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Autore: KiaeAlterEgo    03/10/2013    4 recensioni
Due famosissimi sarti arrivano alla corte del Re degli Elfi, per creare un abito mai visto.
Ecco cosa succede quando la fiaba de "I vestiti nuovi dell'Imperatore" si svolge a Bosco Atro
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I vestiti nuovi del re


C’era una volta il fascinoso re degli elfi, Thranduil, il quale amava tanto possedere abiti elaborati e belli, nonché gioielli raffinati e sberluccicosi, che spendeva tutti i suoi soldi per abbigliarsi con la massima eleganza. Non si curava dei suoi soldati (per quello c’era il capo delle guardie, no?), non si curava di sentir le commedie e di far passeggiate nel bosco (visto che le corna della sua alce si impigliavano sempre nei rami). Adorava ammirare i gioielli soprattutto, andando addirittura a rendere omaggio al re dei nani (una volta sola però). Era così rinomata la sua passione che molti mercanti stranieri entravano nel suo regno per vendergli gli abiti o mostrargli i gioielli (che arrivassero poi nel suo castello è un’altra storia). Così i suoi sudditi trovavano spesso le belle stoffe ed i gioielli di fattura umana nei nidi di ragno e tra i bottini degli orchi, ed egli ne esaminava uno ad uno.

Una volta, due uomini riuscirono a raggiungere le sue sale e lo incontrarono: «Siamo mastri tessitori - dissero al re - e vogliamo tessere per voi un abito mai visto!».

«Useremo una stoffa particolare, leggera come i raggi di luna, splendente come il sole, colorata come i fiori»

«Una stoffa magica - continuò l’altro - solo uomini all’altezza della loro carica possono vederla. E nemmeno gli stupidi riescono a cogliere un filo del tessuto, a loro apparirà invisibile».

Entrambi gli uomini si proferirono in un profondo inchino: «Se ci concedete una piccola somma, un’inezia per voi, iniziamo subito a tesserla».

Il re, col corpo abbandonato languidamente sul trono, rispose: «E sia, vi concedo di mostrare la vostra abilità»

I due uomini si fregarono le mani e installarono il loro telaio. Insaccarono il denaro con un sorriso e lavorarono giorno e notte, su quel telaio. Ma non c’era nessuna stoffa!

Il re mandò suo figlio a vedere come procedevano i lavori: i due uomini lodavano colori e disegni inesistenti, mostravano particolari tessiture e dorature che il principe non poteva vedere. Egli rimase impassibile, senza dir nulla, facendo solo un cenno col capo.

I due uomini allora ripresero il lavoro ed il principe tornò dal re: «Padre, quei due fingono di lavorare ed intascano oro e gioielli. Non c’è nessuna stoffa».

Il re annuì e sorrise enigmatico, ma lasciò lavorare i due uomini.

Molti elfi, durante i quattro giorni di lavoro di quegli uomini, si fermavano ad osservarli. Stavano un attimo silenziosi, stringevano le labbra e se ne andavano.

Molti elfi in quei quattro giorni andarono dal re a raccontargli quello che avevano visto. Il re si limitava a sorridere e li congedava.

Quando i due uomini annunciarono di aver terminato gli abiti, il re degli elfi andò personalmente ad esaminarli. Nemmeno lui disse niente ai due uomini, che si guardarono tra loro preoccupati.

«Questi nostri ospiti - annunciò il re - hanno lavorato per giorni e notti senza sosta. Sono proprio dei sarti dedicati» e sorrise, sempre quel sorriso enigmatico che aveva da giorni.

I due uomini si guardarono fregandosi le mani, poi assunsero la loro migliore aria di professionalità: «Ecco la giubba» disse uno, sollevando l’aria. «Qui ci sono i calzoni» disse l’altro.

Il re si avvicinò, afferrò l’aria che afferravano i due uomini e disse: «Potete lasciare i vostri lavori. Verrete accompagnati al confine da una scorta».

Il re rilasciò l’aria che aveva afferrato, i due uomini lo guardarono sgomenti ma il re gli restituì un sorriso: «Accetterò il vostro implicito consiglio» concluse.

E così il giorno del corteo, il re degli elfi uscì dal suo regno completamente nudo, indossando solo la corona.

E gli uomini che lo vedevano bisbigliavano! C’era chi diceva che era nudo, c’era chi rispondeva che gli abiti che il re indossava erano magnifici e solo gli stupidi non riuscivano a vederli, proprio perché fabbricati con stoffa magica.

Il re continuava a camminare dritto, fiero, la corona che gli cingeva la testa e i lunghi capelli che scendevano come una cascata, dorati come il più prezioso dei gioielli. E la sua pelle riluceva pallida dai raggi del sole e tutti potevano ammirare la sua nudità.

Ma i bisbigli non si fermarono fino a che un bambino non urlò: «Ma se non ha niente indosso!»

«La voce dell’innocenza!» disse il padre e chi sosteneva che il re indossasse abiti pregiati si zittì. Tutti urlarono: «Il re è nudo!»

Il re degli elfi si fermò e si girò lentamente, poi sorrise: «Nessun abito può rivaleggiare contro la mia meravigliosità»

Ed in quel giorno, gli uomini e le donne ebbero il loro fanservice.

  
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