Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: neverend    30/09/2013    1 recensioni
"'cause it's not too late, it's never too late."
Vaffanculo.
Mi strappo letteralmente via gli auricolari dell’Ipod, scaraventandolo da qualche parte nella stanza.
Non voglio sentire una sola parola di più di quella canzone, Never Too Late. È facile cantare che non è mai troppo tardi, vero Gontier? Certo, ci riuscirei anch’io se solo Jimmy fosse ancora qui e io gli avessi detto esattamente cosa provassi per lui, senza perdere un secondo di più.
Vaffanculo. Vaffanculo di nuovo.
Vaffanculo a me, alla mia paura, al non avergli detto in tempo cos’era realmente lui per me.
Vaffanculo a quel 28 dicembre che me l’ha portato via.
[Rev x Synyster]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E avrei tanto da dirti, ma tu sei così lontano.
 

 
“ ’cause it’s not too late,
    it’s never too late”

Vaffanculo.
Mi strappo letteralmente via gli auricolari dell’Ipod, scaraventandolo da qualche parte nella stanza.
Non voglio sentire una sola parola di più di quella canzone, Never Too Late. È facile cantare che non è mai troppo tardi, vero Gontier? Certo, ci riuscirei anch’io se solo Jimmy fosse ancora qui e io gli avessi detto esattamente cosa provassi per lui, senza perdere un secondo di più.
Vaffanculo.
Vaffanculo di nuovo.
Vaffanculo a me, alla mia paura, al non avergli detto in tempo cos’era realmente lui per me.
Vaffanculo a quel 28 dicembre che me l’ha portato via.
Mi metto seduto sul letto, passandomi una mano fra i capelli che continuando a scivolarmi sulla fronte disordinatamente. Sono passati quattro anni, quattro fottuti anni, dalla morte di Rev.
“Passerà” dico a me stesso, da mesi ormai. La verità è che non passa.
Mi massaggio lentamente le tempie aprendo piano gli occhi. I raggi di un tiepido sole pomeridiano filtrano dalle persiane e mi colpiscono in piena faccia: un’altra cosa che ormai non mi fa altro che restare indifferente. Già, perché da quando Jimmy se n’è andato rimango impassibile dinanzi a qualunque cosa. Quel sole potrebbe anche consumarsi e spegnersi all’improvviso, non me ne curerei; così come se queste quattro mura bianche dovessero sgretolarsi all’istante, o se io dovessi improvvisamente scoprirmi morto – che poi, a dirla tutta non mi sento vivo da un pezzo.
Niente di tutto questo avrebbe importanza.
Jimmy non c’è e tutto il resto potrebbe anche fare a meno di esistere.


 
Flashback.
 
Eravamo vicino scuola, una mattina come un’altra.
- No Jimmy, davvero, non posso.-
- Dai Syn, andiamo a farci un giro oggi!- disse un Jimmy Sullivan di diversi anni prima, mentre mi tirava per un braccio.
- Non posso davvero, ho compito di matematica... - dissi.
- Ohoh, attenzione, Brian Elwin Haner è un secchione!- mi canzonò lui.
- Non sono un secchione, solo... non sono come te. -
- Non sei come me, eh? Che mi dici allora di quella volta che mi hai aiutato a mettere i catenacci al cancello della scuola per non entrare il giorno dopo?- mi chiese, un sorrisetto saccente stampato sul volto.
– O, ancora, quando l’anno scorso hai tappato i lavandini con i mozziconi di sigaretta per poi allagare i bagni, sempre per lo stesso motivo?- Aggiunse lui, ancora con quell’aria che espressa a parole si tradurrebbe “
tanto lo sai che ho ragione io”.
– Oppure quando eravamo in quel negozio di CD e hai rubato l’ultimo dei Pantera perché non avevi abbastanza sold... - Lo interruppi immediatamente, avrebbe potuto continuare all’infinito.
-D’accordo, okay, andiamo.- dissi esasperato. – Ma sbrighiamoci prima che cambi di nuovo idea. -
-Visto? Sei come me! - ridacchiò lui, un sorriso compiaciuto che s’intonava perfettamente con quegli occhi dello stesso colore degli iceberg, ma con un mucchio di calore in più.

 
The Rev aveva la capacità di convincermi a fare qualunque cosa e non solo in casi come quello.
Era il primo a credere in me, anche quando non ci credevo neanch’io.
Era come l’energia di cui avevo bisogno e di cui continuo ad aver bisogno tutt’ora.
 



Flashback.


Eravamo in campeggio con i ragazzi e qualche bottiglia di birra di troppo, che non mancava mai.
Non si vedeva assolutamente nulla quella sera, vi era persino il novilunio, ma ovviamente avevamo pensato a un falò intorno al quale eravamo tutti seduti – chi, come Matt, in posizioni fuori dal normale: al posto di incollare le chiappe sul tronco di un albero come noi altri comuni mortali, aveva pensato bene di sedersi sottosopra, con la testa rivolta verso il fuoco che risplendeva in quel buio totale.
Lui e Rev erano già partiti da un pezzo, tanto che ridevano e scherzavano insieme su cose a cui non ci è dato sapere, dal momento che entrambi sembravano essere posseduti e parlare in sumero antico.
Oh beh, beati loro che si capivano.
Ben presto Johnny li raggiunse nel mondo del dimentica-di-essere-una-persona-sana-di-mente e non tardavamo a fare lo stesso io e Zacky, il quale dopo aver bevuto un lungo sorso, si alzò e intraprese una strana danza sensuale mentre cantava, o meglio stonava,
California Gurl di Katy Perry (non sarei riuscito a descrivere la mia espressione sul volto a quella scena) a cui si unirono anche Rev e Johnny; Matt, troppo rimbambito anche solo per riuscire a respirare come dio comanda, adesso si credeva un cane e agitava braccia e gambe con movimenti sconnessi all’aria, emettendo quelli che avrebbero dovuto essere degli ululati.
Risi, non seppi se per le condizioni di Matt o se per quei tre che si stavano strusciando l’uno sull’altro. O entrambe le cose. Ero seriamente tentato dal riprendere il tutto con il cellulare (se gliel’avessi raccontato, non avrebbero mai creduto alle idiozie di cui erano capaci), quando improvvisamente Jimmy mi prese per un braccio. Non so cosa mi prese in quel momento, ma al contatto con la sua mano il mio braccio venne percosso da piccoli brividi. Che diavolo...?!
Mi trascinò in mezzo agli altri, restandomi alle spalle mentre Johnny mi si strofinava addosso.
Johnny me lo sarei scrollato di dosso volentieri, ma perché Jimmy no?
-Già ti immagino in orizzontale su di me, Syn- mi aveva sussurrato all’orecchio Rev, avvinghiandosi a me a mo’ di piovra. Il solo sentirmi addosso le sue mani mi fece sentire in imbarazzo, ma per qualche strana e perversa ragione avrei voluto che mi stringesse più forte a sé.
Risi, forse nervosamente.
-Sei decisamente ubriaco, Sullivan.-

Sono decisamente ubriaco, ripetei a me stesso. Tutti quei pensieri erano assolutamente sbagliati.
Io avevo la mia Michelle e Rev era nella relazione storica con Leana. Fortuna che quella sera non erano con noi; che avrebbero pensato, altrimenti?
Tutta colpa dell’alcool, feci credere a me stesso.
La bugia più idiota che potessi raccontarmi; ma questo lo capii solo dopo.


La mattina dopo mi risvegliai di soprassalto accanto a Jimmy, anzi a dirla tutta era stato lui a svegliarmi con un’energia che non potevo credere reale, dopo la sbornia della sera precedente. Avevamo dormito nella tenda insieme.
- Syn! Syn svegliati! – mi scuoteva velocemente, il risveglio sarebbe stato meno tragico se mi avesse chiuso in un frullatore in funzione.
- Hey, oh, che c’è? Che è successo?- lo guardai allarmato.
Lui restò un secondo a guardarmi, per poi scoppiare a ridere.
- Che ti ridi? Perché mi hai svegliato?- rimasi inebetito.
- Dio, hai un aspetto orribile! – non riusciva a respirare tanto rideva forte.
- Grazie, sei adorabile anche tu- risposi sarcasticamente, per poi rimettermi a dormire.
- Heyhey, no, aspetta! Alzati!- finalmente aveva smesso di ridere, la sua voce mi rimbombava il doppio nella testa.
- Che diavolo vuoi?- lo guardai seccato.
- Vuoi vedere una scena memorabile? -
Non capivo di che parlava. Possibile che fosse tanto lucido di prima mattina, per giunta dopo la bevuta che c’eravamo fatti la sera prima? Pensai davvero che quel ragazzo avesse un nonsoche di alieno.
 Ci ritrovammo fuori dalla tenda, al posto del falò della notte precedente vi erano i resti della legna bruciata e oltre quel misto di cenere e tronchetti anneriti vi era la tenda in cui avevano presumibilmente dormito Johnny, Matt e Zacky. Il sole in cielo non era poi così alto, non potevano essere neanche le dieci di mattina.
Jimmy aprì piano la loro tenda, spiando i ragazzi. Dormivano ancora tutti; chi a bocca aperta per fornire un efficiente aeroporto ai moscerini come Zacky, chi se ne stava spaparanzato occupando lo spazio a disposizione più del dovuto come Matt e chi si ritrovava completamente schiacciato contro la parete della tenda come Johnny. Sembrava come se niente e nessuno avrebbe mai potuto svegliarli.
- Scegli: acqua o urlo alla Tarzan?- mi sussurrò Jimmy per non svegliarli, ma anche se avesse parlato con un tono di voce mediamente alto non avrebbe fatto la differenza: erano come animali in letargo.
Improvvisamente tutto mi apparve chiaro. Sapevo cosa aveva in mente quel gran figlio di sua madre. 
- Vabbé, facciamo tutte e due!- rispose da solo, senza darmi il tempo di anticiparlo. Lo vidi scappare nella nostra tenda, per poi uscire armato di bottiglie d’acqua e tornare con un sorriso bastardo in volto.
Me ne porse due, che liberai del tappo.
-Al mio tre...- disse piano lui. – Uno... Due... -
Senza neanche arrivare al tre, Jimmy lanciò un urlo sovraumano nelle orecchie dei poveri malcapitati. Li svuotammo letteralmente addosso le bottiglie d’acqua e nella confusione si sentì anche un rumore assordante. Guardai la mano destra di Jimmy... e quella tromba da stadio da dove diavolo l’aveva presa?!
La scena fu epica. Zacky stava per affogarsi con l’acqua e sputacchiava ovunque, Matt per lo spavento sembrava uno in preda alle convulsioni e Johnny – già, sempre Johnny è quello che ne paga le conseguenze - ne ricavò una gomitata fra i denti firmata Mr Shadows. Ululò per il dolore.
-Chicosaquandocomeperché?!- urlò spaventatissimo Matt, fra le risate mie e di Rev. –Voi, fottutissimi bastardi!-
Inutile dire che con Jimmy non perdemmo tempo a darcela a gambe, quando Matt uscì dalla tenda correndo verso di noi come un forsennato e imprecando qualcosa. Appena ci raggiunse ci ripagò il favore con l’acqua, avendo recuperato alcune bottiglie; alle sue spalle Zacky e Johnny ci correvano incontro, non avrebbero tardato a gonfiarci di pugni. Mezz’ora dopo eravamo ancora tutti e cinque lì, a ridere.




 
Non riesco a trattenere un sorriso, pensando a uno dei momenti migliori della mia vita. Con loro, la mia seconda famiglia. Un sorriso che tuttavia lascia l’amaro in bocca.
Ripenso a come tutto sia cambiato, a come io sia cambiato.
Da tanto non riesco a sentirmi così bene, da tanto non rido in quel modo. I miei sorrisi sono solo denti. Sono vivo per forza di inerzia; vivo? Ma che dico, non sto vivendo, sto solo sopravvivendo. Che è diverso.
Tuttavia i ragazzi tentano in ogni modo di distrarmi, riuscendoci anche. Ma c’è sempre un retrogusto amaro dietro a tutto, come se mancasse qualcosa. Jimmy, ad esempio.
Ho perso diversi chili, sebbene mi cibassi solo di porcherie.
Ho lasciato Michelle, dicendole che non meritava di stare con me. Ovviamente non si accontentò di quella frase; le dissi che l’avevo tradita, anche se tecnicamente non era vero. Ma non è forse una sorta di tradimento quando hai qualcun altro che ti abbaglia la mente, quando non cerchi altri occhi, quando non brami altre labbra?
Per mesi non ho più preso in mano una chitarra. Non per mia spontanea volontà, per lo meno.
Mi sono serrato in casa.
Non mi riconosco più, davvero.
Se Jimmy dovesse vedermi in questo stato non mi riconoscerebbe più neanche lui.
Incrocio accidentalmente la mia immagine riflessa allo specchio, poco distante dal letto.
Ho davvero un aspetto orribile, come aveva detto lui. Ma stavolta per davvero.
 

Flashback.
 
Sera di Halloween, casa Shadows con i ragazzi e... le ragazze.
Johnny stava trafficando con alcuni dvd, scegliendo il film che avremmo dovuto vedere quella sera.
-The Ring?- propose lui.
-Nah, visto e rivisto.- lo escluse Zacky, che se ne stava sul divano a giocare a Pacman sul telefono.
-Red Shoes?- propose ancora Johnny, ma venne rifiutato anche quello.
-Lo sguardo di Satana?-
-Fa cagare!- urlò Rev dal bagno.
-Letteralmente.- commentò Johnny, escludendo anche quello.
– ... Bianca e Bernie?! - lesse incredulo il nome sull’ennesimo DVD. –Matt, ma che cazzo di film hai?- urlò Johnny al nostro cantante, che intanto era in cucina con Valary a preparare quella che sarebbe dovuta essere la nostra cena: popcorn e birra.
-Quella è opera mia!- urlò Valary dalla cucina.
-Confermo- ridacchiò Michelle, la donna che stringevo a me.
-Sei una streghetta fantastica.- le dissi dopo con una nota di romanticismo che non m’apparteneva, mentre le baciai innocentemente una spalla scoperta.
-Grazie tesoro, ma tu con tutto quel trucco sugli occhi potresti far concorrenza ad Arancia Meccanica.- ridacchiò ancora lei, schernendomi.

Presto ci ritrovammo tutti svaccati sul divano con lo sguardo fisso sul televisore acceso. Luci spente; un temporale fuori, per giunta. Le presunte condizioni perfette per un horror.
Seguii ben poco la trama del film che avevamo scelto alla fine.
Michelle si accoccolò sul mio petto, ma io cercavo gli occhi di qualcun altro. Quel qualcun altro che sedeva accanto a me, ma che sentivo ridacchiare con la sua ragazza, Leana.
Con un occhiata li vidi unirsi in un breve bacio, per poi sentire nuovamente la risatina di lei.
Mi si contorceva lo stomaco. La invidiavo da morire, ma in quel periodo ne ignoravo il motivo.
- Volete far silenzio?- ringhiai con una nota di veleno, tanto che Michelle mi guardò.
- Stai bene?- Mi chiese lei premurosamente, accarezzandomi i capelli.
- Sì. - Tagliai corto sorridendo, per essere più convincente. In realtà mi sentivo lo stomaco preso a pugni, i polmoni graffiati fino ad essere ridotti a brandelli. – Devo solo andare a pisciare.- aggiunsi.
Ed evacuai da quella visione atroce.

Mi chiusi in bagno, restandoci per non so quanto tempo.
Non che dovessi realmente orinare, ma non avevo la minima intenzione di restare lì un secondo di più. Quella visione mi stava facendo troppo male, e io ero solo un completo idiota.
Era sbagliato. La cazzata peggiore che avessi mai potuto fare.
Io avevo Michelle, e lei mi bastava. Cioè,
doveva bastarmi.
Stavo perdendo il controllo e sarei solo scivolato nei casini in caduta libera.
Adesso basta con questa stronzata. Vado di là, perché non c’è niente che potrebbe far male, se non una gomitata da parte di Michelle perché ho tardato così tanto. – Dissi a me stesso prima di aprire la porta e raggiungere gli altri, quando qualcuno aprì la porta dall’altra parte.
- Stai bene? – Me lo ritrovai davanti, Rev. Sbiancai, più di lui col cerone bianco in faccia, che contrastava col buio del corridoio.  
- Sì. Che ci fai qui? -
- Niente, devo pisciare e sai com’è, qualcuno era caduto giù per il water. – Scherzò lui, improvvisamente appena lo vidi sorridere tutto lo schifo che mi stava martoriando dentro sembrava come essersi completamente volatilizzato.
Ricambiai sorridendogli.
- Vai, tutto tuo. -
Feci per lasciare il bagno e tornare dai ragazzi, quando mi prese per un braccio e mi trascinò dentro.
- Ma che cazz...?! – dissi perplesso ritrovandomi chiuso a muro, con il mio batterista di fronte. Ma le parole scemarono lì.
Mi sentivo tremendamente vulnerabile.
Il mio sguardo agitato incontrava il suo, calmo e sicuro al contrario del mio. Quegli occhi potevano anche avere lo stesso colore del mare, ma mi trasmettevano la stessa tranquillità di un porto sicuro. Tuttavia non riuscii a calmarmi, specie quando mi sentii le sue mani che dai fianchi mi salivano lentamente sul collo. Tremavo, il suo viso così vicino al mio da poter sentire il suo respiro mescolato al mio.
Non avrei fatto una sola mossa, paralizzato com’ero.
Se l’avessi raccontato ai miei fan non mi avrebbero mai creduto: io ero Synyster Gates, cazzo.
Ma in quel momento mi sentivo semplicemente Brian Haner.
E Brian Haner baciò sulle labbra Jimmy Sullivan, con sorpresa di chiunque, in primis la propria.
Sentii le labbra di Jimmy incurvarsi in un sorriso mentre vi posavo timidamente le mie.
Mi sentivo i fuochi d’artificio nel petto. No, ma che dico, questo è stupido.
Mi sentivo come se il cuore fosse la grancassa della sua batteria e che Jimmy ci sbattesse ripetutamente il pedale contro. La sensazione fu più o meno quella, ma anche se facessi del mio meglio non saprei esprimere esattamente a parole le emozioni che presero il sopravvento in me, per quello che non era neppure definibile un bacio vero e proprio.
Ma a entrambi sembrò soddisfare. O meglio, volendo o no, dovevamo accontentarci perché Matt urlò dal soggiorno: - Rev ti sei perso con lui? -
Jimmy si allontanò da me improvvisamente, ma non troppo; e io sentii incendiarmi le guance.
- Arriviamo. – gli urlò lui di rimando.
Non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia. Come avrei potuto?
Per questo lo fece lui, sollevandomi il viso dal mento.
E stavolta fu lui a baciarmi, ma come dio comanda.
Non potevo crederci. Al posto delle gambe avevo due budini, per questo mi avvolse in un abbraccio prima che potessi cedere. Lo strinsi più vicino a me, allacciando le braccia attorno al suo collo, neanche fossi una donnicciola. Ma in quel momento sapevo che era quello il loro posto.
E di nuovo fuochi d’artificio, di nuovo un subbuglio dentro.




 
- Per quanto tempo hai intenzione di rimanere ancora qua dentro?- Sobbalzo al suono di una voce familiare, distraendomi dal trip di ricordi firmati James Owen Sullivan in cui mi sono perso.
- Papà - Dico, incontrando il suo sguardo. – Come sei entrato? -
- Dal camino. - Mi risponde lui con una nota di sarcasmo, per poi far tintinnare delle chiavi a mezz’aria.
-Ho la copia del mazzo di casa tua, ricordi?- mi parla come se fossi totalmente rincretinito, cosa probabilmente vera.
- Oh... si, giusto. -  Decido di alzarmi dal letto per raggiungere il bagno, passandogli accanto totalmente impassibile. Lo sguardo  basso, forse per non farmi leggere negli occhi da quell’uomo che gli occhi li ha come i miei.
- Brian - Sento ancora la sua voce, non appena apro l’acqua del rubinetto, la porta aperta sul corridoio. Volgo la testa verso di lui; sul volto nessuna espressione, ma aspetto che continui a parlare.
- Usciamo. -
- Non me la sento. -
Passo una mano sotto l’acqua corrente facendomela scorrere sulle dita. È gelida. Automaticamente mi bagno la faccia, ho bisogno di togliere via tutta quella spossatezza; per quanto potessi riuscirci, s’intende.
- Andiamo a berci una birra. -
Non ne ho alcuna voglia, ma per qualche strano motivo mi lascio convincere a darmi una sistemata e nel giro di mezz’ora arriviamo al mio bar preferito, seduti attorno a un tavolo.
- Io lo so perché hai lasciato Michelle.- La sua voce spezza il silenzio che si è venuto a creare. Improvvisamente mi sento di pietra, rigido.
Non può saperlo. Nessuno lo sa, non lo sapevo neanche io quando glielo dissi a Michelle.
Lo guardo, incitandolo a continuare.
- Ti dico solo che hai fatto una grandissima cazzata, figliolo. -
- Perché? -
- Perché questo non cambia le cose. -
- Papà, io non la amo. – Taglio corto, concentrandomi sulla bottiglia di birra che avevo in mano. Bevo un lungo sorso, sento la bevanda graffiarmi la gola.
- Già, perché ami lui? -
AHH?!
Stavo per affogarmi.
Dio.
- Lui chi? – Fingo di non sapere, il panico negli occhi; in realtà un nome mi stava rimbombando in testa.
- Brian, lo so. Ho visto come lo guardavi, ogni volta: durante le prove, i concerti, ogni qualvolta che avessi occasione di vederlo; e ho visto come ti guardava lui. Ti ho visto durante i tuoi assoli migliori: ti voltavi sempre verso di lui, quasi glieli volessi dedicare. Ti ho visto durante il suo funerale - quella parola mi rimbombò dentro come un boato – e ti sto vedendo adesso, distrutto. -
- Rev... – un flebile sussurro, appena percepibile. – Cioè Jimmy. - dico a voce più alta.
Lo vedo annuire.
Aveva capito, l’aveva capito da un pezzo.
Ero io l’unico a non averlo capito quando ero ancora in tempo?
- E sai perché credo che tu stia facendo una cazzata dietro l’altra?-
- Perché?-
- Perché Jimmy non vorrebbe mai vederti in queste condizioni. -
Mi sento immediatamente di pietra, rigido.
Non ha tutti i torti.
- Jimmy non ti ha lasciato, Brian. Jimmy è ancora al tuo fianco, devi solo sentirlo. Non è lontano. – Parla ancora lui e io non riesco a ingoiare un grosso nodo in gola.
- Devi trarne il meglio da questa cosa. E’ difficile, lo posso immaginare. Ma così stai solo facendo del male a te stesso in primis, ma anche ai tuoi amici. A me e alla mamma. Ai tuoi fan. A chiunque ti voglia bene.-
Non riesco ancora a pronunciare parola, ha maledettamente ragione.
Lascio che la birra mi rinfreschi la gola ancora una volta.
- Che dovrei fare? – Riesco a dire dopo con un sibilo.
- Ritorna a essere quello che sei sempre stato. Riprendi in mano la chitarra e sgancia quegli assoli di cui sei capace, dedicali ancora a Jimmy che continua ad ascoltarti. Fallo per lui, fallo per te, fallo per chi vuole ancora sentirti suonare. -
 Mi limito a lanciargli un’occhiata incerta.
- Ripeto, Jimmy non l’hai perso. Ma con questo tuo atteggiamento stai perdendo il resto.-
Sospiro, tutto quello che riesco a fare.
Non riesco a contraddire una sola parola; ha ragione, ha ragione su tutto.
- Mi hanno detto gli Avenged che domani sera dovrete esibirvi. Ci andrai, vero?- Cambia argomento, facendo sparire il silenzio che ero stato capace di creare.
- Non lo so. –
- Brian. – Mi riprende lui. - Tutti stanno aspettando te, che esci da questo buco nero. Jimmy compreso. -
- E se non ce la facessi?-
- Ce la farai. Sei o non sei “Synyster fucking Gates”? -
Gli rispondo con un sorriso, uno vero.
A volte bastano le parole di qualcuno per farti rinascere.

 

“Will you stay?
Will you stay away forever?
How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
placed and time always on my mind.
I have too much to say,
but you are so far away.”

 

 
 




Breve premessa: non sono una grande fan degli Avenged Sevenfold, questa one-shot è solo il frutto dell’ispirazione data dalla canzone So Far Away, che ultimamente sto ascoltando a palla. Dopo essermi documentata sui membri della band e sulla scomparsa di The Rev, la mia mente ha prodotto questo, fan degli Avenged non odiatemi é.è
Premetto anche che non è mia intenzione offendere nessuno né tanto meno mancare di rispetto a Jimmy Sullivan; piuttosto preferisco pensare che magari se la starà ridendo da qualche parte.
Probabilmente aggiungerò un breve epilogo in un secondo capitolo, ma sicuramente nei prossimi giorni anche perché domani ho il primo test d’ammissione all’università e... Sì, lo so, scrivere qui è l’ultima cosa a cui dovrei pensare adesso (/.\)
Peace and Love, guys.

   
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: neverend