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Autore: lady hawke    04/10/2013    3 recensioni
C'è sempre un minimo comun denominatore che porta due persone a incrociarsi, nel tortuoso cammino della vita. A volte è un luogo, una persona comune o uno stato mentale. Nel caso di Loki e Darcy è la pazzia. Cambia il modo di manifestarsi, ma non la sua sostanza. E' per questa strana somiglianza che, forse, resistono senza doversi uccidere per forza.
Picola serie di flash su Darcy e Loki.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: E' da tempo che voglio scrivere una Loki/Darcy, ma fatico sempre a trovare una scusa per farli incontrare, perchè sembra facile, ma non lo è. Così, approfittando del prompt gentilmente concessomi dall'amica Emme, tento con una breve shot senza collocazione temporale precisa, sperando che vi piaccia!

Pacchetto Ornitorinco. Prompt: “So che questa è una domanda indiscreta, ma lei è clinicamente pazzo?” N. Gaiman. Parole: 626

Cucchiaio da gelato

Darcy cammina per la strada svagata, con la musica alta in cuffia, spostandosi da un autore all’altro, da una nuova uscita ad un disco vecchio di decenni. E’ molto affezionata al suo nuovo mp3, e non ha alcuna intenzione di farselo fregare da nessuno. Non di nuovo, lo ha giurato a se stessa.
Aveva anche giurato a se stessa, tempo addietro, di comportarsi bene, di non andare mai a letto dopo le quattro e di non frequentare persone di cui avrebbe potuto pentirsi. Qualcuno tipo il cognato incazzoso di Jane. Aveva un altro nome, in verità, e un altro titolo, ma entrambi gli avrebbero dato troppa importanza, e “CognatoIncazzoso” era un’invenzione di cui andava fiera, soprattutto perché faceva incazzare da morire colui a cui era diretto.
C’era da dire che Loki avrebbe potuto anche incenerirla per molto meno. Era un’abitudine che aveva spesso. Era come un bambino che per hobby sventrava lucertole, solo che crescendo non aveva perso il suo vizio. L’unico vantaggio che Darcy aveva è che Loki sembrava essersi affezionato a lei come un umano qualunque avrebbe fatto ad un cane, e incenerire il proprio cane è sempre un problema. Darcy l’aveva imparato, e aveva imparato anche a prendere con umorismo gli istinti omicidi del dio dell’Inganno, altrimenti avrebbe semplicemente dovuto fuggire a gambe levate come faceva Jane.
Così rientra a casa dopo la sua lunga passeggiata pomeridiana, scovando Loki immerso in uno dei libri di Darcy. Si è sempre ritenuta una in grado di leggere un sacco di spazzatura, ma crede che sia suo dovere educare Loki alle meraviglie della letteratura classica midgardiana, e lo obbliga con la ferrea volontà che avrebbe usato una madre. Il dio protesta, ma finisce spesso per cedere, perché la curiosità è uno dei suoi difetti peggiori.
“Ti ho preso un regalo.” Annuncia, contenta e soddisfatta.
“Ovvero?” il lampo di curiosità passò in un attimo, negli occhi del dio, nascosto subito dal sospetto.
“Un cucchiaio da gelato!” risponde lei, posandolo sul tavolo, debitamente decorato da un fiocchetto color malva.
“Che dovrei farci?”
“Mangiarci il gelato, è a questo che serve.” Spiega Darcy con sussiego, e con una voce volutamente irritante. “Almeno è per questo che è stato inventato, ma mi sembrava ottimo per cavarci degli occhi, nel caso ti venisse ancora voglia. Credo darebbe problemi con il nervo ottico, ma è della misura giusta per un occhio umano.”
Loki si avvicina, alzando pericolosamente un sopracciglio. “Scusa la domanda, sei pazza o cosa?”
Darcy sorride. “Non clinicamente, o sarei in ospedale psichiatrico. O meglio ci sarei se mi avessero diagnosticato una malattia mentale, cosa che non è mai successa, anche se non ne escludo la possibilità. E comunque non vedo il problema, ci sono stati scienziati che gli occhi umani li hanno bolliti per vedere com’erano fatti dentro. Sono stati presi da gente morta, ma sempre occhi sono.”
Loki chiude i suoi, di occhi, cercando di non pensare alla possibilità di testare l’oggetto sull’umana che ha di fronte.
“Comunque hai davvero della sfacciataggine, a darmi della pazza. Tu lo sei. Sei un caso clinico evidente, da camicia di forza.”
“Non sono io che ho comprato un cucchiaio cava-occhi.”
Darcy prende l’oggetto dal tavolo con fare possessivo, e se lo stringe al petto. “Sicuro, ma solo perché non lo conoscevi, e solo perché io saprei su chi usarlo… c’è la signora del terzo piano che ci spia sempre dallo spioncino, per dire, potremmo farle passare la voglia.”
“Potremmo?”
“Beh, ora il cucchiaio è mio, e dovrai chiedere il mio permesso per usarlo, se lo vuoi.”
Darcy si volta e lascia Loki lì, da solo, a chiedersi chi dei due necessita di più di una camicia di forza, e a quanto resisteranno i poveri occhi della vicina del terzo piano.
  
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