all’inizio credeva davvero di amarli, quando invece la sua era semplice possessività. Aveva cercato l’aiuto della madre della sua piccola principessa, ma lei non ce l’aveva fatta a reggere al dolore. Come poteva accogliere una sorella fratricida? Chiuse ogni contatto che aveva tenuto con lei. Allora era già incinta, e la strega lo sapeva.

L’ennesimo rifiuto, l’ennesima porta sbattuta in faccia le fecero perdere la testa. Il rancore le divorò le viscere. Desiderò vendicarsi per quello che riteneva un torto. Sapeva come.

Il giorno in cui il suo piccolo amore aprì gli occhi nel mondo, la strega fece irruzione nella camera. E interrompendo la pace famigliare, l’ammirazione e i complimenti delle sorelle, giurò una vendetta che fece tremare la neo mamma nel più profondo dell’animo.

"Disse che mi avrebbe uccisa."

Il suo piccolo amore ascoltò incredula il padre. Ma una piccola parte di lei non poteva rifiutare quella che era la verità. Molte cose stavano andando al loro posto, ma era troppo sottomessa alla volontà della sua carceriera. Solo l’arrivo della strega e l’espressione improvvisa che le attraversò il volto le aprì gli occhi.

"Vidi odio sul suo viso, ma non solo. Vidi anche terrore. Il terrore che mio padre mi avesse rivelato tutto e io gli avessi creduto. Non fui capace di cacciarla fuori dalla mia vita. Mi limitai a cadere a terra, piangendo lacrime di orrore e infelicità. Fu mio padre a prendere in mano la situazione. Il mio pianto dimostrò in chi credevo. Mio padre la cacciò da lì, promettendo di ucciderla se solo avesse osato avvicinarsi nuovamente a me."

Il suo piccolo amore era stata salvata in extremis. Riprese lentamente controllo della sua vita. Scacciò la morte che le si era annidata in corpo da quando aveva cominciato ad assumere droghe. Tornò a casa, si ricongiunse con i suoi cari, sentendosi per la prima volta davvero amata. Il suo carattere si addolcì. Riuscì a trovare la sua strada.

Su quella strada c’era anche lui.

L’amore di lei non era mai morto. Lo scoprì più forte e rigoglioso di quanto fosse stato in passato. Scoprì di non poter vivere senza di lui. Lo cercò. Lo trovò.

Non ci fu bisogno di parole. Non furono necessarie scuse. L’amore perdonò.

Ma la partita non era ancora finita. La strega aveva ancora delle carte da giocare. Ed era intenzionata ad andare fino in fondo.

Lasciò trascorrere un anno. Lasciò che le acque si calmassero e le sue vittime si leccassero le ferite che lei aveva inferto. Poi giocò il tutto per tutto, puntando sulla falla nell’unica rete di protezione che la famiglia della piccola principessa aveva teso attorno a lei.

La bontà della madre del suo piccolo amore.

"Non so come fece a contattarla, a convincerla ad ascoltarla dopo quello che mi aveva fatto. Forse mia madre non poteva credere che il suo stesso sangue fosse diventata un simile mostro. Forse l’amore che aveva sempre nutrito per tutte le sue sorelle e in particolare per lei, la più piccola, non si era mai spento del tutto, alimentato dalla speranza e dall’illusione che ci fosse una spiegazione ragionevole per le sue orribili azioni. So solo che quella donna riuscì a circuirla, come aveva fatto con me. Le disse che stava per morire di cancro. Le disse che era pentita di tutto il male provocato e ormai voleva solo essere perdonata e riconciliarsi con loro, prima che fosse troppo tardi. Mia madre le credette e ammetto che sarebbe stato impossibile non farlo. L’ho vista una sola volta, quando seguii mia madre per conoscere quale fosse il segreto che la consumava lentamente, giorno dopo giorno. Quella donna era diventata uno scheletro, tutto in lei faceva pensare che presto sarebbe morta. Vederla nel suo letto, nella luce cruda e violenta della sua stanza, il volto scavato e gli occhi grandi e folli fu uno shock. Per un secondo ho creduto di essere in un incubo terribile."

La sua piccola principessa aveva seguito la madre e aveva scoperto i suoi incontri clandestini con la ripudiata. Lei urlò contro la donna che l’aveva generata, contro la maledetta strega che aveva tentato di distruggerla. Sua madre le cadde ai piedi, le strinse le ginocchia in un abbraccio supplice, piangendo lacrime di dolore, vergognosa e affranta. Mentre la madre l’accarezzava e la stringeva a sé, senza voce per il pianto irrefrenabile, lei aveva capito la sua lotta interiore, aveva compreso quanto le fosse costato accettare di provare ancora affetto per quella donna che aveva ucciso un fratello e tentato di vendicarsi sulla sua unica figlia per il loro ripudio, quanto le fosse costato mantenere il silenzio su quegli incontri vergognosi, quanto dolore provasse per il suo tradimento, per la perdita di quella sorella che era stato il loro fardello e il loro disonore. Lei iniziò a piangere e lasciò quel posto con la morte nel cuore, ma risoluta a non tradire la madre.

Lui pensò che in quel momento il destino del suo piccolo amore era stato segnato con la rossa firma della tragedia.

Lui frenò, abbandonò la moto e iniziò a correre forsennatamente, disperatamente, per quel sentiero diventato improvvisamente impraticabile, verso la sua principessa, roso dal panico di essere arrivato troppo tardi, mentre la sua mente riafferrava dettagli e particolari, gelandogli il sangue nelle vene.

Lei non riusciva più a tollerare di vivere sotto lo stesso tetto di sua madre. Le costava troppo mantenere il silenzio, le costava troppo affrontare ogni giorno il suo dolore e quello di lei, troppo acuti e profondi per essere ignorati. Per questo il suo piccolo amore aveva accettato di vivere con lui. Non per amore, ma per stanchezza. Per attenuare l’angoscia che le attanagliava il cuore.

Ma lei non ce la faceva più a resistere. Ne aveva sopportate troppe. Stava ancora soffrendo, stava ancora piangendo per quel male che la strega incarnava.

Lei e sua madre si consumavano a vista d’occhio, prigioniere di un terribile segreto. E lui non sapeva più cosa stava accadendo, perché lei era diventata una tomba, fredda e muta, insondabile.

"Se solo fossi rimasta a casa, se solo non me ne fossi andata, tutto questo si sarebbe evitato. Non sarebbe accaduto nulla, perché io sapevo e avrei potuto prevederlo."

Lui immaginò la strega chiamare la madre del suo piccolo amore, chiederle di andare da lei, per non lasciarla sola in quei ultimi momenti della sua miserabile vita. Immaginò la madre della sua principessa correre da lei, combattuta da sentimenti contrastanti. Immaginò la madre del suo piccolo amore indugiare ore e ore accanto al telefono, incapace di chiamare la figlia per la vergogna terribile che provava. Immaginò il suo corpo fragile gravato da quel segreto orribile, quel segreto che le divorava l’animo.

Lui correva, la casa si faceva sempre più vicina, l’idea di quello che avrebbe potuto trovare dentro lo faceva impazzire di terrore. Ripensò alla voce al telefono del suo piccolo amore, flebile e calma come se nulla fosse accaduto, la voce che lo agghiacciava con quel racconto spaventoso, di una faida fatale.

"Non ce l’ha fatta, era tutto…troppo. E quel troppo …l’ha sopraffatta. Mentre il veleno…le entrava in circolo…ha fatto appena in tempo…a svelare tutto a papà…gli è morta tra le braccia…e lui non ci ha più visto."

Il fucile del padre era sempre stato sul camino del salotto, simbolo del suo passato di provetto cacciatore.

"Sono arrivata…non c’era…li ho cercati per la casa…e l’ho vista…gelida e immobile, sul suo letto immacolato…non immagini lo strazio che ho provato…non puoi neppure arrivare a capire cosa ho provato…poi ho ricollegato ogni cosa…ho capito come sarebbe finita questa storia…"

Lei aveva corso, per salvare suo padre. La strega lo stava certamente aspettando, sapeva che la madre del suo piccolo amore si sarebbe arresa alla troppa pressione. Sapeva che il cognato e la nipote si sarebbero gettati all’inseguimento come cani da caccia. Era pronta a compiere la sua vendetta e già si leccava i baffi. Non aveva fatto i conti con la disperazione dell’amore ferito.

"Era appostata dietro la porta…lo ha ferito…ma mio padre era ormai fuori di sé…il colpo della strega era mortale, ma ha avuto la forza di premere il suo grilletto…sono morti guardandosi negli occhi, nella stessa stanza, covando odio…hanno uno sguardo vittorioso…"

Mentre si lanciava contro quella porta, semplicemente accostata, ripensò a quel momento in cui lei gli aveva rivelato il perché di quella voce che lentamente si spegneva.

"Ho preso…sonniferi…molti…non volevo più vivere…non dopo tutto questo…ne ho abbastanza…l’amore che provo per te…non è abbastanza forte per risollevarmi da questo…baratro…di disperazione….voglio solo morire…tra le tue braccia…"

Lui spalancò la porta e gli si mozzò il fiato per quella scena di sangue, terribile e mostruosa. Lei era lì, accerchiata da un lago rosso che stava diventando lentamente nero e i cadaveri della strega e del padre di lei, con gli occhi spalancati.

Lui si gettò sul suo piccolo amore, la prese tra le braccia, stringendo il suo corpo fragile a sé. Il lieve movimento del suo respiro.

La sua piccola principessa aprì gli occhi. Sorrise e una lacrima le scese lungo la guancia. Lui lesse l’amore nel suo sguardo, lesse la scintilla della felicità che si riaccendeva.

Chiuse gli occhi, con il sorriso sulle labbra. Lui, piangendo disperato, si chinò su di lei e la baciò.

Con le labbra sulle sue, sentì il suo alito profumato svanire all’improvviso e il respiro con lui.

Il barattolo dei sonniferi era accanto alla sua principessa.

Cullando il suo bellissimo e amato corpo, piangendo lacrime di dolore e disperazione, prese quel barattolo. Ingoiò tutte le pillole che erano rimaste e si stese accanto a lei.

Il torpore si impadronì subito di lui. Si strinse alla sua principessa, e pose le labbra su quelle di lei.

E rimase così, immerso in quell’ultimo splendido bacio, sigillo del suo amore per lei.

A volte, neppure un principe può risvegliare una principessa da un sortilegio.

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