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Il
ponte in pietra coperto di neve appariva triste e malinconico, per quel motivo
ero lì; lui era proprio come me.
Le
braccia sul bordo e la testa su queste, osservavo senza vedere lo scorrere
dell’acqua sottostante su cui, di tanto in tanto, qualche fiocco di neve cadeva
e scompariva istantaneamente, inghiottito senza possibilità di clemenza.
Nascosi
parte del viso sotto la sciarpa rossa e respirai l’aria filtrata meno pungente
e dolorosa per i miei polmoni.
Chiusi
gli occhi e subito come un lampo ritornò alla mente la scena di poco prima, a
casa mia.
Sakura
e Naruto. Sulle scale. Il bacio.
Trattenni
un altro tremito e strinsi i denti ma non solo per il freddo.
Era
stata una pessima idea organizzare quella festa di Natale con i miei genitori
fuori città, se non lo avessi fatto ora non sarei qui, sola, e a congelare
sotto la neve. Mi sentivo tradita.
Quel
ragazzo biondo lo adoravo, qualunque cosa facessi anche se imbarazzante lui era
lì a dirmi che ero una tipa in gamba, irradiandomi ogni volta con il suo
sincero e splendente sorriso.
Eravamo
amici, ma in quel momento non sapevo più chi fosse.
Eppure
Sakura sapeva ciò che provavo per lui, ma non ha esitato a portarmelo via senza
pormi una minima spiegazione.
In
quella notte di festa, io ero l’ombra struggente dell’infelicità, il fantasma
condannato a vagabondare in eterno sulla terra senza la possibilità di trovare
un po’ di pace.
Ferita
nell’orgoglio e nell’amore, nell’amicizia e nella lealtà, non potei far altro
che scappare da quella casa indossando la prima cosa che vidi appesa; quel
giaccone non era neppure mio ma in quel momento non mi importava di nulla,
volevo solo sparire e dimenticare quelle brutte sensazioni che mi avevano
travolto con violenza inaudita, lasciandomi inerme e fragile come non lo ero
mai stata.
Sentivo
le mani congelate; non avevo indossato i guanti e lì fuori dovevano esserci
almeno un paio di gradi sotto lo zero.
Ero
doppiamente stupida e priva di coraggio, perché non volevo tornare a casa mia
per paura. Sarei rimasta lì, con la certezza che prima o poi tutti se ne
sarebbero andati, lasciando ogni stanza vuota e in disordine. Solo allora, se
fossi stata ancora viva, sarei tornata.
Immobile
e poggiata sulla neve, il freddo mi stava entrando in corpo e in quel momento
mi resi conto di non riuscire a trattenermi dal tremare piuttosto vistosamente.
Mi
inginocchiai a terra e mi abbracciai, ricercando tutto il calore sull’addome e
pregando si riuscire a resistere abbastanza da poter sopravvivere ancora per
qualche ora.
Una
lacrima mi scivolò lungo la guancia ma la tolsi frettolosamente con una mano e
la rimisi sotto il giaccone; battevo i denti e mi strinsi ancor più in me
stessa. Tutto ciò era terribile e ingiusto. Perché dovevo essere lì a morire di
freddo quando potevo benissimo tornare a casa mia e scacciare tutti? Perché non
lo facevo anziché pensarlo?
Mille
sguardi.
Gli
occhi di tutti mi avevano scrutato mentre fuggivo lungo il salone per poi lanciarmi
fuori la porta e sparire tra la neve; anche in quel momento mi sembrava di
essere derisa e giudicata.
Durante
la scena e la fuga sentii dei brusii sommessi nonostante la musica a tutto
volume, ma cercavo di non ascoltare nulla, volevo solo allontanarmi e ora ero
lì, rannicchiata e tremante, frustrata e triste. Non sapevo se avercela con
Sakura, Naruto o semplicemente me stessa, dopotutto ero io quella rimasta
indietro e senza coraggio, ero io quella fuggita mentre loro si baciavano in
casa mia, davanti a me.
Due
lacrime, ma non feci nulla stavolta. Nessuno mi avrebbe visto.
Respirai
affannosamente e gemetti più volte, senza prestare troppa attenzione alla vista
offuscata dalle lacrime che tra poco mi avrebbero inghiottito.
Non
piangevo da quando alle medie mi tagliarono i lunghi capelli biondi con un
colpo netto di forbici.
“Solo
uno scherzo” avevano detto, ma quel ricordo struggente era ancora vivido nella
mia mente come accaduto il giorno prima: amavo i miei capelli e anche ora, a
distanza di anni, non permetto a nessuno di toccarli.
Presi
la lunga coda bionda e la misi sulle gambe. La strinsi, ricercando un po’ di
calore nelle mani che ormai non sentivo più, ma non avvertii nulla, solo
freddo.
Mi
passai una mano sul viso e mi accorsi di avere le guance bagnate dalle lacrime
e insensibili. Stavo congelando.
Mi
alzai in piedi avvertendo una leggera rigidità nelle gambe, ma cercai di non
preoccuparmene.
Svoltai
la testa in ogni direzione ma non vedevo alcun locale aperto dove rifugiarmi.
Era
la notte di Natale ed era scontato non trovare nessuno aperto. Abbassai lo
sguardo, sconsolata, reduce da un pensiero ovvio e semplice quanto timoroso
quale rappresentava per me: dovevo tornare a casa o sarei certamente morta
assiderata.
A
testa bassa, feci un passo ma subito mi fermai; non volevo rivedere Sakura e
Naruto, sicuramente li avrei trovati in una camera a fare ben altro che
baciarsi.
Sentii
di nuovo le lacrime salirmi agli occhi ma le ricacciai indietro e deglutì senza
muovermi.
Lo
scricchiolio della neve sotto le scarpe aveva un non so che di graffiante e il
manto innevato che si perdeva a vista d’occhio sembrava un oceano pronto a
trascinarmi nei suoi meandri più bui dell’oscurità, relegarmi a vita e lasciare
il mio strazio a vagare inutilmente dove nessuno lo avrebbe sentito.
Improvvisamente,
un richiamo, molto lontano.
Sentii
l’eco del mio nome ancora una volta ma non riuscivo a capire da dove
provenisse, ne chi fosse a chiamarmi. Avvertì l’impulso di rispondere ma non lo
feci, avevo una strana sensazione.
Cominciai
ad avvertire lo scalpitio dei piedi di qualcuno in corsa, non molto lontano e
dalla parte opposta del ponte. Poi lo vidi.
Correva
veloce, come se avesse un qualche mostro alle spalle che lo avrebbe divorato da
un momento all’altro, ma ovviamente non vidi nient’altro oltre la sua figura
che si stava sempre più avvicinando a me.
Avrei
riconosciuto quei capelli biondi ovunque, i suoi occhi blu scintillavano alla
vista della neve, o stava guadando me? Non lo capivo.
Mi
arrivò davanti e subito poggiò le mani sulle ginocchia, riprendendo più fiato
che poteva, chissà quanto poteva essere faticoso con quell’aria tanto fredda,
sembrava aver corso chissà quanto.
Sentì
un’improvvisa fitta allo stomaco, ma non seppi spiegarmi se per il ricordo di
ciò che avevo visto, o perché adesso era lì, davanti a me.
-
C-che ci fai qui? - chiesi, tremante, sia per il freddo che per altro.
Non
mi rispose subito, piuttosto stava ancora riprendendo fiato anche se il suo
respiro si era un po’ più regolarizzato. Si rimise in piedi e mi osservò,
sembrava… serio, in un modo alquanto preoccupante.
Indossava
un cappotto arancione, quello con cui l’ho visto arrivare a casa mia quella
stessa sera, degli anfibi e un jeans scuro. Se non ricordo male sotto doveva
indossare una felpa bianca e sotto ancora una maglia a mezze maniche scura, me
lo ricordo perché in casa faceva caldo e si era praticamente tolto tutto.
-
Ino, fa freddo qui - disse pacamente. Abbassai lo sguardo, sconsolata.
-
Quindi?
-
Quindi… - sentì le sue mani sulle spalle e istintivamente sobbalzai appena. -
Torniamo indietro -.
Mi
scrollai di dosso quelle mani e feci alcuni passi indietro guardandolo con
odio, una rabbia incontrollabile mi stava risalendo lungo il corpo e sapevo che
presto sarebbe esplosa. Al contempo, Naruto non mostrava alcuna particolare
espressione, forse solo un po’ stupito.
-
Quindi è questo che devo fare? Solo tornare indietro, vero?! – alzai la voce,
imbestialita.
-
Ino, ascolta, io… -.
-
Tu puoi benissimo tornare a casa mia, prenderti quella cagna di Sakura e portartela
dove ti pare, non me ne frega niente! - Ma era una bugia, lo avrebbe capito
chiunque. Non volevo che se ne andasse, non volevo rivederlo con quella testa
rosa.
Vedevo
la neve sotto i miei piedi offuscata, probabilmente se avessi battuto le
palpebre mi sarebbero scese delle lacrime. Mi sentivo impaurita come non mai,
tutte quelle parole venivano dalla rabbia e frustrazione del momento ma proprio
non ero riuscita a controllarmi, e me ne stavo già pentendo. Cosa
sarebbe successo?
Avrei
pagato cara la mia stupidità?
La neve sotto i suoi piedi scricchiolò quando lo vidi avvicinarsi, finché non fu a più di trenta
centimetri dai miei. Mi prese le mani, e improvvisamente le sentì quasi
riprendere vita; le sue era molto calde.
Tenni
lo sguardo basso e strinsi le labbra, non volevo alzare lo sguardo e mostrare
quanto dolore provavo in quel momento, né fagli vedere quanto il suo calore
stesse scaldando non solo le mani, ma anche il mio viso.
-
Sai, Ino, io non ho mai preso molto le cose sul serio. Mi conosci, e sai che
per me molti problemi possono essere risolti con una chiacchierata tra amici, perché
sono loro che mi danno il sorriso che tu vedi sempre -.
Spalancai
lentamente gli occhi, avvertendo un forte calore attraversarmi il corpo, ma
probabilmente si era accorto che mi ero irrigidita perché lo sentì aumentare la
presa sulle mie mani.
-
So che mi osservi, Ino, l’ho sempre saputo - sussurrò delicatamente, chinandosi
sulla mia testa e sfiorandomi i capelli.
-
C-cosa? I-io non… - non sapevo come reagire, si era accorto di tutto e aveva
sempre fatto finta di nulla?
-
Sai perché lo so? - chiese, sciogliendo una mano dalla mia e alzandomi il mento.
Ora mi poteva guardare negli occhi, azzurro su blu. Il suo sguardo era serio ma
rassicurante.
Feci
un debole cenno negativo con la testa.
Mi
poggiò una mano sui capelli e avvicinò il suo viso al mio, chiudendo gli occhi.
Stavo morendo.
Poggiò
la fronte sulla mia e fece mostra del suo sorriso smagliante, quello che ho
sempre adorato e che ora mi stava regalando in una atmosfera che mai avrei
potuto immaginare così intensa come in quel momento, sentivo il cuore pompare
sangue fin troppo velocemente e nonostante il freddo, avvertivo un calore
particolare ovunque.
Mosse
piano la mano sulla mia testa. Adesso che ci penso, mi stava toccando i
capelli, ed io non avevo fatto nulla per impedirglielo, né ne avevo intenzione.
-
So che ami i fiori, di qualsiasi tipo, so che non te la cavi in matematica ma
sei bravissima in storia e scienze, so che ami gli scii e ballare, so che
quando ridi porti sempre la mano sinistra poco davanti la bocca chiusa a pugno,
so che vorresti diventare botanica e so che ci riuscirai -.
Avvertì
una lacrima scivolarmi lungo la guancia mentre la mia bocca non ne voleva
sapere di chiudersi dallo stupore.
Le
mie emozioni si stavano accalcando tra loro e prima o poi sapevo che sarebbero
uscite tutte in una volta, non sapevo in quale forma però.
-
Ino, proprio come te, anch’io ti ho sempre osservata, non potevo evitarlo perché…
beh… tu mi piaci - disse cautamente, quasi temesse di violare una qualche legge
se avesse detto una cosa del genere ad alta voce, ma la cosa più accreditata
era sicuramente l’imbarazzo che il suo viso mostrava in quel momento.
Smisi
di respirare.
Farfugliavo
solo pezzi di frase senza senso mentre il disagio di quella confessione mi
stava mandando nel pallone. Lasciai la sua mano e feci un passo indietro, avevo
troppo caldo ora e mi tolsi frettolosamente la sciarpa che poggiai sul bordo
lungo il ponte.
-
Naruto, io ti ho visto baciare Sakura! – ripresi con vigore, cercando di dare
poca importanza a quello che mi aveva detto, anche se era una cosa a dir poco
impossibile. Mi aveva confessato i suoi sentimenti e in quel momento il mio
cuore stava ballando la macarena.
Lo
vidi smorzare le labbra e fare una faccia… schifata?
Non
seppi spiegarmi perché ma mi sentì sollevata.
-
È stata lei a baciarmi, se non fossi scappata subito avresti visto di come me
la sono staccata di dosso, anche se credo di aver esagerato… - disse,
sovrappensiero.
Lo
guardai con una faccia confusa e lui si mise una mano dietro la testa,
pensieroso e quasi preoccupato.
-
Quando l’ho afferrata per le spalle per staccarmela mi è scivolata subito dopo
e si è fatta venti scalini rotolando, si è fatta un po’ male e ha detto di
odiarmi -. Incrociò le braccia al petto e guardò distrattamente me e la
sciarpa, poi la neve.
-
Certo che voi ragazze cambiate idea proprio velocemente eh? - farfugliò,
imbarazzato. Probabilmente si sentiva anche in colpa per quello
che era successo.
Restai
immobile per tutta la durata del discorso. Quando stava dicendo di Sakura
strinsi i denti perché non volevo mancare di rispetto, ma con quell’uscita
sulle ragazze che cambiano idea velocemente, non riuscì più a trattenermi e
scoppiai a ridere come una scema, era troppo!
Naruto
mi guardò come se fossi impazzita ma poi lo vidi sorridere sereno, forse perché
aveva capito.
Avevo
le lacrime agli occhi e mi faceva male la pancia, giurai a me stessa di fare
più foto possibili a Sakura, dovevo assolutamente imprimere in qualcosa quel
giorno, il solo meraviglioso ricordo non poteva essere sufficiente.
-
Non dovresti ridere così delle disgrazie altrui! - Mi riprese con finto
rimprovero Naruto.
Ma
non lo ascoltai, non me ne importava molto anche se certamente mi sarebbe
dispiaciuto… in seguito.
-
Naruto, questo è il più bel Natale della mia vita! - dissi sorridendo e
abbracciandolo di slancio. Lo sentì un po’ indeciso, ma poi avvertì le sue braccia
cingermi il collo e le spalle, e in quel momento tutto sembrò finalmente
perfetto.
Sentivo
finalmente di essere tranquilla, serena e tutto il peso e l’angoscia di pochi
minuti prima se n’erano andati in un istante. Stavo bene, e la neve non sembrava
più un monotono tappeto bianco dove affondare, ma una distesa scintillante
illuminata dalle poche lampade di quella sera che gli dava l’aspetto di una
scia di stelle lasciata da una cometa.
Vedevo
tutto in modo migliore, con più ottimismo e nuova vitalità, e se quello era l’effetto
delle felicità, forse ne avrei abusato, perché meglio di così non poteva
decisamente andare.
Ci
separammo, ora non servivano più le parole perché tutto quello che dovevamo
dire era stato detto. Ci guardammo negli occhi, e probabilmente stavo
sorridendo come un’idiota perché lo vidi trattenere una risata. Istintivamente pensai
ai vari romanzi rosa che avevo letto, dove gli innamorati fanno un lungo giro
di pensieri prima di baciarsi. Era una cosa molto romantica, ma io non avevo
proprio intenzione di aspettare la benedizione del mio cervello, adesso c’era
il mio cuore, e ciò che mi stava dicendo era più che chiaro: lo attirai a me
per il collo e lo baciai con tutta la passione che sentivo scorrermi nelle vene.
La risposta non si fece attendere e lasciammo che le nostre labbra dialogassero
tra loro per non so quanto tempo.
Le
mie purtroppo erano un po’ screpolate per via del freddo ma le sue erano il
paradiso; morbide, calde e con il sapore dell’amore.
Gli
passai la lingua ovunque, volevo lavar via la feccia che aveva lasciato Sakura
e marchiare il mio territorio su di lui.
Quando
ci separammo, avevamo entrambi un viso di fuoco, e nonostante ci fosse ancora
un po’ di imbarazzo, questo venne coperto dai nostri sorrisi e i nostri sguardi
che segnavano una nuova svolta nella nostra vita.
Dopo
avermi rimesso con cura la sciarpa attorno al collo, mi prese per mano e
tornammo sui nostri passi, la serata non era ancora finita e dovevamo pur
divertirci anche noi no? E poi dovevo fare delle foto a Sakura, quella era la
prima cosa da fare!
Da
lì a poco, il nostro tragitto fu accompagnato da una meravigliosa nevicata.
Angolo
autore:
Salve!
Non pubblico una storia dall’era del
bronzo!
Ho trovato questa che era a metà, l’ho
finita ora e ho deciso di pubblicarla, scusate se non siamo ancora a Natale ^^’
Per chi mi conosce, saprà che sono un
fan della NaruIno, loro vincono!
Ok, bando alle ciance, ci vediamo
gente, ciao!
Matt