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Autore: lulubellula    29/09/2013    4 recensioni
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Callie, una bottiglia di vino, l'ennesima, il buio della notte e una casa che non è la sua.
"questa volta non aveva più la forza per rialzarsi, ricucire, risanare i brandelli, riavvolgere il corso degli eventi per riparare torti subiti e compiuti".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Pagine strappate
 
Era distrutta.
Stava bevendo da diversi minuti ormai, una bottiglia di vino già vuota giaceva per terra vicino al tappeto del soggiorno.
Una macchia rossastra e ormai essiccata sembrava osservarla dall’alto in basso, evidentemente doveva esserne rimasta ancora qualche goccia all’interno, qualche goccia che aveva mancato di riversare nel suo corpo.
Erano diversi minuti che stava tentando disperatamente di dimenticare, di annebbiare la sua mente con l’alcol, ma, l’unico e solo risultato che aveva ottenuto era ingerire quel nettare e lasciare che gli occhi lasciassero fuoriuscire tutto il suo dolore, la sua rabbia, il suo risentimento attraverso delle calde e amare lacrime.
Era di nuovo al punto di partenza.
Sola.
Tradita.
Stremata e infelice sul divano di una casa altrui.
La differenza rispetto al passato stava nel fatto che non aveva trent’anni, non era una specializzanda e non aveva più voglia di voltare pagina.
La pagine erano finite, ne aveva voltate molte per ricominciare, strappate troppe, la sua vita era come un libro vecchio, consunto, roso dal tempo e dalle circostanze.
Le sue giornate erano diventate incubi, brutti sogni senza fine, un tunnel il cui fondo era lontano, buio, inavvicinabile e questa volta non aveva più la forza per rialzarsi, ricucire, risanare i brandelli, riavvolgere il corso degli eventi per riparare torti subiti e compiuti.
Non c’era più nulla da fare, nulla per cui valesse davvero la pena di lottare.
Nulla, se non Sofia.
Quella bambina era la sua vita, tutta la sua vita; in quelle gambine malferme e infantili, in quelle manine grassocce e morbide era racchiuso tutto il suo mondo, nei suoi respiri, nei suoi sorrisi, nei passi trascinati ed entusiasti, nelle canzoncine canticchiate sottovoce per cullarla verso sogni dolci e tranquilli.
Sua figlia era la sua roccia, l’unica persona che riuscisse a mantenerla lucida e salda di nervi, che rendesse l’idea del tradimento e del naufragio del suo matrimonio meno orribile, meno devastante.
Doveva mantenersi lucida, forte, serena, lo doveva a Sofia, ma forse e soprattutto a se stessa.
Forse l’ideale sarebbe stato cominciare subito, l’ideale sarebbe stato cominciare sin da quel momento e smettere di bere, di riempire la sua mente di nebbia e di stordimento e iniziare a rialzarsi dal divano e ritrovare la strada di casa.
Alzò lo sguardo verso l’orologio da parete: erano le quattro e venticinque del mattino, non era a casa sua, Sofia stava dormendo nel lettino di Zola e sulla mensola del soggiorno c’era un’altra bottiglia di vino, rosso, corposo, italiano.
Erano le quattro e ventisei del mattino quando Callie si rialzò e barcollò a tentoni sino al soggiorno, prese l’apribottiglie e cercò un bicchiere per versarsi da bere.
Non riuscì nemmeno a trovare la credenza, tanto era lo shock, la confusione, il suo volto consumato dalle sue stesse lacrime amaramente salate.
Liberatasi del tappo di sughero, bevve con avidità e disperazione, nella speranza di trovare coraggio, risposte, l’oblio di un sonno senza sogni, senza incubi.
Trovò solo il conforto di qualche secondo di distrazione, di uno stordimento fugace e passeggero che lasciò ben presto il posto ad un altro scoppio di pianto.
Aveva bisogno del conforto di mura famigliari, di pareti tappezzate di fotografie, di un volto che aveva amato così tanto da non riuscire ad odiare sino in fondo.
Si trascinò verso la porta della casa degli Sheperd, senza curarsi di indossare una giacca, né del fatto che fosse ancora notte inoltrata, stava cercando risposte, domande, chiarimenti, stava cercando la via di casa.
Uscì nel buio della notte, si sedette nella veranda, sospirò con rassegnazione e trovò un’unica e triste certezza: non aveva più una casa nella quale tornare.
 

   
 
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