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Autore: Pandacoffee    03/10/2013    10 recensioni
Larry-Ziall
“Zayn odia le cose che finiscono. Odia la fine, odia il punto e preferisce le virgole, odia gli addii e preferisce gli arrivederci. I giorni per lui vanno gustati fino all’ultimo istante e ci si deve addormentare sull’inizio del giorno successivo e mai sul finire di quello prima. L’amore è un punto, non una virgola. È un punto della tua storia personale e un a capo per favorire una storia di coppia. Zayn non lo avrebbe permesso a nessuno. Louis aveva lasciato Doncaster per cercare fortuna nel centro di Londra, aveva spento le diciannove candeline sulla sua torta e aveva annunciato alla famiglia “parto e non torno”. Aveva due grosse valige piene di vestiti e qualche ricordo della vita che però voleva lasciarsi alle spalle. Harry, Liam e Niall erano partiti da Holmes Chapel non appena Harry era riuscito, finalmente, a prendere il diploma. Sebbene anche Niall continuasse a definirlo “viaggio”, proprio come Liam e Harry, nel suo caso il termine più adatto era “fuga”. Di questo si trattava”
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Ecco com’è la vita: è come arrivare alla fine di una di quelle frasi bruttissime, sgrammaticate, senza senso. É come mettere un punto, finalmente, dopo una terribile successione di parole mal legate tra loro da verbi coniugati a caso e punteggiatura mancante. È alla fine di queste frasi che si può tirare il fiato e scegliere se proseguire con la frase successiva o cambiare libro. Ecco più o meno com’è la vita. Per tutti. Una snervante attesa del punto e a capo.
Certo, ma non per Zayn. Lui è più furbo, senza dubbio, di questo è certo.
Odia la fine, odia il punto e preferisce le virgole, odia gli addii e preferisci gli arrivederci. Non un puzzle finito in vita sua. Mai. Mai andato a dormire prima della mezzanotte, i giorni vanno gustati fino all’ultimo istante e ci si deve addormentare sull’inizio del giorno successivo e mai sul finire di quello prima.
Non un gelato mangiato fino all’ultimo centimetro di cono, si ritrovava sempre a buttare quel minuscolo pezzo di cialda. I popcorn? Ne restava sempre qualcuno in fondo al sacchetto, così come con le patatine o lo zucchero filato attaccato ai bastoncini. Lasciava sempre il bordo della pizza, qualche millimetro di tabacco prima del filtro delle sigarette, alzava il volume dell’ipod senza mai arrivare al massimo. Leggeva un sacco di libri, arrivava alla fine ma prima di iniziarli leggeva sempre le ultime righe così che una volta giunti lì, sull’ultima pagina, le parole conclusive sembrassero un lontano ricordo e non un addio.
Si legava alle persone senza mai arrivare a quell’apice, a quel momento perfetto e magnifico descritto nei film e osannato nelle poesie.
Voleva bene a tantissime persone ma mai, mai e poi mai si era innamorato. L’amore è un punto, non una virgola. È un punto della tua storia personale e un a capo per favorire una storia di coppia.
Zayn non lo avrebbe permesso, a nessuno, per questo faceva sesso.
“Ma l’orgasmo è l’apice di qualcosa” gli faceva sempre notare Louis, ogni volta che poi se ne restavano a letto, avvolti dal loro odore e dalle lenzuola sudate.
“Non è vero...” spiegava sempre Zayn “l’orgasmo è una virgola, non un punto. Il sesso fa parte delle storie, non è la storia in sé, a meno che tu non sia una puttana nessuna storia finisce con un orgasmo”.
“Beh, la nostra è iniziata con un orgasmo” diceva poi Louis mettendosi seduto sul letto e allungandosi per riprendere boxer e jeans abbandonati chissà dove.
“Infatti, è magnifico... per noi il sesso è stato la maiuscola di inizio capitolo” sorrideva Zayn prima di lanciarsi su Louis e ributtarlo sulle coperte.
“Niente complicazioni” diceva Louis quasi come fosse una cantilena
“Niente cuori spezzati” concludeva Zayn prendendo un nuovo preservativo.
E questa storia tra loro andava avanti da due anni, da quando Louis aveva lasciato Doncaster per cercare fortuna nel centro di Londra. Da quando cioè Louis aveva spento le 19 candeline sulla sua torta e aveva annunciato alla famiglia “parto e non torno”.
Era arrivato a Londra qualche giorno dopo Natale. Aveva due grosse valige piene di vestiti e qualche ricordo della vita che però voleva lasciarsi alle spalle. Era andato a stare in uno squallido ostello che gli costava davvero troppo e che pagava lavorando per il bar della stazione. Fu proprio lì, a quel bar, che mentre macchiava l’ennesimo caffè e sorrideva a qualche abituale cliente, lo vide.
Zayn stava seduto sopra uno zaino, uno di quelli che si usano per andare in montagna, enorme e colorato con tinte assurde, era accanto al primo binario. Indossava l’uniforme di un college o forse di un liceo, Louis non riusciva effettivamente a dargli un età. I capelli erano pettinati in un’inguardabile riga da parte che gli conferiva una forzata aria da bravo bambino. Ogni tanto alzava lo sguardo dalle strade che seguiva col dito, sopra alla cartina di Londra che teneva in mano, e guardava lontano, come a cercare conferma in qualche punto di riferimento.
Scuoteva la testa e poi tornava alla cartina.
“Dove devi andare?” gli aveva urlato Louis da dietro il bancone.
“Da qualsiasi parte. Cerco un letto, solo per questa notte. Mi basta avere un tetto sopra la testa”.
E Louis aveva sorriso, aveva servito il caffè al signore con i baffi che già stava addentando una brioche impaziente di ingurgitarvi insieme della caffeina. Aveva battuto lo scontrino e ritirato i soldi che gli doveva poi aveva girato intorno al bancone e si era avvicinato alla porta a vetri del bar, spalancata sul primo binario.
“Cerca sul tuo cellulare? Internet? Mai sentito parlare?” aveva detto a Zayn e quello in risposta aveva solo alzato le spalle e mostrato il proprio telefono.
“Wow, dovrebbe stare in un museo quel coso” aveva riso Louis estraendo il proprio telefono e porgendolo al ragazzo “entra nel bar e usa pure il mio, siediti davanti al bancone, ti faccio un caffè”.
E così era iniziato tutto. Mentre Zayn digitava sul suo telefono Louis lo fissava e gli raccontava dettagli della propria partenza, di come avesse deciso di lasciare Doncaster e di venire a Londra.
“Ora sono qui da un paio di mesi e vivo in un Ostello infondo alla strada” e Zayn aveva alzato gli occhi dal display, lo aveva guardato e sorriso. Aveva ingurgitato il caffè e si era alzato, dopo aver digitato ancora qualcosa sul telefono.
“Ok, io vado”, aveva detto, allo sguardo perplesso di Louis “quanto ti devo?”.
“Nulla” aveva sorriso Louis “solo... com’è che ti chiami? Dove andrai per la notte?”
Quello si era messo lo zaino in spalla e si era avviato alla porta: “Mi chiamo Zayn” aveva concluso.
“Beh, Zayn... butta quel cellulare. E’ vecchio”.
“Funziona benissimo e io non butto mai nulla... non mi piacciono le cose che finiscono e il mio telefono non è affatto finito”.
Così dicendo era sparito dal bar e aveva lasciato Louis ad un’altra abbondante dozzina di clienti e di caffè da macchiare.
La sera, distrutto, Louis era riuscito a finire il lavoro con una buona ventina di minuti d’anticipo rispetto al solito. Aveva salutato il proprietario del bar che passava a ritirare l’incasso ogni sera e si ero diretto al suo squallido ma accogliente ostello.
Era mezzanotte forse o qualcosa meno.
 
“Sono sotto il tuo ostello. Zayn”
 
E Louis era stato immobile a fissare il messaggio comparire sul display del suo telefono, aveva mentalmente cercato di capire il senso di quelle parole, si era persino dimenticato che le finestre della sua camera non affacciassero sulla strada principale quando si era sporto inutilmente dal davanzale per vedere se riusciva a scorgere davvero quel ragazzo, sul marciapiede, in attesa di qualche sua risposta.
 
“Sono il ragazzo del bar”
 
“Lo avevo capito. Sei davvero qui giù? Dimmi il nome dell’ostello”
 
“FreeLive”
 
Merda, era davvero lì sotto. Così Louis si era vestito, era sceso a pianoterra e aveva guardato Zayn e il suo zaino attraverso il vetro smerigliato dell’ingresso.
Il resto è probabilmente storia. Louis che gli apre la porta, Zayn che sale in camera sua, Louis che gli indica il divano, Louis che gli prepara un tè, Louis che gli indica anche il bagno “in caso volessi fare una doccia”.
Zayn che scuote la testa, Louis che gli chiede come mai è in giro da solo, per Londra. Zayn che risponde che era stato cacciato di casa “sai, per il fatto che sono frocio”, Zayn che sorride e dice che alla fine un viaggio se l’era sempre voluto fare. Louis che annuisce e sospira. Louis che lo capisce.
E anche il resto, probabilmente, è storia.
Zayn che bacia Louis, Louis che ricambia il bacio, Zayn che lo spinge sul letto, Louis che gli sale sopra.
Zayn che inizia con la maiuscola questo nuovo capitolo della sua vita. Louis che crede invece di aver messo un punto alla sua vita passata, dove doveva fingere di non essere gay.
Zayn e Louis che scrivono uno stessa storia, con trama diversa. Una storia senza inizio né  fine.
 
 
***
 
 
Harry, Liam e Niall erano partiti da Holmes Chapel non appena Harry era riuscito, finalmente, a prendere il diploma. Si erano portati lo stretto indispensabile, se l’aveste chiesto ad Harry e Niall. Liam era invece della ferma convinzione che portarsi una piastra per toast, un frullatore per centrifugare frutta e verdura, una fornitura di shampoo composta da cento pezzi e un’altra di altrettante scatolette di cibo fosse tutt’altro che lo stretto indispensabile.
“Tanto viaggiamo in treno” rispondeva sempre Harry stringendosi al petto la valigia interamente dedicata allo shampoo “sarebbe stato un problema se fossimo stati in aereo”.
E così immancabilmente la discussione cadeva e il loro viaggio in giro per l’Inghilterra continuava. Solo loro tre, loro tre e le loro otto valige.
Sebbene anche Niall continuasse a definirlo “viaggio”, proprio come Liam e Harry, nel suo caso il termine più adatto era “fuga”. Di questo si trattava.
Aveva lasciato un biglietto sul tavolo della cucina di casa sua per suo e padre e suo  fratello: “non preoccupatevi”. Cos’altro si può dire quando si scappa di casa? Per sicurezza aveva anche lasciato il numero di telefono di Liam, si sarebbero accorti della sua scomparsa, o almeno così sperava, e avrebbero composto quel numero.
Non aveva niente da dirgli, non aveva nulla da rimproverargli, non aveva niente da chiedergli. Voleva soltanto andarsene.
Liam e Harry erano i suoi migliori amici. Due tipi di cui ci si può fidare. Erano stati i primi a sentire la frase “sì, ok, sono un po’ gay in effetti”, gli unici, forse, a cui aveva avuto il coraggio di confessare i suoi gusti sessuali. Avrebbe anche volentieri aggiunto “e sono innamorato di te, Harry”, ma aveva optato per non dire nulla anche perché all’epoca Liam e Harry stavano insieme. Gli era passata adesso, ne era certo. Harry era acqua passata.
Ad ogni modo si conoscevano dall’asilo e l’idea del viaggio era venuta a Liam. Aveva detto qualcosa di profondo e carico di significato, come suo solito, qualcosa tipo “appena finirai il liceo, Harry, andremo a conquistare il mondo, solo il cielo sarà il limite, nient’altro”.
E Niall a quel punto aveva alzato il boccale di birra al cielo e aveva aggiunto un “sì, scappiamo”.
La sua non era una famiglia perfetta benché Liam continuasse a preferirla alla propria. A casa di Liam tutti sapevano tutto di tutti, erano iper protettivi e super attenti ad ogni singolo cambio d’umore. Ecco, Liam preferiva appunto una famiglia come quella di Niall dove tutti si fanno i cazzi propri e se scappi di casa nemmeno se ne accorgono.
“Papà” aveva tentato Niall la sera prima della fuga “e se scappassi di casa?”
“Basta che ti porti le chiavi”.
In casa nessuno si accorgeva di Niall, né suo padre, né i suoi fratelli. Poteva passare l’intera giornata sul divano a fissare il soffitto e nessuno gli chiedeva se fosse tutto a posto, gli diceva di andare a studiare o di alzarsi dal telecomando. Nessuno si preoccupava di lui.
La sera prima della fuga non cenò, si chiuse in camera alle sei del pomeriggio dichiarandosi malato, non che a qualcuno importasse. Uscì dalla camera la mattina alle quattro, quando Harry venne a prenderlo in motorino.
Lo parcheggiarono in stazione, attesero Liam e le valige, che avevano lasciato a casa sua, e presero il primo treno che arrivò.
Non avevano scelto una meta precisa, avevano solo scelto di vagare per l’Inghilterra.
In treno Niall si mise a riflettere su come avrebbe reagito sua padre.
“Dite che è scappato?” avrebbe chiesto suo fratello.
“Speriamo abbia le chiavi”
Avrebbe potuto anche drogarsi, a suo padre non sarebbe importato più di tanto, ciò che gli interessava era che avesse le chiavi. Quella fobia gli era nata l’anno prima, quando Niall tornando da una festa di compleanno aveva fatto un incidente in motorino, niente di grave. Invece di rincasare alle undici, come stabilito, tornò all’una di notte e invece di trovare papà ancora sveglio dovette citofonare.
“Ti sembra l’ora di tornare? E ti sembra il caso di svegliare l’intera casa solo perché quel catorcio ti ha lasciato a piedi? Fila a letto, domani ne parliamo”.
Da quel giorno o aveva con sé le chiavi oppure dormiva sullo zerbino.
Cercò di pensare a qualcuno al quale la sua fuga potesse interessare. Nessuno eccetto Liam e Harry che, però, stavano viaggiando con lui. In definitiva dunque, pensò Niall, assolutamente nessuno.
Il resto del viaggio lo passarono fantasticando sui meravigliosi luoghi che avrebbero visitato, su tutte le avventure che avrebbero affrontato.
Volevano quel viaggio/fuga rappresentasse la svolta, speravano la loro vita avrebbe acquistato una nuova luce, un nuovo significato.
Come quando alla fine di una frase, una di quelle brutte, sgrammaticate, con poco senso, arriva il punto ed è allora che si tira un lungo sospiro. Eccoci, pensarono, erano al punto della loro vecchia vita. Il treno rallentò, piano, alla stazione di Bradford. Piano, come prendere un respiro, piano, come quando ci si immerge nell’acqua troppo fredda del mare, piano come quando si cambia capitolo.
Un’ora dopo Niall era al telefono con la madre di Liam, gli annuncia che suo figlio si trovava in ospedale ad un paio d’ore da casa, ricoverato per un attacco di appendicite.
“Stiamo calmi, stiamo calmi” provava a dire Harry per tranquillizzare Niall “aspettiamo i genitori di Liam. Hanno detto che lo operano domani, giusto? Passiamo qualche giorno qui e poi ripartiamo...tutti insieme”.
“Non potrà muoversi per almeno quindici giorni!!!!”
“Ok... ehm... ho un amico da queste parti, ok? Iniziamo a sentire lui che ci ospiterà per la notte. Gli scrivo? Lo chiamo?”.
“... fai come ti pare”
 
 
“Ciao. Sono Harry, ti ricordi? Sono a Bradford... posso chiamarti?”
 
 
***
 
 
Se c’era una cosa che Louis detestava era svegliarsi la mattina con l’insistente suono di un cellulare. Prima era squillato il suo, era sua madre che voleva sapere come se la passava. Poi, come non fosse già abbastanza, era suonato il telefono di Zayn. Un messaggio.
Louis era rotolato dalla parte di letto di Zayn, si era allungato verso il comodino e aveva guardato quel catorcio di cellulare che il suo amico non si decideva a cambiare.
 
“Harry?” domandò ad alta voce per farsi sentire da Zayn intento a farsi la barba.
“Mh?” fece il moro comparendo in camera ancora con la schiuma in faccia e il rasoio in mano.
“Ti ha scritto un Harry”
“Un Harry chi?”
“Che ne so io... toh” e così dicendo Louis gli lanciò il telefono e cercò di tornare a dormire.
“Oh” disse dopo un po’ Zayn “Harry Styles... è ancora vivo”
Louis non sembrò sufficientemente interessato alla cosa per interrompere nuovamente i suoi tentativi di riaddormentarsi. Tirò le coperte quasi a coprirsi la testa.
“È il tipo che mi sono fatto l’estate scorsa, ti ricordi? Lo scolaretto... ci avevamo riso un sacco”.
Louis iniziò a ridere e si mise seduto.
“È quello che ti ha chiesto ‘’scusa la finisci quella birra?’’ “
“Lui”
“Povero, non poteva sapere che sei semi autistico quando si parla di finire cose”
“Beh, gli avevo risposto in modo in normale dai”
“Gli hai detto ‘’puoi finirla se mi fai un pompa’’, Zayn, non è normale” disse Louis sottolineando la parola normale scuotendo la testa animatamente.
“Lo ha fatto, dunque nemmeno lui è posto!” disse il moro digitando qualcosa sul telefono.
“Cosa vuole adesso?” domandò Louis avvicinandosi a Zayn.
“Dice che è a Bradford... chiede se può chiamarmi”.
“Tu non vivi più a Bradford da due anni...”
“Sì, ma gli avevo detto che abito lì, non volevo riuscisse in qualche modo a ritrovarmi”
“Oh certo, per questo ha il tuo numero...” rispose acido Louis
“Cos’è, sei geloso? Il nostro contratto non prevede tu possa esserlo...” sorrise poi Zayn, scompigliandogli i capelli
“Infatti, sesso, solo sano sesso tra noi...” disse Louis alzandosi finalmente dal letto “per questo non sono affatto geloso... cosa gli rispondi?”
“Gli ho chiesto cosa vuole”
 
 
 
***
 
 
“Mi ricordo. Non abito più lì comunque. Cosa devi dirmi?”
 
Ed ecco, a diversi chilometri di distanza da Londra, nel bar di un ospedale,  due ragazzi lanciarsi su un incolpevole cellulare al suono di un nuovo messaggio ricevuto.
“Lascialo Niall, è il mo telefono”
“Voglio sapere cos’ha risposto”
“Se lo lasci te lo dico” urlò Harry strappando il proprio cellulare dalle mani del biondo.
“Dice... dice che non abita più qui” aggiunse poi.
“Grandioso”
“Va beh, ci ha vissuto però... gli chiedo se conosce qualche posto... un hotel, qualcosa di simile”
 
“Oh, ok. Hanno ricoverato un mio amico qui... eravamo in viaggio... dobbiamo fermarci qualche giorno. Conosci un albergo?”
 
“Mi dispiace. Comunque...no...”
 
E Harry avrebbe dovuto saperlo. Quando mai qualcuno con cui era stato a letto si era mostrato gentile con lui? Mai. Nessuno. L’unico era stato Liam, certo... ma loro erano già migliori amici e anche dopo la loro rottura erano riusciti a mantenere ottimi rapporti. Da Zayn cosa poteva aspettarsi? Se l’era fatto l’estate prima su una spiaggia, si erano scambiati i numeri più per riempire qualche minuto di imbarazzo mentre si rivestivano che per una reale volontà di risentirsi. Perché mai avrebbe dovuto rispondergli in modo gentile o aiutarlo? Harry aveva appena riposto il cellulare in valigia quando quello riprese a suonare.
Un nuovo messaggio.
 
 
“In effetti...ci sarebbe l’hotel dei miei genitori... è poco fuori Bradford. È al 6 di Roydsdale Way. Ciao. Ps: non dire che ti mando io”
 
 
“Niall, il tipo mi ha scritto di nuovo... i suoi genitori hanno un hotel poco fuori Bradford...”
“Oh... ok... dammi il nome che cerco”
“Mi ha dato la via... leggi...” e così dicendo Harry mostrò il telefono a Niall mentre la sua testa si perdeva dietro vecchi ricordi di quella sera con Zayn. Era abbastanza certo del fatto che Zayn gli avesse detto che i suoi erano morti. Ve bene, probabilmente quella sera erano entrambi molto ubriachi ma Harry era sicuro di aver capito bene.
 
 
“Grazie. Vediamo se riusciamo a raggiungerlo e non diremo che ci mandi tu. Ciao.”
 
Questa fu la risposta di Harry ma non lo convinceva granché, infatti, qualche secondo dopo aver inviato il messaggio, ne compose e inviò un altro.
 
“Dove vivi adesso?”
Ma probabilmente non era nemmeno questa la vera domanda che Harry voleva fargli. Poteva scrivergli: “scusa ma non erano morti i tuoi?” o “i tuoi genitori morti gestiscono un hotel?”??? No, non poteva.
“Possiamo rivederci?” scrisse e inviò. Dannazione, non doveva scriverglielo. Cazzo, perché non pensava prima di fare le cose?
 
 
“È facile” disse dopo qualche ricerca in internet Niall “facilissimo da qui. C’è un pullman dietro l’ospedale che porta ad un isolato dall’hotel, possiamo andarci se vuoi. Ci informiamo dei prezzi”
“Va bene, va bene” disse Harry alzandosi dalla scomoda sedia del bar “muoviamoci però perché sta per piovere, chiaramente... non bastava la sfiga per oggi”. Harry ripose il cellulare in tasca, tanto, lo sapeva bene, Zayn non gli avrebbe più risposto.
 
A questo punto si potrebbe dire che anche da qui in poi, il resto, è storia. Harry e Niall che salutano Liam e che gli dicono sarebbero tornati il giorno dopo. I genitori di Liam che gli dicono che dopo l’operazione avrebbero portato Liam di nuovo a casa, ad Holmes Chapel. Liam che piange, Harry che piange e Niall che piange. Liam che chiede loro di proseguire il viaggio anche per lui, loro che accettano, non prima di aver pianto ancora però.
Harry e Niall con sette zaini (solo uno era di Liam) che arrivano davanti all’hotel, Harry che legge il cartello “failed”, fallito, attaccato alla porta d’ingresso.
Harry e Niall sotto la pioggia. Zayn che riceve un messaggio, Zayn che ne parla con Louis. Louis che accetta la proposta di Zayn.
Zayn e Louis che partono. Zayn e Louis che arrivano a Bradford al 6 di Roydsdale Way.
Zayn, Louis, Harry e Niall in taxi. Quattro protagonisti della stessa storia con trama diversa.
Quattro protagonisti di una storia che iniziò proprio quella sera, durante  quel viaggio in taxi, sotto la pioggia, mentre insieme si dirigevano verso la vecchia casa di Zayn.
 
 
 
***
 
 
“Anche la casa è chiusa” constatò Zayn salendo i quattro gradini che dal cortile portano all’ingresso della sua vecchia casa. Provò a bussare, a suonare il campanello a dire la parola che non diceva da tempo: “mamma?” ma nessuno rispose.
E c’era Louis, appena giù da quei quattro gradini a guardarlo e a pensare a quanto dovesse essere brutto, per Zayn, toccare con mano qualcosa che finisce. La casa dov’era cresciuto, dove era cambiato e diventato grande,  chiusa forse per sempre. L’aria abbandonata di una casa che non vede abitanti da diverso tempo. Dov’erano i suoi genitori?
“Dove pensi siano?” domandò infatti Zayn, poco dopo.
Louis alzò solo le spalle e scosse piano la testa.
“Magari sono in vacanza” tentò Harry che era restato in disparte, seduto sopra una delle sue valige, accanto a Niall.
Zayn e Louis lo guardarono e poi guardarono Niall.
“Potete andare se volete, come vedete non ho posti dove ospitarvi” disse Zayn acido.
“Ma non sappiamo dove andare” aggiunse Niall allo sguardo da cucciolo che Harry tentava, in direzione di Zayn.
“Non hai le chiavi?” domandò invece Louis a Zayn, ignorando completamente sia Harry che Niall.
“Sì, le ho portate... ma... non credo sia una buona idea... a parte che credo mio padre abbia cambiato la serratura quando sono andato via”
“Credevo fossero morti” disse Harry e, dannazione, non voleva dirlo, non voleva proprio.
“Io credevo ve ne foste andati” rispose Louis guardandoli torvo.
Fu il rombo di un tuono e il bagliore dei lampi a riportare l’attenzione sulla casa.
“Ok, provo con la chiave” e Zayn tentò davvero di non tremare mentre inseriva la chiave nella serratura. Quante volte aveva sognato quel momento? Lui davanti alla sua vecchia casa a fare il gesto che tantissime volte aveva fatto, con estrema naturalezza. Lui che entra in casa e urla “sono tornato mamma”. Immaginava addirittura suo padre che si scusava e lo abbracciava. Quante volte si era domandato se davvero suo padre avesse cambiato la serratura? Adesso era lì. Louis ad illuminagli la serratura facendo luce con il cellulare. Harry, Niall e le loro stupide valige accanto a lui, a ripararsi dalla pioggia, sotto la veranda.
La chiave che non ruota. La serratura estranea. La porta chiusa.
“Ha cambiato la serratura” sentenziò alla fine girandosi verso Louis.
E proprio come durante il loro primo incontro Louis abbracciò Zayn in uno di quegli abbracci carichi di comprensione e affetto.
“Chiamiamo un taxi e torniamo a casa?” domandò Louis.
“Ehi” si intromise Niall “davvero? Non potete abbandonarci qui, diluvia! Ci avete portati in taxi in un posto che nemmeno conosciamo. Tra l’altro se sapevi che probabilmente a tuo padre non avrebbe fatto granché piacere vederti perché siamo venuti qui”
“Non lo so in realtà. Quando ho visto l’hotel chiuso ho pensato di andare a casa a vedere. Non ci ho pensato” rispose Zayn guardando pensieroso le grandi pozzanghere che iniziavano a formarsi appena giù dai gradini “ci sarebbe la cantina in effetti” aggiunse d’un tratto correndo fuori dalla veranda e girando intorno alla casa.
“E così tu gli hai fatto un pompino?” disse Louis girandosi verso Harry “ha un buon sapore, vero?”
E Louis probabilmente lo disse solo per sottolineare il fatto che anche lui aveva fatto un pompino a Zayn, più di uno a dire la verità. Lo disse perché, chissà poi come mai, quel ragazzino con i ricci e gli occhi verdi aveva l’aria magnetica, ammaliante, divinamente scopabile, e così, gli andava di ribadire la sua assoluta proprietà sul pene di Zayn, mica che gli saltasse in mente di fargliene un altro. In più, e questo non era marginale, voleva fosse chiaro che Zayn gli aveva raccontato ogni cosa. Voleva, in sostanza, mettere un po’ in imbarazzo quel ragazzino.
Louis guardò Harry diventare tutto rosso e tossicchiare un attimo prima di rispondere: “io ho un sapore migliore, vuoi provare?”.
Ecco, peccato che giusto l’attimo dopo quello in imbarazzo divenne lui stesso, Louis, con grande divertimento di Niall che li osserva ridendo seduto sopra le valige.
“Ci siamo ragazzi” disse Zayn comparendo di nuovo davanti alla veranda, completamente fradicio e con il fiatone.
“Da piccolo facevo entrare i ragazzi da una specie di passaggio vicino alla porta della cantina, è ancora aperto” sorrise poi Zayn
“Oh caspita, chissà quanta gente sa com’è il suo sapore, eh Louis...?” disse Harry ridendo e dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
“Il mio cosa?” domandò Zayn guardando lo sguardo contrariato di Louis, ma, ancora un volta, il rumore dei tuoni riportò il quartetto alla realtà.
“Seguitemi” disse Zayn aiutando Niall con un paio di valige.
Girarono intorno alla casa e si avvicinarono ad una porticina che aveva l’aria di aver ospitato, in un lontano passato, un locale caldaia o qualche contatore della luce.
Zayn aprì la porta facendo girare nella serratura una minuscola chiave mezza arrugginita.
“Mio padre non sapeva io ne avessi una copia... e credo non sapesse nemmeno che da qui dentro si può entrare in cantina e dunque in casa” spiegò Zayn spalancando la porticina.
Prima entrò Louis con le due valige di Harry in mano, poi Harry, con altre due valige, Niall, anche lui in possesso di due borsoni e infine Zayn con...
CLACK.
“OH merda” disse Zayn guardando la porta che gli si era richiusa alle spalle.
Provò a riaprila.
“OH MERDA” ripeté strattonando la maniglia.
“Cosa? Cosa? Cosa?” domandò Niall cercando di non pensare alla claustrofobia.
“Si può aprire solo dall’esterno se non hai la chiave” rispose Zayn con la bocca spalancata per l’incredulità.
“Ottimo, noi abbiamo le chiavi, no?” domandò Harry.
“Sì, ma sono rimaste fuori, insieme ad una vostra valigia”.
“OH MERDA” dissero gli altri quasi in coro proprio mentre l’ennesimo tuono rimbombava all’esterno.
“Niente panico” provò Zayn tastando il muro in cerca di un interruttore della luce.
Click
“Ecco” disse quasi sorridendo “con la luce va meglio, no?” poi Zayn si guardò intorno. Harry e Louis erano schiacciati contro la parete sul fondo della stanza con aria decisamente terrorizzata.
Ma, se Louis era lì... chi lo stava abbracciando?
Zayn guardò verso le braccia che gli cingevano i fianchi e la testolina bionda premuta contro il suo petto.
“Io non so nemmeno come cavolo ti chiami” disse poi scollandosi Niall di dosso.
“Mi chiamo Niall e sono claustrofobico”
“Ciao Niall” dissero in coro Louis ed Harry per poi scoppiare a ridere.
“Anche a te sembrava l’inizio di una di quelle riunioni che fanno gli alcolisti anonimi?” domandò Harry
“Sì” rispose Louis ridendo “quando stanno in cerchio e dicono cose tipo ciao sono Louis e sono gay”.
E di nuovo risero insieme.
“Non credo che i gay facciano riunioni di quel tipo” intervenne Zayn iniziando a perlustrare la stanzetta, finalmente senza Niall appiccicato addosso.
“Invece di dire stronzate e ridere di me, perché non troviamo il modo di uscire di qui?” propose Niall sedendosi per terra e abbracciando una valigia.
Aveva bisogno di affetto. Voleva Liam, lui si che lo abbracciava sempre. Harry se ne stava invece lì a ridere con quel cretino.
“Come ti chiami tu?” domandò a quel punto Niall rivolto a Louis.
“Louis”
“E state insieme?” chiese, alludendo a lui e Zayn, proprio mentre quest’ultimo, spostando una sorta di armadio, rivelava la presenza di una porta.
“No” rispose Zayn
“Scopiamo solo” aggiunse Louis andando ad aiutare Zayn alle prese con l’armadio.
Anche Harry fece lo stesso mentre Niall, ancora, non si decideva a staccarsi dalla sua valigia.
“Eccolo qui” disse infine Zayn indicando la porta “il passaggio che vi dicevo, ora da qui si passa in cantina e dalla cantina in casa...e da lì, finito il temporale, cercheremo di uscire”.
Detto questo fece segno agli altri tre di restare fermi mentre lui andava a tentoni all’interno della cantina.
Ricomparve qualche minuto dopo.
“Ho una buona notizia e una cattiva” disse scrollandosi di dosso qualche ragnatela “quale volete prima?”
“Quella bella” rispose Niall già piagnucolando e preparato al peggio per quanto riguardava la cattiva notizia.
“Bene” iniziò “quella bella è che la cantina è semi arredata, c’è qualche mobile e un paio di coperte”
Così dicendo accese la luce della cantina rivelando quanto aveva appena descritto.
“E quella brutta?” chiese Louis
“Oh, quella brutta è che mio padre ha cambiato anche la serratura della porta che dalla cantina porta fino su in casa quindi siamo bloccati qua sotto... ma, questa non è ancora la notizia brutta brutta...”
“E qual è allora?” domandò di nuovo Louis
“È che le cose che ci sono in cantina... ecco... non sono della mia famiglia... c’erano un sacco di cose delle mie sorelle un tempo, c’erano i vecchi libri di papà e gli scatoloni colmi di ricordi di mia madre... quindi ecco, in definitiva credo che i miei non abitino più qui”.
“E siamo a tre quindi” disse d’un tratto Niall
“Tre? Tre cosa?”
“I reati che abbiamo commesso. Siamo entrati su suolo privato quando eravamo in giardino, siamo poi entrati in un’abitazione, anch’essa di privati e infine pernotteremo nella suddetta abitazione finché non moriremo di fame... probabilmente a quel punto si aggiungerà un quarto reato... se il cannibalismo è reato”
“Io non vi mangerò mai, giuro” disse Harry guardando a turno gli altri tre.
“Io invece si” concluse Niall.
Zayn e Louis avevano  tacitamente deciso di non intromettersi in quel delirante dialogo e di dedicarsi invece a capire che cosa fare.
“La cantina non ha finestre?” domandò infatti Louis a Zayn
“No, o meglio... ha una piccola finestrella, ma è giusto per far passare aria quando la si apre... non ci possiamo passare”
“Grandioso... Possiamo chiamare qualcuno?”
“Non saprei chi chiamare... direi di passare qui la notte intanto... domattina possiamo pensarci. Non credo torneranno i proprietari, ha l’aria piuttosto abbandonata. Magari sono davvero in ferie e se tornassero, beh... gli spiegheremmo che abitavo qui ecc ecc ecc”
“DIO MIO PERCHÉ? COS’ALTRO VUOI PORTARMI VIAAAA?”
L’urlo di Niall interruppe l’unico dialogo costruttivo che erano riusciti a fare durante tutta la serata. Persino Harry si era fermato ad ascoltarli e ad annuire all’idea di dormire lì.
“PERCHÉ?” continuava ad urlare Niall. Zayn e Louis erano piuttosto spaventati e perplessi soprattutto osservando la reazione di Harry che non si era minimamente scomposto a quegli urli disumani.
“Co-cos’ha?” domandò infine Louis.
“Oh, è che la valigia che è rimasta fuori era una delle sue”
“Tutto qui? Ne avete altre duecento di valige, puoi prestargli tu i vestiti” suggerì Zayn
“No, no, in quella valigia c’era il fornellino per i toast”
“Era una piastraaaaaaaaaaaaaaa” urlò Niall quasi sull’orlo delle lacrime “ora cosa me ne faccio di tutto questo pane?” domandò poi aprendo un’altra valigia.
“Avete del cibo!!!!” disse Louis abbracciando Harry “è magnifico”
“Abbiamo anche mezzo quintale di tonno, pasta precotta e carne in scatola” aggiunse Harry ricambiando l’abbraccio.
 
 
 
 
 
***
 
E così passarono la loro prima cena nella cantina della vecchia casa di Zayn. Il locale caldaia iniziava già ad essere una specie ripostiglio/spogliatoio. Avevano abbandonato lì tutte le valige e Zayn si era fatto prestare dei vestiti da Harry per cambiare i propri ancora umidi di pioggia.
Avevano due sacchi a pelo e delle coperte che sistemarono nella cantina, dietro alla scala che avrebbe dovuto portare all’eccesso per la casa.
Zayn si avvolse in una coperta attaccato al muro, Louis, dopo essersi impossessato a sua volta di una polverosa coperta si sistemò accanto a lui. Harry e Niall, distanti da gli altri due di qualche spanna, si erano invece accoccolati ognuno in un sacco a pelo. Rimasero tutti e quattro così, in silenzio.
Non avevano ancora molto da dirsi, tra tutti. Niall aveva appena scoperto il nome di Louis e che non fosse fidanzato con Zayn, facevano solo sesso. Non sapeva nemmeno quanti anni avessero. Sapeva anche che Zayn qualche anno prima aveva lasciato quella casa ma non sapeva il perché. Non sapeva ancora se vivessero assieme o dove vivessero. A ben pensarci, si disse Niall raggomitolandosi su un fianco: di loro non sapeva un bel niente. Erano solo schifosamente bloccati in una topaia e ci sarebbero rimasti chissà per quanto.
Harry, accanto a lui, dentro un sacco a pelo gemello, era perso dietro pensieri molto simili. Dunque, ricapitolando, pensò mettendo entrambe le mani sotto la testa. Aveva scoperto che il ragazzo con gli occhi azzurri insieme a Zayn si chiama Louis, è gay, abbraccia bene e ha un buonissimo profumo. Non sono fidanzati e fanno solo sesso. Era anche venuto a conoscenza del fatto che Zayn aveva raccontato a Louis i particolari della serata che aveva trascorso in compagnia del moro su una spiaggia, l’estate prima.
Sapeva poco altro. Dove viveva adesso Zayn? Viveva con Louis? Davvero si può solo fare sesso senza alcuna implicazione sentimentale? Si stropicciò gli occhi. Non aveva certezze, su nulla. Voleva solo viaggiare, non avere confini. Adesso invece si ritrovava in un buco di cantina con dei confini fin troppo definiti da spesse e polverose pareti in mattoni. Sbadigliò sonoramente: di per certo aveva sonno.
Mentre Harry si addormentava, a pochi passi da lui, Zayn non riusciva proprio a fermare il cervello perso dietro milioni di pensieri. Cosa aveva imparato quel giorno? Che probabilmente gli incubi diventano realtà. Che la porta che non pensava avrebbe mai, sul serio, trovato chiusa era in realtà veramente chiusa. Che i suoi genitori avevano lasciato la città dov’era nato e cresciuto e se n’erano andati senza dirgli nulla, che persino le sue sorelle, probabilmente, lo avevano dimenticato. Aveva ritrovato Harry, un ragazzo che, come decine e decine di  altre sue scopate avrebbe dovuto restare un ricordo, l’orgasmo di una notte. Avrebbe dovuto restare l’ennesima storia sospesa a mezz’aria senza inizio né fine. Non avrebbero dovuto ricontrarsi, mai. Harry invece gli aveva scritto e lui stupidamente aveva risposto. Harry gli aveva detto della scritta “fallito” sull’hotel dei suoi e lui si era preoccupato, aveva immaginato suo padre distrutto dal dolore per la sua mancanza che chiudeva l’hotel e si relegava insieme a sua madre e alle sue sorelle dentro quella casa. Aveva sperato, in taxi, di trovarlo a casa e invece no. Aveva conosciuto Niall, sì. Ecco qualcosa su cui soffermarsi. Niall. Non aveva mai conosciuto un ragazzo in quel modo prima d’ora. Nessuna storia destinata a durare o che miri a qualcosa di serio inizia con un orgasmo e infatti lui iniziava tutte le sue storie così, persino quella con Louis. Lui voleva bene a Louis, tanto, tantissimo. Era suo amico, suo fratello, la sua famiglia. Ma quella storia era volutamente iniziata con un orgasmo così da non finire mai ad essere qualcosa di serio e potenzialmente doloroso. Qualcosa che l’avrebbe intrappolato dentro una vita di coppia e avrebbe concluso la sua vita da single. Ecco, Niall era stato il primo uomo nella vita di Zayn a far iniziare il loro rapporto con un abbraccio. Un abbraccio non è un orgasmo. Un sacco di storie iniziano e finiscono con un abbraccio. Ed era marginale, dannazione, lo era. Perché pensare a quell’abbraccio dettato dal terrore per il buio e la claustrofobia? Perché ci pensava, perché? Era nella cantina della sua vecchia casa, non aveva idea di dove fosse la sua famiglia e lui pensava a Niall? Ad uno stupido abbraccio di dieci secondi?
Ecco cosa aveva imparato Zayn, quel giorno, le cose succedono. Punto. Non aveva immaginato di tornare a Bradford eppure era successo. Non aveva in programma di conoscere Niall e rivedere Harry eppure...era successo.
E c’era anche Louis, a respirare piano in quella cantina, a sbattere gli occhi nel buio claustrofobico di un’abitazione sconosciuta. C’era anche lui in quel labirinto di pensieri senza fine. Pensava alla giornata appena conclusa. Al suo letto comodo e alle lenzuola che sapevano di sesso e di Zayn. Era oltre un anno, ormai, che abitava con Zayn in un piccolo appartamento a sud di Londra. Aveva lasciato l’ostello e aveva cercato con Zayn un nido... un nido di sesso? Si dice o esistono solo i nidi d’amore? Beh, loro avevano trovato un nido, solo per loro due e ci facevano sesso in quel nido, niente a che vedere con l’amore e le altre cose smielate. Si volevano bene. Tanto. E Zayn aveva un buon odore, un profumo magnifico che si diffondeva per le stanze del loro appartamento e anche di quella cantina. E un buon sapore. Così arrivò a pensare all’ultima volta in cui aveva pensato al sapore di Zayn, appena qualche ora prima. Cos’è che aveva detto quell’Harry? “io ho un sapore migliore, vuoi provare?”. Soffocò una risatina. In effetti non gli sarebbe dispiaciuto. Se scopava bene come abbracciava non sarebbe stato poi così male provare. Già, non lo sarebbe stato affatto. Alla fine cosa voleva Louis quando era partito da casa, due anni prima? Voleva un posto dove essere autonomo e dove potesse essere gay senza che qualcuno lo giudicasse. In quella cantina poteva. Si sentiva stupido anche solo per averlo pensato eppure la vedeva così, forse per il sonno, la stanchezza. In quella cantina non c’erano segreti. Tutti erano gay, forse, ancora non aveva inquadrato Niall. Di per certo a nessuno fregava niente se lui lo era. Si sapeva che Zayn si era scopato sia lui che Harry. Si conoscevano da quanto? Sei ore? Era già una buona quantità di segreti quella. La sua famiglia era Zayn e Zayn era con lui, in quella cantina. Davvero desiderava altro? Si rigirò su un fianco.
“Buonanotte Zayn” disse piano e, probabilmente, non si aspettava una risposta.
“’notte Lou” rispose la voce che ogni notte, gli rispondeva la stessa cosa.
“notte” rispose una terza voce, doveva essere Niall.
“Buonanotte ragazzi” disse anche l’ultima voce, quella di Harry, impastata di sonno.
E Louis lo pensò, davvero, lo pensò distintamente. Come la voce di Zayn gli dava la buonanotte ogni notte da anni, quella di Harry lo avrebbe salutato tutte le notti a seguire e tutte le mattine da lì al per sempre. Lo pensò, quasi distrattamente, quasi a desiderarlo.
Quasi sapesse che a quel punto erano diventati quattro protagonisti di due storie diverse, con due trame diverse e lo stesso finale.
 
 
***
 
 
La mattina dopo il primo a svegliarsi fu Niall. Aveva fame, tantissima fame ma, ancora prima di quello a  preoccuparlo fu un altro fatto: esiste un bagno?  Si mise seduto nel proprio sacco a pelo. Si guardò intorno. Allora, la cantina era un enorme squallido stanzone, e quello lo aveva già appurato la sera prima. Una porta era aperta sulla piccola stanza caldaia dove avevano lasciato le valige e lì, ne era certo, non c’era un bagno. La scala che portava all’ingresso della casa era assolutamente inutile, proprio perché alla casa non era possibile accedere. Ed eccola lì, infine, una terza piccola porta. Una porta senza porta. Com’è che si dice? C’era la forma di una porta ma la porta non c’era. Era come una specie di nicchia ricavata nel muro. Si scorgeva un specchio sulla parete visibile e poi il bordo di qualcosa in ceramica, doveva essere un lavandino.
Perfetto, pensò Niall e poi si mise mentalmente a ripassare il percorso che avrebbe dovuto fare per arrivare laggiù senza svegliare gli altri. Doveva solo superare il divano polveroso e coperto da una carta trasparente, saltare qualche scatolone, doveva spostare l’attaccapanni mezzo distrutto messo di traverso nella stanza e poi era fatta. Non avrebbe fatto rumore.
Si girò su un fianco, guardò Zayn a petto nudo coperto solo fino alla vita e poi... ok, si mise in piedi e arrivò fino al divano.
No, no, com’è che doveva fare per arrivare in bagno senza svegliare l’intero universo inciampando in ogni dove? Dove alzarsi e superare il divano *Zayn a petto nudo*, si ok, poi doveva *Zayn a petto nudo*. Oh maledizione.
Doveva girare intorno alle scatole e girare l’attaccapanni? No, no... *Zayn  a petto nudo*  Saltare il gatto? Era previsto saltare un gatto nel suo piano? Non era affatto previsto un gatto né tanto meno Zayn a petto nudo!!!
“AAAAH” urlò mentre, all’unisono, anche il gatto iniziava a fare versi.
“Staccati, staccati” urlava Niall alla bestiaccia che gli si era avventata sulla gamba.
No, Niall ne era abbastanza certo: questo il piano non lo prevedeva  e non prevedeva nemmeno il gatto che scappava a tutta velocità verso la piccola finestrella saltando sopra gli armadi e spargendo cd e libri ovunque.
Il rumore fu simile a quello di una bomba a mano. Anzi no, fu proprio quello di una bomba a mano, Harry ne era certo mentre si metteva seduto di scatto e annaspava in cerca di fiato, per lo spavento.
Louis fece più o meno la stessa cosa anche se preferì direttamente saltare in piedi e attaccarsi alla parete.
Zayn si mise semplicemente seduto e osservò muto, con sguardo severo, Niall in bilico su un piede in mezzo alla stanza.
“Mi ha graffiato” disse poi ai tre che lo osservavano “un male...non potete immaginare oh”.
“Avevate anche un gatto negli zaini?” domandò Louis acido, stropicciandosi gli occhi
“Molto spiritoso” gli rispose Harry “quello non è nostro”
“Girerà per il quartiere, ha visto la finestrella ed è entrato” disse poi Zayn, uscendo dalle coperte e rimettendosi la maglia, per buona pace della salute mentale di Niall.
“Cosa stavi facendo lì in piedi?” domandò poi al biondo.
“Cercavo il bagno” rispose indicando la stanza verso la quale aveva provato a dirigersi.
“A proposito” cominciò Zayn “ci ho riflettuto: qui giù un bagno non c’è mai stato, nemmeno i divani o gli armadi, perché mai arredare una cantina? Quindi credo chiunque viva qui la utilizzi più come taverna che come cantina”.
“E con questo?” domandò Louis andando verso il bagno, per controllarne le condizioni “pensavo avessi riflettuto su come farci uscire di qui?”
“E con questo credo che qui giù ci viva qualcuno, quindi” riprese Zayn “probabilmente in quegli armadi chiusi a chiave c’è del cibo, o qualcosa di utile e... una copia della chiave? Voi non tenete da qualche parte una copia delle chiavi?”
“Perché mai dovrebbe? Se vive in cantina conosce quelli del piano sopra... per entrare qui passerà dalla porta sopra le scale” disse Harry indicando l’accesso alla casa “No?”
“Probabile, sì... ma possiamo almeno provare. Dividiamoci i compiti per questa mattina” suggerì Zayn “io e il biondino idiota cerchiamo un modo per uscire, perché se lo mettiamo ad arrangiare il pranzo si mangia tutto prima che venga servito in tavola” concluse guardando Niall con quello che voleva sembrare uno sguardo divertito ma che a Niall parve colmo di disprezzo.
“Voi due” continuò indicando Harry e Louis “dividete il cibo in caso restassimo qui qualche giorno e... provate a rendere questo schifo più presentabile. Io e Niall proviamo a sfruttare la batteria dei telefoni per chiamare qualcuno”
“Ecco sì, sfruttiamola perché i caricatori sono rimasti con la piastra per i toast nello zaino fuori” concluse Niall
“I caricatori? Plurale? Anche il mio?” domandò Harry mettendosi finalmente in piedi e fiondandosi nel locale caldaia a frugare nei propri bagagli. “Merda, anche il mio è lì dentro!!!!”
“Magnifico direi” si intromise Louis “ma almeno il bagno è funzionale. C’è un water, un lavandino e una specie di doccia... dobbiamo capire se è potabile, a quel punto avremmo anche dell’acqua...”
“Ok, ok ... voi occupatevi di questo, io e lui ci occupiamo delle possibili vie d’uscita”.
Così dicendo Zayn trascinò Niall sotto la finestrella dalla quale il gatto era scappato e iniziò a studiare un piano.
E così, la trama di una delle due storie, trovò il proprio iniziò.
 
 
***
 
 
“Tu mi odi” domandò Niall a Zayn mentre questi, in piedi sopra un tavolino, studiava l’ampiezza della finestra.
“Non ti odio, passami qualcosa per svitare le viti, magari togliendo le protezioni riusciamo a passarci”.
Niall si impossessò di una specie di cacciavite che doveva essere stato utilizzato per montare le mensole e sopra le quali era stato abbandonato.
“Tieni. Comunque sì, mi guardi male. Sono un po’ goffo ma ho tanto amore da dare”
“Cosa stai blaterando? Prendi una sedia o qualcosa e vieni a darmi una mano”
“Credo tu mi abbia inquadrato nel modo sbagliato. Credi io pensi solo al cibo? Credi sia solo un imbranato? Guarda che non è così. Io sembro stupido ma noto un sacco di cose, anche se non lo dico... Liam lo dice spesso che sono speciale anche se agli altri non sembra e...”.
Zayn si fermò, posò il cacciavite e sospirò.
“E anche se tu adesso sospiri perché pensi non finiremo mai questo lavoro, anche se ora tu vorresti uccidermi io continuerò a parlare perché non ti conosco ma sono sicuro che tu ci stia male. Sei nella vecchia casa dei tuoi e deve essere proprio brutto per te. L’ho notato sai?”
Niente, constatò Zayn guardandolo negli occhi. Non smetterà di parlare.
“E sono davvero sicuro che tu abbia proprio una brutta opinione di me e io proprio non lo capisco perché  mi guardi sempre male proprio come mi stai guardando ora. Quindi forse dovremmo sfruttare questo momento in cui lavoriamo insieme per conoscerci meglio. Ci facciamo delle domande ti va? Ecco, bene, la mia prima domanda è: Perché mi guardi male e perché pensi brutte cose di me?”.
Zayn sospirò ancora.
“Volevi iniziare tu con le domande?” chiese Niall mettendosi in piedi su una sedia e arrivando finalmente alla stessa altezza di Zayn “mi piace molto ascoltare sai? Molto più che parlare. Vuoi parlare un po’ tu?”
“Credo tu sia... davvero stupido Niall” disse infine Zayn, dopo almeno un altro paio di sospiri “possiamo lavorare in silenzio? Ecco. Sai cosa devi sapere di me? Amo il silenzio”.
E silenzio fu. Niall teneva le protezioni in metallo della finestra mentre Zayn svitava i bulloni.
“Mi sembra già di conoscerti di più, lo sai? Ora per esempio so che ti piace il silenzio, ci pensi? Ci conosciamo da così poco e so già cosa preferisci”
E Zayn si stava domandando qualche forza si dovesse imprimere ad un cacciavite per conficcarlo nella testa di qualcuno. Forse nemmeno poi tanta. Si girò a guardarlo.
Niall lo fissava con un sorriso gigante e ben disteso sul volto. Aveva gli occhi spalancati e le ciglia ancora appiccicate tra loro, proprio come quelle dei bimbi appena svegli.
“Perché muovi il naso a quel modo?” domandò guardandolo arricciare il naso come stesse imitando qualche buffo animale. Forse un coniglio, osservò Zayn.
“Perché mi va la polvere nel naso” rispose Niall “caspita Zayn, stiamo andando proprio bene, ora sai anche che ho una quasi allergia alla polvere. Batti cinque!!”
E ora, al quadretto delle ciglia appiccicate, degli occhioni, delle labbra ben distese e atteggiate a sorriso, si era unita anche una mano alzata a mezz’aria in attesa di un cinque.
Zayn batté la propria mano su quella di Niall e: “ora lavoriamo?” domandò.
“Sicuro” rispose Niall “inizio proprio a volerti bene comunque. Cioè davvero, questa discussione con te mi sta proprio piacendo”.
“Stai parlando solo tu”
“Abbiamo anche già dei ruoli, vedi? Io sono il chiacchierone, fidati, so come vanno queste cose. Non tutti i rapporti iniziano con questa sintonia”.
Zayn posò nuovamente il cacciavite e iniziò a ridere, scuotendo la testa.
“Sei pazzo! Lo sai?” rise guardandolo.
“Sì un pochino lo so. Liam mi dice anche questo a volte”
“Liam è l’amico in ospedale?”
“Sì” rispose Niall, mentre Zayn riprendeva nuovamente il cacciavite e tornava al lavoro.
“È solo un amico?” domandò cercando di lasciare su quelle parole il tono più casuale che riuscisse ad emettere.
“È l’ex di Harry... ma è solo un amico adesso”
“Anche per te?” lo guardò.
Niall ricambiò lo sguardo e sorrise.
“Liam parla tanto. Preferisco i tipi silenziosi” rispose.
Zayn riprese a lavorare, rivolgendo lo sguardo ai bulloni poi di nuovo a Niall. Prese fiato, per rispondere qualcosa ma poi ci ripensò. Riprese a fissare il suo lavoro e poi borbottò: “Io no...”
E Niall finse di non aver capito, gli chiese di ripetere e Zayn rispose, senza guardarlo: “ho detto solo che ho capito”.
“Ah ok” disse Niall e mentre lo diceva, sorrise.
 
 
***
 
A pochi passi dalle parole di Niall e dai silenzi di Zayn, anche la trama della seconda storia iniziava il proprio percorso: forse più lentamente, forse in modo bizzarro, poco romantico.
“Comunque è sì” disse Louis entrando nel locale caldaia dove Harry stava armeggiando con la zip della valigia.
“Cosa è sì? Dammi una mano a contare le scatolette di cibo e a dividerle per giorni piuttosto... in caso si restasse qui dentro per molto”
“La risposta alla tua domanda” rispose Louis accucciandosi tra le valige e iniziando a rovistare, proprio mentre Harry, contando le scatolette di cibo, arrivava appena dopo la decina “la domanda: vuoi provare il mio sapore. Sì.” Concluse Louis.
“Quattordici, quin...” Harry si girò a guardarlo “tu cosa?”
“Ah, lo sapevo, lo dicevi solo per dire... peccato. Eri arrivato a quindici”
“A parte che non ho detto vuoi provare il mio sapore. Ho detto che ho un sapore più buono di quello di Zayn...”
“E poi hai detto: vuoi provare? Me lo ricordo bene. Quindi sì. Voglio provare”
“Oh beh” disse Harry alzando le spalle “in questo caso...quando vuoi, quando voglio...”
“Bene” sorrise Louis “allora puoi giocarti questa carta appena vorrai”.
Louis poi ci pensò ancora qualche secondo e aggiunse: “come sai il tuo sapore?”
A quel punto Harry aveva superato la ventina, contando, ma si bloccò ancora.
“Infatti era un modo di dire, sei tu quello pazzo che prende tutto alla lettera”.
“Scusate” disse Niall comparendo nella piccola stanza “qual è il colore preferito di Zayn?”
“O il nero o il bianco... perché?” domandò Louis.
“Ma non sono colori”
“Come sarebbe?”
“Fa nulla, lasciate stare... a dopo”.
Sentirono Niall allontanarsi e pochi passi dopo urlare: “Louis dice: o il nero o il bianco. Pensavo mi prendessi in giro, non sono colori dai... che schifo”.
“Che stanno combinando quei due?” domandò Louis a Harry
“Per ora nulla... ma quando Niall inizia così solitamente finisce male”
“Male?” domandò Louis sedendosi per terra
“Boh, è che lui fa milioni di domande alle persone, cerca di conoscere la gente in mezzo minuto e purtroppo racconta  anche tutto di sé... si espone troppo e poi rimane fregato”.
Harry aveva contato tutte le scatolette e “sono cento, come ricordavo” sentenziò alla fine.
“E toglimi una curiosità” iniziò Louis guardando con aria schifata il restante contenuto della valigia appena svuotata dal cibo in scatola “quello che vedo è shampoo?Litri e litri di shampoo?”
Harry si sporse a guardare, si mise in ginocchio e allungò il collo per vedere le confezioni del suo shampoo preferito: “certo che sì” sorrise “perché quella faccia?”
“Sei carino in ginocchio, comunque... è alla fragola, che schifo! Profumerai come una caramella dopo la doccia, avrà un odore schifosamente dolce”
Harry gli strappò la valigia di mano.
“È buonissimo” gli disse poi mettendo il broncio
“Perché te lo porti dietro? Voglio dire... dove pensavate di andare? Nella savana? Ogni negozio lo venderà”
“Non è vero... è un sacco raro da trovare ed è quello che non brucia gli occhi”.
“Oh Dio...” disse Louis mettendosi in piedi “sei così strano, tipico di Zayn scoparsi i tipi non completamente a posto...”
“Infatti si scopa anche te”
Harry si mise in piedi a sua volta, mosse un passo in sua direzione e poi: “tu hai gusti diversi?” domandò, quasi sfiorandogli le labbra con le proprie.
“Io sono un tipo sicuro di sé, infatti so che stai solo fingendo di volere un bacio. Non appena mi avvicinerò di più ti allontanerai dicendo qualcosa tipo ecco, vuoi baciarmi anche se sono strano, giusto per dimostrare che anche a me piacciono i tipi strani”.
Harry arretrò di un passo.
“Beh, a me comunque non piacciono i tipi sicuri di sé... e poi so già che ti piaccio: volevi un pompino quindi... quindi ecco... ti piaccio”.
Louis sorrise, si chinò verso il mucchio di scatolette che era appena stato contato, ne recuperò quattro e poi si mosse verso Harry.
Louis si avvicinava ed Harry arretrava.
“Ok, sono contro il muro e non posso più uscire da questa situazione, non sarebbe corretto da parte tua”.
Louis sorrise ancora, prima di passarsi la lingua sulle labbra. Sorrise anche prima di prendere fiato e far aderire il proprio corpo a quello di Harry. Sorrise poco prima del bacio.
Avrebbe sorriso anche mentre Harry cercava di spingere la propria lingua nella sua bocca ma, beh, sarebbe stato davvero difficile da fare.
E Harry ci stava pensando sul serio, lo aveva pensato proprio un secondo prima di quel bacio: Louis mi bacerà per dimostrare che non è vero che non mi piacciono i tipi sicuri di sé. Se l’era ripetuto mentalmente: “non permettergli di baciarti, sei un tipo strano ma non sei stupido, sai che ti bacerà solo per dimostrare che menti”.
Già, lo sapeva. Lo sapeva prima del bacio e anche dopo, mentre Louis si staccava e tornava al suo sorriso beffardo, anche mentre gli diceva: “beh Harry, non si direbbe che io non ti piaccia”.
E anche Louis pensava a qualcosa di simile durante il bacio, pochi secondi a dire la verità ma sufficienti, pensava: “non sono affatto un tipo sicuro di sé, sto solo sulla difensiva”. Lo sapeva prima e anche dopo il bacio. Anche mentre Harry lo spingeva via e lo mandava affanculo, lo sapeva benissimo. Anche mentre Harry tornava in cantina.
Non sono sicuro proprio di niente,vorrei qualcuno lo capisse,  diceva il suo cervello. Vorrei qualcuno lo capisse, si ripeteva, e quale modo aveva Louis di comunicare se non tramite l’unica modalità che conosceva per avvicinarsi alle persone?
Un ammasso di confusione, ecco quello che aveva in testa, anche prima del bacio.
Odore di fragola e una strana sensazione sulle labbra, ecco cosa gli restava, invece,  dopo quel dannatissimo bacio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
“Raccogli tutto e andiamocene?” disse Harry comparendo in cantina, con le braccia conserte.
“Beh sì, il piano infatti era quello” rispose Niall “solo che... cioè... sai che siamo chiusi qui e...”
“No, no, no... voglio uscire ora, passo dalla finestra, non mi interessa, non resto qui un secondo di più, è un coglione, il tuo amico è un coglione Zayn. Lo odio”.
Zayn guardò Niall e la sua espressione confusa: “non guardare me... io sono l’unico che sta lavorando proprio per tirarci fuori da qui”.
“Harry, cosa è successo?” domandò Niall ignorando Zyan.
“Non voglio parlarne” rispose quello “voglio uscire... datemi il cellulare, ditemi chi chiamare, fate qualcosa ma tiratemi fuori di qui”.
“Quante storie, per un bacio” disse Louis con le quattro scatolette in mano, comparendo in cantina, sempre accompagnato dal suo strafottente sorriso.
“Il problema non è il bacio” cominciò Harry puntandogli un dito al petto “il problema è come mi tratti. Io... non mi sento a mio agio qui dentro, siete tutti convinti che io sia uno facile, vero?”
“Io non lo credo” disse Niall alzando la mano sinistra, mentre teneva la destra premuta sul cuore come in una sorta di giuramento.
“Ma cosa c’entra?” domandò Louis stavolta sinceramente perplesso.
“Vaffanculo comunque allora, ok? Non volevo baciarti, mi hai... costretto... Cos’hai dimostrato? Che mi piacciono quelli sicuri di sé? E quindi?”
“Ma infatti... sei tu che stai urlando come un cretino... anche avessi dimostrato che ti piaccio qual è il problema?”
“MI VA DI URLARE E URLO, VA BENE?” disse Harry abbandonandosi sul divano che liberò una nube di polvere.
“Sentite, davvero, la piantate?” provò Zayn proprio mentre Niall: “SONO ALLERGICO ALLA POLVEREEEEEEEEE” urlava correndo verso il locale caldaia.
“Spero moriremo presto, tutti quanti” sentenziò infine Zayn, scendendo dal tavolo e prendendo il cellulare.
“Assodato che non abbiamo vie di fuga e che ci odiamo tutti quanti...” cominciò
“Io no...” urlò Niall
“ASSODATO ANCHE QUESTO” riprese Zayn “abbiamo ancora pochissima carica nel telefono... chi chiamiamo? Non ho né amici né parenti qui in zona, non più almeno. O aspettiamo che torni chiunque abiti qui e ci facciamo arrestare, se non crede alla storia, oppure boh, voi conoscete qualcuno, anche lontano che può salvarci il culo?”.
“Liam?” disse timidamente Harry
“Ti sei fatto anche lui immagino” rise Louis
“Vedi che pensi che io sia facile? VAFFANCULOOO”
“Ma scherzavo” disse poi Louis in direzione di Zayn che lo guardava torvo.
“Liam è il tizio in ospedale, giusto? Tra quanto esce?” domandò invece, alzando la voce per farsi sentire anche da Niall.
“Un paio di giorni credo” rispose appunto il biondo, tornando in cantina, con una sciarpa avvolta in faccia “ma sarà completamente in forma tra almeno quindici giorni”
“Beh fa nulla, ci interessa che venga ad aprire... può pure andarsene poi. Ditemi che sapete il numero a memoria, vi prego” proseguì Zayn
“Io sì” disse Harry alzandosi dal divano e avvicinandosi a Zayn.
 
 
“Liam, siamo Harry e Niall, abbiamo un problema. Siamo rimasti chiusi in una cantina. È una lunga storia. Siamo al 19 di Troghtwin road, a Bradford. Non abbiamo il telefono e quello che stiamo usando è quasi scarico. C’è la chiave nella toppa della porta piccola, in metallo, sul retro della casa. Sei l’unica speranza per uscire al più presto, manda i tuoi genitori o quando ti dimettono vieni qui. Per favore, aiutaci”
 
 
“Mandato” disse poi Zayn guardando gli altri tre.
Il  suono del telefono che si scarica e si spegne come sottofondo: “Fantastico. Ora prega che il tuo ex faccia qualcosa... non abbiamo più nessun’altro mezzo per uscire di qui”.
“Il tuo?” Louis guardò Harry ridendo  “oh cazzo te lo sei fatto davvero?”
Harry si limitò a mettere il broncio, il suo classico straconosciuto broncio,  mentre Niall gli si avvicinava e lo abbracciava guardando torvo in direzione degli altri due che già avevano cambiato discorso.
“Io comunque non posso aiutarvi, il mio telefono si è scaricato praticamente appena siamo entrati qui dentro” disse Louis “dunque pregate davvero questo Liam muova il culo” concluse poi porgendo ad ognuno una scatoletta.
“Già...” disse poi in tono annoiato Zyan guardando verso la finestrella che non erano riusciti a smontare.  
 
***
 
 
La prima giornata in cantina trascorse così, tra litigi vari, parole, cibo in scatola e tentativi di fuga miseramente falliti.
Mentre tutti dormivano e il suo orologio da polso scandiva il tempo con snervanti tic tac, Harry si sfilò piano dal proprio sacco a pelo, si alzò in piedi e a passi leggeri si diresse al locale caldaia.
Si mise seduto a gambe incrociate e, estraendo dallo zaino il suo diario ed una penna, iniziò a scrivere.
Aveva sempre detestato l’incipit caro diario, preferiva qualcosa tipo: “che vita di merda” e poi il racconto di un’ennesima, noiosissima, giornata. Quella notte iniziò con: “Sono chiuso in una cantina con il tipo che mi sono scopato al mare, qualche tempo fa, Niall e basta”. Mise il punto e poi guardò divertito la pagina. Come sarebbe bello se Louis non ci fosse. È Louis che crea tensione. Zayn è silenzioso e costruttivo, cerca un modo per uscire. Niall... beh Niall è Niall. È tenero e dolce, come sempre. Forse parla un po’ troppo ma alla fine crea armonia.
Louis è insopportabile. Quel sorriso, quel suo modo di fare.
Fece di nuovo scorrere la penna sul foglio per poi allontanare nuovamente il diario da sé e leggere, sottovoce: “non c’è nessun Louis qui dentro”. Rise tra sé.
Aggiunse poi, in stampatello, a chiare lettere: “Odio tutti i Louis del pianeta...” anche se poi preferì precisare “soprattutto quelli carini che ti baciano a tradimento e hanno un bel sorriso. E un bel culo”.
Harry sospirò prima di far seguire le parole “odio oggi” a quella stupida confessione sul suo stupido diario.
Aggiunse anche “odierò tutti gli oggi che vedranno come protagonista Louis”. Per l’ennesima volta guardò il suo diario sorridendo, lo richiuse, lo ripose nello zaino insieme alla penna e poi, su uno sbadiglio non trattenuto, si diresse nuovamente verso il suo sacco a pelo.
 
 
La mattina dopo Zayn aveva in mente una nuova tabella di marcia e un nuovo piano.
“Quindi è chiaro? Io e Louis, con una delle tue forcine, proviamo a scassinare la porta, così te lo tengo lontano” aggiunse in direzione di Harry “mentre tu e Niall fate ordine qui dentro. Ok? Ottimo. Buon lavoro”.
Così dicendo Zayn e Louis, senza attendere davvero una risposta, si diressero al locale caldaia e si misero a studiare la serratura.
“Dunque, proviamo a far cadere la chiave dalla toppa per prima cosa... poi possiamo provare a scassinarla...” disse Zayn dopo una breve analisi.
“Vai” disse Louis osservando con aria seria il suo amico all’opera.
“Già” cominciò Zayn “peccato che la serratura sia arrugginita e la forcina non entri”.
Louis sorrise: “oh, ci penso io” disse poi sporgendosi verso la cantina.
“Faremo un po’ di casino con la serratura quindi mettiamo l’armadio davanti, così non vi disturbiamo” disse, prima di farsi aiutare da Zayn ad occludere il passaggio alla cantina, proprio come era al loro arrivo.
“ok...” sentirono Niall rispondere.
Zayn accese la luce e guardò interrogativo Louis.
“Non preoccuparti” disse, dirigendosi alla valigia di Harry.
“Oh cristo Lou, che stai facendo? Vuoi nuovi drammi e nuove urla. Non toccare nulla per favore”.
“Ma no, appunto per quello ho messo l’armadio, non ci vedranno... guarda” disse poi estraendo un flacone di shampoo “tadan!!”
“Non capisco” disse Zayn con l’ennesimo sguardo poco convinto.
“Ma come no? ... lo useremo come lubrificante”.
Altro sguardo interrogativo.
“Per la serratura” concluse Louis dando un leggero ceffone a Zayn “avanti, prova”.
Zayn, più perplesso che mai, cosparse forcina e toppa con un’abbondante dose di shampoo.
“Oh cazzo Lou, funziona” disse Zayn ridendo proprio mentre il suono metallico di una chiave che cade fece sorridere anche Louis.
“Sono un genio” disse questi fingendo di lucidare le proprie unghie sulla maglietta “un genio incompreso”.
Provarono per le successive due ore a scassinare la porta. Niente da fare.
Ogni tanto Niall bussava sull’armadio e tentava un “mi manchi Zayn” o un “ci sei riuscito Zayn?”, che faceva tanto ridere Louis.
Un paio di volte bussò anche Harry che “tu non mi manchi affatto Louis” disse la prima volta e “se riesci ad aprire esci e non tornare Louis” aggiunse la seconda.
Dopo un paio d’ore di estenuanti tentativi andati male, e dopo l’essersi accertati che l’odore di fragola nell’aria non si sentisse più e che non si notasse la sostanza collosa sulla serratura, Louis e Zayn si decisero a spostare l’armadio.
Anche se, poco prima di riaprire il passaggio alla cantina, Louis fermò Zayn.
“Ti piace il biondo?” domandò
“Oh Lou, ti prego... perché siete tutti convinti che questo sia un centro appuntamenti? Siamo bloccati qui dentro e dobbiamo uscire. Tu invece baci Harry, Niall mi civetta dietro e Harry ci prova con te. Perché?” rispose Zayn imprimendo nuovamente forza all’armadio, per spostarlo.
Louis fece forza invece per mantenerlo fermo dov’era.
“Lo capisco da come gli parli” sussurrò Louis
“Io non gli parlo”
“Stavate parlando del tuo colore preferito”
“Me lo ha chiesto lui”
“Stavate facendo conversazione... e in più gli sorridi e sorridi anche quando lui dice che gli manchi. Ti piace”
“Anche se fosse? Ma non è così comunque” disse Zayn certo che quella fosse la conclusione di quello stupido discorso.
“Voglio solo sapere se è così. Se a me piace qualcuno te lo dico... fa parte del nostro contratto come lo chiami tu”rispose Louis “quindi?”
“È carino, sì, è buffo. Ma non è il mio tipo e comunque non intendo pormi questa domanda mentre siamo rinchiusi in una cantina”
“Ti piace, sì o no?”
“Oh cazzo Lou, sì... mi piace ok? Mi piace”
Louis sorrise “Ottimo” disse poi, aiutando finalmente Zayn a spingere l’armadio “perché a me piace Harry”.
Fu Zayn a fermarsi questa volta.
Finse uno sguardo stupito, quasi sconvolto. Si coprì addirittura la bocca con una mano in modo teatrale: “Davvero Louis? Giura? Non lo avevo proprio capito. Il tuo fare i dispetti al bimbo che ti piace, come si fa all’asilo, passa del tutto inosservato”.
 
 
***
 
Il pomeriggio del giorno stesso un nuovo problema stava per diventare di vitale importanza.
“Io vorrei fare una doccia e cambiarmi” iniziò Louis “qualcuno che mi presta i vestiti?”
“Beh, doccia... non è che scende molta acqua... sarà come lavarsi in una fontanella, quelle che ci sono nei parchi pubblici. Zayn, ti ho mai detto che una volta ci ho trovato una rana in una fontana?” rispose Niall, anche se Louis non era propriamente convinto ch quella fosse la risposta alla sua domanda.
“No” disse Zayn scuotendo la testa “e ti prego di non farlo”
“Non era una fontanella, era una fontana gigante” disse Harry “c’era anche una statua in mezzo, non ti ricordi che poi...”
“Oh, è davvero tutto così interessante ma io vorrei fare una doccia e vorrei qualcuno mi prestasse dei vestiti. Mi cagate?” si intromise nuovamente Louis
“Io non ti presto niente” disse Harry convinto che il dito medio che gli stava mostrando non fosse già abbastanza eloquente.
“Sei davvero gentile. Niall? Tu mi presti qualcosa? Qualunque cosa?”
“Devo già prestare i vestiti a Zayne...” iniziò Niall, ma Louis non volle nemmeno sentire il proseguimento della frase. Zayne? Da quando Zayn si lasciava chiamare così da qualcuno che non fosse lui?
“Grazie a tutti insomma” disse poi dirigendosi verso il bagno “Non lamentatevi poi quando inizierò a puzzare, farò la doccia e rimetterò questi vestiti, siete adorabili, tutti quanti”.
“Puoi infilarteli al contrario” propose Niall con un sorriso gigante stampato in volto.
Louis sospirò e inizio a levarsi la maglietta. Zayn lo stava distrattamente osservando, Niall guardava Zayn mentre Harry...
“Devi spogliarti qui?” stava domandando, poco prima di arrossire, quando Louis si abbassò anche i pantaloni.
“Certo che sì, il bagno è un buco, fa schifo, è lurido... già che devo tenere questi vestiti fino alla mia morte, che almeno non si sporchino ulteriormente, non ti pare?”
Così dicendo poggiò le mani sul bordo dei propri boxer e li stava per abbassare, Harry ne era certo, lo stava per fare per cui: “Ok, andiamo nel locale caldaia...” balbettò prima di scattare in piedi e trascinarsi dietro Niall.
Louis guardò Zayn.
“Che vuoi?” iniziò Zayn “ti ho già visto nudo mi pare, perché dovrei andarmene?”
“Ok, resta pure mentre mi spoglio” disse sottovoce Louis abbassandosi i boxer “parliamo un po’ del biondo che ti chiama Zayne?”
“Me ne vado, è meglio” rispose il moro alzandosi e raggiungendo Harry e Niall nell’altra stanza.
 
 
 
 
Mentre Louis era in doccia, due furono gli argomenti di discussione più gettonati nel locale caldaia.
Il primo fu notare quello strano odore dolciastro che impregnava l’aria e che era tanto famigliare ad Harry.
“Si deve essere rovesciato uno shampoo” diceva questi frugando convulsamente nella valigia “cavolo...”.
Zayn cercava di non dar peso alla cosa e di apparire il più innocente possibile. Da qui era partito infatti il secondo argomento, sempre mentre Harry controllava uno ad uno i barattoli di shampoo.
“Hai un sacco di espressioni carine” diceva Niall guardando Zayn “cioè, le persone normali ne hanno un po’... boh, poche. Tu hai un sacco di espressioni carine...”
“Grazie” diceva Zayn cercando di guardarsi in giro senza davvero soffermare l’attenzione su qualcosa. Decise addirittura di chiudere gli occhi ad un certo punto, così da non vedere più i due enormi occhi azzurri di Niall che lo scrutavano.
“Hai delle ciglia lunghiiiiissime” sentì dire dopo poco e sentì anche il respiro caldo di Niall sul viso. Aprì gli occhi proprio mentre il biondo, con un dito, cercava di toccargli le ciglia a poco meno di un centimetro della sua faccia.
Zayn lo spinse via piuttosto malamente e: “che problemi hai?” gli chiese poi.
“Sei tu quello con i problemi, ti stavo solo guardando. Mi hai fatto male” piagnucolò Niall, massaggiandosi il petto.
“Mi stavi toccando... volevi toccarmi le ciglia, voglio dire... quale persona normale tocca le ciglia agli altri? Cioè... a nessuno verrebbe in mente di accarezzare gli occhi a qualcuno”
“Perché no? E comunque volevo solo vedere se erano morbide, ok? Non ti tocco più, così sei contento”
“Certo che sono contento... sei pazzo” continuò Zayn indeciso se ridere o meno.
Optò comunque per un sorriso alla fine di quel delirante discorso. Scosse la testa e sorrise.
“Davvero Niall, io credo tu sia l’essere vivente più incredibilmente buffo che io abbia mai conosciuto” proseguì Zayn, gli avrebbe anche detto qualcos’altro forse ma Niall lo stava già guardando sorridendo con le braccia spalancate.
“Va bene” stava dicendo il biondo “facciamo la pace dai”.
“Non capisco perché si senta odore di fragola se non si è aperto nessun flacone. Voi ne sapete niente?” domandò Harry, riponendo poi tutti gli shampoo che aveva controllato dentro la valigia “È sicuramente colpa di quello stronzo” concluse.
Zayn ci pensò su un attimo indeciso se dire quello che stava pensando o lasciare perdere. Poi prese fiato e parlò, lentamente, mentre Niall gli si sedeva accanto.
“Perché lo odi tanto?” domandò
“Louis? Perché mi tratta come fossi una troia, mi bacia per uno stupido giochetto, mi prende in giro per quello che è accaduto tra me e te. Lo detesto, mi tratta sempre male”.
“Sempre... siamo qui da due giorni, quanto può averti trattato male? Io non ti ho mai parlato praticamente. Perché non mi odi?” domandò poi Zayn, mentre Niall cercava di attirare la sua attenzione punzecchiandogli il braccio.
“Tu mi ignori... lui volutamente mi infastidisce” propose Harry, anche se nemmeno lui era molto convinto della risposta.
“Lui fa così per dimostrare interesse, fidati. È un bambino, non vedi come si veste? Porta le bretelle e magliette con delle fantasie che nemmeno a dieci anni indossavo. Lui è... Louis. È così. Lui tratta le persone come oggetti, fa il contrario di quello che faccio io. Lui ama le cose che finiscono preferisce addirittura che le relazioni inizino in maniera difettosa, come può essere difettoso un oggetto appunto, così che una volta rotto non ci resterà troppo male. Non credo di spiegarmi bene” disse infine guardando sia Niall che Harry che lo guardavano a bocca aperta.
“Non credevo tu conoscessi così tante parole” disse Niall “non parli mai. Mi piaci quando parli” concluse poi abbracciandogli un braccio.
Zayn tornò di nuovo a guardare Harry.
“Sta solo cercando di misurarti, di capire come sei fatto. Gli piaci, ok? Ma non dire che te l’ho detto. Gli piaci e ha paura di essere anche solo vagamente ricambiato. Così rovina tutto in partenza. Mal che vada finirà tutto in una scopata, capisci? A quel punto l’oggetto difettoso si romperà definitivamente. Dato che era difettoso non ci resterà male, dirà ok, posso avere di meglio” disse Zayn e poi continuò, anticipando la domanda che Harry stava per fare “con me non è andata così perché io non ho permesso l’oggetto si rompesse, io odio tutto quello che finisce, io ho capito com’è fatto Louis e non gli ho permesso di fare andare il nostro rapporto come voleva lui. Ho aggiustato quello che lui rompeva”.
 Harry si leccò le labbra, pensieroso, deglutì a vuoto. Sentiva una strana sensazione nello stomaco.
“Perché non state insieme allora?” domandò poi.
“Perché non ci amiamo” rispose Zayn alzando le spalle “molto semplice. Siamo amici e basta. Ho bisogno di lui come amico e lui ha bisogno di me. Punto”.
Harry annuì.
Il silenzio li avvolse nuovamente, proprio come faceva anche l’odore di fragola. Niall si era accoccolato meglio contro la spalla di Zayn e questi, invece di scostarlo come Harry pensava, gli passò un braccio intorno e se lo strinse addosso.
“Però stai zitto, ok?” gli aveva anche bisbigliato e Niall aveva annuito, socchiudendo poi gli occhi.
La strana sensazione alla bocca dello stomaco tornò a tormentarlo. Si sentiva come quando aspettava che sua madre tornasse a casa dopo essere andata a ritiragli la pagella. Sentiva ansia, eccitazione e, sentiva in tutto il corpo una sensazione di sbagliato.
Si girò verso la valigia e iniziò a frugarvi dentro. Zayn lo guardò sorridendo certo che non stesse affatto per ricontrollare gli shampoo.
Estrasse dal borsone una maglietta, un paio di jeans, dei calzini e poi si fermò, restò ad osservare un paio di boxer indeciso sul da farsi.
Sentì Zayn ridacchiare.
Si alzò in piedi e andò verso l’ingresso della cantina, prese fiato ed entrò.
“Oh” disse poi osservando Louis completamente nudo che cercava di asciugarsi con un fazzolettino di carta “scusa” disse poi girandosi pregando che l’altro non si fosse accorto che stava arrossendo.
“Ti stavo portando i vestiti” disse poi a Louis che non aveva ancora proferito parola.
Harry proseguì mentre Louis gli si avvicinava, lo sentiva distintamente, sentiva i suoi passi che gli venivano incontro e ad ogni passo gli sembrava che il suo corpo prendesse fuoco: “ho anche un accappatoio, aspetta” provò a dire.
Cercò anche di dirigersi nuovamente al locale caldaia ma qualcosa gli bloccava il polso.
La mano di Louis stretta intorno ai tatuaggi che gli ricoprivano il polso.
“Non mi serve, bastano i vestiti” disse poi.
Harry si girò tenendo gli occhi chiusi, gli porse i vestiti e, a giudicare dal fruscio che sentiva, Louis se li stava infilando.
“Posso davvero mettere i tuoi boxer?” lo sentì chiedere
“Sì”
“Come mai hai cambiato idea sui vestiti?” domandò poi
“Così...”
“Non mi odi più?” domandò e poi: “puoi aprire gli occhi comunque...non che prima dovessi chiuderli tra l’altro”.
Harry si schiarì la voce e posò i suoi occhi su un Louis che gli parve minuscolo dentro i suoi vestiti troppo larghi, sorrise.
“Ti odio di meno” disse.
Louis sorrise “sto ancora aspettando che ti giochi la possibilità di farti fare un pompino da me comunque” disse.
Harry sbuffò: “non c’è solo il sesso, ok? Possiamo fare anche altro”
“Tipo?”
“Parlare! Voglio conoscerti. Mi piaci” disse alla fine tutto d’un fiato.
Dopo averlo detto serrò fortissimo le labbra e sentì ancora la sensazione che lo rendeva ansioso e incredibilmente spaventato.
Anche Louis si sentiva così. Un gigantesco peso sullo stomaco, voleva togliersi di dosso quella sensazione. Voleva dirgli: “mi piaci anche tu”, anche se era stupido, anche se si conoscevano da meno di due giorni. Voleva dirgli “a me piaci di più” forse, perché alla fine era vero. Gli piaceva. Gli piaceva l’odore di fragola e il colore dei suoi occhi, i suoi capelli ricci e le sue labbra carnose. Gli era anche piaciuto quel bacio rubato e privo di senso. Lo disse infatti.
“A me è piaciuto il bacio”
Harry annuì e sorrise: “Anche a me...anche se sei stato uno stronzo. E io non sono uno facile. Cioè, era estate quando è successo quello che è successo con Zayn, non volevo nulla di serio quindi l’ho fatto senza pensare... ho avuto relazioni serie eh... ma quando ero con Zayn cioè, era estate”.
Borbottò continuando ad alzare le spalle e a gesticolare.
Louis sorrise: “Non penso che tu sia facile, non più di quanto lo sembro io comunque, quindi il discorso è chiuso, davvero. Scusa”.
“Ti piaccio anche io?” domandò poi Harry.
“Ti tollero” rispose Louis sorridendo “e guarda che tollero poche persone, quindi non è male...” così dicendo si avviò verso il locale caldaia. Guardò dentro poi si girò verso Harry: “cioè scusa, Zayn sta dormendo abbracciato allo scassapalle biondo e tu non mi dici nulla?”
“Sta cosa?” domandò Harry  correndo a guardare.
“Oh cazzo. Dici  che a Zayn piace Niall?”
“Certo che gli piace” disse Louis dandogli un coppino “è ovvio no?”
 
 
 
 
 
 
 
***
 
“Invertiamo l’ordine dei letti” disse Louis poco prima che tutti si infilassero nel proprio sacco a pelo o sotto le coperte.
“Perché mai?” domandò Zayn
“Perché mi và così” disse Louis trascinando le proprie coperte fino a posizionarle accanto al sacco a pelo di Harry.
“Aspetta, potremmo fare che dormi nel mio sacco a pelo con me, che dici? Cioè, sono così sporche quelle coperte. Ti sei lavato. Ti sporchi ancora” propose Harry.
“Gesù cristo. Siete patetici, infilatevi nello stesso sacco a pelo e fate quello che volete, ma aspettate che io mi sia addormentato almeno”
“Anche le tue coperte sembrano sporche Zayne” aggiunse Niall annuendo convinto cercando di dare alla propria affermazione un qualche valore scientifico. Stava per introdurre anche il fatto che quella coperta era probabilmente piena di microbi ma Zayn lo zittì immediatamente.
“Non ci provare nemmeno. Io dormo nelle mie coperte”
“Posso almeno avvicinarmi a te?” domandò sbuffando guardando preoccupato Harry e Louis che ridacchiavano appiccicati dentro lo stesso sacco a pelo.
“Fai come ti pare” disse.
Niall sorrise e gli si incollò addosso “ok” concluse poi.
 
La notte che stava per trascorrere, nessuno dei quattro avrebbe mai potuto supporlo, sarebbe finita per diventare il vero e proprio inizio di entrambe le trame.
Harry e Louis si baciavano piano, al buio. Louis gli aveva bisbigliato: “ti più che tollero, in realtà” e Harry gli aveva risposto sfiorandogli le labbra con le proprie. Aveva sfregato il naso sul suo e gli aveva detto: “mi piaci tanto in realtà”.
Louis aveva anche provato a fare scivolare una mano lungo gli addominali di Harry, perché era abituato ad iniziare così ogni cosa, ma Harry gli aveva bloccato il braccio e aveva sussurrato un: “non ti lascerò distruggere ogni cosa” e aveva anche biascicato qualcosa sugli oggetti difettosi ma Louis non aveva capito. Aveva invece  lasciato che Harry gli trascinasse la mano fino a raggiungere l’altezza del suo cuore ed era restato a sentire il battito cardiaco sulla pelle calda, sotto il palmo della sua mano. Aveva lasciato che Harry gli insegnasse in che altro modo possano iniziare le storie ed aveva apprezzato ogni bacio a fior di labbra più che i baci passionali cui era sempre stato abituato. Harry sentiva, sotto il calore della mano di Louis premuta sul suo petto, il proprio cuore battere tranquillo e non accelerato come gli capitava sempre quando era emozionato per qualcosa. Non che non lo fosse in quel momento eppure il suo cuore era tranquillo, come quando si percorre una strada conosciuta e lo si fa con calma perché sai che non ci sono pericoli e ti aspetti ogni curva, ogni rettilineo ed ogni buca. Il suo cuore stava procedendo sulla strada giusta, ne era certo per cui sorrise sulle labbra di Louis, lo abbracciò e rimasero così, intrecciati, finché entrambi non si addormentarono.
 
La seconda trama si snodava appena a qualche passo da quei baci e quegli abbracci.
Zayn non era geloso, non lo era mai stato. Era certo Louis provasse qualcosa per Harry aveva capito che c’era qualcosa di diverso nel suo modo di comportarsi con il ricciolo e questo non gli dava fastidio. Qualcosa però sì, lo infastidiva. Cosa?
“Niall?” bisbigliò poi, con il tono di voce più basso che riusciva a produrre.
“mmh?” domandò la voce di Niall.
“Conosci una storia?” gli chiese
Niall ci pensò. Conosceva una storia, conosceva milioni di storie. Ma era forse impazzito? Perché Zayn gli domandava una storia, nel cuore della notte?
“...sì”
“...ne conosci una tutta intera, fino alla fine?”
“Certo, chi è che conosce storie a metà?”
“Vieni qui?”
Ecco una storia a metà, si disse Niall. La sua sarebbe stata una storia a metà. Sarebbe morto di crepa cuore a 20 anni. Zayn voleva che lui andasse sotto le sue coperte?
“… ok” disse. Si mise seduto e prese fiato. Guardò verso Harry e Louis e vide che dormivano, abbracciati. Deglutì piano poi si girò a guardare Zayn che lo aspettava con un braccio alzato per tenere sollevate le coperte.
Era a petto nudo e in boxer, riusciva chiaramente a vederlo. Prese fiato ancora e poi si mosse verso di lui. Entrò sotto le coperte e venne avvolto dal calore e del profumo di Zayn.
“Racconta” gli disse il moro sdraiato sulla schiena, con le braccia sotto la testa.
“Una storia a caso?” domandò Niall, sempre bisbigliando.
“Basta che finisca, te l’ho detto. Voglio sentire una storia che finisce”
“Ma perché?” domandò il biondo.
“Così”
Niall allora ci pensò su, si mordicchiò il labbro e iniziò a raccontare. Raccontò di un ragazzo che era andato via di casa. Raccontò di come il ragazzo fosse ritornato dalla sua famiglia, anni dopo, di come non avesse trovato altro che il vuoto e di come non si fosse perso d’animo. Gli raccontò che il ragazzo aveva scelto un altro giovane, biondo e molto simpatico, come compagno d’avventura. Gli disse che lo aveva scelto per intraprendere un fantastico viaggio in cerca della famiglia perduta. Il ragazzo e il giovane avevano come unico indizio qualche vecchia foto e l’indirizzo di alcuni lontani parenti.
Zayn ascoltò in silenzio la storia.
“E poi?” domandò alla fine, perché Niall non continuava.
“Non te lo dico come finisce, ho deciso”
“Ma ti avevo chiesto una storia con una fine Niall” piagnucolò Zayn
“Non è così che ti passerà la fobia che hai delle cose che finiscono. Le devi vivere” disse Niall poi sospirò e scostò le coperte per tornare nel proprio sacco a pelo.
Zayn rimase immobile ad osservare il buio. Si sentivano i respiri di Harry e Louis e il ticchettio lontano di un orologio. Si mise seduto.
Scostò le coperta de sé e si mosse di lato, fino ad arrivare a pochi millimetri dal viso di Niall.
Sentì distintamente il corpo del biondo tremare ed irrigidirsi mentre il suo respiro si faceva sempre più veloce.
“Co- cosa c’è?” domandò poi Niall cercando di mantenere la calma.
Allontanati. Allontanati. Allontanati. Pensava ogni singola fibra del suo corpo. Allontanati o ti bacio pensò alla fine, proprio poco prima che, così almeno gli parse, Zayn gli leggesse nel pensiero e dicesse: “baciami”.
E così lo fece. Posò le sue labbra su quelle perfette e morbide di Zayn. Fu tutt’altro che il bacio casto e puro che avrebbe voluto risultasse. Niall voleva il loro primo bacio fosse dolce e carino, coccoloso e tenero, proprio come era lui. Voleva il loro primo bacio, che sapeva ci sarebbe stato prima o poi, fosse qualcosa di rassicurante per Zayn, una specie di eccomi, sono il ragazzo che ti salverà dalla tristezza della vita. Invece Niall ne era certo: quel bacio era davvero tutto il contrario, sembrava urlare ti desidero e in effetti era così.
Niall desiderava Zayn, desiderava ogni sua strana fissazione, ogni suo silenzio, tutte le sue parole non dette. Desiderava ascoltarlo parlare o di restare soltanto muto a contemplarlo. Desiderava esserci. Ecco. Voleva essere nella vita di Zayn.
E Zayn lo baciava e non gli importava prendere fiato. Chissenefrega dell’aria, dell’ossigeno pensava mentre ogni sua più piccola particella veniva sommersa da Niall e dalle sue parole, da Niall e dal suo profumo. Voleva di più. Desiderava Niall. Caspita, pensò, desiderava Niall? Non lo sapeva nemmeno poco prima di baciarlo eppure era così. Niall era la conclusione mancante di ogni sua storia lasciata in sospeso. Niall era la gioia fattasi uomo e l’energia più pura. Nessuna storia finisce così, niente finisce con gioia, tutto finisce con il dolore e le lacrime. Niall era la felicità e niente può finire finché c’è quella. Ecco allora che cosa stava davvero cercando. Si staccò dalla sua labbra. Gli sorrise mentre lo osserva con gli occhi socchiusi e le labbra pronte a ricevere l’ennesimo bacio. Gli baciò il collo mentre con una mano cercava di sfilargli la maglietta. E si baciarono ancora mentre Niall sollevava il bacino per sfilarsi i pantaloni e ancora, mentre anche i boxer scivolavano via. E si baciarono ancora e ancora mentre la notte finiva e Zayn non importava affatto.
 
 
Louis si svegliò nel cuore della notte. Non sapeva esattamente quanto avesse dormito, non era nemmeno certo di aver dormito. Era precipitato in un abisso senza fine, non ricordava che qualche brandello di un sogno. Era solo una sconclusionata successione di immagini che gli si ripeteva in testa, senza né capo né coda. Aveva sognato di uscire dalla cantina, che qualcuno li aveva liberati. Aveva mosso un passo fuori dalla cantina dov’erano restati imprigionati. Si era girato per guardare che oltre a Niall e Zayn, che già erano accanto a lui, anche Harry lo stesse seguendo fuori da quella forzata reclusione, invece niente, era sparito. Nessuna traccia di Harry. Ed era davvero essere liberi quello? Era quello che avrebbe provato una volta libero? Avrebbe sentito una bruciante sensazione d’abbandono?  A quel punto si era svegliato. Harry era ancora abbracciato a lui. La guancia premuta sul suo petto, i ricci scomposti a coprirgli il viso pallido e bellissimo. Le labbra erano leggermente dischiuse. Già, le sue labbra. Le labbra che appena qualche ora prima aveva potuto baciare e assaporare. Forse era questo che importava, perché alla fine la paura di uscire da quella cantina era qualcosa di stupido e irrazionale. Harry sarebbe venuto con lui. Non era importante quel sogno. Quello che importava era quello che era accaduto, quella stessa sera, tra lui e Harry. E non riguardava solo i baci, certo quelli avevano avuto un ruolo decisamente importante, ma quello che Louis amava più ricordare di quella sera era quello che non era accaduto. Non ci era andato a letto. Che avesse trovato in Harry la voglia di iniziare qualcosa di autentico senza mettere per forza il sesso di mezzo? Si mise seduto, si scostò piano Harry di dosso e scivolò fuori dal sacco a pelo. Harry mugugnò qualcosa ma poi si accucciò su un fianco e presto riprese a respirare piano. Louis aveva bisogna di camminare. Doveva sgranchirsi le gambe, pensare. Doveva permettere al suo corpo di credere che esistesse altro oltre a quelle mura e ad Harry. Forse quello era il punto. Forse l’essere intrappolati là sotto gli faceva credere che i confini di tutto l’intero universo si fossero rimpiccioliti, forse per quello si era convinto che tutto quello che gli servisse al mondo risiedesse in quel ragazzino con i ricci e gli occhi verdi.
E se fosse stato lui, una volta libero, ad abbandonare Harry? Harry pensava di proseguire la storia? C’era una storia? Si stropicciò gli occhi, ancora in piedi accanto ad Harry addormentato e a...
Zayn e Niall nello stesso sacco a pelo? Zayn e Niall a petto nudo nello stesso sacco a pelo. Louis sospirò piano prima di gettarsi in quell’ammasso di pensieri che aveva in testa. Quella cantina stava rovinando tutto, li stava abituando ad avere i muri come confini e a credere che fuori non esista proprio un bel niente. Eppure se c’era qualcosa che aveva accomunato tutti e quattro, era l’incontrollabile voglia di fuggire da una vita che andava stretta, troppo. Lui avevo lasciato Doncaster, pensò, Zayn aveva lasciato Bradford e la sua famiglia, Niall era semplicemente scappato di casa senza nemmeno dire dove stesse andando. Harry aveva concluso gli studi, aveva deciso che il mondo era meglio viverlo piuttosto che impararlo sui libri. Il mondo ci andava stretto, ecco tutto, pensò nuovamente Louis, incamminandosi verso il locale caldaia. Com’era possibile dunque che una cantina sembrasse a tutti e quattro costruita su misura per loro e forse addirittura troppo grande? Non voleva uscire di lì. Era la verità, era così. Non voleva uscire di lì.
Incollò la schiena alla porta chiusa e quasi sorrise quando invece provò ad aprirla, poggiando semplicemente una mano sulla maniglia, così, giusto per averne la certezza. Chiusa. Si avvicinò agli zaini e alle valige abbandonate lì, gli shampoo perfettamente adagiati uno accanto all’atro, le scatolette impilate e i vestiti piegati, in ordine.
Fu allora che Louis lo notò. Il bordo nero di un quaderno spuntava da sotto un’orribile felpa azzurrina. Guardò d’istinto verso l’ingresso della cantina dove gli altri tre ancora dormivano. Allungò un braccio ed agguantò il diario.
“Harry Styles” era scritto sulla copertina. Una calligrafia fine e invitante, sinuosa in ogni lettera. Restò un attimo a ragionarci su. Fece scorrere velocemente tutte le pagine. Era quasi completamente scritto. Una ventina di pagine alla fine. Guardò la data dell’ultima confessione fatta a quel diario.
La notte prima.
Ed ecco la decisione: avrebbe letto solo quella pagina. Gli sembrava democratico. Vide a colpo d’occhio che il suo nome compariva quasi in ogni riga.
Lesse ogni parola con singolare attenzione. Trattenne qualche risatina, ogni tanto, solo quando i commenti di Harry sul suo culo e i suoi occhi lo fecero pensare ad una ragazzina in crisi ormonale che vaneggia sul proprio idolo.
Fu solo sull’ultima riga che non riuscì proprio a trattenere una risata.
Poco prima della firma, il tuo Harry, il proprietario di quelle parole, di quel diario, di quella calligrafia aveva scritto:
 
“odierò tutti gli oggi che vedranno come protagonista Louis”
 
Si tappò la bocca con una mano per non fare rumore. Scosse la testa e frugò nella valigia in cerca della penna. La trovò. Restò a pensarci giusto un paio di secondi poi, con una calligrafia decisamente più triste, meno elaborata e molto più calcata, aggiunse un “non”. Odierò tutti gli oggi che NON vedranno come protagonista Louis.
Poi, in attesa di qualche ispirazione su cos’altro scrivere, chiuse gli occhi e pensò ai baci di qualche ora prima, pensò al sogno, alla terribile sensazione che aveva provato. Pensò a quello su cui aveva ragionato poco prima, sui muri come confini e sulla paura, la terribile angoscia che lo attanagliava ogni volta che pensava al dopo, al quando sarebbero stati liberi. E scrisse, scrisse tutto quanto, gli scrisse cose che nemmeno credeva di aver pensato. Descrisse ogni minimo particolare di quello che avrebbe voluto accadesse una volta usciti da quella cantina.
Scrisse anche: non ti arrabbiare se ho aperto il tuo diario e ci ho scritto. Ho letto solo questa pagina, lo giuro.
Poi, poco prima di firmare Louis Tomlinson, scrisse “Tuo” e, per essere chiari aprì anche una parentesi: “tuo è inteso tuo di Harry, cioè, non tuo come lo scrivi tu, che ti riferisci al diario”.
Sorrise rimirando la sua opera. Aveva scritto un sacco e di una cosa era certo: non doveva rileggere. Rileggere gli avrebbe fatto cancellare qualcosa e questo non doveva succedere. I pensieri gli erano usciti così e così dovevano essere consegnati ad Harry Styles.
Nascose di nuovo il diario e tornò in cantina, nel suo sacco a pelo. Fece aderire il suo corpo a quello di Harry e, finalmente, si riaddormentò.
 
 
***
Era mattina. Niall se ne era appena reso conto, non aveva nemmeno aperto gli occhi che:
“Hai scopato con Zayn vero?” gli stava già domandando Harry.
Si mise seduto di scatto. Il bordo del sacco a pelo scivolò lungo il suo corpo svelando il suo petto ancora nudo.
Niall si guardò intorno, dalla luce che filtrava dalla finestrella doveva essere mattina già da un bel po’. Zayn e Louis non erano nei paraggi. Harry era in piedi, accanto a lui. Era ben pettinato e si era cambiato i vestiti. Jeans chiari, maglietta bianca e camicia a quadri aperta.
“Che ore sono?”
“Oh non ci provare biondo, ti ho fatto una domanda!”
“No”
Harry rise. Era davvero irritante quella mattina, la sua perfezione, le sue stupide domande. Niall voleva solo tornare a dormire e non svegliarsi. Voleva che l’imbarazzo lo uccidesse sul posto in quel preciso momento.
“Non ci hai scopato?” domandò di nuovo Harry sedendosi accanto a lui “Zayn e Louis sono nel locale caldaia, sono di là a parlare...non ci sentono, tranquillo”, aggiunse poi come avesse colto la preoccupazione del biondo.
Niall sospirò.
“Ok, ti racconto tutto”
 
 
 
“Non ci ho scopato Lou” ripeté Zayn per la centesima volta.
“Dai su, per favore...eri nudo. Completamente nudo ed eri abbracciato a lui. Completamente. Nudo”.
“Mi ha fermato lui, ok? Abbiamo fatto altro ma non quello. Mi ha fermato. Fosse per me lo avrei fatto, o almeno credo. Fatto sta che mi ha fermato” disse Zayn “ora torniamo di là per favore?”
“Perché ti ha fermato?”
“Oh cazzo, non lo so, davvero. Non l’ho capito in realtà... ha detto qualcosa sul dopo”.
Il dopo. Louis sospirò e sorrise.
“E ok Lou, abbiamo tutti paura del dopo... io non so più nemmeno dov’è la mia famiglia, non so nemmeno se tu verrai con me, pensa un po’.  Questo però non dovrebbe condizionarci”
“... verrò con te”
“No invece” proseguì Zayn “tu vuoi provarci con Harry, seriamente intendo...vero?”
E fu lì che Louis capì, il dopo non iniziava una volta usciti. Il dopo era già iniziato. Una volta presa coscienza dei propri sentimenti, per tutti loro, era iniziato una nuova fase, un nuovo capitolo. Avevano messo un punto e nemmeno lo sapevano. Uscire da lì sarebbe stato l’andare a capo. Il capitolo prima però, la loro vita precedente, era già concluso.
“Forse” sussurrò poi
“Io vorrei la mia famiglia invece” disse Zayn scivolando lungo il muro per poi finire seduto a terra, con le braccia strette al petto “è così sbagliato?”
“No che non lo è”
“...nemmeno se volessi che Niall venisse con me?”
 
 
“... a quel punto l’ho fermato” concluse Niall
“Perché?”
“Come sarebbe perché?” domandò il biondo con gli occhi spalancati
“Ancora per quella stronzata dell’essere vergini? Prima o poi dovrai farlo, sai?”
“Non in una schifosa cantina...non con Zayn, cioè, non così”
“È bravo” annuì convinto Harry.
“Non ne dubito” sbuffò Niall “ma voglio una storia con lui” aggiunse poi cercando di biascicare il maggior numero di parole possibile, così da non farsi capire.
“Oh dio Niall. No”
“Perché no? Anche tu vuoi una storia con Louis”
“Non è affatto vero”
“Sì che lo è! Non ci hai scopato dunque ti interessa”
Harry si rimise in piedi, sorridendo.
“Non voglio nulla con lui. Anche perché lui non vuole una storia con me”
“Quindi non lo seguirai?” domandò Niall alzando un sopracciglio, scettico.
“No” disse Harry convinto anche se poi: “a meno che lui non me lo chieda”
Cadde il silenzio.
“Tu seguirai Zayn?” domandò poi “non continueremo il nostro viaggio, vero?”
Niall alzò le spalle.
“Se me lo chiede lo seguirò, sì”
 
Ma c’era tempo, stava pensando Niall. C’era tutto il tempo per decidere. Anche Louis stava meditando sulla stessa identica cosa. Aveva tutto il tempo che voleva per capire cosa volesse da Harry e se lui volesse seguirlo, a Londra. Se Harry lo avesse domandato lui avrebbe risposto di sì, gli avrebbe detto “sì, vieni con me”. Ma c’era tempo, si ripeteva. Zayn, ancora raggomitolato per terra non ci credeva più al tempo però se lo ripeteva lo stesso. Si diceva, “ho dato tempo ai miei per capirmi, per accettarmi e non è servito” però si ripeteva anche che, per quanto riguardava Niall, sarebbe andato in modo diverso. Avrebbe impiegato il tempo in quella cantina per capirlo, per farsi capire. Avrebbe certamente raggiunto il punto in cui la domanda: “Ehy biondo, vieni con me?” sarebbe diventata il normale proseguo di quella avventura. C’era tempo, dunque, si ripeteva Zayn.
Persino Harry, in piedi accanto a Niall, perfetto dietro i suoi vestiti su misura, dietro quel sorriso sicuro ed enigmatico se lo stava ripetendo: c’è tempo, Louis mi chiederà di seguirlo. Capirà che gli piaccio, davvero. Andremo insieme a Londra. Per quello tese una mano a Niall e lo aiutò ad alzarsi. Per quello Louis tese una mano a Zayn e lo tirò verso di sé per farlo mettere in piedi.
“C’è tempo” dissero in coro a pochi metri di distanza in due stanze diverse della stessa cantina.
 
 
 
***
 
 
“Non c’è più tempo mammaaaa” sbraitava Liam dal sedile posteriore dell’auto.
Il padre alla guida, la mamma sul sedile accanto.
“Tesoro stiamo cercando la via sulla cartina, calmati”
“Usa il telefono, usa internet, chiedi ad un passante!!!!!” urlava ancora tenendosi una mano premuta sul basso ventre. I punti gli facevano malissimo. Sentiva la nausea risalire lungo la sua gola ogni minuto di più.
Immaginava gli scheletri di Harry e Niall in una cantina sconosciuta.
“Saranno morti mamma” piagnucolava “avrei dovuto controllare il telefono, VOI avreste dovuto farlo!!”
“Liam non fare il bambino per favore, ti hanno scritto l’altro giorno, non possono essere morti”
“Sì invece!!” rispondeva, sempre urlando “li ho ucciso io papà, io con il mio stupido egoismo... loro morivano in una cantina e io mangiavo pappette alla frutta in un ospedale. Perché dopo l’operazione non ho acceso il telefono, eh? Perché?”
“Liam, tesoro, stai tranquillo” gli rispondeva il padre alzando gli occhi al cielo.
“Vuoi che papà ti aiuti a sdraiarti mentre cerchiamo la via?” tentava la madre
“NON C’E’ PIU’ TEMPOOOOO”
“Eccola, eccola, l’ho trovata” urlò poco dopo la madre, indicando sullo stradario una via chiusa a meno di un chilometro da lì.
“Oh, grazie a Dio...andiamo” disse Liam finalmente calmo, respirando piano per non sentire il dolore lancinante e l’ansia che a poco a poco lo stavano divorando.
 
 
***
 
“Cosa volete mangiare?” domandò Harry fingendosi un cameriere, l’aria seria e la camminata sicura. Una maglietta bianca tenuta sul braccio a mo’ di tovagliolo, come aveva visto fare nei ristoranti di lusso. Gli altri sedevano intorno ad una tavolino e ridevano scuotendo la testa.
“Io mi accontento di cibarmi dell’imbarazzo che si respira” disse d’un tratto Louis. L’unico che trovò simpatica quell’uscita fu Harry.
Zayn, dall’altra parte del tavolino si limitò a sorridere e allungare una mano verso Niall che già stringeva le scatolette di cibo tra le braccia.
“Non siete per niente simpatici” disse infatti il biondo consegnando ad ognuno la propria porzione “vi odio, ecco”.
“Odi anche Zayn?” domandò Louis
“Poco importa” rispose questi chiamato in causa “perchè io non odio lui”
E così dicendo sorrise rivolgendo al paio di occhi azzurri che lo fissavano un luminoso sorriso.
“Nemmeno io ti odio Zayne” disse Niall abbracciandolo forte “e scusa per questa notte”, aggiunse poi bisbigliando.
Harry e Louis già non prestavano più attenzione agli altri due commensali, troppo presi, tra un boccone e l’altro, a scambiarsi baci a fior di labbra e occhiatine fugaci.
Fu proprio a questo punto della storia, a questo punto di entrambe le trame che...
 
“Harry? Niall?”
 
…chiamò qualcuno dall’esterno della cantina.
 
“Sono il papà di Liam”
 
E di nuovo, il silenzio. Il silenzio tra i quattro seduti intorno al tavolo. La folle idea, balenata nella mente di tutti, di non rispondere, di fingere di non essere lì. La paura, la paralizzante angoscia nel mettersi in piedi e rispondere: “siamo qui”.
L’assurda, irrazionale, insensata voglia di considerare quello che c’è fuori una trappola e quello che c’è lì dentro la salvezza.
E mentre Harry e Niall si alzavano in silenzio e si avvicinavano alla porta, il tempo prese quasi a scorrere più velocemente. Incontrollato.
Non c’era più tempo, pensarono tutti e quattro.
“Siamo qui dentro” disse Harry appiccicandosi alla porta, “siamo qui” ripeté poi quasi senza voce, le mani premute contro la maniglia.
“La chiave è per terra” disse Zayn, anche lui ormai lì, in ingresso.
Louis a pochi passi da loro, Niall già accanto alle valige.
La chiave che entra nella toppa e di nuovo il tempo che rallenta.
“Vieni con me” stava dicendo Zayn prendendo Niall per un braccio “finiamo insieme la storia” aggiungeva mentre gli occhi di Louis e Harry non si lasciavano.
No, Louis non avrebbe permesso il sogno di quella notte si trasformasse nella terribile realtà. Non avrebbe staccato gli occhi da Harry per nessuna ragione al mondo. Lo avrebbe visto oltrepassare la porta con lui e con lui sarebbe andato fino a Londra.
“Sì” rispondeva intanto Niall gettando le braccia intorno al collo del moro, proprio mentre Harry cercava di capire con quale tono dire “vengo con te, Louis”.
Interrogativo? Affermativo?
Non c’era più tempo.
E la porta si aprì, proprio mentre il padre di Liam urlava a qualcuno alle sue spalle “sono vivi... ma sono quattro”.
 
 
***
 
“Quindi? Chi viene con noi?” domandò la madre di Liam, accarezzando piano la testa del figlio ancora mezzo agonizzante sul sedile posteriore. Avevano passato quasi un’ora a convincerla di stare bene, di non essere denutriti né disidratati. Avevano dovuto implorarla di non chiamare i genitori di Harry e Niall e giurare che nessun maniaco li avesse rapiti.
“Che diavolo facevate lì dentro allora? Come ci siete finiti?” continuava a domandare proprio Liam, sotto il peso della curiosità che lo opprimeva quasi più del dolore.
“È una lunga storia” rispose Niall “grazie mille comunque per l’aiuto, davvero ma...”, prese fiato prima di guardare Zayn e “io vado con lui, ehm... continuo il viaggio insomma” aggiungere, arrossendo.
“E tu Harry?” domandò poi Liam
E tu Harry, avrebbe voluto chiedere anche Louis. Mani in tasca e occhi ancora incatenati in quelli verdi del ricciolo che ricambiava lo sguardo mordendosi le labbra.
“Io...” iniziò ma non riuscì davvero a proseguire la frase “ecco...ehm...io non lo so”.
“Lui viene con voi” concluse Louis allontanandosi.
Zayn scosse la testa a pochi passi da lui. Lo sapeva, sapeva Louis non avrebbe fatto nulla per trattenere Harry. Ci avrebbe giurato, ora sperava solo che almeno lui, Harry, si ricordasse del discorso che avevano avuto, di quanto per Louis fosse difficile rapportarsi alle persone, di quanto Louis tendesse a trattare le persone come oggetti.
“Ok” disse invece Harry salendo sulla macchina. Non salutò Niall, né Zayn né tanto meno Louis che lì accanto digitava il numero di un taxi sul telefonino della madre di Liam.
Harry lasciò che il signor Payne caricasse le valige al posto suo. Non sarebbe sceso da quell’auto per nessuna ragione al mondo. Se l’avesse fatto sarebbe corso da Louis, foss’anche per schiaffeggiarlo ma lo avrebbe fatto.
Per questo restò lì, incollato a quel sedile. Una mano di Liam ad accarezzargli il braccio in un silenzioso moto di conforto.
L’auto partì piano qualche minuto dopo. Harry si girò solo a quel punto ma non c’era più tempo.
 
 
***
 
“Complimenti” iniziò Zayn “sei un coglione”
“Lasciami stare”
“Perché non gli hai chiesto di seguirti? Non ti lascio stare” provò nuovamente Zayn.
“Non mi sembrava molto convinto, non ti pare? Ha balbettato quando gli hanno chiesto cosa volesse fare... aveva l’aria di uno convinto? Davvero?”
“Appunto” si intromise Niall “se avesse voluto andare con loro lo avrebbe detto, forte e chiaro”
“Forte e chiaro doveva dire che voleva venire con me. Non c’era bisogno di pensare, se aveva necessità di rifletterci è perché non gli importa”
Se ne stavano tutti e tre seduti sulle scale davanti all’ingresso della villetta.
Attendevano un taxi che li avrebbe portati in stazione. A quel punto Zayn e Niall si sarebbero diretti da una parente del moro, una che, a quanto questi diceva, avrebbe potuto dar loro indizi su dove trovare i suoi genitori e le sorelle.
“Perché non venite prima a Londra?” aveva domandato Louis.
“Perché ho abbastanza vestiti anche per lui” rispose Niall alzando il mento in un atteggiamento di fiera convinzione.
“E il telefono?” aveva poi domandato Louis a Zayn “come farai? Compri un caricabatterie? E i soldi?”
“Ho il bancomat... e comprerò un telefono nuovo... questo ormai è alla fine” aveva risposto il moro rigirandosi il vecchio cellulare tra le mani.
Louis per poco non si strozzò con la propria saliva.
“Biondo, che cazzo gli hai fatto? Questo non è il mio Zayn”
“Infatti” aveva sorriso Niall “questo è il mio”.
E così dicendo si erano baciati, un bacio appena sfiorato, leggero, proprio come avrebbe dovuto essere il primo.
Questo sì che diceva: “eccomi Zayn, sono il ragazzo che ti salverà dalla tristezza della vita”.
E anche Louis ci stava pensando, pensava ai baci di Harry, quelli leggeri, quelli che gli avevano sussurrato “questo è il ragazzo che ti salverà da te stesso, Louis”.
Tutte cazzate, pensò poi mentre un taxi giallo rallentava e infine si fermava davanti a loro. Non c’era più tempo.
 
 
***
 
Holmes Chapel,  recitava il cartello dello svincolo autostradale.
“Lasciatemi davanti a casa vostra”disse Harry, la prima frase pronunciata nelle oltre due ore di viaggio “ho voglia di camminare, torno a casa a piedi”.
“Ma hai le valige tesoro”
“Posso lasciarle da voi? Le prendo domani, davvero. Ne porto con me solo una... ho bisogno di camminare”
“Ma ti senti bene?” aveva domandato la signora Payne voltandosi per guardarlo in faccia.
“Benissimo, è solo che chiusi in quella cantina non ci siamo mai mossi... ho bisogno di sgranchirmi le gambe” rispose Harry annuendo nervoso.
“Va bene” aveva poi acconsentito la madre di Liam.
Quando l’auto rallentò sul vialetto di casa Harry quasi si fiondò fuori.
Abbracciò Liam stando attento a non fargli male.
“Ti chiamo, ti giuro che ti chiamo, ti spiegherò ogni cosa” gli aveva sussurrato.
“Ok, ma non fare cazzate” aveva risposto Liam “pensa prima di fare qualsiasi cosa”.
E Harry sorrise. Liam lo conosceva così bene.
“Tranquillo”.
Così aveva girato intorno alla macchina mentre la signora Payne sorreggeva Liam e lo aiutava a raggiungere la casa.
Il padre gli aveva aperto il bagagliaio e gli aveva fatto prendere la valigia.
“Prendo solo questa, grazie, domani vengo a prendere il resto” aveva detto poi salutandolo con una stretta di mano “grazie mille, davvero”.
Dove stava andando? Non era propriamente sicuro, non sapeva nemmeno perché stesse correndo. Nessuno lo aspettava, da nessuna parte.
I suoi genitori lo credevano in viaggio, mentre era in macchina aveva mandato loro un messaggio scrivendo che il suo cellulare si era rotto e che si sarebbe messo in contatto con loro, a breve.
Niall era con Zayn, diretto chissà dove. Louis infine, lui forse stava tornando a Londra. Era da escludere seguisse Zayn. Louis era diretto a Londra, sì, non c’erano dubbi.
Ma perché non lo aveva fermato? Perché Louis non lo aveva preso per un braccio proprio come Zayn aveva trattenuto Niall? Avrebbe solo dovuto dire: “seguimi” e lui lo avrebbe fatto.
Non gli sarebbe importato di nient’altro. Lo avrebbe seguito eccome.
Ancora con il respiro in affanno si era fermato. Da un lato della strada la fermata del pullman che lo avrebbe portato a casa. Una volta lì però avrebbe dovuto spiegare a sua madre per quale dannata ragione poche ore prima gli avesse mentito per messaggio dicendo di stare bene e di essere in viaggio con Niall. Dall’altro lato della strada invece la fermata del pullman che avrebbe potuto condurlo in stazione.
Si sedette sul marciapiede, la testa tra le mani e il cuore che batteva a mille, un po’ per la corsa, un po’ per la paura. Era possibile gli mancassero i muri di quella cantina? Aprì la valigia.
Doveva scrivere, ecco cosa lo avrebbe calmato. Prese il suo diario e lo sfogliò, dall’iniziò alla fine, velocemente. Sapeva bene qual’era l’ultima pagina scritta ma vedere anche tutte le pagine precedenti scorrergli davanti agli occhi lo avrebbe aiutato a realizzare quanti giorni avesse vissuto prima di quella stupida cantina. Proprio come c’era riuscito prima avrebbe tranquillamente potuto vivere senza quella sensazione di protezione per tutta la vita come aveva fatto in tutti quegli anni.
Arrivò all’ultima pagina marchiata con l’inchiostro con la sua calligrafia e per poco non gli si fermò il cuore.
Quella non era la sua calligrafia. Lesse velocemente ogni parola, ogni singola virgola. Aveva pianto persino negli spazi tra le parole, aveva chiuso gli occhi per smettere di pensare alla paura del dopo che traspariva da quelle lettere scritte con una calligrafia ancora infantile.
Lesse tutto d’un fiato, respirò piano solo sulle ultime righe.
 
 
Vieni con me Harry. Possiamo vivere nella mia cantina se avessimo nostalgia. Ci vieni? Il tuo prossimo indirizzo sarebbe l’82 di Kessinghton Street. Suona bene, non trovi? Ci mettiamo Styles sul citofono, se vuoi. Ok, la smetto, torno a dormire. Con te.
Ps: non ti arrabbiare se ho aperto il tuo diario e ci ho scritto. Ho letto solo questa pagina, lo giuro
 
Tuo, Louis Tomlinson
( tuo è inteso tuo di Harry, cioè, non tuo come lo scrivi tu, che ti riferisci al diario).
 
 
 
***
 
Il giorno dopo.
 
Louis aveva dormito da solo. Louis odiava dormire da solo. Quella mattina si era svegliato di colpo. Niente a che vedere con i suoi soliti ritmi scanditi da sbadigli e lamenti vari in direzione della voce di Zayn che lo incitava ad alzarsi. No, quella mattina il sonno lo aveva abbandonato all’improvviso, come tutto, nella sua vita, era accaduto. All’improvviso. Aveva deciso di lasciare Doncaster e lo aveva fatto, aveva deciso di fare sesso con Zayn e di andarci a vivere e lo aveva fatto. Era arrivato alla conclusione di voler cambiare lavoro e ci era riuscito, aveva comprato una casa con i propri soldi. E poi boh, cos’altro gli era successo? Gli sembrava di aver fatto solo tre cose in tutta la sua esistenza. Andarsene da Doncaster, incontrare Zayn e poi lasciarlo libero di vivere la sua vita, incontrare Harry Styles e poi lasciarlo libero di abbandonarlo. All’improvviso.
Come svegliarsi di colpo per l’insistenza di un noiosissimo bussare all’ingresso.
Si era alzato dal letto, era corso verso quel rumore. Ne era quasi certo, ci era arrivato correndo alla porta. Aveva provato ad aprirla ma era chiusa.
Sorrise con il flash di quando aveva voluto accertarsi che la porta della cantina fosse chiusa, ancora in mente.
“Harry?” aveva domandato mentre armeggiava con la chiave e cercava di togliere la catena che bloccava la porta.
Nessuna risposta.
Aveva fatto girare la chiave, tolto la catenina e posato nuovamente la mano sulla maniglia.
Voleva sentirglielo dire, voleva che lo facesse.
“Louis, apri?” aveva infine domandato Harry e Louis aveva spalancato la porta.
Punto e a capo.
Aveva pensato Louis mentre le labbra di Harry aderivano perfettamente alle proprie.
“Perché non mi hai detto di seguirti, subito?” aveva domandato Harry.
“Ne parliamo dopo” disse il più grande chiudendo la porta alle loro spalle “c’è tempo”.
 

Note:  non so cosa scrivereeee. Mi sono affezionata un sacco a questa fanfiction mentre la scrivevo. Mi sono affezionata ai personaggi e ai loro sbalzi d’umore. Spero davvero vi piaccia perché ci ho messo un sacco di me in questa storia e mi auguro davvero non vi faccia schifo. È davvero infinita, me ne scuso ma pubblicarla a puntate non mi andava, non so...non avrebbe reso.
Ah, un’ultima cosa:
 
è dedicata ad Arianna.

Scappare, viaggiare. Parla di questo la mia fanfiction per questo la dedico a lei in quanto parte integrante di tutte le avventure più esaltanti in cui mi sono buttata fino ad adesso. Condividiamo viaggi, avventure, abbiamo le stesse date su quasi tutti i biglietti che mi passeranno in mano da qui ad almeno un anno. Biglietti del pullman timbrati all’unisono, biglietti dell’aereo, dei concerti, del cinema. Credo sia questo il vero viaggio, non è tanto il dove andare che importa, quanto la persona che parte con te.
 
Federica
  
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