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Autore: SusanTheGentle    08/10/2013    12 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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49. La notte prima della fine
 
 
 Hai camminato con me
Orme sulla sabbia
e mi hai aiutato a capire dove stavo andando
Hai camminato con me
quando ero completamente sola di fronte a ciò che non conoscevo,
lungo tutta la strada
e poi ti ho sentito dire...


Ogni cosa riassunse forma e colore quando gli ultimi strascichi di nebbia scomparvero per sempre e furono solo un brutto ricordo.
Il canto delle Blue Singer si levò nell’aria, sovrastando le grida di gioia dei narniani. Gli Uccelli di Fuoco fecero loro compagnia. 
I colori tornarono vibranti e cangianti, e a tutti sembrò che il mondo non fosse mai stato così bello.
Caspian alzò gli occhi al cielo e li strizzò brevemente nella forte luce. Si sentiva più vivo che mai.
I marinai andavano e venivano attorno a lui, parlandogli, stringendogli la mano, congratulandosi, abbracciandolo.
Poi, qualcosa cambiò.
La serenità ritrovata alla consapevolezza che finalmente Narnia fosse salva,  si trasformò pian piano in un’euforia incontenibile quando il suo sguardo si posò su Susan.
Il suo cuore esplose,  il respiro accelerò.
La Regina, come richiamata dal suo sguardo, un silenzioso richiamo, si voltò verso di lui e rimase immobile, osservandolo a sua volta con il cuore in gola.
E mentre continuava a guardarla, perso nel cielo azzurro che erano gli occhi di lei e che splendeva più di qualsiasi altro, Caspian si mosse svelto, andandole incontro.
Susan fece lo stesso, attraversando quasi correndo il tratto di ponte che li separava, gli occhi incatenati a quelli di lui.
Caspian l’afferrò per un braccio, per una volta senza dolcezza, senza premura, e l’attirò a sé per baciarla con ardore, cingendole la vita con fermezza, e premendo una mano sulla sua schiena.
Lei infilò una mano tra i capelli di lui, per far si che le loro labbra si fondessero, rispondendo al bacio senza riserve, ignorando per un momento tutto il resto, le voci attorno a loro.
Si separarono e si guardarono negli occhi, stretti l’uno all’altra. Si sorrisero, increduli, poi lui la strinse ancora e appoggiò la fronte a quella di lei.
Era finita. Era finita davvero.
 “Lucy! Lucy!” esclamò d’un tratto una voce squillante.
La Valorosa si volse indietro, i capelli bagnati e spettinati che volteggiarono in ciocche sparse davanti al volto.
Gael e Emeth venivano verso di lei.
“Sei la mia eroina, Lucy!” esclamò la bimba, con una luce di ammirazione sconfinata nello sguardo.
“Sei unica” disse Emeth, incontrando gli occhi azzurri della Regina.
Lucy sfoderò un magnifico sorriso che gli mozzò il fiato. Gli gettò le braccia al collo e lo baciò brevemente sulle labbra, suscitando una risatina da parte di Gael.
“Mi sei stato sempre accanto. Ti ringrazio” gli disse, arrossendo un poco.
“Ne dubitavi?”
Lucy scosse il capo.
 “Tieni” li interruppe poi Gael, porgendo all’amica l’ampolla di diamante. “Adesso stanno tutti bene. Ti ringrazio di avermi dato tanta fiducia e di avermi affidato il tuo prezioso cordiale”
Lucy la guardò con affetto e la strinse forte, già pensando a quanto le sarebbe mancata.
“No, grazie a te, Gael”
E proprio per merito della miracolosa pozione, in meno di un minuto tutti i feriti avevano riacquistato la salute.
Drinian fece la sua ricomparsa sul ponte, dove trovò i compagni, e soprattutto Caspian, ad accoglierlo con un caloroso abbraccio.
Con grande sorpresa del capitano, anche Susan gli si avvicinò con un sorriso e gli pose un bacio su una guancia.
“Siamo felici di riavervi con noi, Lord Drinian”
“Vi ringrazio, mia Regina. Grazie davvero”
L’uomo e la ragazza si fissarono un momento ancora.
Poi lui chiese: “Allora? Cosa mi sono perso?”
“Oh, le Loro Maestà sono state incredibili! Assolutamente meravigliose!” gli rispose un euforico Ripicì, che saltellava qua e là per il ponte. “Ma dov’è quell’impiastro di Eustace? Era qui fino a poco fa…”
Il topo si voltò velocemente a destra e a sinistra, ma non lo vide.
Poi, una voce chiamò dal mare…
“Ehi! Ehi, aiutatemi per favore, sono caduto giù!”
Ripicì zampettò svelto ad affacciarsi in un punto dove la fiancata era stata abbattuta da un colpo del serpente marino. Guardò in basso, e vide Eustace sguazzare nell’acqua e cercare di risalire a bordo con scarso successo.
“Benedetto ragazzo, ma com’è che cadi e inciampi sempre?” chiese il topo, esasperato.
“Non fare domande sceme e aiutami, brutta marmotta!”
“Aaaahhhh…” sospirò Ripicì, asciugandosi una lacrima di nostalgia. “E’ bello sentirti parlare di nuovo, vecchio mio”
“Eustace, sei il solito…” commentò Peter, arrivando accanto al topo assieme a Miriel e a tutti gli altri.
Mancavano solo Shanna e Edmund per completare la squadra. Lui stava discendendo proprio in quel momento sulla tolda. Lei invece se ne stava in disparte, intimidita.
E mentre gli altri gettavano una cima a Eustace, Caspian richiamò l’attenzione di Edmund.
Il Re Giusto si volse, le due Spade di Bern e Rhoop ancora strette in mano, e poi i due amici si strinsero in un abbraccio.
“Sei stato grande, Ed! Eccezionale!”
“Bella prova” disse Emeth, battendo il cinque (un gesto che a Narnia non esisteva, ma che Edmund aveva insegnato al soldato).
Tutti gli si fecero introno, e si misero a parlare contemporaneamente.
“Bè…niente di speciale” si schermò Ed, alzando le spalle e rinfoderando la Spada di Bern.
 “Sono fiero di te, Ed” disse Peter, lasciando tutti a bocca aperta.
Lucy e Susan trattennero il fiato. Emeth, Miriel, Caspian, Rip e Eustace si scambiarono uno sguardo appena, senza dire nemmeno una parola. Non volevano intromettersi.
Edmund era senza parole. Peter gli sorrideva, sul viso uno sguardo colmo di orgoglio.
“Sapevo che ce l’avresti fatta” continuò il Re Supremo. “Anzi, credevo che Jadis si arrendesse molto prima. Ormai dovrebbe sapere che i suoi trucchi meschini non funzionano contro di te. Non più. Sei un uomo adesso, Edmund”
Il Giusto deglutì e annuì una volta.
“Sì…” balbettò, senza sapere bene cosa aggiungere di più.
Avrebbe voluto dire tante di quelle cose… ma non riusciva ad esprimerle. Aveva tanto aspettato quel momento, per tutta una vita, che Peter gli dicesse quelle parole.
Il Re Supremo fece un passo avanti e allungò una mano.
Edmund raddrizzò le spalle e la strinse, ma dopo un secondo si ritrovò stretto nell’abbraccio del fratello maggiore.
Fu come quella volta, pensò Ed: alla fine della prima battaglia combattuta a Narnia, quando aveva ripreso i sensi e Peter l’aveva preso di sorpresa, stringendolo con affetto.
E poco dopo, davvero come quella volta, Lucy e Susan si unirono a loro.
“Abbraccio di gruppo!” esclamò d’un tratto Eustace, gettandosi addosso ai cugini.
“Staccati immediatamente!” protestò Edmund, tirando appena su col naso.
“Ma scusa, anch’io faccio parte della famiglia!... Ma che fai, piangi?”
“Chi? Io? Figurarsi!” sbottò Ed.
“Eustace, da quando sei così espansivo?” chiese Susan molto stupita.
“B-b-bè…io…pensavo…” balbettò il ragazzo, facendo vagare gli occhi altrove. “Pensavo di festeggiare la vittoria”
“Oh, Eustace!” esclamò Lucy, saltandogli al collo, “Anche noi ti vogliamo tanto bene!”
“Frena, nanerottola: mai detta una cosa simile! E’ solo che mia madre dice sempre che tra parenti….insomma…” protestò il cugino, prendendole le braccia e tentando di levarsela di dosso, mentre indietreggiava, disgustato a un tentativo di Susan di dargli un bacio.
“Che schifo, che schifo, no!!! Bacia tuo marito, non me!!!”
“Ottima idea” disse Caspian, traendo a sé Susan e posandole un bacio a fior di labbra.
“Bleah!!!” gridò Eustace, finalmente libero da Lucy.
“Oh, ma insomma!” fece Miriel. “Non sei mai contento di niente!”
Osservando i Sovrani e gli amici gioire insieme, Shanna non trattenne una risata.
Gli altri, si voltarono verso di lei, e subito la Stella si coprì la bocca con una mano.
“Perdonatemi. Non volevo burlarmi di voi”
“Certo, lo sappiamo. Non preoccuparti” le disse Edmund porgendole la mano e invitandola con un cenno ad avvicinarsi. “Forse, è venuto il momento di presentarti meglio a tutti quanti”
Emozionata, imbarazzata e forse un po’ impaurita, lei trovò sicurezza nella mano calda di lui, che afferrò con decisone.
Fu difficile per Shanna, (ma anche un piacere) raccontare la sua storia. Difficile, perché si sentiva in colpa per non essere stata in grado di assolvere il suo dovere, per non averli saputi avvertire del pericolo.
Un piacere, e soprattutto un sollievo, perché finalmente poteva dire loro tutta la verità, così come l’aveva raccontata a Edmund nella torre.
A prendere la parola per tutti, alla fine del racconto, fu Miriel, che le si avvicinò e le prese le mani nelle sue.
“Perdonami se non ho capito subito che tua sorella non era la vera guida del cielo. In quanto guida della terra, avrei dovuto intuirlo”
“Forse dipende dal fatto che ci somigliamo molto, e che mia sorella ha i miei stessi poteri” Shanna sospirò abbassando il capo. “Vi chiedo ancora scusa”
“No, siamo noi che dobbiamo porti le nostre scuse” disse Caspian.
Shanna lo guardò. “Mi rincresce tanto, Maestà, davvero. Mia sorella non era come l’avete conosciuta voi. Sapete, vorrei…vorrei poterle parlare…”
Caspian, Susan, Eustace, Peter e Miriel si scambiarono uno sguardo.
Loro erano gli unici a sapere che Lilliandil era morta. Agli altri non c’era ancora stato tempo di dire nulla. Ma ciò che li preoccupava di più era come avrebbero fatto a dirlo a Shanna.
Ma come se già sapesse, gli occhi della giovane Stella si riempirono di lacrime. Lasciò le mani di Miriel e fece un passo indietro.
“Lo so….lo so che cosa le è successo. L’ho sentito”
Nessuno disse nulla. Passarono alcuni secondi in silenzio, senza sapere cosa fare, come consolarla.
“Ci dispiace” mormorò Susan alla fine, incapace di dire altro. “Noi non…”
Shanna le rivolse un sorriso stentato. “Avete fatto quel che dovevate, mia Regina. Tutti voi. Per Narnia. Non dovete darmi spiegazioni. Lilliandil ha scelto di sua volontà di tradire Aslan e schierarsi con la Strega Bianca. Nessuno l’ha obbligata. E scegliendo quella strada è andata inevitabilmente verso la distruzione”
Shanna cercò la mano di Edmund, sempre accanto a lei, e la strinse. Lui le cinse le spalle premurosamente.
Intanto, a tentoni, il povero Veliero dell’Alba, ridotto quasi brandelli dal serpente marino, si avvicinava spedito all’Isola di Ramandu, spinto da un movimento fluido delle onde e dal vento che soffiava frizzante. Quando fu a meno di un miglio dalla baia, un marinaio chiamò a gran voce i Sovrani facendo notare loro qualcosa all’orizzonte.
Inizialmente, a causa del riverbero del sole, fu solo una massa scura che videro, ma quando la nave venne coperta dall’ombra del picco più alto dell’isola, distinsero almeno una decina di barche in arrivo da oriente, le quali portavano a bordo uomini, donne e bambini.
Molto presto, la triste atmosfera scesa sulla nave si rianimò di nuove grida di felicità.
“Mamma! Mamma!” esclamò Gael, sporgendo le braccia dal parapetto scheggiato. “Papà, è la mamma! Guarda!”
“Elén…” mormorò Rhynce, incredulo, tremante. E non provò nemmeno a fermare la figlioletta quando questa si tuffò in mare per raggiungere le barche.
“Gael! Rhynce!” chiamò una voce femminile, mentre una donna dai lunghi capelli scuri e un abito azzurro e bianco, si sporgeva dalla prima imbarcazione agitando le braccia, per poi issare la bambina sulla barca e stringerla forte tra le braccia, piangendo con lei.
Allora anche Rhynce imitò la figlia, tuffandosi in mare e raggiungendo la moglie per baciarla e abbracciarla stretta.
Anche alcuni uomini delle Sette Isole riconobbero i loro cari a bordo di quelle barche.
I ‘naufraghi’ sbarcarono contemporaneamente sulla spiaggia dell’isola di Ramandu assieme all’equipaggio di Narnia. Gael, padre e madre per mano, corse a far conoscere quest’ultima ai suoi amici.
“Lei è la mia mamma!” dichiarò, con le guance rigate di lacrime, in netto contrasto con il gran sorriso che aveva sul visino tondo.
“E’…è un onore, Vostre Maestà” s’inchinò in fretta Elén, rassettandosi l’abito e ravviandosi i capelli. “Santo cielo, Gael! Se mi avessi detto che i tuoi amici erano proprio loro…oh, non sono presentabile!”
“Sei bellissima, tesoro” le mormorò Rhynce all’orecchio, piano.
Con il ritorno di quelle persone che quasi quattro mesi prima erano scomparse chissà dove a causa della nebbia verde, i Re e le Regine ebbero la garanzia che la maledizione del sonno eterno era stata sconfitta, così come chi l’aveva evocata. A parere dei Pevensie, era stato il trucco più subdolo che la Strega Bianca avesse mai usato.
Molti vollero sapere dalla madre di Gael e da altri, cos’era successo una volta che erano stati assorbiti dalla nebbia: dov’erano stati, cosa avevano fatto, cosa avevano visto.
Purtroppo però, nessuno seppe rispondere a quelle domande. Dissero che, una volta passati attraverso la nebbia, avevano creduto di imbattersi in Tash, con il terrore di incorrere nella sua ira.
“Ma non abbiamo visto proprio nulla” spiegò Elén. “E’ come se ci fossimo addormentati tutto un tratto, almeno così credo. Forse siamo morti e siamo stati ridestati dalla morte, e Aslan ci ha portati qui. Non lo so. L’ultima cosa che ricordo è la nebbia verde, e poi…ho visto come una luce, poco fa,  e mi sono resa conto di essere ancora su quella barca, come se non fosse passato nemmeno un minuto, e invece eccomi qui”
“Il principio di questa maledizione” constatò Peter, “è lo stesso della magia che Jadis usò per trasformare gli abitanti di Narnia in pietra. Uno stato d’incoscienza completa e irreversibile”
“Ma per fortuna” aggiunse Lucy, “Aslan sa sempre come porre rimedio a tutto”
“A proposito di Aslan” disse Eustace. “Io volevo chiederti una cosa, Lu”
La cugina lo guardò incuriosita. “Certo, dimmi pure”
Eustace parve tentennare, le si avvicinò ancora, un po’ di più, infine si chinò al suo orecchio coprendosi la bocca con la mano.
Nessuno seppe mai cosa Eustace chiese a Lucy, né cosa lei gli rispose. Di certo però, doveva essere qualcosa di sconvolgente, vista la reazione del ragazzo. Perché quando  la Valorosa bisbigliò a sua volta nell’orecchio del cugino, Eustace spalancò occhi e bocca prima di finire lungo disteso sulla spiaggia in uno stato di morte apparente.
Si riprese soltanto quando una spruzzata di acqua (più simile a una cascata, a dire il vero) lo inzuppò da capo a piedi.
“Blu!!!”
Il capobranco delle balene azzurre emise un suono divertito e i presenti attorno a loro risero di gusto.
“Dai, alzati” disse Edmund al cugino. “Dobbiamo andare”
“Eh? Dove?”
“Che domande! Alla Tavola di Aslan”
Eustace si alzò, grondante acqua. Imbronciato come sempre, prese la Spada di Octesian che gli era caduta a terra e s’incamminò dietro agli altri.
C’erano tutti. I Cinque Sovrani davanti, appena dietro Eustace e Ripicì, Miriel e Shanna, Shira sulla sua spalla, e Emeth; poi Drinian, Tavros e Rhynce con la sua famiglia. Kal, Rolf, Chief e gli Inettopodi, Ader e i suoi uomini pesce.
Il lungo corteo riattraversò ancora le rovine dell’Isola di Ramandu.
Scoprirono con stupore e piacere che non era più il luogo silenzioso e tranquillo che avevano conosciuto al loro arrivo. Peter, Miriel e Shira, che avevano visitato quei prati solo mezz’ora prima, furono quelli che si stuprino maggiormente.
Ricordarono che Lilliandil aveva detto loro che la maledizione del sonno eterno aveva colpito anche gli animali dell’isola. Chiesero conferma a Shanna, la quale disse che era vero: gli animali erano stati le prime vittime dell’incantesimo di Jadis.
“Ma ora che la maledizione è stata scongiurata e la Strega sconfitta, sono finalmente tornati” disse la Stella Azzurra.
I suoi occhi blu, dapprima tristi, s’illuminarono di gioia, mentre insieme agli altri ammirava la sua casa tornata com’era sempre stata.
L’Isola di Ramandu brulicava di vita.
Su un pendio videro un piccolo branco di cervi. Su un albero decine di scoiattoli rossi che giocavano tra loro. Una lepre saltò fuori dalla sua tana e balzò dentro una macchia di cespugli. Si udiva il ronzio delle api, svariati canti d’uccelli che si mescolavano tra loro formando una curiosa melodia, confusionaria all’inizio, ma piacevole all’orecchio quando ci si abituava. Le farfalle più grandi e variopinte che avessero mai visto, succhiavano il polline dei fiori rosa che ornavano il ponte di pietra che separava quel piccolo paradiso terrestre dalla Tavola di Aslan.
Tutte le creature erano impegnate nelle loro mille e simpaticamente rumorose attività…ma laggiù, ogni suono si spegneva e la quiete tornava.
Si ritrovarono di nuovo avvolti da un silenzio che donava ristoro alla mente e allo spirito, confortante, rassicurante, toccante. Si poteva sentire la presenza dello spirito di Aslan.
D’improvviso si sentirono rilassati, poi stanchi. Alcuni avrebbero preferito sedersi intorno alla Tavola, aspettando che venisse di nuovo riempita con le sue leccornie per ristorarsi dopo quella lunga ed estenuate battaglia, e poi magari schiacciare un bel pisolino.
Ma non era il momento di riposarsi. Non ancora.
Gli sguardi di tutti si posarono sull’estremità opposta della tavolata, dov’erano stati seduti i tre Lord di Telmar.
“Non ci sono più” commentò Miriel a bassa voce.
“Che ne sarà stato di loro?” chiese Susan preoccupata.
“Probabilmente si sono svegliati, non credete?” concluse Edmund.
E in risposta a quelle domande, una porta si aprì nel nulla proprio di fronte a loro. Apparve un uomo alto, avvolto in un lungo mantello blu notte, con i capelli argentei lunghi fino alle spalle e una lunga barba del medesimo colore. Gli occhi splendevano di un azzurro luminoso. Nella mano destra reggeva un lungo bastone che brillava curiosamente. Dietro di lui, altre tre figure maschili.
“Padre!” esclamò Shanna, staccandosi dal gruppo e correndo a perdifiato tra le braccia del primo uomo.
Ramandu strinse forte sua figlia, ridendo e piangendo insieme a lei.
“Re Caspian!” esclamarono gli altri tre uomini, gettandosi in ginocchio davanti al Liberatore.
“Alzatevi, Lord Agoz, Lord Mavramorn e Lord Revilian, cari amici” disse lui.
I tre uomini capirono immediatamente che davanti a loro non c’era il loro vecchio Re, ma suo figlio. Tuttavia, le mille domande che avrebbero voluto porre, venero rimandate.
“Vostre Maestà” disse la voce di Ramandu, profonda e gentile. Ricordava la voce di Aslan.
Tutti capirono di trovarsi di fronte a qualcuno di molto importante, un’autorità, e chinarono il capo in un saluto reciproco pieno di rispetto.
“Lui è mio padre” lo presentò Shanna con occhi scintillanti e un gran sorriso che finora non aveva mai mostrato. “Custode della Tavola di Aslan, Re delle Stelle”
“E’ un grande onore avervi finalmente qui, Re e Regine, Amici di Narnia” disse Ramandu. “E anche il vostro congiunto, Lord Eustace”
Il ragazzo si voltò stupito da una parte all’alta. “Chi? Io? Lord? Davvero?”
Ramandu sorrise “Non ancora, ma presto lo sarete”.
Poi batté le mani tre volte.
Immediatamente, una sferzata d’aria calda invase lo spiazzo. Tutti quanti si ritrovarono con abiti asciutti e nuovi di zecca. Le armature avevano ceduto il posto a nuovi indumenti. I Re e le Regine indossavano vestititi bianchi e oro, con mantelli per Caspian, Peter e Edmund, e lunghi strascichi per Susan e Lucy. Sul capo, tutti e cinque avevano sottili, splendide corone di cristallo, con riflessi di tutti i colori dell’arcobaleno.
Anche Eustace portava abiti bianchi, ma ricamati d’argento.
“Un dono per voi” disse Ramandu, sorridendo. “Per aver riportato la pace a Narnia e aver liberato mia figlia”.
“Siete anche voi una Stella?” chiese Susan, molto incuriosita.
“Sì, e capisco dalle vostre espressioni che non avete mai sentito parare di me. Non c’è da stupirsene, perché sono ormai molto lontani i tempi in cui brillavo nel cielo. Da allora, le costellazioni sono cambiate”
“Incredibile” commentò Edmund. “E’ una stella in pensione”
“E ora non siete più una stella?” chiese Lucy.
“Lo sono ancora, ma una stella a riposo, come ha detto giustamente vostro fratello. Quando mi spensi, Aslan mi portò su quest’isola dove sorgeva un meraviglioso giardino, che con il tempo si disgregò e divenne le rovine che vedete ora. Mi affidò un compito importantissimo e mi diede questo bastone: la chiave del suo monte sacro, dove sorge la Tavola di Aslan. Ne divenni il custode con grande onore”
“Perché si chiama Tavola di Aslan?” chiese Peter.
“Perché è qui per suo volere. Questo luogo, secoli e scoli fa, era parte delle Terre di Aslan. Per questo alcuni viaggiatori l’hanno chiamato il principio della Fine del Mondo”
“Allora siamo vicini” disse ancora Peter.
Ramandu annuì. “Partendo da quest’isola, che prende il mio nome sempre per volere del Grande Leone, navigando dritti verso il sole, si arriva direttamente all’entrata delle Terre di Aslan: la Grande Onda”
Ripicì era emozionatissimo. Non vedeva l’ora di vederla.
“Signore, posso farvi una domanda?” chiese gentilmente Caspian.
“Certamente”
“Abbiamo già conosciuto una stella, a parte voi e le vostre figlie: Coriakin. Ma a lui, Aslan non diede un incarico di portata elevata come il vostro, anzi, so che fu punito. Ditemi, è possibile conoscerne la ragione?”
Ramandu si fece molto serio. “No, Sire. Non è assolutamente possibile che io divulghi ciò che fece il cugino Coriakin”
“Noi non e parliamo” aggiunse Shanna.
“Capisco. Perdonate la mia curiosità” si scusò Caspian.
“Nulla, nulla, Maestà. Ma ora venite”
Ramandu fece cenno ai sei ragazzi di fare un passo avanti e li guidò verso la Tavola di Aslan.
Caspian, Susan e Lucy da un alto, Peter, Edmund e Eustace dall’altro, raggiunsero il punto in cui vi erano i sei solchi orizzontali.
Le Spade iniziarono di nuovo a brillare, tintinnare.
Anche, Agoz, Revilian e Mavramorn, e così Rhoop, si avvicinarono. Mancavano Restimar e Octesian, purtroppo defunti; e Bern, che era sulle Isole Solitarie ad assolvere il suo dovere di Duca.
“Ora posatele” disse Ramandu, con un cenno della mano.
I sei ragazzi eseguirono, ognuno mettendo la propria arma nel luogo a lei destinato, nello stesso ordine in cui le aveva messe Peter.
Lord Agoz prese parola.
“Aslan ci donò queste Spade quando eravamo poco più che ragazzi come voi, Vostre Maestà. Sapevamo che un giorno avremmo dovuto separarcene, e anche voi…”
“Separarcene?” fece Edmund, con uno strano senso di agitazione.
“Sì, Sire” annuì Ramandu. “Queste Spade devono restare qui, in attesa che il settimo Amico di Narnia faccia la sua comparsa in questo mondo. Non potranno essere portate fuori da questo luogo finché tutti gli Amici non saranno in grado di usarle e custodirle nel giusto modo”
“Ma io credevo…credevo che fossero nostre”
“Lo sono, Maestà, ma non completamente. Resteranno qui” ripeté Ramandu, “fino al giorno stabilito da Aslan”
Separarsi dalla Spada di Bern…la sua spada, la sua compagna di tante avventure fin dall’inizio di quel viaggio. Ormai, Edmund si era abituato ad averla con sé, come un amico fedele. Fu con un grande sforzo che lasciò la presa dall’elsa.
Di nuovo unite, le sei Spade brillarono, brillarono…e poi la Tavola di Aslan si riempì nuovamente di ogni ben di Dio, ma i talismani rimasero nel centro, circondati da una cupola di vetro.
Shanna allungò un dito e toccò la superficie di cristallo puro, che emise un suono delizioso, armonioso.
“Questo speciale cristallo, simile al materiale di cui è fatta la vostra ampolla Regina Lucy, le proteggerà”
“Siamo sicuri che nessuna strega verrà a portarle via?” chiese Eustace, scettico.
“Se così fosse” rispose Shanna, “dovrà vedersela con mio padre e con me”
Ramandu sorrise alla figlia e le mise un braccio attorno alle spalle. Poi fece un ampio gesto con la mano, indicando le cibarie.
“Prego: è tutto per voi”
Così a quell'invito, stanchi e affamati, sedettero tutti insieme e mangiarono con allegria.
La luce a est calava piano e il tardo pomeriggio si trasformò presto in sera.
“Prima di accomodarci, Re Caspian” disse Ramandu, “vorrei conferire con voi”
“Certamente” rispose il giovane, lasciando gli altri e seguendolo verso un dolce pendio poco lontano da lì.
Ramandu si volse con aria grave. “So tutta la storia, Sire. So cos’è accaduto a mia figlia Lilliandil, e vedo l’angoscia nel vostro cuore. Ma non dovete angustiarvi: voi avete fatto quel che era giusto”
“Signore, vi prego di perdonarmi. Forse parte della colpa è mia. Se non avessi rifiutato di vederla il giorno in cui venne a Cair Paravel…se avesse saputo fin dall’inizio la verità e le mie reali intenzioni riguardo al fidanzamento, la Strega Bianca non avrebbe avuto tutta quella presa su di lei. Vostra figlia si è sentita tradita, offesa, e ammetto di essere io la causa”
“No, Vostra Maestà, non dite questo” Ramandu rassicurò Caspian. “Aslan ci fece il grande onore di promettere in sposa Lilliandil al Re di Narnia, ma io le dissi mille volte che non doveva farsi illusioni. Non era certo che voi accettaste di sposarla solo per il fatto che fu scelta dal Gande Leone. Certo è che, quando Lord Erton ci disse che Vostra Maestà aveva acconsentito con gioia a quest’unione, noi…”
“Lo so, e anche per questo vi chiedo perdono. Lord Erton vi mentì: io non diedi mai la mia parola. Non avrei mai potuto, perché avevo già promesso il mio cuore a un’altra donna. E lei soltanto ne possiede la chiave, adesso e per sempre”
Ramandu sorrise. “La Regina Susan, la Dolce”
Caspian parve stupito. “Voi sapevate…?”
“No, non sapevo fino a quando vi ho visti poco fa. Ma lo sospettavo. Quando Aslan venne di nuovo da noi a dirci che nel disegno di Narnia qualcosa era mutato per sempre, dopo il nuovo ritorno dei Re e delle Regine della Vecchia Narnia, compresi che doveva esserci stato per forza un errore, e capii che- come voi ora mi avete confermato- quell’errore non dipendeva da Vostra Maestà. Voi siete un uomo di buono e onesto, non avreste mai preso un impegno per poi non rispettarlo. Tentai di spiegare a Lilliandil com’erano andate le cose, che voi non l’avevate affatto ingannata, ma non volle sentire ragioni. Vi chiedo ancora perdono, Maestà, per quel che ha osato tentare di fare a voi e alla vostra famiglia: alla vostra sposa, e al figlio che porta in grembo”
“Vi ringrazio immensamente per le vostre parole” disse Caspian con un senso di crescente sollievo. “Sono felice che il malinteso sia stato chiarito, e vi porgo le mie condoglianze per vostra figlia”
Ramandu scosse il capo e non rispose. Caspian capì che non ne aveva la forza, il dolore era troppo intenso.
“Mi auguro solo che sia voi che le Loro Maestà, possano non serbarmi rancore”
“Nessun rancore, signore. Ve lo posso assicurare”
 
 
Dopo cena, Ramandu si offrì personalmente di riparare ogni danno al Veliero dell’Alba e alla nave delle Sette Isole. Fu una fortuna, perché erano davvero in pessime condizioni dopo l’attacco del serpente marino.
“E la nave ci serve in buono stato, o niente Fine del Mondo” commentò Ripicì.
“Sei sempre dell’idea di andare fin laggiù?” chiese Peter.
“Laggiù e oltre, mio Re” rispose il topo con fierezza.
Dopo ciò, sempre in riva al mare, ci fu una cerimonia per Eustace che fu investito con tutti gli onori del titolo di Lord di Narnia. Fu acceso un bel falò e apparvero decine di lanterne che illuminarono la baia e volteggiavano sull’acqua.
Ma mancava qualcuno.
Edmund si alzò in piedi e si addentrò nel bosco dove gli animali e gli insetti notturni gli andavano incontro senza paura.
Shanna era sparita poco dopo la fine della cerimonia e non si era più vista. Il ragazzo fu spinto a cercarla da uno strano senso di agitazione che gli impediva di starsene seduto tranquillamente a divertirsi insieme agli altri.
Aveva conosciuto Shanna solo da poche ore, ma già pensava con tristezza al momento in cui avrebbe dovuto salutarla.
Aveva finalmente ritrovato suo padre vivo e in buona salute, ed era tronata a casa. Doveva essere felice per lei, e lo era. Era giusto che restasse con Ramandu, al sicuro sulla loro isola. Shanna non era come Miriel, non era fatta per l’avventura, l’aveva subito capito. E poi, anche volendo, ormai il viaggio era quasi alla fine per cui…
Il fatto, era che Edmund avrebbe voluto conoscerla meglio. Incredibile come in poche ore avesse instaurato con lei un rapporto speciale. Un po’ come gli era successo con Caspian: quando aveva conosciuto il principe, aveva capito immediatamente che c’era una grande affinità fra loro, sfociata quasi subito in una grande amicizia.
Allo stesso modo, desiderava essere amico di Shanna, parlarle a lungo, perché sentiva che erano simili. Egualmente vittime degli inganni di Jadis, si capivano a fondo, per questo e mille altri motivi.
E poi lei era…
D’accordo- ammise a sé stesso- con lei non era proprio come con Caspian. Era più…era diverso. Semplicemente, totalmente diverso.
Giunse sul crinale est dell’isola, guidato dagli animali che sembravano sapere dove volesse andare.
La sera era limpida e serena, il cielo una trapunta di stelle. E lei era là, avvolta da quella tenue luce fatata.  La brezza che saliva dal mare, profumata e fresca, giocava tra i suoi capelli: una cascata d’oro che le ricadeva sulla schiena in onde leggere.
Edmund si spostò appena per poterne vedere il viso. Teneva gli occhi chiusi, e la luce della luna conferiva alla sua pelle un candore perlaceo.
Lei era…bella.
Si accorse che aveva le mani giunte, forse assorta in una preghiera. Forse per sua sorella.
Allora, non volendola disturbare in un momento simile, fece un passo indietro. L’erba frusciò appena sotto i suoi piedi, ma lei lo udì.
“Non devi andare via” disse, riaprendo gli occhi blu e voltandosi verso di lui.
“Non ti disturbo?”
“No”
Shanna posò una mano sul terreno: un invito a sedersi con lei.
“Sicura?”
Lei annuì e allora lui le sedette accanto.
Per alcuni minuti rimasero in silenzio, ad osservare il mare e l’orizzonte sconfinato dove, là da qualche parte, c’erano le Terre di Aslan.
Edmund continuò a fissare la mano di lei, posata sull’erba, a sbirciarla di sottecchi.
“E così, sei una principessa” disse infine, spezzando il silenzio.
Lei lo guardò un po’ stupita.
“Tuo padre è il Re delle Stelle, no?”
Shanna sorrise e scosse il capo. “No, non è un vero re. E io non sono una principessa. A Narnia, solo i Figli di Adamo e le Figlie di Eva hanno questo privilegio”
“Bè, potresti esserlo però, sai? Ne hai tutto l’aspetto” Edmund deglutì, balbettando. “Il fatto è che sei così…ehm…regale”
Avrebbe voluto spiegarle, dirle che pensava questo di lei perché era bella, e aggraziata e…ma non ci riuciva. Le parole non uscivano.
“Oh, grazie” sorrise Shanna, lusingata.
Edmund si voltò ancora verso il mare quando la ragazza abbassò lo sguardo.
Ma cosa gli stava succedendo? Perché gli veniva difficile parlare con lei? Se davvero la sua affinità con Shanna era come quella con Caspian, avrebbe dovuto sostenere con lei lunghe conversazioni in completa tranquillità, e invece…balbettava, le mani sudavano e si facevano calde. Uno strano bollore gli invadeva le guance quando lei sorrideva, come adesso.
La guardò. Lei fece lo stesso.
“Vedi, è stato Aslan a dargli quel titolo, ma è solo un titolo”
Edmund batté le palpebre un paio di volte, smarrito. Poi si rese conto che lei stava riferendosi a suo padre. Shanna aveva ripreso il filo del discorso, era lui che si era completamente perso.
“Allora come stanno le cose?” domandò, cercando di non farle notare che si era distratto.
“Il fatto, è che Ramandu era una costellazione fantastica, la più grande e magnifica di tutta Narnia, prima dei tempi dell’inverno centenario. Ma non esiste un vero e proprio re delle stelle. Aslan è il vero Re di tutto”
Edmund corrugò la fronte. “Capisco...ma...hai detto prima dell’inverno…ma tu non eri ancora nata, vero?”
“Nacqui poco prima che mio padre si spense”
“E quando…quando…Insomma, quanti anni hai?”
Shanna rise vedendo il ragazzo spalancare gli occhi dallo stupore.
“Tanti. Ma credo di averne circa…vediamo…quattordici o quindici secondo il conteggio umano”
Edmund parve rilassarsi. “Ah, bè…ti facevo più vecchia”
Lei rise ancora. “Grazie Edmund. Mi hai sollevato il morale”
Il giovane indugiò un momento ad osservare i capelli di lei, spettinati dalla brezza. Quel particolare la faceva sembrare più umana, meno perfetta di come era apparsa Lilliandil. Lei era stata di una bellezza glaciale, mentre Shanna era di una bellezza pura, incantevole, calda.
“Mi dispiace tanto per quello che è successo”
La vide tornare triste. Shanna cercò di parlare, scacciando il groppo che sentiva in gola. “So che era malvagia, ma era mia sorella. E mi manca tanto. ”
“Mi dispiace” mormorò ancora Edmund, turbato. “Noi due siamo molto simili, lo sai? Abbiamo vissuto le stesse esperienze. Anch’io ho tradito i miei fratelli in passato, e…”
“Tu hai avuto il perdono di Aslan, perché eri stato ingannato, non eri consenziente quando hai deciso di abbandonarli. Lilliandil sì. E’ vero, forse Jadis ha giocato con le sue debolezze, ma lei si è lasciata fuorviare”
“Anch’io!”
“No, tu sei diverso, Edmund. La Strega prese la tua mente, ma non il tuo cuore. Il tuo cuore non fu intaccato dalla malvagità. Non desiderasti la morte dei tuoi cari, Lilliandil invece è arrivata a combattere contro il suo stesso padre, lo capisci?”
“Io...io posso solo lontanamente immaginare quello che provi adesso” rispose lui, posando una mano su quella di lei. “Scusami. Non volevo farti piangere”
Shanna scosse il capo, cercando ancora di trattenere le lacrime. Non voleva soffrire così, ma era più forte di lei, benché sapesse che Lilliandil forse non meritava la sua compassione. Ma non poté farne a meno nel ripensare a com’erano state felici in cielo, e poi lì su quell’isola, assieme a loro padre. Un periodo di serentià durato troppo poco.
Edmund l’accolse tra le braccia, quando iniziò a piangere davvero.
 
 Le onde del mare s’infrangevano dolcemente sulla riva, portando con loro qualche granchio, qualche guscio vuoto di conchiglia.
Lucy si chinò a raccoglierne uno piuttosto grande, posandoselo all’orecchio. Lei e Emeth si erano un poco allontananti dagli altri, e passeggiavano tranquillamente sulla spiaggia.
“Ascolta: si sente il mare” disse lei, chiudendo gli occhi un momento, e poi porgendo la conchiglia al giovane.
Lui era rimasto in silenzio quasi per tutto il tempo, e non disse una parola nemmeno mentre ascoltava a sua volta quel cupo fischio sommesso che ricordava davvero il suono dell’Oceano.
“Sei pensieroso” gli fece notare lei.
“Scusami. Non sono molto di compagnia, stasera, lo so”
 “Pensi a tuo padre, vero?”
Emeth sospirò e annuì senza guardarla, rigirandosi la conchiglia tra le mani. “Non ho idea di dove possa trovarsi ora. Tutto quello che spero è che stia bene”
Lucy gli diede un bacio sulla guancia “Sono sicura che sarà così. Vedrai che avrà raggiunto tua madre e tutti e due saranno sani e salvi. Ho pregato perché Aslan li proteggesse”
Emeth le sorrise, riconoscente. “Allora posso stare sicuro che andrà davvero così. Lui ti ascolterà. Tu sei la sua preferita, giusto?” Le scostò una ciocca di capelli dal viso. Quella sera li aveva sciolti, come piaceva a lui. Ed era splendida in quell'abito bianco.
“No, io non sono la preferita di nessuno” disse Lucy, come sempre molto modesta.
Lui le allacciò le mani dietro la schiena, lei fece lo stesso.
“Sei la mia preferita, però”
Avvicinarono il viso l’uno a quello dell’altra, timidamente, quando... “Lucy!” chiamò la voce di Gael. “Dove sei?”
Emeth alzò gli occhi al cielo. Lucy rise e lo rimproverò scherzosamente con una leggera botta sul braccio.
“Non fare così tutte le volte che mi chiama”
“Stai più con Gael che con me” ribatté lui. E quando la voce della bambina li raggiunse ancora, Emeth prese la Regina per mano, iniziando a correre per la spiaggia.
“Non tirare!” fece Lucy sollevando la gonna con l’altra, presa alla sprovvista e decisamente perplessa. “Ma dove mi stai portando?”
Lui le rispose soltanto quando le voci degli altri si spensero e furono all’ombra di un grosso scoglio cavo. Una specie di piccola grotta.
“Voglio restare un po’ da solo con te, accidenti!”
“Sei arrabbiato?” gli chiese la ragazza sorridendo sotto i baffi.
“Sì, un po’ E sono anche geloso”
Lei allora rise più apertamente.
“Non burlarti di me, Lucy” disse ancora lui, seriamente. “Non riesco a stare con te quanto vorrei, e mi piacerebbe farlo prima di affrontare …il tuo ritorno a casa”
“Questo non sappiamo quando accadrà” rispose subito lei, un po’ nervosa. “Potrebbero passare ancora mesi”
“O giorni, o ore” aggiunse Emeth, sedendosi con lei sulla sabbia fresca.
Lucy gli si avvicinò piano, posando la testa sulla sua spalla. Emeth l’abbracciò.
“Non puoi sapere quando sarà quel momento” disse ancora lei. “Io per ora non ci penso”
“Posso baciarti?” chiese lui improvvisamente.
Lucy arrossì e alzò la testa, specchiandosi negli occhi scuri di lui. Annuì, sentendo il cuore iniziare a batterle fortissimo e ancora di più quando Emeth posò le labbra sulle sue.
Era una sensazione meravigliosa. Lui la baciava piano, con delicatezza e la teneva stretta.
Gli altri non sapevano ancora niente di loro. Solo a Susan Lucy lo aveva detto, e la sorella aveva mantenuto il segreto. Edmund e Gael sospettavano appena.
Lucy aveva abbastanza esperienza per non arrischiarsi a dire ai suoi fratelli che adesso aveva il ragazzo, e non poteva amare Emeth alla luce del sole.
Il suo ragazzo…pensò la Valorosa con emozione, e un brivido le percorse la schiena.
Dopotutto, aveva il suo fascino mantenere il segreto. Non voleva ancora condividere il suo amore con il mondo, non era pronta.
Emeth non le faceva fretta, anche se era geloso di chiunque portasse via loro del tempo. E anche quell’aspetto a Lucy piacque parecchio: il fatto che lui la volesse solo per sé.
Chissà cosa direbbe Aslan,  pensò all’improvviso.
Il suo caro Aslan che l’aveva vista bambina e le era sempre stato vicino mentre diventava donna ai tempi dell’Età d’Oro.
“Mi accompagni in camera?” disse lei dopo molto tempo.
“Certo” rispose Emeth, prendendole le mani e aiutandola ad alzarsi, strappandole un altro bacio. “Andiamo a cercare Gael?”
Lucy annuì e si incamminò con lui, mano nella mano.
“Anch’io sarò gelosa” disse dopo un po’.
Emeth si voltò a guardarla.
“Se dovessi tornare e scoprire che mi hai lasciata per un'altra, giuro che diventerò cattiva come la Strega Bianca!”
Lui sorrise. Poi, contagiato da lei, si lasciò andare a una sincera risata.
“Prometto che non succederà” le disse, stringendole forte la mano.
“Anch’io lo prometto” disse Lucy abbracciandolo ancora.
Il suo era un amore tenero. Con Emeth non era certo pronta a spingersi più in là. Il solo pensarci la faceva avvampare di vergogna, anche se il suo senso d’innocenza stava facendo spazio ogni giorno di più a quelle esigenze di donna che solo pochi mesi prima non riusciva bene a comprendere, nemmeno vedendole in Susan.
Un giorno però, pensò Lucy, quando sarebbe tornata a Narnia, forse più donna, Emeth l’avrebbe certamente guardata sotto un altro aspetto, e forse allora, sia lei che lui avrebbero desiderato di più.
Voleva essere ottimista. Voleva sperare, come aveva sempre fatto: l’ avrebbe rivisto. E quel giorno sarebbe giunto presto.
Tornati nei pressi del falò, Lucy raggiunse le altre dame. Era venuto per loro il momento di ritirarsi.
Gael voleva restare ancora alzata, ma sua madre le disse che le vere signore di Narnia non restano in piedi fino a tardi se non per qualche buon motivo. E aveva assolutamente ragione.
Gli uomini, invece, sarebbero rimasti a chiacchierare ancora a lungo, godendosi ancora un po’ la terra sotto i piedi. Il giorno dopo avrebbero ripreso il viaggio, e chissà quanto tempo sarebbe passato ancora prima di rivedere la terraferma.
Dovevano continuare a navigare verso l’estremo oriente, ma non era chiaro per quanto ancora avrebbero dovuto farlo. Ramandu aveva detto che erano ormai al principio della Fine del Mondo, ma l’ubicazione delle Terre di Aslan era pressoché sconosciuta. Non c’erano indicazioni precise eccetto la descrizione fatta di Ripicì e da Miriel: una gigantesca onda che si elevava fino al cielo. Per il resto, nulla.
“Gli uomini sono molto coraggiosi, ma vedo che molti di loro sono stanchi di viaggiare” disse Caspian, mano nella mano con Susan, mentre l’accompagnava a riva per salire a bordo del Veliero dell’Alba. “So che vorrebbero vedere la prua puntata verso Narnia, e non a torto. Non credo sia giusto continuare senza il loro consenso”
“Caspian, io credo che sia inutile chiedere loro se vogliono seguirti o meno” disse Susan, fermandosi. “Lo faranno, a prescindere da se tu lo voglia o no”
“Io non pretendo dai miei uomini più di quello che faccio io. Io andrò fino in fondo, e tu lo sai, ma non voglio costringerli”
“E allora come intendi fare?”
“Ho pensato che il Veliero dell’Alba potrebbe riportare a casa chi deciderà di ritornare. Io posso prendere la nave delle Sette Isole. Ne ho già parlato con Kal, ed è d’accordo”
“Lui tornerà a casa?”
“Sì. Kal e i suoi ricondurranno alle loro case la gente delle Isole Solitarie, e gli Inettopodi. Serve una nave più grande di quella che hanno adesso, e la nostra lo è”
Lei annuì e rimase un momento pensierosa.
Caspian fece per dire qualcos’altro. “Susan, tu…”
“Non chiedermi di tronare a Cair Paravel” lo interruppe lei, risoluta. “Non ci pensare nemmeno, né adesso né in futuro. Io verrò con te, ovunque tu vorrai andare. Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara su questo punto”
“Sue, ascoltami: un conto era fare questo discorso prima, un conto è farlo adesso. Nelle tue condizioni, non…”
“Nelle mie condizioni, sono perfettamente in grado di viaggiare”
“Sì, ma non…” Caspian sospirò profondamente. “Va bene, di questo parliamo più tardi”
“No, non ne discuteremo affatto! Non mi ascolti?”
Lui le diede un bacio sulla fronte e le diede la buonanotte.
Leggermente offesa, Susan lo guardò allontanarsi per raggiungere l’equipaggio sulla spiaggia, poi si voltò, pronta a salire sulla nave con le altre donne.
“Susan” si sentì chiamare un secondo più tardi.
Non fece in tempo a voltarsi che Caspian l’aveva già presa tra le braccia e la stava baciando.
“Aspettami sveglia” le sussurrò, piano.
In un secondo appena, non era già più offesa. Lui aveva uno straordinario potere su di lei, e se ne sentiva avvinta senza possibilità di contrastarlo. E non le dispiaceva affatto…
Salendo sulla nave con un vago sorriso sul viso, vide Peter all’angolo del corridoio che portava verso gli alloggi dell’equipaggio.
Susan tornò indietro di qualche passo e lo chiamò. “Vai già a dormire?”
Lui si voltò e le sorrise, fermandosi e aspettando che lo raggiungesse.
“No. Volevo dare la buonanotte a Miriel prima di tornare dagli altri. Dobbiamo discutere su chi verrà o meno alle Terre di Aslan”
“Sì, Caspian me ne ha parlato” Susan sorrise e ammiccò appena. “Allora ti lascio andare”
“Non fare la furba”
“Eh?” la Dolce fece un’espressione perplessa.
“Non è come pensi. Le do solo la buonanotte, sul serio!”
Peter sembrava agitato. Susan sorrise di nuovo.
“Guarda che io non insinuo niente. So che la rispetti. Miriel è mia amica, e desidero che sia felice”
I due fratelli si fissarono un momento.
“Sue…”
“Sì?”
“Io…io amo profondamente Miriel” disse lentamente lui.
“Lo so. Anche lei prova lo stesso per te”
“Lo so” ripeté Peter. “Se dovesse soffrire mentre io non…ci sarò….tu le starai vicino, Sue?”
La Regina Dolce parve commossa. “Ma certo!”
Peter abbracciò la sorella, per aggrapparsi a lei in modo che lo sostenesse in quel momento in cui si rese più che mai conto che il momento della separazione era vicina. Inesorabilmente vicina.
“Chiedile di aspettarti” disse Susan poco dopo.
“L’ho già fatto”
“No, intendo per davvero, Peter”
Il Re Supremo vide che la sorella lo guardava seriamente. Cosa stava cercando di fargli capire? Forse che lui avrebbe dovuto chiedere a Miriel di…
“Susan, non posso…io non ho l’assoluta certezza che tornerò un’altra volta qui. Non posso illuderla”
“Non ricordi cos’ha detto Ramandu? Le Spade aspettano che i loro proprietari siano in grado di usarle davvero. E questo avverrà quando tutti e sette gli Amici di Narnia saranno riuniti. Tutti. Anche tu, Peter”
Lui rifletté velocemente se davvero doveva prendere in considerazione il suggerimento di Susan. Credeva di aver capito cosa la sorella voleva che facesse. Ci aveva pensato più volte anche lui, nonostante il tempo passato insieme a Miriel fosse relativamente poco. Ma non era forse stato lo stesso tra la sorella e Caspian? Quanto doveva aspettare un uomo innamorato per chiedere alla sua donna di passare il resto della vita con lui?
“Perché fai questo per me?”
Lei rimase sbalordita dalla domanda di lui. “Peter, sei mio fratello!”
“Ma io ti ho sempre ostacolata, e tu invece adesso…”
“Non importa” Susan scosse il capo e gli mise le mani sulle spalle. “Io non voglio che tu soffra come ho sofferto io. Tu non sai cosa vuol dire continuare a pensare a qualcuno, immaginando quello che avrebbe potuto essere e con il terrore che non potrà mai accadere. E la vita ti è passata accanto perché non hai osato rischiare. Non tutti hanno una seconda possibilità. Io l'ho avuta, anche se ancora oggi non so perché. Ma l'ho avuta e non l'ho sprecata. Tu non aspettare. Afferrala questa possibilità finchè sei qui. Non lasciarla andare così, Peter. Va da lei e dille quanto l’ami, così che avrai finalmente quella certezza: la certezza che lei sarà qui ad aspettarti quando tornerai”
Il ragazzo l’abbracciò ancora, grato, quasi senza parole.
“Sei sempre stata in grado di capirmi meglio di chiunque altro. Grazie, sorellina, per avermi incoraggiato”
La lasciò con un bacio sulla guancia e un enorme sorriso. Indugiò di fronte alla porta delle camerate quando vi arrivò. Tirò un profondo respiro e poi entrò.
Al lieve cigolio della porta, Miriel si voltò e il suo bel viso si colorò di un rosa acceso che le conferiva un aspetto incantevole. Era seduta sulla sua branda, intenta a legarsi i capelli in una lunghissima treccia.
“Sono venuto a darti la buonanotte” le disse Peter, avvicinandosi e inginocchiandosi di fronte a lei.
Senza conoscerne il motivo, Miriel provò un’intensa emozione vedendolo così.
“Buonanotte” gli disse, chinandosi per dargli un leggero bacio sulle labbra.
“Miriel…”
I due giovani si fissarono intensamente negli occhi.
“Sì?”
“Mi sono innamorato di te fin dal primo istante, Miriel”
Lei rimase immobile ad ascoltarlo, percependo qualcosa nella voce di lui…
“Ho cercato di respingere questo sentimento all’inizio, come ben sai, ma non è stato possibile. Tu sei meravigliosa, straordinaria, e io non posso chiedere altro dalla vita se non te. Mi rendo conto che dirti queste cose adesso potrebbe farti soffrire, perché è chiaro ormai che…siamo alla fine”
La Driade, che aveva sempre detestato affrontare quel determinato argomento, stavolta non replicò. Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, lasciandolo andare piano, poi annuì.
Lui si alzò appena un poco per poter essere con il viso allo stesso livello di quello di lei, per prenderglielo tra le mani.
Susan aveva ragione: doveva farlo. Doveva chiederglielo. Perché non poteva fare più a meno di lei. Voleva stare con Miriel, per sempre. Quella era la sua unica certezza.
“Mi aspetterai, non è vero?”
“Sì, Peter”
“Miriel…quando tornerò…ho intenzione di sposarti”
Lei si sentì mancare il respiro e sussultò, gli occhi color acquamarina colmi di lacrime di gioia.
“Oh, Peter!” esclamò gettandogli le braccia al collo.
“Sei disposta ad aspettare, amore mio?”
“Ora più che mai! Ti aspetterò fino all’infinito!” esclamò la fanciulla, sfiorandogli i capelli.
“E’ un sì?” sorrise lui.
“Sì, sì!”
Lo baciò con passione, incredula che davvero fosse successo quello che il suo cuore sperava da tanto, tanto tempo.
Ma a un certo punto, lui si allontanò da lei.
“Voglio chiederti una cosa”
“Qualsiasi”
Il giovane si sedette accanto a lei, sempre tenendola stretta. “Una volta mi hai detto che avresti dovuto superare una prova prima di poter restare a Narnia. Credi di essere riuscita a superarla? Te lo chiedo perché, se dovrai diventare mia moglie, io esigo che tu resti sempre con me”
Miriel sorrise, sfiorandogli una guancia. “La prova eri tu, Peter”
Quella rivelazione lo lasciò ammutolito.
“Quando sono stata scelta come guida della terra, chiesi ad Aslan il permesso di rimanere per sempre a Narnia, se mai il mio più grande sogno si fosse avverato. Lui mi rispose affermativamente, ma l’unico modo perché questo accada è che io rinunci alla mia natura”
Il viso di Peter divenne improvvisamente triste. “Oh, Miriel, perdonami!”
“No, non devi chiedermi scusa. Non significherebbe rinunciare per sempre ai miei cari, no. E loro non hanno avuto mai nulla in contrario alla mia decisione, nonostante la preoccupazione iniziale. Io so quello che voglio, e sono pronta adesso”
Arrossì, intimidita, ma sicura di sé come non lo era mai stata. E continuò a guardarlo negli occhi, pronta a diventare sua, a diventare una creatura umana concedendosi a lui.
Peter lo capì e provò un lieve senso di colpa, subito scacciato dal bacio che si scambiarono poco dopo. E fu davvero consapevole solo in quel momento di essere da solo con lei, e che gli altri non sarebbero rientrati per molto, molto ancora.
Lei non protestò quando lui la baciò di nuovo e la liberò da qualsiasi costrizione.
“Non nasconderti da me” le disse Peter, dolcemente, baciandole la fronte, le guance, facendole scostare gentilmente la braccia che lei aveva incrociato sul petto. “Lascia che ti guardi”
La fanciulla chiuse gli occhi, sospirò, li riaprì, specchiandosi in quelli azzurri di lui.
Ma per quanto intimidita, si lasciò contemplare.
“Sei bellissima”
“Davvero?” sorrise lei, arrossendo.
“Non c’è nulla di più meraviglioso in questo mondo, Miriel. Né in nessun altro”
Lui prese un respiro, cercando di calmare i battiti impazziti del suo cuore. Le si accostò e si chinò su di lei per baciarla, ancora e ancora.
Miriel gli tese le braccia, desiderando condividere ogni cosa con lui, perché sapeva e aveva sempre saputo che Peter Pevensie era l’uomo della sua vita.
Non le rimaneva che seguirlo in quel magico momento.
 
 
Quando Caspian entrò nella cabina reale, chiuse piano la porta e non vedendo Susan da nessuna parte si diresse verso il balcone.
Lei era là, avvolta in una semplice camicia da notte candida, appoggiata alla ringhiera.
“Susy?”
La Regina si voltò e si posò un dito sulle labbra, per indurgli il silenzio. Poi allungò una mano verso di lui, facendogli cenno di avvicinarsi.
“Vieni a sentire. E’ magnifico”
Caspian la raggiunse e trattenne il fiato, stupito dal suono che udì.
Era un canto acuto, come quello di un soprano, ma di una sublimità e perfezione che trascendeva qualsiasi suono umano.
“Era tanto, tantissimo tempo che non udivo il canto di una sirena” disse Susan, piano, per non cancellare con la propria voce quella melodia quasi celestiale. “Mi ero dimenticata quanto fosse bello”
“Io non ne avevo mai sentite prima d’ora. Hai ragione è…indescrivibile”
Caspian chiuse gli occhi e Susan si volse a guardarlo, il bel viso sereno, i lunghi capelli castani mossi dalla brezza.
Sorrise, sentendo il cuore scoppiarle di gioia. Non ricordava l’ultima volta che era stata così felice.
“Una volta” riprese lui, riaprendo gli occhi, “ho sentito Eustace dire che il canto delle sirene è ingannevole. Che gli uomini ne vengono sopraffatti, e che esse cantano solo per attirarli sul fondo del mare”
“E’ una leggenda del nostro mondo” spiegò Susan. “Le sirene di Narnia sono diverse. Io ne ho conosciuta qualcuna in passato”
“Davvero?” chiese il Re, stupito. “Ci sono ancora molte cose che non so di te”
Lei gli si avvicinò di più. “Avremo un sacco di tempo per parlare. Di ogni cosa”
Caspian ebbe l’improvviso impulso di sollevarla tra le braccia, appena, e iniziò a baciarla piano. Poi la rimise giù e le strofinò le mani sulle braccia.
“Andiamo dentro, inizia a far freddo”
Si chiusero i vetri del balcone alla spalle e Susan volle subito sapere com’era stata risolta la questione sul proseguimento del viaggio.
“Domani mi daranno una risposta definitiva. Ho deciso con gli altri ragazzi e con Drinian di prendere i nominativi di coloro che se la sentono”.
Caspian la guardò, Susan ricambiò lo sguardo, uno di fronte all’altra a gambe incrociate sul letto.
Infine, lui si mosse e fece per alzarsi.
“Susan, senti…”
“No”
Il giovane si voltò e rise di fonte all’espressione corrucciata di lei.
“Non volevo dirti di tornare a Narnia”
“Oh…” fece la Regina, molto imbarazzata. “Scusami. Credevo…”. Accennò una risata. “Scusa, amore”
Lui si chinò, appoggiando le mani al materasso, avvicinando il volto a quello di lei. “Accidenti, quanto sei prevenuta!”
Lei sorrise, scoccandogli un’occhiata sbieca. Lui rise e le diede un bacio a fior di labbra.
“Non ti manderò indietro, sta tranquilla. Ci ho riflettuto, e non credo incontreremo particolari pericoli nell’Ultimo Mare. Quello che volevo dirti, è che vorrei che ti sciogliessi i capelli, per favore”
Susan lo osservò perplessa. “Perché?”
“Perché…” rispose Caspian, prendendo dalla scrivania un lungo e sottile bastoncino nero che lei riconobbe come un gessetto di carboncino, e un foglio di pergamena. “Voglio farti un ritratto”
“Come?”
Lo guardò afferrare la seggiola e posizionarla di fronte al letto, per poi sedersi davanti a lei.
“Hai sentito. Voglio farti un ritratto”
“Sai dipingere?” chiese ammirata.
“Piuttosto bene, a dire il vero” ammise lui, alzandosi di nuovo e cercando la posizione giusta. “Mia madre sapeva dipingere. Credo di aver preso da lei. L’arte della pittura è stata la disciplina in cui ho sempre dovuto faticare  meno”
Le si avvicinò e sciolse il nodo dietro la nuca, posandole il fiore blu appena dietro l’orecchio, accanto al viso.
“Resta ferma”
Susan obbedì, le gambe piegate di lato, respirando leggermente più veloce quando Caspian le sciolse il fiocchetto che le teneva chiusa la camicia da notte sul davanti. L’indumento scese sulle spalle, lasciandogliele scoperte.
Susan incontrò gli occhi di lui. Caspian, con un tocco leggerissimo le infilò una mano tra i capelli, portandoglieli davanti sulla spalla.
“Sei perfetta” le disse, sistemandole una ciocca.
Tornò a sedersi di fronte a lei e la fissò qualche istante, poi iniziò a tracciare linee e curve sul foglio immacolato.
Susan si sentiva strana, non seppe perché. Forse fu per il fatto che nessuno prima di lui aveva mai fatto per lei qualcosa di tanto dolce e significativo.
Non era davanti a un pittore qualsiasi, uno dei tanti che, quand’era Regina nel passato, si erano presentati al castello per ritrarre lei e i suoi fratelli. Estranei di fronte ai quali non aveva provato alcuna emozione, se non la curiosità del voler scoprire il risultato finale e la gratitudine per l’eccellenza del lavoro svolto.
Questo ritratto, invece, sarebbe stato qualcosa di personale, di intimo. C’era un’inebriante emozione in lei, che nasceva dal sapere che sarebbero state le mani di Caspian a darle vita sulla tela. Quelle mani calde e gentili che conoscevano il suo corpo a memoria, che tante volte ne avevano tracciato le linee e il profilo, così come stava facendo adesso su quel foglio.
“Anch’io ho preso lezioni di pittura da un Fauno nell’Età d’Oro, lo sai?” disse lei d’un tratto, spezzando la quiete ma non la concentrazione di lui.
“Ed eri brava?”
“Abbastanza”
Susan alzò appena una mano per spostarsi la piccola ciocca di capelli che le solleticava la parte destra del viso.
“Susy, resta immobile, per favore”
“Scusa”
Caspian non le concedeva movimenti di nessun tipo, così poteva solo guardarlo. Non che fosse un dispiacere…
E lo guardò lavorare per molto tempo, un’intensa espressione di concentrazione sul bel viso virile. In quel momento, era terribilmente affascinante.
Gli occhi scuri di lui saettavano dal foglio a lei, ancora al foglio. La frangia castana gli ricadeva di tanto in tanto sul volto, e Caspian a un certo punto emise un sospiro spazientito, ravviandosela all’indietro.
Susan avrebbe voluto alzarsi e scostarglieli personalmente, come faceva spesso, ma non osò per non turbare la sua concentrazione. Poi, si sporse appena, facendo leva sui palmi delle mani, mordendosi un labbro con un sorriso e cercando di sbirciare il lavoro di lui.
Caspian alzò la testa di scatto, fissandola con scherzosa severità, nascondendo il foglio contro il proprio petto.
“Torna immediatamente nella posizione di prima”
“Uffa…mi si stanno anchilosando le gambe” protestò lei.
“Resisti ancora un po’ ”
“Va bene...”
“Eri una modella così impaziente anche in passato?”
“No, solo con te”
Lui sorrise. Poi inclinò leggermente la testa da un lato, la guardò attento, tornò a fissare il foglio.
La mano destra di Caspian si muoveva velocemente, fluidamente, mentre il ritratto prendeva forma.
Percepiva attraverso i tratti l’essenza di lei. Le linee morbide del corpo che adorava. I chiaro scuri dei capelli, soffici al tatto e ai quali cercava di dare la giusta sofficità nel disegno. Le labbra piene, e gli occhi: la parte più difficile da ritrarre di Susan. Quel fulgido splendore del suo sguardo, dove splendeva l’anima di lei, e dal quale traspariva tutta la dolcezza del suo cuore.
Dal primo momento aveva voluto immortalare quell’immagine di perfetta armonia tra il terreno e il celestiale. Susan gli pareva davvero un angelo a volte, proprio come ora.
C’erano stati attimi in cui, dopo la separazione, aveva cercato di ritrarla per avere con sé un ricordo di come l’aveva conosciuta. Ma prima di arrivare anche solo a metà dell’opera, un feroce dolore lo spingeva a stracciare quei fogli sui quali versava lacrime, che facevano scivolare via quell’immagine d'amore, così com’era svanita attraverso l’albero magico.
Momenti da dimenticare, ma da ricordare anche, per rendersi conto di quanto il suo amore per Susan fosse sempre stato forte.
Passò ancora qualche tempo, e infine, lui tirò un sospiro lungo e soddisfatto, si stiracchiò e si alzò.
“E’ finito?” chiese la Regina, emozionata.
Senza dire una parola le si avvicinò e sedette accanto a lei. “Che te ne pare? E’ abbastanza rassomigliante?”
Voltò il foglio e finalmente glielo mostrò.
“Ooohhh!” esclamò Susan, impressionata, meravigliata. “E’ splendido, Caspian! Hai un dono straordinario” disse, prendendo prudentemente tra le mani il proprio ritratto.
“Non c’è paragone con l’originale” le disse lui, baciandola su una guancia.
“Grazie, amore mio! E’ bellissimo, sul serio” esclamò lei, felicissima.
Lui l’abbracciò da dietro, circondandole la vita con le forti braccia. “Consideralo il mio regalo di nozze”
Lei si voltò alzando leggerente il capo per guardarlo. “Ma io non ho nulla da darti in cambio”
Lui le sorrise a sua volta e le diede un bacio sul naso. “Tu mi hai già fatto il regalo più bello”
Le posò una mano sul grembo e poi si chinò a baciarle la pelle morbida della spalla, con delicatezza.
Susan chiuse gli occhi e abbandonò la schiena contro il petto di lui.
Caspian passò le labbra dalla spalla al collo, poi sul viso, e quando lei voltò ancora la testa, sulle sue labbra.
Le dita Susan corsero tra i capelli di lui. Le mani di Caspian risalivano il suo corpo, e ne fermò una sul proprio cuore che batteva a un ritmo folle per la gioia dei suoi baci e delle sue carezze.
Caspian si sentì impazzire, ma subito si riebbe.
“Aspetta” sospirò, allontanandosi lentamente da lei, che lo guardò interrogativa.
Come confessarle le sue paure?
“Susan, io non so se…”
Per un istante rimase immobile ad assaporarla con lo sguardo. Gli occhi la cercarono: le spalle nude, il petto che si alzava e abbassava, leggerente irregolare. Indugiò sulle sue labbra rosee.
Santo cielo, era così bella...
Le fece una carezza sul viso. “Non credo che sia giusto”
Susan gli si mise di fronte,gli occhi lucenti, stupiti...il viso infelice.
“Non c’è alcun pericolo, te l’assicuro”
“Ho paura per te” ammise Caspian, leggermente imbarazzato.
Toccò a lei sfiorargli una guancia. “Non devi”.
La paura combatté contro il desiderio, ma quest’ultimo ebbe la meglio quando lei gli si accostò e si mostrò in tutta la sua bellezza. E non fu più in grado di pensare, solo amare. Amare la splendida donna che aveva davanti a lui e che prese tra le braccia. La donna dalla quale si lasciò guidare, il cuore ancora leggermente avvolto nel timore.
La tenne stretta, infine, baciandole più volte la fronte e il viso, ogni suo centimetro.
“Quando Ramandu ha chiamato te e il nostro bambino ‘la mia famiglia’, per la prima volta in vita mia ho associato concretamente il tuo pensiero alla mia famiglia. Al fatto che presto non saremo più due, ma tre. E mi piace. Mi piace da impazzire”
Caspian aprì pian piano il suo sorriso e Susan ricambiò, stringendosi a lui.
“Sono felice, Susan”
“Anch’io. Credo che sarebbe impossibile esserlo di più” disse guardandolo.
Caspian si scostò e scese fino a baciarle il ventre ancora piatto, che nascondeva la piccola vita che vi stava crescendo. Con labbra e mani delicate, tracciò piccoli baci e carezze sulla pelle di lei.
“Vi amo” sussurrò, vinto da una forte emozione.
Susan gli accarezzò i capelli, poi coprendosi con il lenzuolo e scivolando di nuovo accanto a lui.
“Anche noi ti amiamo tanto” sussurrò lei, nascondendo il viso nel suo petto.
“Hai realizzato ogni mio sogno” disse Caspian, accarezzandola lentamente, posando il viso tra i suoi capelli morbidi e un poco arruffati.
“No…tu hai realizzato i miei, Caspian”
Lui prese la mano di lei, iniziando a giocare con le piccole dita delicate. Susan assecondò quel dolce movimento, intrecciandole alle sue.
“Ci aspetta un nuovo sogno, adesso” sussurrò Caspian, guardandola intensamente negli occhi, come faceva lei. “La vita intera”

 

 Ti prometto che sarò sempre lì
quando il tuo cuore sarà triste e disperato
Ti porterò con me
quando avrai bisogno di un amico
troverai le mie orme sulla sabbia...


 
 
Eccoci arrivati al penultimo capitolo, cari lettori!
E’ il capitolo più lungo di tutti: quasi 19 pagine. Ma ho dato il giusto spazio alla tranquillità che da tanto i nostri amici e innamorati non si concedono Voi che dite, ho fatto bene? Non c’era mai stato un capitolo tutto tutto love ;) Mi sono presa volutamente un po’ più di tempo perché volevo venisse super romantico e sono rimasta su ogni coppia più del dovuto. Ma che dite, il risultato è quello da me sperato?
Avviso: per chi non è romantico come me e certe scene le sopporta meno/poco/per niente, consiglio un bravo dentista che vive nella mia città. Lasciatemi un messaggio in casella che vi do l’indirizzo...XD
Scherzi a parte, aspetto i vostri commenti!!!
Per i fan della Lumeth: forse è un po’ corta, ma loro sono ancora una coppia ‘acerba’, per così dire. Ho in mente per loro grandi cose nel seguito ;)
Per i fan della Shandmund: carucci, vero? <3 Come vi sembrano le prime reazioni amorose di Edmund?
Per i fan della Suspian: la scena del ritratto è spudoratamente ispirata a Titanic!!! Era da un po’ che l’avevo in mente. Caspian che dipinge…fighissimo!!!! Mi piaceva un mondo questa idea. E a voi?
Per i fan della Petriel: siete contenti??? Li aspetta un futuro ornato di fiori d’arancio!!!! ;)

Non so se avete notato: adesso, la nostra “Queen” fa parte della raccolta chiamata “Chronicles of Queen” che comprenderà questa storia, il seguito, il prequel, e la OS “Our Night”.
 
Ringraziamenti, ringraziamenti!!!
Per le preferite:

ActuallyNPH, Alice_wonderland94,  Angel2000, Anne_Potter,  arianna17, ArianneT, Babylady, Ballerinasullepunte, catherineheatcliff, Cecimolli, Charlotte Atherton,  elena22, english_dancer, EstherS, Fly_My world,  Francy 98, GossipGirl88,  HikariMoon, hope_trust, ilove_tay_13,  Imagine15, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_,  King_Peter, La bambina fantasma, LittleWitch_, Lolli1D, loveaurora, Lules, lullabi2000, Mary Black97, Mia Morgenstern, mmackl, Muffin alla Carota, Mutny_Hina, niky25, oana98, piumetta, Riveer, ScarlettEltanin,  Serena VdW, Serpe97, Shadowfax, shoppingismylife, susan the queen, TheWomanInRed, Tsuki_Chan94, virginiaaa
 Per le ricordate:
ActuallyNPH, Angie_V,  Cecimolli, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, postnubilaphoebus, susan the queen, e Usagi Kou
 Per le seguite:
Allegory86, ArianneT, Arya512, Aslandm, azzurrina93, Ballerinasullepunte, Betely, blumettina, catherineheatcliff, Cecimolli, Chanel483, ChibiRoby, cleme_b, desmovale, ElenaDamon18, Eli_99, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, GossipGirl88, hope_trust, ImAdreamer99, irongirl, ItsClaire, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, Judee, LenShiro, Lilla Andrea, Lisetta_Moony, Lucinda Grey, lullabi2000, Miss H_, niky25, piccolaBiby, piumetta,  Poska, Red_Dragonfly,  Revan93, Serena VdW, Shadowfax, Smurff_LT, susan the queen,  SweetSmile, Tsuki94, _Maria_, _Rippah_ e __Stardust
Per le recensioni dello scorso capitolo:
Cecimolli, FioreDiMeruna, Fly_My world, HikariMoon, ImAdreamer99, Mia Morgenstern, mmackl, piumetta, Serena VdW e Shadowfax


AAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 590 recnesioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
VI AMOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adoro, vi adorooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 

Angolino delle Anticipazioni:
Nuuu….è l’ultima volta!!!!!!!! Eh sì, perché nel prossimo capitolo non ci sarà.
Siamo giunti all’epilogo: i nostri eroi navigano spediti lungo l’ultimo mare, verso le Terre di Aslan. Laggiù, finalmente scopriranno il significato delle tre profezie pronunciate da Miriel tanto tempo prima. Ve le ricordate? Se no vi rimando al capitolo 20.
E poi, sarà il momento dei saluti.
Ulteriori anticipazioni: nel prossimo capitolo ci sarà un nuovo video, la sigla finale. Ho scelto "Footrprints in the sand", di Leona Lewis (le parole sono quelle che trovate e troverete scritte all'inizio e alla fine di questo e del prossimo capitolo)
Inoltre, vi volevo avvertire che tra la fine di Queen e l’inizio del seguito passerà un po’ di tempo, tipo un mesetto. Lasciate che mi porti un po’ avanti con la stesura, ok? E poi si riparte!!!

 
Ci vediamo alla Fine del Mondo, gente, e (fatemelo dire per l’ultima volta) al prossimo capitolo!!!
Vi aspetto là, non mancate!!!
Un bacio enormissimo e tanti, tantissimi abbracci,
vostra Susan<3
   
 
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