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Autore: cele_gingers    27/09/2013    1 recensioni
April,la ragazza appassionata di fotografia che deve imparare ad amare di nuovo.
Ed, il ragazzo che le insegnerà come fare.
Perché l'amore può curare le ferite, anche quelle causate dal Dolore della perdita di tutto ciò che ami.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Brucia” penso.

“Brucia, brucia, brucia.”

Osservo la fotografia accartocciarsi nel fuoco, quasi contorcendosi, e provo un piacere incontrollabile nel vederla bruciare e distruggersi.

“Brucia come ha bruciato il suo abbandono.”

Vorrei allontanare questo pensiero, reprimerlo e ucciderlo come sto facendo negli ultimi mesi, ma non ci riesco. E lo sento, il Dolore, che mi distrugge e scava lentamente nel mio cuore. Getto un’altra foto nel fuoco, osservandola per l’ultima volta. Rivedo il suo viso, il suo viso da angelo che tanto ho amato, e che mi ha portato alla disperazione. I suoi occhi turchesi ed espressivi, i suoi ricci color del grano. Quanto amavo osservarli alla luce del sole, il modo in cui risplendevano. Era in quei momenti che mi accorgevo di amarlo, di amarlo davvero. La foto è ormai cenere, solo un piccolo lembo è rimasto intatto. Getto un'altra foto nel fuoco. Vado avanti in questo modo per tutta la notte, alternando le urla di rabbia al pianto. Ogni tanto osservo frammenti di immagini, che come schegge di vetro mi trafiggono il cuore senza pietà. Qui e là vedo l’ombra di un sorriso sulle sue labbra carnose, le sue mani grandi e protettive che mi avvolgono, il suo sguardo divertito. E i ricordi affiorano, legati l’uno all’altro come in una ragnatela. È inevitabile, questi non possono essere distrutti. Quando anche l’ultima foto è ridotta in cenere, mi siedo sul pavimento ad osservare il fuoco scoppiettare. Il Dolore, che mi accompagna costantemente, preme per uscire allo scoperto, e io lo accontento, lo lascio uscire. Piango, grido, spacco gli oggetti vicini, finché non sono completamente svuotata. A quel punto rimango in silenzio, incantata dal fuoco, senza più lacrime da piangere e parole da gridare. Tutto è immobile nella notte.

Supererai tutto questo” mi diceva la gente. “Tutti finiscono per superarlo prima o poi”

Ma non capivano. Il Dolore non scompariva, anzi aumentava giorno dopo giorno. E la rabbia, rabbia verso di lui che se ne era andato, che mi aveva lasciata sola, che forse non mi amava abbastanza per restare, non accennava ad abbandonarmi. Ormai erano due miei compagni quotidiani, avevo imparato a convivere con loro. Avevo imparato anche a nasconderli all’occorrenza. Se qualcuno avesse visto ciò che il Dolore mi aveva fatto diventare, mi avrebbe sicuramente rinchiuso in un manicomio. Così continuavo ad andare a scuola, cercando con tutta me stessa di passare ogni esame, di arrivare alla sufficienza. La gente mi chiedeva cosa avevo intenzione di fare, una volta terminato il liceo. Io non sapevo rispondere. L’unica cosa che avevo amato quanto Jace era la fotografia, e ora il Dolore aveva distrutto anche questo. Quando tornavo a casa piangevo e gridavo fino ad addormentarmi sul divano. Gli unici a sapere di ciò che mi stava succedendo erano i miei vicini di casa, Martha e John Davies, due anziani signori che cercavano di prendersi cura di me in tutti i modi. Sentivano le mie urla, e alla mattina, quando uscivo di casa per andare a scuola, vedevo Martha guardarmi preoccupata dalla finestra della cucina.

Prima di addormentarmi sul pavimento, l’ultima cosa a cui penso è l’ennesimo ricordo di una banale giornata con Jace, che ora sembra così speciale.

“Allora, hai finito il servizio fotografico? Io voglio il mio gelato.”

“Sei proprio un bambino, e va bene, prendiamo questo gelato. Volevo solo scattarti qualche foto!”

“Ok, ma adesso voglio vederle, anche se sono sicuro di essere venuto benissimo”

“Come siamo modesti oggi! Eccole, guarda.”

“April, tu hai un talento. Insomma, guarda queste foto! Non puoi semplicemente continuare a fare finta di niente, è ovvio che questo è quello che vuoi fare nella tua vita, ciò per cui sei tagliata.”

Quel giorno, per la prima volta, avevo ammesso con me stessa che la fotografia era la strada che volevo prendere. E tutto grazie a Jace, che con poche, semplici parole mi aveva aperto gli occhi.

Con la mente riassaporo quei ricordi, dal sapore amaro causato dalla perdita. Chiudo gli occhi e sussurro: “Perché sei morto, Jace?”

Poi sprofondo nel sonno.




Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui. Questa "cosa" mi è venuta fuori mentre ero a casa ammalata e delirante, inoltre è la mia prima storia pubblicata su EFP e stò ancora cercando di capire come funziona il sito, quindi per piacere, abbiate pietà. Recensite e mi renderete la persona più felice di questo mondo. Cercherò di aggiornare il prima possibile. See you soon, Cele.

   
 
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