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Autore: ChiiCat92    30/09/2013    2 recensioni
La Morte non si è mai chiesta il perchè della sua esistenza, ha sempre e solo svolto il suo compito attraverso i secoli.
Guardando finire le vite degli Umani ha capito che nella sua non-esistenza manca qualcosa, e che può trovarlo solo nel veloce passaggio di una vita mortale.
La Morte ha tre giorni per trovare un sostituto, se riuscirà nel suo intento potrà vivere sulla Terra, altrimenti sarà costretta per l'eternità alla dannazione del suo compito...
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Giorno 2 -

 

Quando Laila cercò di svegliarlo, tutti i suoi sensi lo pregarono di rimanere con le spalle sul letto, non riusciva ad aprire gli occhi e gli veniva difficile capire se “padrone sono le sette!” appartenesse a un sogno o ad una cruda realtà.

Si alzò a stento, la testa pesante che gli cadeva su un lato, la mente era lucida già pronta per la giornata ma il corpo era debole e lui non ne aveva il minimo controllo.

Farfugliò “caffè” e Laila lo guardò stupita, aveva sentito dire che gli Umani per svegliarsi usavano una brodaglia chiamata caffè, ma non aveva idea di dove andarla a cercare, così si limitò a fissare Tod seduto sulla sponda del letto che cercava inutilmente di alzarsi.

- Laila... - balbettò, fra uno sbadiglio e l'altro - ...il caffè...qualcosa...quello che vuoi... -

La ragazza allora capì che doveva trovare un altro modo per aiutarlo. Corse in bagno e riempì una bacinella d'acqua fredda, anche se sapeva che al suo Padrone non sarebbe piaciuto. Non poteva fare altro.

La doccia ghiacciata svegliò del tutto Tod, gli occhi gli si spalancarono di botto e si dovette alzare dal letto.

- Grazie. - disse reprimendo un brivido di freddo - Non potevi trovare un modo migliore? -

- Scusa ma non ti svegliavi e...! -

Tod sorrise e filò in bagno per togliersi di dosso i vestiti bagnati.

Riuscì anche a fare colazione quella mattina, stranamente la dispensa e il piccolo frigo erano pieni di cose da mangiare; addentò con avidità un cornetto confezionato mentre si infilava la giacca, bevve di corsa un bicchiere di succo di frutta e poi uscì di casa diretto a scuola.

 

Ora che camminava sul marciapiede verso l'edificio che per anni l'aveva incuriosito, si sentiva...normale.

Un ragazzo qualsiasi che andava in una scuola qualsiasi.

Desiderò con tutto il cuore che quel momento non finisse mai anche se si sentiva agitato al solo pensiero di rivedere Al e Ayra insieme.

Non dovette fare molti passi perché li vedesse: erano all'entrata dalla scuola poco distanti dalle scale. Si baciavano appassionatamente.

Tod sentì una fitta allo stomaco e rimase distante a guardare la scena.

Poi una mano lo afferrò per i capelli.

- Buongiorno Ricciolo d'Oro. Sei pronto per una giornata tremenda? -

Era Giò, l'aveva preso da dietro e lui concentrato su quei due non se n'era minimamente accorto.

- Lasciami! - disse; il dolore che sentiva alla testa era inimmaginabile anche perché il ragazzo non si stava risparmiando a tirare con tutta la sua forza. - Lasciami o ne subirai le conseguenze! -

Il piccolo gruppo intorno a Giò scoppiò a ridere e lui tirò di più i capelli di Tod, che gemette.

- Mi minacci, Riccioli d'Oro? Come ti permetti?! -

Allora Tod gli diede una gomitata dritta nello stomaco, e quello si piegò in due sul marciapiede.

Tutta la banda di Giò gli fu addosso in un attimo e dovette maledire quel suo corpo così debole diverse volte: sebbene avesse grande forza e grande agilità era ostacolato al 30% dalla carne e dal peso del suo corpo.

Riuscì a schivare diversi colpi all'ultimo secondo, ma erano troppi e alcuni lo presero in pieno.

Non si arrese fino all'ultimo, anche se sentiva lo stomaco dolergli e le forza che l'abbandonavano.

Atterrò la maggior parte di loro sgusciando tra le gambe di quelli più alti e colpendo nelle parti più sensibili che conosceva bene.

Ad un tratto sentì la mano di qualcuno che l'aiutava a tirarsi su.

Era Alarico, che era corso in suo aiuto e aveva colpito per lui Luca, il più grosso tra di loro.

- Te li sei messi tutti contro Toddy, ed è solo il secondo giorno! - gli disse il ragazzo scostandosi una ciocca di capelli castani dal volto - Avevo proprio voglia di picchiarli, me ne hai dato l'occasione. - tirò un calcio ad un ragazzo steso a terra e poi diede una pacca sulla spalla di Tod, e sorridendo disse: - Avanti, entriamo. - per la prima volta Tod si chiese se era il caso di lasciarli stesi a terra...e forse il suo pensiero trasparì dai suoi occhi - Tranquillo amico, si tireranno in piedi ed entreranno come ogni giorno. -

Annuì alle parole di Al, e s'incamminarono.

Ayra li salutò allegra e scoccò un bacio veloce al suo ragazzo, come premio per essere stato coraggioso, per poi dargli un sonoro schiaffo, come punizione per essere stato sprovveduto, solo dopo rivolse la parola a Tod, chiedendogli se fosse tutto ok.

- Sì, tutto a posto, sto benissimo. -

Le rispose lui, imbarazzato.

Entrarono e la professoressa di scienze era già in classe.

Non conoscendo l'orario interno delle lezioni, ma soprattutto non provando nessun interesse nell'imparare cose che lui già ben conosceva, Tod aveva infilato nello zaino solo un quaderno a quadri, qualche penna e un'agenda che funzionava da diario improvvisato, giusto per scena.

L'insegnante era una donna robusta che a prima vista ispirava un'istintiva simpatia.

Gli chiese il suo nome e lui rispose obbediente; poi lo spedì al suo posto e cominciò la lezione.

La chimica non era una delle sue materie preferite. Trovava che gli Umani erano davvero troppo stupidi per riuscire a capire fino in fondi i segreti delle scienze, così stupidi che molti morivano per esperimenti e test decisamente irrazionali.

Che senso aveva chiedersi il perché delle cose? E soprattutto perché farlo con concetti che non rientravano per nulla nelle loro competenze, come “la vita dopo la morte”?

Tod non riusciva a capacitarsene e si annoiava alquanto, considerato che sapeva a memoria tutti i simboli della tavola periodica (era lì, quando Dmitrij Mendeleev la ideò nel 1869) e tutte le formule possibili immaginabili.

Gli altri prendevano appunti e scrivevano, lui scarabocchiava il foglio alla ricerca di qualcosa da fare per passarsi il tempo.

Alzò gli occhi un attimo, per dare l'impressione che stesse seguendo le spiegazioni infervorate della donna, e li riabbassò sul foglio. Li rialzò di scatto: accanto alla professoressa c'era Laila.

Passeggiava annoiata tra i banchi; nessuno a parte lui sembrava in grado di vederla, e lei esaminava tutti i volti degli studenti, senza entusiasmo.

Ma che cosa ci fa qui?!” pensò, fissandola, Tod.

Ayra lo distolse; si erano seduti di nuovo insieme, e lui non vide che aveva lo sguardo arrabbiato della professoressa puntato addosso.

- Allora, signor Verlassen, le ho chiesto se sa di che cosa stiamo parlando. -

Colto alla sprovvista, per quella che doveva essere la prima volta nella sua eterna esistenza, rimase in silenzio per un attimo. Laila si avvicinò e gli bisbigliò nell'orecchio un paio di parole.

- Sì professoressa. Stava parlando della regola dell'ottetto elettronico. -

La donna, più convinta che persuasa, annuì, e riprese la spiegazione.

Il cuore di Tod era partito in corsa, e forse era arrossito: si sentiva il viso accaldato.

- Ma come hai fatto? - bisbigliò Ayra - Non eri attento per niente e io non sono arrivata a suggerirti! -

Tod le sorrise senza risponderle, e ricominciò a scarabocchiare il foglio, indirizzando prima un grazie silenzioso al suo “Angelo Custode”.

Dopo l'ora di scienze, c'erano le due di matematica; nessuno in classe era realmente attento, e Tod men che meno.

Si era messo a pensare. Tutto quello stava succedendo davvero? Era davvero diventato un Umano? La sua Ayra era veramente di un altro uomo?

Non riusciva a capire, aveva tutte le idee confuse, e il Sigillo sul braccio non faceva che prudergli, come a volergli dire “manca poco”.

Sospirando, scrisse la domanda sul foglio, per poi passarlo ad Ayra:

Al è veramente il tuo ragazzo?”

Mentre aspettava che la ragazza rispondesse, pensò ad un modo per poterle dire tutto...ma come avrebbe mai potuto capire? Avrebbe accolto il suo amore? Oppure l'avrebbe odiato per non averle dato la pace della morte?

Non lo sapeva, e si distruggeva nel desiderio di averla per sé, di stringerla forte e sentire le labbra poggiate sulle sue, come quell'unica volta in cui...

Sì. Problemi?”

Fu la sua risposta, che lo distolse dai suoi cupi pensieri.

Afferrando la panna, scrisse:

Scusa, non volevo offenderti o farti arrabbiare, è solo che...”

Le passò il foglio senza finire la frase, aspettò che lei avesse finito di leggerla e si mettesse ad osservarlo incuriosita. Si avvicinò a lei e glielo disse, sussurrandolo appena:

- È solo che ti amo da un'eternità. -

Tod non riuscì a ricordare un momento più imbarazzante di quello.

La voce gli tremava, aveva la lingua impastata, e quello stupido cuore, così pesante e così inutile, non voleva smettere di pulsargli frenetico nel petto. Ad un certo punto credette che tutti potessero sentirlo, e arrossì fino alla radice dei capelli.

Ayra invece era rimasta di sasso. Non si poteva dire che Tod fosse un brutto ragazzo, esteticamente parlando, e per lui provava un sentimento che le veniva spontaneo chiamare “attrazione”, anche se l'amore per lui era come quello del polo positivo di una calamita per quello negativo, ossia forzato. Ma sentire quelle parole mossero in lei qualcosa a lungo tempo sopito. Le aveva già sentite, una volta; non ricordava né dove né quando. Forse in un tempo remoto, in un'altra vita, in un altro mondo.

Era fermamente convinta che il romanticismo fosse la chiave essenziale di un buon rapporto, come anche conoscersi bene. Cosa aveva di romantico un fan del dark come Al? L'aveva portata a fare un picnic sulla spiaggia, di notte, e le aveva chiesto di essere la sua ragazza; era dolcissimo e sempre pronto ad ascoltarla. E adesso quel ragazzo, che conosceva da dodici ore e poco più, si dichiarava così? Con una frase dannatamente da cliché romantico? Senza neanche conoscerla?!

Alzò la mano e gli diede un sonoro schiaffone sul viso, poi chiese all'insegnante di uscire, tra le facce allibite di tutti i compagni.

Tod aveva sperato che una piccola parte dell'anima di Ayra ricordasse quelle parole. Parole che aveva pronunciato allo stesso modo per conquistare il cuore della sua Ayra, quando aveva finalmente trovato il coraggio di manifestarsi a lei nel mondo terreno.

Aveva aspettato, rosso in viso, la risposta di Ayra. Gli bastava anche un sorriso, un cenno, qualunque cosa...l'unica cosa che gli era arrivata, del tutto inaspettata, era stato quello schiaffo, che gli aveva lasciato il segno, non solo sul viso.

L'aveva vista alzarsi e uscire in silenzio, dopo aver preso e accartocciato il foglio su cui avevano scritto.

L'Ayra che aveva conosciuto non era come lei. In Tod s'insinuò il seme del dubbio; possibile che avesse sbagliato persona? No, escluse subito quella possibilità; non aveva sbagliato, era Ayra...ma nello stesso tempo on era lei.

Era come se i secoli passati tra una reincarnazione all'altra l'avesse cambiata.

Ayra ritornò in classe parecchio tempo dopo, e non si fermò neanche un attimo per parlare con lui. Chiese il permesso al professore di quell'ora di passare nel posto vuoto accanto Anthony con la scusa di non vedere la lavagna.

Lasciò Tod da solo all'ultimo banco, imbarazzato e offeso.

La campanella suonò la ricreazione, e il ragazzo dovette vedere Ayra che si alzava e si gettava tra le braccia di Al, dato che lei fece proprio in modo di farsi vedere da lui.

 

Lieben osservava tutto da lontano. A volte gli veniva la voglia incalzante di aiutare il suo sprovveduto fratello...a volte voleva solo usare la sua stessa falce per dargli una bella lezione. Ma adesso che lo vedeva soffrire, adesso che sapeva di non poter fare nulla per lui, si sentiva terribilmente colpevole.

In fondo, non c'era davvero niente di male nel desiderio del fratello di condurre una vita normale, lontana dal difficile compito che gli era stato dato. Lui lo svolgeva solo da due giorni, e già se ne sentiva schiacciato. Poteva essere perché il potere di Creazione e quello di Distruzione non poteva convivere in una sola creatura, ma Lieben era certo che fosse una fragile scusa per non ammettere che era un compito spaventoso da portare a termine.

È giusto così Lieben” gli disse una voce usando per la prima volta il nome umano che lui si era scelto “È giusto così...”.

La Vita abbassò la testa e si voltò. Non voleva vedere altro.

 

Tod era stato stupido, tremendamente stupido. E la punizione peggiore era vedere Ayra incollata alle labbra di Al. Si sentiva trafitto da milioni di frecce che puntavano al cuore. Era quello il dolore d'amore che gli Umani cantavano costantemente? Quello per cui si sbriciolava il loro fragile essere?

- Padrone...la lasci fare? Lei è tua...è tutto quello che hai sempre voluto...perché la lasci... -

Tod interruppe Laila, malamente, coprendo la sua voce.

- Sta' zitta. Non dire altri, ti prego. -

Avendo parlato così a voce alta, con una “persona” che solo lui poteva vedere, aveva incuriosito almeno la metà del corridoio, che era ancora gremito di ragazzi e ragazze.

Laila si guardò intorno; un gruppetto di ragazzini del primo anno li stava fissando, uno aveva gli occhi color nocciola puntati su di lei, tanto che si sentì rabbrividire.

- Padrone... - disse, piano, senza smettere di ricambiare lo sguardo - Padrone...credo che quel6 ragazzino possa vedermi! -

Tod, che era appoggiato con la schiena al muro, si staccò per avvicinarsi al ragazzino; non doveva avere più di tredici anni. Se solo avesse avuto ancora i suoi poteri, avrebbe potuto sapere tutto di lui. Anche se aveva una buona memoria non poteva ricordare tutte le vite di tutti gli esseri viventi sparsi sul pianeta; quando era la Morte, aveva un mente tanto grande da poter ospitare contemporaneamente milioni di pensieri, poteva essere in miliardi di posti nello stesso momento, poteva muovere un dito e fare un genocidio. Adesso, tratteneva a stento solo le sue conoscenze personali, la cultura che si era fatto in tutti quei millenni.

Ma di chi fosse quel ragazzino, non ne aveva idea.

- Che hai da guardare mocciosetto? -

Lo apostrofò, e il ragazzino fece un passo incerto all'indietro, per poi sporgersi oltre la spalla di Tod solo per continuare a guardare l'Angelo Nero.

- Quella...è una tua amica? -

I ragazzi che erano con lui scossero la testa come per dirgli che era diventato completamente pazzo, e se ne andarono lasciandolo solo con Tod.

- Cosa vedi? -

Stavolta, il tono di Tod era incuriosito.

Un ragazzino, un ragazzino appena, riusciva a vedere un Angelo Nero. Eppure, era certo che i suoi messaggeri potessero essere visti solo dalle persone in procinto di morire, quelle con un piede già nella fossa, e, se ricordava bene (anche se ricordare gli costava un grosso sforzo), nella sua lista di morti imminenti non c'era un ragazzino così.

- Una ragazza. - cominciò lui, calmo - Vestita di nero, con le ali. Sembra avere sedici anni. Ha i capelli lunghi, sempre neri. -

Ammirevole.” pensò Tod.

- Come ti chiami moccioso? -

- Nathaniel O'Casey. -

Un nome sicuramente non italiano. Doveva essere uno straniero, anche se la sua pronuncia era perfetta.

Tod cercò nella sua memoria tutto ciò che sapeva riguardo alla famiglia degli O'Casey, come faceva per abitudine.

Sfogliare generazioni e generazioni, risalire fino alle radici dell'albero genealogico: era un giochino che gli piaceva fare, mentre prelevava le anime dei defunti. Aiutava a far fare meno storie al trapassato sapere che i suoi avi lo aspettavano nell'Oltretomba.

Solo che con quel ragazzino, il trucco non riuscì, e Tod ebbe in cambio dei suoi sforzi sono una coltellata di emicrania dritta al cervello.

Maledetto Lieben.” pensò con rabbia. Il Sigillo era più potente di quanto potesse immaginare.

Ma d'altronde, non sarebbe stato giusto se lui, come Umano, fosse in possesso di tutte quelle informazioni.

Anzi, ringraziò il cielo di non essere stato privato delle sue conoscenze linguistiche, storiografiche, scientifiche e tutto il resto.

- Laila. - disse ad un tratto all'Angelo, senza voltarsi - Controlla sul Quaderno per favore. -

L'Angelo non se lo fece ripetere; estrasse il libro da una piccola sacca che aveva legata intorno ai fianchi, e cominciò a sfogliarlo.

Era molto piccolo come quaderno, considerando la quantità di nomi che dovevano esserci dentro; la copertina era spessa e nera senza nessun fregio particolare, a parte una grossa runa dorata proprio al centro, che apparentemente non aveva alcun significato.

- Non è qui Padrone. - Laila era leggermente affannata - Il suo nome non è qui! -

Tod strappò il Quaderno dalle mani dell'Angelo e le parole, scritte in un linguaggio antico, sparirono di colpo.

Lui non se ne curò e lo diede al ragazzino.

- Adesso cosa vedi? -

Nathaniel sfogliò un paio di pagine, perplesso.

Quando aveva visto la ragazza alata dietro quello strano tipo, gli era quasi venuto un colpo e per poco non aveva piantato i piedi, paralizzato dallo stupore. Poi, però, si era detto che doveva comportarsi come se nulla fosse.

D'altronde non era la prima volta che gli capitava di vedere cose che nessun altro poteva vedere; ombre, più che altro, che aleggiavano intorno agli uomini e le donne, di ogni età.

Una ragazza con un paio d'ali poteva anche essere normale, per lui.

Il quaderno che il ragazzo gli aveva porto era strano. Riusciva a scorgere le parole come un riflesso argenteo nelle pagine, ma nulla di più.

- È un quaderno? Non sei un gran scrittore, è tutto bianco. -

Tod glielo levò di mano, sbuffando, senza riuscire a capire come diavolo facesse quel bambinetto a vedere Laila ma a non riuscire a leggere il Quaderno.

Poi, un'immagine apparve sfocata nella sua mente: lui, quel ragazzino, l'aveva già visto, l'aveva già incontrato. Ma come, quando, dove e perché, gli sfuggiva: era come se sopra quei ricordi fosse stato calato volutamente un velo di nebbia.

- Io ti conosco. - disse Tod, mettendosi una mano sulla fronte. Cercava di spremere fuori dalla nebbia quel ricordo così doloroso - Ti conosco, ci siamo già visti. -

Era ormai certo di aver trovato quel ricordo.

Stava quasi per afferrarlo quando...la campanella, suonò così forte che saltò in aria, perdendo il ricordo, che andò a ricacciarsi nelle profondità paludose della nebbia che gli oscurava la mente.

- Non mi pare. No, non ci conosciamo. È la prima volta che ti vedo...comunque, mi farebbe piacere sapere chi è la tua amica...ti va se ci incontriamo dopo scuola? -

Nathaniel non riuscì a spiegarsi cosa l'avesse spinto a chiedere una cosa simile.

Curiosità, forse?

Quella ragazza era diversa da qualsiasi cosa avesse mai visto, pur rientrando nelle sue bizzarrie quotidiane. Doveva assolutamente saperne di più.

- Sì. Si, va bene. Ci vediamo nella classe della terza C, alla fine delle lezioni. -

Tod, con un seccò saluto, si fiondò in classe.

Aveva un peso in più sullo stomaco.

 

Le altre ore non andarono meglio. Ayra era distante da lui, e il pensiero di Nathaniel lo tormentava, e poi...poi c'era quel ricordo che continuamente spariva e appariva nella sua memoria.

Appoggiato con la testa sul banco, cercava di capire, di ricordare, e si scacciare l'immagine di Ayra che baciava Alarico.

Laila si era accomodata accanto a lui, e continuava morbosamente a sfogliare il Quaderno, alla ricerca di chissà quale indizio.

- Laila, io ho già avuto a che fare con quel moccioso. - disse ad un tratto Tod - Sono sicuro di averlo già visto...ma dove? Perché? Non riesco a ricordarlo per colpa di quel maledetto Sigillo! -

L'Angelo chiuse il Quaderno e si mise a fissare un punto della stessa, pensierosa.

Aveva marchiati a fuoco nella mente l'immagine di quei due meraviglioso occhi color nocciola...

Anche lei aveva la sensazione di averlo visto da qualche parte...

- Padrone... - disse con la voce strozzata - ...possibile che lui sia... -

Dalle parole di Laila, Tod riuscì a recuperare quel piccolo pezzetto di memoria che gli serviva per rimettere a posto tutti i tasselli.

Qualcosa di viscido gli scivolò giù per la schiena, e il suo cuore umano cominciò a pulsare forte nel petto.

Il velo di nebbia che avvolgeva la sua mente si alzò quel tanto che bastava per cominciare a farlo capire.

Un pungiglione gli si piantò nello stomaco.

- Lui? - mentre parlava, sentiva la bocca secca - Credi che possa essere lui? No...non dovrebbe essere in questo tempo, se mai ha vissuto dovrebbe essere morto da secoli. E comunque sono certo che non gli sia data la possibilità di esistere. - anche se aveva pronunciato lui stesso quelle parole, cominciava a non esserne più sicuro. Se Laila aveva ragione...se Laila aveva ragione, quel ragazzino... - Va' a controllare. - disse alla fine. Il suo corpo era coperto da una patina di sudore gelido - Va' a controllare, accertati di non essere vista da nessuno, scopri chi è. -

L'Angelo annuì, e sparì immediatamente, senza lasciare traccia del suo passaggio.

 

Tod provò un gran sollievo quando l'ultima campanella suonò.

La classe si svuotò in fretta e l'unica che rimase un po' di più fu Ayra.

Le piaceva rimettere in ordine, anche se era compito dei bidelli. Mettere in moto le mani, spostare i banchi, sistemare le sedie, l'aiuta a metabolizzare gli eventi.

Era così anche a casa.

Quando era particolarmente confusa, quando sentiva dentro un disordine emotivo che non poteva rimettere in ordine, allora si sfogava dando ordine al mondo intorno a sé.

Il Preside aveva accettato la sua “collaborazione”, a patto che non diventasse un'abitudine, perché i bidelli erano pagati per quello che lei faceva quasi con piacere.

Nell'ultimo mese non le era ancora capitato di fermarsi dopo le lezioni.

Tod la guardò per tutto il tempo, senza trovare il coraggio che gli serviva per parlarle.

Conosceva quell'aspetto di lei. Nella sua primissima vita, in quella che sarebbe dovuta iniziare e finire, non aveva quei momenti di smarrimento. Era cominciato dopo la prima reincarnazione.

Lui non poteva non sentirsi colpevole.

Il disordine interiore che provava Ayra, era colpa sua.

Di lì a qualche minuto sarebbe arrivato il ragazzino, e anche Laila sarebbe ricomparsa, portando buone o brutte notizie.

Quello era l'unico momento che avrebbe potuto condividere con lei, forse per sempre.

- Ayra... -

Provò Tod, ma lei sbatté una sedia sul pavimento, coprendo la sua voce.

Allora, lui prese un gran respiro.

Lui era Tod, Tod Verlassen, nessuno poteva permettersi di metterlo in soggezione, o di fargli provare timore, non dopo le orribili cose che aveva visto nel corso dei secoli.

Eppure, il cuore non ne voleva sapere di prendere un ritmo regolare.

- Ayra, ascoltami. - Tod si avvicinò a lei. Le afferrò un braccio, di slancio. Lei provò a ribellarsi, ma la sua presa era ferrea. La costrinse a guardarlo dritto negli occhi. - Non volevo che finisse così. Scusa se sono stato precipitoso...però io ti conosco da molto tempo e...non posso fare a meno di amarti. -

Ayra si perse nello sguardo magnetico di Tod, era un'attrazione troppo forte, fatale.

Io ti conosco da molto tempo.”

Allora, quella sensazione che provava era reciproca.

- Io...non so che dirti...sono fidanzata... -

Balbettò, ma si accorse subito che quelle parole non avevano alcun senso.

- No. - le disse Tod, passandole una mano sul viso - La tua anima è legata indissolubilmente a me. Io non ne posseggo, ma tutto il mio essere dipende da te. -

Si avvicinò piano alle labbra della ragazza.

Per secoli aveva atteso quel momento. Non aveva mai più osato avvicinarsi a lei dopo la prima volta, mai aveva interferito nella sua vita, e per questo non aveva più potuto sfiorarla, sentire il morbido della sua pelle, venire avvolto dal suo profumo.

Il suo unico peccato, era stato quello di non essere stato capace di lasciarla andare.

In quel momento, il cuore cessò di battere, tanto veloce era il suo pulsare che non lo riusciva più a percepire.

Le labbra di lei erano morbide come le aveva immaginate, sognate.

Ayra ricambiò il bacio con trasporto, senza riuscire a fare altro.

Era come se tutto quello che fosse mai stata, o che avesse mai creduto di essere, avesse finalmente acquisito un senso.

Come un nomade che dopo un lungo peregrinare trova finalmente un luogo dove fermarsi, per sempre.

Quando si separarono, Ayra lo fissò con un'espressione insieme soddisfatta e confusa.

- Dici che la mia anima è legata a te...non so se è vero...ma baci tremendamente bene. -

Si avvicinò di nuovo, e si scambiarono un altro bacio, e un altro e un altro ancora, finché lei non finì con la schiena sulla cattedra.

Solo in quel momento, Tod si rese conto di aver superato il limite.

- Basta così. -

Disse, ansimando, e fece per riabbottonarsi la camicia che chissà come era finita aperta. Ma lei lo tirò a sé, e lo baciò ancora.

- Non puoi lasciarmi così. -

Il modo in cui lo disse, scatenò in Tod un'ondata di ricordi, di emozioni, di dolori che aveva creduto di aver dimenticato. Sentì le lacrime montare e un urlo nascergli in gola.

- Non ti lascio. - le sussurrò. Le prese le mani e ne baciò i dorsi. - Verrò a prenderti questa sera, va bene? -

- Sì...va bene... -

Rispose lei, ancora confusa, ma anche consapevole.

Si alzò in fretta e si sistemò; recuperate le sue cose uscì di corsa dalla classe, e per poco non travolse un ragazzino del primo anno che fu rapido a scansarsi.

Tod aveva il volto rosso e il martellio ritmico del cuore andava scemando, lasciandogli un senso di vuoto man mano che si calmava.

Non poteva credere a quello che era ancora successo.

Non si era ancora calmato quando Nathaniel entrò in classe.

- Ehi capo, ti volevi fare quella brunetta? -

Disse il ragazzino, indicandolo.

Tod abbassò lo sguardo, seguendo il dito puntato di Nathaniel.

Il momento magico con Ayra l'aveva eccitato, non poco.

Si dovette voltare e infilare le mani tra le gambe, alzando gli occhi al cielo, imbarazzato tanto che avrebbe potuto morirne.

Ora capiva quell'espressione degli Umani “morire di imbarazzo” .

- Non...non volevo farmela...e comunque sono cose che non ti riguardano! -

Nathaniel sghignazzò e si sedette sulla cattedra.

- Come vuoi...comunque, dov'è la ragazza con le ali? -

In effetti, anche Tod cominciava a domandarselo.

Laila era abbastanza veloce nell'eseguire i suoi ordini.

 

*

 

Ayra corse nel corridoio con le gambe che le cedevano ad ogni passo e aveva il cuore in gola.

Qualcosa l'aveva spinta verso Tod, assumendo un comportamento che non era da lei. La cosa peggiore era che...le era piaciuto, le era piaciuto davvero.

Pensava ad Al e a cosa avrebbe detto se l'avesse scoperto.

Non c'è bisogno che lo sappia” le disse una voce nella mente “mollalo e basta, senza troppe spiegazioni, puoi fare quello che vuoi!”

Scrollò la testa, non voleva ascoltare quella voce, ma l'impulso era forte e il viso di Tod così liscio, e perfetto...

Arrivata a casa, si barricò nella sua stanza, chiudendo a chiave la porta: fino a quando lui non fosse venuto a prenderla, non si sarebbe mossa.

 

*

 

Poco dopo, Laila comparve in classe, lasciando Nathaniel visibilmente sorpreso.

Non aveva trovato nulla sul conto di quel ragazzino, era come se non esistesse.

Tod era deciso a dire tutto, a confessare che lui era la Morte, tutto.

Qualcosa gli diceva che Nathaniel era la persona adatta a prendere il suo posto. Anche se era decisamente troppo giovane.

I due salutarono l'Angelo, e passarono subito al dunque.

- Chi sei in realtà? -

Gli disse lui, senza mezzi termini.

Tod, stupito da quella domanda improvvisa, si chiuse nel silenzio senza sapere bene come rispondere.

Si schiarì la voce e cominciò, convinto che avrebbe reagito diversamente dagli altri.

- Io sono la Morte. -

Nathaniel incassò il colpo chiudendo gli occhi, un brivido percorse lento la sua schiena; aveva sentito che Tod e quella ragazza erano diversi...ma poteva credere ad una cosa del genere?

Tod era la Morte?

Non poteva essere...

- Tu saresti la Morte? E la ragazza...? -

- È una dei miei messaggeri, diciamo che è la mia prediletta. Si chiama Laila. -

In un certo senso, stava andando tutto anche meglio del previsto, dal punto di vista di Tod.

Nathaniel non si era messo ad urlare, non si era messo a supplicare pietà, non aveva avuto un impeto d'ira, e, per ultimo ma non per importanza, non era scappato.

- E cosa ci farebbe la Morte sulla Terra? Cioè...non dovresti essere qui, no? -

Tod scosse la testa in segno negativo.

- Sono qui per mia scelta. -

Nathaniel rabbrividì ancora.

Aveva paura, una paura ancestrale che gli prendeva l'anima.

Quello davanti a lui non era un ragazzo qualsiasi, bello e inquietante, ma era la Morte!

La Morte!

E forse, quel quaderno che gli aveva fatto vedere era il Libro della Morte (o qualcosa del genere) dove era stilata la lista di chi avrebbe dovuto morire...

- Cosa vuoi da me? -

Nathaniel si rese conto solo in quel momento di aver fatto una domanda alquanto stupida. Era stato lui a chiedere di poter rincontrare la ragazza alata, quindi, in un certo senso, si era gettato da solo nelle braccia della Morte.

Aveva...fissato un appuntamento con la Morte.

Ebbe voglia di scappare, ma la curiosità era ben più forte.

- Vorrei che tu prendessi il mio posto. -

La risposta arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Già Nathaniel non riusciva a capacitarsi di stare avendo una conversazione con la Morte, figurarsi prendere il suo posto!

Scattò in piedi e prese a passeggiare nervoso per la classe, con gli occhi di Tod puntati addosso.

- Il tuo posto? Significa che dovrei andare a cogliere le anime o quello che è? E poi...perché io? Perché adesso? Perché non vuoi continuare a fare quello che facevi? È una specie di segnale per l'arrivo dell'Apocalisse? -

Tod rise.

Non si aspettava certo una reazione così...coerente.

Nessuno gli aveva mai posto delle domande tanto essenziali e lineare, domande che era lecito porre.

Tutti erano troppo presi nello strillargli in faccia e nel supplicare piangendo di avere pietà della propria anima e della propria famiglia. Altro che chiedere se quello fosse un segno per un'imminente Apocalisse.

- Bhè. - rispose, con un sorriso - Se ti secca proprio dover andare di persona, puoi farlo anche comodamente seduto in una bellissima sala con una grande vetrata da cui si vede tutto l'Universo. -

Tod era perfettamente calmo, rilassato come una divinità sulla via della pensione.

Doveva solo trovare il modo di convincere quel marmocchio, tutto il resto non importava. Chi fosse, da dove venisse, se l'avesse incontrato o meno, se fosse la stessa persona che ricordava: non importava nulla.

Avrebbe riposto alle sue domande nel modo più sincero e soddisfacente possibile, perché ora come ora quel ragazzino era la sua unica possibilità di continuare a vivere con Ayra, e non poteva lasciarselo scappare.

La speranza brillava forte, l'obbiettivo era sempre più vicino.

- Stai scherzando? -

Fece Nathaniel, con un tono di voce esasperato.

- No, assolutamente. -

Il ragazzino si sedette allibito sulla prima sedia che trovò libera. Ci si abbandonò letteralmente sopra, senza parole.

- Puoi dimostrarmi quello che hai detto, almeno? Come faccio a sapere che sei veramente quello che dici di essere? Creature come Laila ne ho viste a palate... -

- A dire il vero, no. Non ho modo di dimostrartelo, perché non ho più alcun potere. -

- Perché? -

Tod si strinse nelle spalle.

- È il prezzo da pagare per avere questo corpo, e questa vita. -

Si guardarono per un lungo attimo, poi Nathaniel si alzò, scostando la sedia.

- Ho capito...ho capito ma è assurdo! Cosa...cosa mi succederebbe se accettassi? -

Nathaniel abbassò gli occhi per non doversi specchiare in quelli blu oceano di Tod, che lo fissavano quasi compiaciuti.

Che avesse posto quella domanda era per Tod una quasi certezza, una delle ultime firme che doveva essere apposte per il suo pass verso la libertà.

- Diventeresti immortale, verresti dotato di grandi poteri e conoscenze che gli Uomini neanche si sognano, e gli Angeli Neri come Laila sarebbero ai tuoi ordini. Ovviamente, dovresti cominciare a mietere le anime delle creature mortali ma...è tutto, più o meno. -

- Ho Il tempo di decidere? - disse il ragazzino dopo un istante di silenzio - Oppure...devo scegliere adesso? -

Tod alzò la manica destra della maglia che indossava e gli mostrò il Sigillo tatuato sull'avambraccio.

- Domani è l'ultimo giorno che mi è stato concesso per trovato un sostituto. Posso darti solo fino alla mezzanotte. -

Nathaniel annuì, greve.

Non poteva prendere una decisione del genere in così poco tempo. Eppure sentiva di dover accettare.

In fondo, sapeva che qualcosa del genere sarebbe successa, prima o poi. Anni e anni di visioni di creature spaventose ne erano la prova: lui era destinato a qualcosa di più grande.

E adesso, la proposta di Tod gli sembrava il coronamento di una vita d'attesa.

Tod, giusto per prassi (e perché era curioso di sapere cosa gli avrebbe detto Nathaniel) gli fece molte domande, a cui il ragazzino rispose con neutralità.

Erano domande sulla vendetta, per lo più. Domande che aveva posto a tutti i possibili candidati per accertarsi che avessero la condotta morale giusta per sopportare il carico di responsabilità che essere la Morte portava.

Le sue risposte lo stupirono e lo soddisfecero.

Non si resero neanche conto del tempo che passava, per fortuna la scuola era aperta quel pomeriggio e nessuno li venne a disturbare nell'aula della III C.

Quando videro che erano le quattro del pomeriggio, sobbalzarono entrambi.

Raccolte le loro cose fecero per uscire, quando Nathaniel pose la domanda che gli premeva porre dall'inizio di quello strano incontro.

- Perché vuoi rimanere sulla Terra e rinunciare ai tuoi poteri e a tutto il resto? -

Tod gli poggiò una mano sulla spalla, lo sguardo improvvisamente rattristato.

- Perché mi sono innamorato tanto tempo fa, e non sono mai riuscito a dimenticarla. -

Gli scompigliò amichevolmente i capelli e se ne andò, senza aggiungere altro.

 

Tod percorse tutta la strada fino a casa in silenzio.

Laila cercava di farlo parlare, aprendo discorsi che puntualmente cadevano nel nulla. Era più silenzioso che mai.

Si ritrovò davanti al portoncino marrone di casa senza neanche accorgersene; le gambe si erano mosse da sole portandolo a destinazione.

Aprì la porta e si fiondò dentro.

Avrebbe potuto chiamare Lieben e perdersi in una lunga discussione...oppure sarebbe potuto andare da Ayra, e impiegare al meglio il tempo che gli era rimasto.

Si cambiò di corsa, per rendersi presentabile, e uscì di nuovo.

 

*

 

Ayra sentì suonare alla porta, e il cuore le balzò nel petto.

Si voltò per guardare l'orologio sul comodino. Erano appena le quattro e mezza del pomeriggio.

- Arrivo! - urlò, infilandosi una giacca abbandonata sulla sedia - Arrivo, arrivo! -

Percorse il corridoio fino alla porta con passo sostenuto e l'aprì, sperando proprio di vedere quel volto...

 

*

 

- Ciao Tod... -

Disse lei uscendo e socchiudendo al contempo la porta.

- Ciao piccola. -

Le tese una mano e quando lei gli porse la sua, lui la tirò a sé, sorridendo.

Passarono il resto nel pomeriggio passeggiando nei dintorni del portone di casa.

Ayra si attaccò a lui, presa dalla voglia di stargli vicino, una sensazione che con Al non aveva mai provato. Il che era strano, dato che erano fidanzati dal primo anno delle superiori.

I due non seppero di preciso quante ore passarono seduti su una panchina in piazza.

Tod sapeva solo quanto era meraviglioso averla finalmente tra le braccia, anche se non si capacitava di avercela fatta in così poco tempo.

Dopo le reazioni di lei, aveva creduto che non fosse più possibile riavvicinarla, e che la parte di lei che amava era sparita nel tempo.

Evidentemente si sbagliava.

Fu un tormento quando si separarono.

Si era ormai fatto buio e il padre di Ayra non voleva che stesse fuori così a lungo, e con un ragazzo diverso di Al, quello che per lui era il fidanzato “ufficiale”.

Ayra lo salutò con un lungo bacio, e lui accettò di buon grado.

Tod la osservò fino all'ultimo, fino a che la porta di casa non si chiuse dietro di lei e non rimase altro che il suo profumo nell'aria.

Sospirò, e se ne tornò mesto mesto a casa sua.

Di nuovo solo, si tuffò subito sul letto, aspettando che la figura esile di Laila gli comparisse accanto.

- Hai visto? - le disse trionfante, il volto illuminato da un grande sorriso - Ci sono riuscito...sta andando tutto secondo i piani, Nathaniel prenderà il mio posto e i sentimenti di Ayra si sono risvegliati. È perfetto...perfetto. -

Chiuse gli occhi per bearsi di quella gioia interiore che provava, e quando li riaprì, Lieben era accanto a lui e lo guardava sorridendo.

- Oh, siamo contenti questa sera. -

Immediatamente, Tod sentì l'umore che gli precipitava sottoterra, alto che felicità. Rivedere suo fratello era sufficiente per farlo passare da un'estrema contentezza a una depressione completa.

- Ero contento, finché non sei arrivato tu. -

Lieben si strinse nelle spalle, e rimase silenzioso come per trovare le parole giuste.

- Bhè, volevo soltanto ricordarti che manca solo un giorno e poi... - si interruppe prendendo un'altra pausa riflessiva. Era mortalmente indeciso: dirgli tutto e salvarlo o lasciare che il Destino giocasse le sue carte? A tradimento, Lieben si sporse e gli scoccò un bacio su una guancia - Poi volevo dirti di stare attento. -

Tod mise la mano dove il fratello l'aveva baciato, e arrossì.

- Si può sapere che ti prende?! - esclamò, più divertito che irritato - Chi sei tu? Che ne è di mio fratello? Dovevo essere io ad ucciderlo ma vedo che qualcun altro si è preso quest'oneroso compito e l'ha anche sostituito con un bellimbusto che non gli somiglia neanche un po'. -

- Finiscila...sono sempre io. Con te non si può fare nulla, me ne vado! -

Detto questo, Lieben scomparve esattamente com'era venuto.

Tod scosse la testa.

Quel gesto d'affetto inaspettato era la cosa più scioccante che gli fosse mai capitata in tutta la sua eterna esistenza.

Era raro che Lieben si scomponesse così. Di solito voleva dire che c'era qualcosa sotto, qualcosa di grosso. Per Tod fu solo il tentativo, vano, di scusarsi per tutte le limitazioni che gli imponeva il Sigillo.

Quella notte, Tod si godette il sonno che si meritava. Non ebbe incubi, non si svegliò si scatto urlando, niente di niente.

Dormì e basta.



The Corner

Prima di ogni cosa, è doveroso ringraziare Ryuzaki_Moon_TH e oOPoisonGatebOo,
ragazze, davvero, mi avete fatta felice con le vostre recensioni!
Sono contenta che in qualche modo la storia di Tod vi sia piaciuta,
anche se è davvero vecchia e il mio stile è un po' cambiato/migliorato (credo).
In ogni caso, grazie anche ai "lettori silenziosi"!
Eccoci al secondo capitolo, i giochi sono quasi fatti...
Tod riuscirà a trovare la sua felicità?
Lo scopriremo insieme giovedì 3 Ottobre!
Chii
   
 
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