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Autore: FinnAndTera    26/09/2013    5 recensioni
[Daddies!ReiGisa]
Eppure in quel momento, se gli avessero chiesto cosa incarnasse perfettamente la sua idea di bellezza, Rei si sarebbe aggiustato gli occhiali pensando ai miliardi di quadri venduti e alle tante sculture presentate da giovani artisti in erba, ma avrebbe risposto senza alcuna esitazione “I tre sorrisi che trovo tornando a casa”.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una famiglia bellissima.


Neanche il tempo inafferrabile e le difficoltà nel diventare uomo avevano attenuato quella voglia di bellezza che aveva sempre caratterizzato Rei; era la sua lecita ossessione, il punto di riferimento mobile che, aveva imparato negli anni, si poteva trovare in più cose e persone, il filo che cuciva insieme ogni momento della sua vita, dall’adolescenza e il chiodo fisso per la forma perfetta agli sguardi più adulti che analizzavano le opere d’arte esposte nella sua galleria. Eppure in quel momento, se gli avessero chiesto cosa incarnasse perfettamente la sua idea di bellezza, Rei si sarebbe aggiustato gli occhiali pensando ai miliardi di quadri venduti e alle tante sculture presentate da giovani artisti in erba, ma avrebbe risposto senza alcuna esitazione “I tre sorrisi che trovo tornando a casa”.
«Rei, i bambini vogliono giocare insieme a noi!»
Era sempre così quando tornava da lavoro: tre testoline bionde lo accoglievano a braccia aperte e, mentre ne baciava due sulla fronte e una sulla bocca, la stanchezza scompariva improvvisamente.
«Sai Rei, oggi tre bimbi fra cui il nostro Mamoru hanno imparato a nuotare a farfalla!»
Rei trovava incredibile come Nagisa riuscisse a vivere ininterrottamente a contatto con i bambini; aveva deciso di diventare l’istruttore di nuoto dei più piccoli, cosa che gli riusciva benissimo visto che tutti, compresi i loro figli, lo adoravano. Mamoru arrossì un poco dietro le gambe di Nagisa, mentre un tornado dal vestito a fiori si fiondò ad abbracciare Rei.
«Sì, papà, vieni a giocare!»
Minako era l’esatta copia di Nagisa: due occhioni irresistibili, biondissima e vivace, con due codini ai lati della testa che sventolavano avanti e indietro mentre saltellava da una parte all’altra della casa. La sua occupazione preferita era fare scherzi a suo fratello Mamoru che, avendo una famiglia così movimentata, aveva sviluppato una tranquillità rassicurante e una spiccata gentilezza, forse prendendo come esempio Makoto, lo zio preferito.
«A cosa volete giocare?» chiese Rei togliendosi le scarpe e il cappotto.
«A nascondino!»
«No, a nascondino no» protestò Mamoru con un lungo sbadiglio. Si vedeva lontano un miglio che era molto stanco e quando si portò le manine al viso stropicciandosi gli occhi Rei non ebbe più alcun dubbio.
«Minako, aiutami a preparare qualcosa per il papà, avrà sicuramente fame» propose Nagisa ottenendo un urletto felice come risposta. Nel frattempo, Rei andò a svestirsi mettendosi comodo e Mamoru lo seguì senza un’apparente ragione.
Di solito Mamoru si sedeva accanto a lui a tavola e se ne stava ad ascoltare attentamente i racconti del suo papà-artista e di tanto in tanto annuiva con la testa. Portava gli occhiali Mamoru, proprio come Rei, e quelle grandi lenti tonde gli ricoprivano quasi tutto il faccino paffuto. Minako, invece, correva dalla cucina al tavolo servendogli i piatti preparati da Nagisa e, con orgoglio, gli diceva che aveva cucinato tutto lei con l’aiuto del papà. Rei la ringraziava con un bacio sulla guancia e, nonostante tutto, il respiro gli si mozzava ancora nel guardare Nagisa fargli l’occhiolino. La sua famiglia era bella, Mamoru e la sua postura dritta, Minako e le sue ginocchia sbucciate, e Nagisa, Nagisa che da sempre era perfetto. E poi c’era lui che, a detta del suo uomo, era veramente splendido. Glielo diceva ogni volta dopo aver fatto l’amore, insieme a tante altre cose che però Rei non riusciva mai ad afferrare bene perché troppo intontito dall’ebbrezza del momento – unici momenti in cui era intontito, del resto.
«C’è qualcosa che non va, Mamoru?»
Il bambino dondolò un po’ sul posto, muovendo le manine freneticamente. Poi guardò Rei, grattandosi il braccio destro.
«Papà, sarò mai bello come te?»
Rei rimase un po’ sorpreso dalla domanda, così piena di tenerezza ed innocenza. Si piegò sulle ginocchia per arrivare alla stessa altezza del bambino e, scostandogli i capelli dalla fronte, gli rispose che sarebbe diventato sicuramente molto più bello di lui.
Mamoru gli sorrise, mostrando i dentini un po’ storti ai lati, e si lasciò abbracciare.
«Anche io voglio un abbraccio da papà!» gridò Minako dal corridoio, quasi disperata.
«Beh, se è per questo anche io».
Nagisa prese Minako in braccio e si buttò poco elegantemente su Rei che cadde all’indietro sul pavimento trascinandosi dietro tutti.
«Questo non è per niente bello».
«Papà, papà, ci leggi una storia? Anzi, facciamo il cavalluccio! Anzi, no, andiamo in giardino a prendere le lucciole! Oppure sull’altalena! O anche…»
Le proposte entusiaste di Minako furono interrotte da Mamoru che, senza dar fastidio a nessuno, si alzò da terra e si aggiustò il pigiamino, per poi dare la buonanotte a tutti e avviarsi in camera sbadigliando di nuovo.
«Mamoru! Mamoru dove vai?»
Minako, manco a dirlo, gli corse dietro e lo fermò prendendolo per una manica.
«Ho tanto sonno, oggi ho nuotato tanto!»
«Ma io voglio giocare» gli disse lei con gli occhi pieni di speranza. Per Minako giocare da sola senza il fratello era come un tradimento. Vivevano praticamente in simbiosi i gemelli, Mamoru la coccolava e le dava i cerotti da mettere sulle ferite che Minako si faceva cadendo dovunque e lei lo difendeva da ogni presa in giro degli altri bambini, gonfiando le guance e gridando che solo e soltanto lei poteva prendere in giro suo fratello.
Dunque, con la stessa espressione da gattino abbandonato che usava Nagisa per convincere Rei a portarlo alle fiere in paese, Minako cercò di coinvolgere il fratello nei giochi di famiglia. Mamoru cercò di evitare il suo sguardo, ma alla fine non seppe resistere all’espressione dolce e supplichevole della sorella e così, sospirando rassegnato, accettò di giocare. Come sempre.
«Ok, però solo una cosa!»
I due fratellini ritornarono così dai loro genitori, pregandoli di fare un giro sulle loro spalle. A Rei non piaceva molto correre per casa con Minako sulle spalle – quella bimba scalciava sempre -, lo trovava pericoloso e piuttosto antiestetico. Dovevano ingobbirsi sia lui che Nagisa, gli occhiali gli scivolavano dal naso e i capelli, tirati dai bambini, si scombinavano tutti. Nagisa, però, non era del suo stesso parere: trovava quel gioco divertentissimo e legittimo. Da bambino non aveva mai avuto occasione di divertirsi in quel modo, le sue sorelle maggiori non condividevano la sua stessa voglia di volare sulle spalle del papà, e allora Nagisa restava al suo posto, un po’ dispiaciuto. Giocava con le sorelle solo quando le ragazze lo usavano come “bambolotto di famiglia” travestendolo da femmina. Non gli dispiaceva in fondo - poteva impastocchiarsi tutto con il trucco -, ma si era ripromesso che, se un giorno avesse avuto dei figli, gli avrebbe concesso di scalmanarsi finché potevano.
Le serate in casa Ryugasaki-Hazuki, quindi, erano sempre piene di risate.
«Papà, più veloce, più veloce!»
«Papà, papà, ci porti a letto?»
«Papà, papà, domani giochiamo ancora?»
«Papà, papà, buonanotte papà!»
«Papà, papà, vi vogliamo bene».
Alla fine crollavano tutti, ognuno nel proprio letto o, qualche volta, tutti insieme stretti e sorridenti. Rei e Nagisa guardavano i loro bambini dormire beatamente e, con una particolare luce negli occhi, si rendevano conto di essere felici.
E bellissimi.



Note d'autrice: plot gentilmente offerta da quella meraviglia di Aika, anche se la shot non è venuta esattamente come volevo. Ancora piena di feelings per l'ultima puntata *sigh sigh* vi lascio con un po' di fluff, visto che la prossima cosa che pubblicherò sarà molto, ma molto, ma molto depressa. Ovvimente i nomi dei bimbi sono *totalmente* casuali, eh, mica li ho presi da Sailor Moon perché ormai mancavano solo loro, no. (Un grazie speciale a Nyah, mia musa)
*sventola manina*

 
   
 
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