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Autore: Grelle_Sutcliff    02/10/2013    2 recensioni
La mia camminata era decisa, calma e controllata, e lo rimase anche quando udii qualcosa avvicinarsi alle mie spalle. Non mi voltai.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte Fortuna possedeva la tipica calma che segue una tempesta. Il cielo si era liberato dalle nubi e le pozzanghere scure sull’asfalto riflettevano la luna, bianca e maestosa nelle tenebre.
L’aria odorava ancora di pioggia. In quanto a me, viaggiavo sulla mia moto per le vie della città, ben oltre il limite di velocità consentito.
Il vento mi passava fra i capelli e sotto la lunga giacca di pelle rossa che indosso sempre. Non portavo il casco: non mi piace e inoltre limita la visuale. E quella volta dovevo vedere il più possibile ciò che mi circondava,poiché Morrison era stato molto vago circa il luogo presso il quale dovevo recarmi.
Ripensai a quanto mi aveva detto: il luogo che cercavo si trovava in periferia,ad un incrocio bisognava girare a sinistra in modo tale da avere un bar alla propria destrae quindi proseguire fino a trovare un grande spiazzo. Tutto molto chiaro,insomma.
Stavo vagando senza badare troppo alla strada deserta quando vidi un bar lungo la via a sinistra di un incrocio dal semaforo guasto. Immaginando di essere sulla pista giusta,svoltai a sinistra.
Non saprei dire quanto tempo passai a percorrere quella strada e le viuzze nelle vicinanze,ma finalmente, ad un certo punto, mi trovai davanti a quello che credevo essere lo spiazzo di Morrison, simile ad una landa desolata.
Spensi il motore e scesi dalla moto, constatando che non vi era anima viva da quelle parti. Meglio così.
Tenendo con la mano destra la tracolla del portachitarra nero che portavo sulla schiena,mi incamminai verso il centro dello spazio che avevo di fronte. Ad ogni passo sentivo l’orlo della giacca sfiorarmi le caviglie e il portachitarra sbattere lievemente sul dorso. La mia camminata era decisa, calma e controllata, e lo rimase anche quando udii qualcosa avvicinarsi alle mie spalle. Non mi voltai.
Quando l’essere mi fu praticamte addosso, afferrai fulmineamente con la mano sinistra la mia pistola Ebony, mi voltai e sparai una volta. Il mezzo agli occhi del demone si aprì un foro delle dimensioni di una moneta. La creatura non fece in tempo a ruggire di rabbia e dolore che feci fuoco ancora. E ancora, fino a farlo scomparire in una pioggia di polvere nera.
Sentivo che un altro demone era dietro di me. Stavolta un demone armato. Menò un colpo di falce in mia direzione, ritrovandosi a tagliare in due il portachitarra vuoto. Il suo contenuto -non esattamente strumento musicale- si trovava in mano a me, e io ero dietro al nemico. Il demone fece appena in tempo a girarsi per vedere la lama della mia spada, la lama della mia Rebellion, tagliarlo nettamente in diagonale.
Dal riflesso che vedevo sulla lama d’argento l’area si era riempita in un attimo di demoni. Centinaia di demoni.
Sorrisi. Agganciai Rebellion sulla mia schiena tenendo l’elsa appena sopra alla spalla destra e misi entrambe le mani alla cintura. Ormai quegli esseri infernali mi avevano completamente accerchiato.
Da sotto la giacca cremisi comparve di nuovo Ebony, stavolta accompagnata dalla sua gemella Ivory. Le pistole da me create brillarono alla luce della luna.
Feci un prodigioso salto e, capovolgendomi a mezz’aria, pronunciai cinque parole: "che lo show abbia inizio!"
In quell’ esatto istante, scatenai l’inferno.
Sparavo ripetutamente sui demoni sommergendoli di proiettili. Schivavo con grande stile. Massacravo le creature a colpi di spada.
I suoni che non provenivano dalle mie armi erano emesse dai demoni moribondi che lanciavano urla strazianti: musica per le mie orecchie.
Avevamo alzato una grande nuvola di polvere. Quando si dissolse, davanti ad una luna più luminosa e grande che mai si stagliavano due figure.
Il demone era inginocchiato ai miei piedi,io gli tenevo la pistola a un centimetro dalla testa. Se un demone può piangere e implorare pietà,lo fece. Invano.
Si udì un singolo sparo che rimbombò nel silenzio. Davanti a me il demone si dissolse in una miriade di coriandoli neri, senza emettere alcun suono.
La notte ripiombò nella quiete. Rinfoderai Ivory, mi voltai e me ne andai.

Chi sono io? Mi chiamo Dante, e sono un Devil Hunter, un cacciatore di demoni.
  
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