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Autore: pep22    29/03/2008    1 recensioni
E' la prima volta che mi cimento in una storia del genere...anche se non è tutta farina del mio sacco, ho preso qualche spunto quà e là...è ambientata a scuola, ma di scolastico, proprio non ha niente...solo due ragazzi...una adulta, l'altro bambino...nessuna storia d'amore s'intenda...solo una piccola e stupida idea che si è evoluta col tempo...vorrei sapere cosa ne pensate...commentate miraccomando!buona lettura...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, allora…questo è un racconto per lo più inventato…forse, ho preso qualche spunto da un fatto accaduto realmente ma…non vi è nessun accenno fondamentale…sembra un poco fantasy, più che alto, perché si trova ai confini dell’umana immaginazione…ho usato un linguaggio particolare, che a me piace non poco, ma…ai lettori non ne ho la minima idea…vorrei sapere cosa ne pensate, magari con un piccolo commentino, così da consigliare pure, anche con una critica, un modo per migliorare…

Buona lettura…

 

Infanzia…troppo lunga

Quando un cappellino rivela la natura spietata di un bimbo ancora in fasce

 

Volevo iniziare questo racconto, salutando in un caloroso abbraccio tutti quei pochi lettori che seguteranno con la lettura di questa storia, che di introduzioni non ha bisogno: potrei intrattenervi un attimo con una breve sintesi di quelli che saranno i temi trattati, ma finiremmo per perderci in parole inutili e senza senso, che poca importanza meriterebbero in realtà: non è di certo facile buttare su carta bianca un fatto che anche per l’autore stesso è confuso, ma cercherò di chiarire il più possibile; fatto è che sarebbe una trama incredibilmente patetica, che vuole ritrovare la sua sinfonia in una nota di sarcasmo, che però vede partire il suo canto fuori dalle righe.

Una mattina come altre, in tal giorno poco chiaro anch’esso, partiamo da un’ ora che, impaziente, vuol mostrare la sua importanza: orario scolastico in codesta data, riprendiamo dall’alto una scuola che ho imparato a non distinguere tra istituto superiore o asilo nido; comunque, sembrava una normalissima noia e come al solito attraverso un qualunque vetro del primo piano ammiriamo il riflesso di una ragazza, graziosa alla vista, anche se non mostriamo grande interessamento per il suo aspetto fisico; difatti la si nota intenta ad un tranquillo riposino, fuori dalle regole, disturbato da individui alquanto fastidiosi alla sola vista.

Era una tipetta alquanto quieta e schietta in realtà, e adorava giocare con i sentimenti della gente: non era tanto per cattiveria, quanto per semplice divertimento, fatto sta che a lungo andare si annoiava delle abitudini, e cercava in tutti i modi di cambiare la sua routine; ora, i nomi sarebbero solo futili ricordi, dato che i nostri protagonisti sarebbero solamente due, quindi lascio volentieri alla vostra immaginazione, il loro battesmo…sarebbe meglio comunque, specificare l’età dei diretti interessati: una 15, l’altro 16 con qualche sfumatura puerile e un retrogusto infantile.

Riprendendo con il nostro racconto, ecco che possiamo notare, come il ragazzo infastidisca la sua compagna per attirare l’attenzione, e gonfiare il suo ego facendo l’idiota: ma, chi non si arrabbierebbe a vedere le proprie cianfrusaglie catapultate per terra senza una ragione ben precisa? Lei, di solito, non reagiva alle prepotenze, nella speranza di tacere quei dispetti, ma in tal caso, le marachelle di un bimbo vanno assecondate, e senza pensarci due volte, prese la prima cosa che le capitò sotto mano, e con la grazia di uno scaricatore di porto, la lanciò in direzione dell’origine di tale furia: il suo intento, era quello di colpirlo corpolarmente, ma finì in disgrazia, per abbattere il cappellino (sapete, quelli con la visiera), appoggiato sul banco del possessore…al momento non si ha data molta importanza alla cosa ma, accortosi di tale fatto…apriti cielo!

Un’ondata di insulti e imprecazioni travolse la povera ragazza, che da colpevole, si stava lentamente trasformando in vittima, e che aveva ora in volto un ghigno soddisfatto…

Per tutta quella giornata, lo spettacolo era sempre lo stesso: lui che era arrivato perfino alle mani, e lei che subiva, senza intenzione alcuna di chiedere scusa per il fattaccio, per così dire, terribile, che aveva in precedenza compiuto; interrompendoci per un attimo, vorrei portarvi ad una riflessione: un gesto, impulsivo per nulla, del genere, era più che giustificato in un tale momento…per lo meno, i ricordi mi portano a pensare una cosa del genere, e per nulla terribile sebrava…inadeguato nemmeno…quindi, la reazione del ragazzo, poteva sembrare giustificata solo all’inizio, quando ancora di scherzo si parlava, o comunque duratura per un solo giorno…pensate sia andata così?

Nessuna allusione…il seguente, era ancora intento a “rivendicare”, il suo amato copricapo, sotto gli abbiliti sguardi, e un pochino intimoriti, degli altri compagni, che lo invitavano, più in una supplica, di mettere a tacere quella stupida storia, e ritornare ai sani e vecchi rapporti amichevoli…ma di raziocigno l’ombra neanche appariva, o, per lo meglio dire, la maturità della sua mente, se ne andava dalle porte del suo cervello, sempre che ci fosse stato, con un sacchetto in capo, umiliata più della stessa ragazza che subiva, che a differenza del coetaneo un po’ di intelligenza l’aveva, e si limitava ad un finto dispiacere, quando nella sua mente, macchinava un rapido e indolore sistema per concludere quei sopprusi stonati…e di metodo, uno soltanto poteva confluire con quel comportamento puerile, e placarlo in un infimo gesto, carico di perfidia e divertimento.

Non che le importasse molto, si intenda, solo che si era oramai spazientita di quel gioco di parole (sempre le stesse, tra l’altro), e come una sfida l’aveva intesa, con nessuna intenzione di darla per vinta ad un infante del genere; così, ad un tale comportamento, non poteva che conseguire una tale reazione, e dopo una settimana tra biberon e gnè gnè, eccoli di nuovo in scena tra i banchi di scuola…ma nessuna provocazione all’orizzonte; aveva forse esaurito tutte le scorte di omogeneizzati che aveva nella dispensa? No, solo il momento propizio era più atteso e, come da telefilm, ecco apparire l’atteso…quale opportuintà meglio di un lavoro di gruppo? Per una volta, i professori, si erano rivelati utili.

Dopo gli ennesimi battibecchi, come da copione, ecco lei intenta in un pianto finto ma, di credibile aveva molto, e credetemi quando vi dico che quella, era una scena ai limiti del drammatico, una soap opera da premio oscar, e in metafora non parlo: si sa che il pianto, rende dolci e mansueti i maschietti, più virili e burberi anche, e lei, l’aveva ben previsto…era come un atto già scritto e destinato ancor più, difatti, tra lacrime e singhiozzi (falsi), si sentivano uscire dalla sua bocca, timidi accenni ad uno "scusa" poco sincero (senza guardare negli occhi il diretto interessato)…ora, un momento che prevede e attende tensione massima…pochi spettatori, lontano da occhi (più che altro orecchie), indiscreti, e un mormorio, un soffio, una nota, un "perdonata", che già scritto, aveva raggiunto l’ipocrisia di lei e l’aveva alimentata ancor più, rendendola perfetta…un’opera d’arte…

A quel sonetto, quindi, si deve la rottura di quel pianto…l’espressione seria…e il beffardo sorriso su quelle carnose labbra…forse scherno…forse, il sapore della vittoria, che provocò all’altro, non poco imbarazzo, e soddisfazione ancor meno, alla visione di relativa risata, seppur modesta e trattenuta dalla sua vera natura.

Ora, questo fatto, che ora mi risulta offuscato, dimostra che i più infantili scherzi e beffe, si possono sconfiggere anche solo con un po’ di ingegno…quel tipo di persone, grandi esternamente, bimbi interiormente, vanno, secondo un’infame percorso, assecondati, e poi, sconfitti…d’altronde, ai bambini, si perdona tutto.   

 

 

Ecco la fine di questa piccola commedia…bhè, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate…commentate mi raccomando…

=Pep22=

 

 

 

  
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