Autore:
nakahime
Fandom: supernatural
Pairing:
Dean/Castiel
Personaggi:
Dean
Winchester, Castiel, Kevin
Tran, nuovo personaggio
Rating: pg
Genere:
angst,
sentimentale
Avvertimenti: pre-slash
Note:
il mio
computer si è rotto ed
io ho ritrovato questa cosina nella mia posta elettronica (avevo
cominciato a scriverla dal cellulare); ho riesumato il vecchio pc
portatile e ho ancora qualche programma di scrittura (ohyeah).
Dovrebbe svolgersi dopo l'ottava stagione, non c'è un
contesto ben
preciso, ho solamente immaginato la scena tra Dean e Cas.
Il
titolo è una frase della canzone dei Mumford&Sons
– I gave you
all.
Spero vi piaccia. Enjoy!
P.S. ho perso i miei occhiali e
non l'ho fatta betare a nessuno, quindi perdonatemi se ci sono errori o
ripetizioni.
Disclaimer: Dean,
Cas e compagnia cantando non mi appartengono, quanto descritto
è
tutto frutto della mia fantasia e non ci guadagno assolutamente
niente.
Now you've won, but I gave you all.
Castiel
tiene lo sguardo puntato sui
due Winchester che, di rimando, lo fissano con l'incredulità
dipinta
sui loro volti.
E' passato un anno dall'ultima volta che hanno
visto il loro amico. Un anno
dalla caduta degli angeli dal Paradiso.
-Chi è la tua amica?-
dice Sam. Il cimitero è vuoto e freddo, l'inverno rigido
l'ha
ricoperto di candida neve.
Dean frena una risata piena di rabbia
e risentimento.
Si
limita a rimanere in silenzio, ad
osservare l'angelo a cui ha rivolto tutte le sue preghiere in
quell'ultimo anno.
E forse ha sbagliato, perché Castiel non fa
più parte dello staff celeste.
-Lei è Marlena.-
-E' un
angelo come te?-
Una folata di vento gelida si abbatte su di
loro, trascinandosi dietro l'odore d'incenso
e fiori freschi. Dean studia
la ragazza
dietro l'amico: i
suoi capelli sono biondi e le cadono sulle spalle in morbide onde
dorate; ha gli occhi grandi e verdi, le labbra piene e rosse.
Trattiene un'altra risata e, invece, inspira profondamente e vede
l'ormai ex-serafino lanciargli un'occhiata piena di rimorso.
Ma è
così patetico. Patetico.
-Avete trovato la pergamena, non è così?- dice
Castiel e
continua a tenere i suoi occhi grandi e blu puntati sul più
vecchio
dei Winchester.
A rispondere, però, è Kevin; il giovane profeta
avanza di qualche passo e dice -Non avrai intenzione di eseguire
il rituale di cui parla la
profezia?-
Un'altra folata di vento, il silenzio del cimitero è
opprimente.
Dean si guarda intorno e sta pensando che forse
dovrebbe ritirarsi da questo lavoro; davvero, non lo porta mai in
location più divertenti di queste. Cimiteri, catacombe,
fogne,
vicoli sperduti e case infestate.
Prima tutto questo lo
divertiva: ora è stufo.
Però poi si ricorda che questo lavoro
è una maledizione che grava sulle sue spalle fin dalla notte
dei
tempi, e non può proprio fare niente per sottrarsi ad esso.
-Potremmo
riaprire le
porte del Paradiso, distruggere Metatron.-
Sam ride (sì, quella
risata piena di rancore che a Dean non esce) e biascica -Ma a quale
costo? Cas, è pericoloso e... aprire il Purgatorio e
l'Inferno?
L'intero pianeta verrebbe divorato dal caos.-
-Gli angeli
riusciranno a ristabilire l'ordine, una volta riacquistati i loro
poteri.- insiste l'altro.
Dean si accorge del senso di nausea che
gli ribolle
nello
stomaco; da quando in qua non riesce più a reggere la vista
del
suo... suo... amico?
Fratello?
Era la sua famiglia.
Castiel era un membro della
sua disfunzionale, rotta e scapestrata famiglia. Ma
l'ha
abbandonato.
Si rende conto
di avere la lingua incollata al palato, non riesce a parlare e, a
dire il vero, non ne ha nemmeno la voglia. Un anno prima, forse,
avrebbe fatto una battuta e cercato di convincere Cas dell'idiozia di
una tale operazione:
ma
non ci sarebbe riuscito.
Ora
non ha voglia di far cambiare idea a chi, di ascoltarlo, non ne ha
mai avuto l'intenzione.
Nel completo silenzio si trova a girarsi
e camminare verso l'Impala, parcheggiata fuori dai cancelli. Sam e
Kevin lo conoscono abbastanza bene da non permettersi di
seguirlo.
Percepisce il
suono del proprio
respiro accelerato e
dei
suoi passi nella neve. Sente
il peso della pistola contro il fianco destro. Cammina e si rintana
dentro la propria mente, dentro se stesso, isolando tutto quello che
c'è fuori.
Non è mai stato il tipo da grandi scenate, quindi fa
quello che gli è sempre venuto meglio: incupirsi e
allontanare il
resto del
mondo.
Arriva alla macchina,
poggia i
palmi delle mani
contro il bagagliaio e abbassa le palpebre.
Il
rumore del vento è rilassante, un canto ipnotico
che lo aiuta a concentrarsi su se stesso e ad allontanarsi dal resto
dell'universo.
C'è solo lui, solo lui,
immerso nel gelo.
Non c'è nessun altro.
Non permetterai più a
nessuno di farti del male. Ci sei solo tu.
Castiel
si avvicina all'Impala e si prende qualche secondo per guardarla. E'
passato molto tempo dall'ultima volta che l'ha vista.
Dean è
piegato sul bagagliaio e ha gli occhi chiusi, il volto contratto in
una smorfia di dolore. Ma il
vecchio angelo
sa che non si
tratta di
un dolore fisico.
-Dean... - dice a bassa voce, ha quasi paura d'interrompere la
sua quiete.
L'altro alza le palpebre e gli getta una gelida
occhiata colorata di verde; il verde dei campi. E' passato
così
tanto tempo e Castiel si rende conto che quegli occhi gli sono
mancati: ora sono gelidi, lontani dal calore che li ha sempre
animati. Sono affaticati e c'è tanta tristezza e dolore,
rabbia e
preoccupazione, dentro di essi.
-Sam e Kevin sono rimasti
indietro. Marlena sta
cercando di fargli capire quello che abbiamo intenzione di fare.-
Dean continua a guardarlo senza emozione, come se fosse uno
sgradevole insetto. Non dice niente, non si muove, si limita solo a
puntarlo con lo sguardo.
Castiel si sente trafitto da parte a
parte, si
sente sondato e
disprezzato.
Ma la realtà
è che il Winchester è ferito, e la causa del suo
dolore non è
nessun altro
se
non Castiel stesso. Lui, che ha preferito allontanarsi e cercare di
rimediare da
solo
ai suoi sbagli, provare di nuovo a non essere un peso per i due
cacciatori.
E ha sbagliato, ancora.
Qualsiasi cosa faccia, è un errore.
Ma ora ha smesso di
provare rimorso e sentirsi costantemente giudicato.
Non
chiederà scusa perché
ha provato a riparare ai suoi errori, non si
sottometterà solo perché ha
voluto vivere una vita sua
e fare le proprie scelte.
Non chiederà scusa a nessuno, neppure
a Dean.
-Cercherete di fermarmi? Anche questa volta?-
Il
Winchester rimane fermo ancora
per qualche secondo, poi sembra riscuotersi e si lecca le labbra
nervosamente. Distende la bocca in un sorriso che ha più la
forma di
un brutto ghigno sadico.
-Anche questa
volta? Perché
in fondo i
cattivi siamo noi.-
ride
l'uomo.
Castiel si muove verso di lui a piccoli passi, scuote il
capo -Non ho mai pensato che voi foste i cattivi.-
L'altro
abbassa la testa e spinge le mani contro il bagagliaio. La
sua rabbia è palpabile.
-Pensavo
che saresti
morto. Ti ho immaginato completamente umano, senza un soldo e un
posto dove andare. Credevo che non
saresti sopravvissuto e ti ho cercato per settimane. Settimane.-
Cala
il silenzio e Dean si lecca di nuovo le labbra, lo fa quando
è
nervoso oppure imbarazzato. Castiel sa che ora c'è solo ira
nel suo amico.
Amico:
può ancora considerarlo come tale?
-Poi ho cominciato a pensare
che forse non eri caduto. Che se non eri tornato da me... noi,
se non eri tornato da noi... allora forse dovevi essere rimasto ai
piani alti. E ti ho odiato, immaginando che avessi deciso di allearti
con Metatron. Ti ho odiato, maledetto, e tutt'ora non riesco a
reggere la tua vista.-
C'è il grido di un uccello, in
lontananza, forse una cornacchia che anticipa la pioggia.
C'è aria
di temporale.
-Io... non potevo tornare.- sussurra Castiel.
-No,
non potevi.-
Si
guardano per alcuni interminabili secondi, la tensione è
tanto densa
da poter essere accarezzata con i polpastrelli.
In un attimo Dean
si allontana dall'Impala e gli è addosso, le dita stringono
il collo
della sua camicia e il volto è a pochi centimetri di
distanza. Il
respiro caldo e pesante del cacciatore si scontra sul suo viso.
-Io
ti ho dato tutto...
- sibilano
le labbra piene, ma a parlare sono quei grandi occhi verdi che urlano
'traditore!' -... ho
fatto tutto quello che mi hai chiesto. Ho combattuto per fermare la
tua Apocalisse, ti ho salvato la vita, ho lottato per tenerti lontano
dai guai, quando tu non riuscivi a capire che io ero qui. Io ero qui
e ti avrei aiutato, sempre.-
Castiel si sente intrappolato in
quella gabbia di rancore e delusione, in quelle parole che, pesanti
come macigni, cadono direttamente sul suo cuore.
Le labbra del
cacciatore tremano -Hai preferito Crowley, hai preferito il
Purgatorio, hai preferito Metatron. Solo per non chiedermi aiuto.-
sbuffa dal naso, Dean, e non sono solo le sue labbra a tremare. La
sua presa non è più ferma come lo era prima, i
suoi occhi non sono
più così cattivi. Ora c'è solo tanta
pena e tristezza, in lui.
Castiel ne è sopraffatto, non riesce quasi a respirare.
L'altro
si fa più vicino.
Dov'è il concetto di spazio personale, ora?
-Io ti ho dato tutto...
- ripete il cacciatore -... e tu non hai visto. Non l'hai notato
neppure, troppo preso da te stesso, dai problemi in Paradiso, dal tuo
Dio.-
C'è tanto
rancore, in quelle frasi; ma, soprattutto, ci sono tante parole mai
dette. Castiel le percepisce e ricorda che, in passato, tante volte
avrebbe voluto dirle a Dean. Quando i loro sguardi s'incontravano,
quando lavoravano insieme e imparavano a conoscersi, ad entrare
lentamente l'uno nell'esistenza dell'altro.
Solo una volta aveva
avuto il coraggio di spiegare a voce quello che sentiva, e aveva solo
confessato che lui e Dean avevano “un
rapporto più
profondo”.
Ma ora tutte
quelle frasi mai dette, tutte le sensazioni a cui non hanno mai dato
un nome, sono in quelle parole... nei loro volti vergognosamente
vicini e nei loro sguardi incastrati.
Castiel vorrebbe parlare,
ma non sa che dire.
Sente come se tutto quanto stesse scivolando
via, come se stesse perdendo quell'uomo che lo tiene stretto in un
pugno. Non si è mai sentito così vicino dal
perderlo in tutto
quell'anno di lontananza.
Dean tentenna, l'incertezza è chiara
nel suo sguardo, poi allenta la presa sul colletto della sua camicia
e, lentamente, fa un passo indietro.
I loro respiri sono lontani,
i loro sguardi distanti... e non solo fisicamente.
Gli occhi del
Winchester parlano chiaro, non c'è possibilità di
confondersi:
stanno dicendo “addio”.
-Ti combatterò, Cas? Sì, molto probabilmente lo
farò. Non ti
lascerò aprire tutti i Regni
così da potervi permettere di risalire in Paradiso. E'
questo che
hai sempre voluto, in fondo... -
Sam e Kevin camminano verso di
loro e si fermano a pochi passi dall'Impala. Dean li guarda e
annuisce -... essere nemici. Hai fatto tanto, ci sei riuscito.-
Castiel vorrebbe urlare dalla rabbia, piangere dall'ira e
avventarsi sul cacciatore. Vorrebbe dirgli che sta sbagliando, che
lui non vuole che
siano nemici. Lui non lo vuole.
Vorrebbe corrergli incontro e
picchiarlo o baciarlo, non lo sa neppure. Invece sente solo i suoi
occhi inumidirsi e le sue labbra tremare. Ma non piangerà,
sa che
non lo farà.
-Ho smesso di darti tutto, Cas. Io ho chiuso con
te.- mormora il cacciatore, la sua voce è ferma e ferita.
No,
Castiel rimane fermo a subire un addio che non ha senso. Non
ha alcun senso.
I tre
cacciatori salgono nella chevrolet nera e pochi secondi dopo l'auto
romba e s'inoltra sull'asfalto un po' ghiacciato con la neve
accatastata ai bordi della strada.
Ora c'è solo il vento a fare
compagnia al vecchio serafino che ha perso le sue ali, la sua
immortalità, la sua famiglia, il suo... il
suo... cos'era,
Dean, per lui?
-Tutto.-
sussurra a bassa voce, mentre sente i passi di Marlena dietro di lui.
Tutto.
Fine.
Grazie per aver letto fin qui.
Bacioni,
Nakahime.