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Autore: Iria    10/10/2013    4 recensioni
[Merman!Seijuurou x Gou; one-shot AU]
"La melodia era dentro di lei e intorno a lei.
Forse si alzava dal mare, forse era la brezza che soffiava leggera o la luna che brillava piena ed immensa nel cielo...
Però Gou sentiva di poterla toccare ed assaporare, sapeva di riuscire a respirarla e a trattenerla nel proprio cuore in eterno."
Una breve storia che spero abbia anche per voi l'effetto "fiabesco" che ha avuto su di me nel rileggerla!
Buona lettura e grazie!
Genere: Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Seijuro Mikoshiba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Melodia

 

Alcune notti Gou non riusciva a riposare.
Infatti, dolcemente soffusa e appena udibile, dal mare si alzava una melodia che la incantava senza alcuna possibilità di poter sfuggire a quel misterioso suono.
La giovane non era in grado di capire se quelle fossero le note di uno strumento o di un canto sconosciuto: non distingueva alcuna parola, eppure c'era una tale densità nell'armonia della serenata che alle volte le pareva fosse la musicalità di una voce maschile ad infrangersi con le onde del mare contro la parete della scogliera.
Però, quando la luna tramontava e le giornate riprendevano fra le tristi mura della sua casa, la ragazza non avvertiva la fatica della notte apparentemente trascorsa insonne; e proprio per questa ragione aveva iniziato a credere che quel suono non fosse altro che il frutto di deliziosi sogni: desiderava arrivare alla sera solo per coricarsi ed ascoltare le note che il mare componeva unicamente per lei.
In alcune occasioni, aveva cercato di riprodurre quell'onirica musica con il violino di cui era tanto gelosa: suo padre glie l'aveva portato dall'Italia anni ed anni addietro, quando era ancora solo una bambina curiosa ed aveva riversato in quell'oggetto ogni emozione, mentre imparava a suonare, a riconoscere le scale, ad accennare qualche modesta composizione.
Eppure, non appena posava l'archetto sulle corde tese, le pareva quasi di aver dimenticato come usare lo strumento: la coglieva un senso di impotenza ed inadeguatezza di fronte alla bellezza dell'armonia che la sua mente le permetteva di ricordare, ma non di riprodurre.
Sbuffava spazientita e spesso si dannava per la propria incapacità, poi, però, sorrideva con una punta di malinconia, perché le sarebbe bastato attendere la luna e le stelle per poter godere della musica che l'aveva stretta a sé.
Sua madre e suo fratello spesso si erano preoccupati per quegli sbalzi d'umore: c'erano giorni in cui Gou abbandonava il violino quasi disgustata ed altri in cui lo sfiorava con dolcezza disarmante e non capivano che la giovane, in realtà, lottasse fra l'amore per lo strumento ed il disprezzo che le avvolgeva il cuore quando non riusciva a suonare le note dei suoi sogni.

Un giorno accadde che si spingesse a fare pratica col violino fino a tarda sera.
Alzata di fronte alla finestra aperta sul chiaro di luna, i piedi nudi, accarezzava le corde con lenta dolcezza, lasciando che il suono si facesse di volta in volta più intenso.
Da lontano, oltre le onde calme del mare, le parve d'avvertire una timida risposta che poi si fece sempre più chiara e travolgente, assorbendo completamente ogni singola nota che la ragazza aveva suonato.
Un'eccitazione ricca di fanciullesca gioia la travolse di colpo, e Gou, affacciandosi sul corridoio deserto che portava alla sua stanza, decise di scendere in spiaggia.

Quando i suoi piedi affondarono nella sabbia ormai fresca, le sembrò d'essersi totalmente persa nella sua musica.
La melodia era dentro di lei e intorno a lei.
Forse si alzava dal mare, forse era la brezza che soffiava leggera o la luna che brillava piena ed immensa nel cielo...
Però Gou sentiva di poterla toccare ed assaporare, sapeva di riuscire a respirarla e a trattenerla nel proprio cuore in eterno.
Fluiva in lei e poi la stringeva nel calore dell'abbraccio di un amante; la baciava, le carezzava il corpo senza malizia alcuna e le sussurrava che era bellissima — così perfetta e così brava.
Non si rese conto d'essersi immersa nel mare e che l'acqua tiepida le arrivasse allo sterno: aveva chiuso gli occhi, teso le orecchie e desiderato di smarrirsi nella melodia.
Un'estasi.
Però d'improvviso la musica iniziò a quietarsi e Gou aprì le palpebre tremanti, mentre avvertiva la veste da notte bagnata e tesa contro la pelle nuda.
La minore intensità del suono l'aveva risvegliata da quella ipnosi nella quale era caduta, quasi volesse salvarla, bisbigliandole di fare attenzione e che era in mare, in quel momento.
Una folata di vento la fece rabbrividire appena e probabilmente la giovane si sarebbe voltata per tornare indietro, se qualcos'altro oltre alla melodia, allora, non avesse attirato la sua attenzione.
A qualche metro da lei, il volto di un giovane uomo era emerso dall'acqua come se fosse stato parte di essa.
La superficie cristallina quasi non si increspò, mentre una coda di pesce si sollevava alle spalle dello sconosciuto.
Gou dimenticò di respirare per alcuni attimi, affogando nelle iridi dorate della creatura: erano profonde e bellissime e le sembrava risplendessero più di qualsiasi gioiello suo fratello le avesse mai regalato.
In silenzio, la pregavano di restare lì, di non muoversi, di non indugiare in loro troppo a lungo.
C'era una tristezza appena soffusa nel sorriso che tingeva l'espressione di quell'essere.
I capelli rossi come il fuoco le sembrarono stonare con la sua natura marina e Gou non poté fare a meno di considerare quanto la sua coda fosse meravigliosa, con le scaglie cremisi tanto simili alle diverse  sfaccettature di mille rubini.
"Chi sei..?"
Parlò con voce roca, mentre il sorriso dell'altro si faceva più caldo e scompariva fra le onde, lasciando che solo gli occhi dorati ed i capelli fiammeggianti rimanessero a pel d'acqua.
A quel punto, la musica che aveva nutrito ogni sua notte riprese e si faceva sempre più intensa, sempre più alta e forte, all'avvicinarsi del tritone al suo seno.
Lo sguardo di lui era totalmente perso negli occhi di lei e non smetteva di guardarla.
Cantava — Gou aveva capito che quella dolce melodia non era altro che la sua voce — e continuava a farlo fino a riempire la giovane con una serenità che le era sconosciuta.
Sentì le mani della creatura accarezzarle la braccia gelide e l'inaspettato calore di quel tocco la sorprese; quindi, lentamente, le sentì fluire leggere come l'acqua, come spuma di mare, fino ad intrecciarsi con le sue in una stretta che si perse nell'oceano.
Gli occhi del tritone per un istante la pregarono.
Le chiesero di restare lucida, di non affondare nell'inganno onirico di una pace fittizia.
Non voleva farle del male, non voleva ferirla.
Aveva ascoltato ogni sua melodia, aveva goduto di ogni nota nata dallo strumento che trattava con tanta cura e su quella dolcezza era sorto un amore irrazionale per l'umana che inconsciamente nutriva la sua voce.
L'essere emerse dall'acqua, all'altezza del viso della ragazza e Gou non smise per un solo istante di memorizzare ogni particolare, ogni movimento, ogni respiro e battito del cuore.
Per un attimo, si perse fra le gocce d'acqua che scivolarono lungo il suo viso ed il torso nudo; i loro volti furono d'improvviso vicini e le labbra quasi si sfiorarono, mentre i respiri si perdevano in unico soffio di vita.
Ricevendo quel bacio leggero, con le mani di lui che ancora stringevano le sue, Gou comprese che non avrebbe più udito la voce di Seijuurou — in qualche modo, sapeva che quello era il suo nome:  lui glie l'aveva comunicato nel toccarla, nell'osservarla, nel dirle quanto fosse meravigliosa.
Sarebbe scomparso, perdendosi fra la schiuma delle onde agitate dalla tempesta, perché un predatore che non rappresentava una disgrazia per la propria preda, non poteva che esserlo per se stesso, condannandosi; e mai un patibolo era stato così dolcemente ben voluto.
"Addio."
Le labbra della creatura, mute fuori dall'acqua, articolarono una parola che Gou sapeva avesse proprio quel significato. Lo leggeva nel sorriso di Seijuurou, nel dolore dell'espressione che s'era incupita e nel suo spingerla verso la riva, in salvo, lontano da lui.
E la giovane assecondò quel desiderio, voltandosi un'ultima volta giusto in tempo per vedere il guizzo carminio della sua coda sparire fra le onde scure.
Per sempre.

Quando Gou rientrò nella propria camera, ancora fradicia e scossa dai brividi, si limitò a spogliarsi della veste e ad avvolgersi fra le pesanti coperte completamente nuda. Il giorno dopo, per quante volte le domestiche, sua madre o suo fratello avessero bussato alla porta, non si mosse dal suo caldo involucro, mentre osservava il cielo ingrigirsi e poi farsi nero, carico della bufera.
Allora, in un istante, il firmamento si spaccò in due nella luce di un lampo e Gou avvertì il proprio cuore agitarsi, quasi in preda alla paura.
Una cieca disperazione prese possesso delle sue membra, quando il tuono la fece tremare sin nelle ossa.
Mai come allora il rombo del cielo le sembrò tanto simile ad uno straziante lamento e nemmeno si rese conto di essere scoppiata a piangere nel momento stesso in cui, dalla finestra, osservò le onde furiose infrangersi contro la roccia della scogliera e rigurgitare spuma di mare.
Non udì più alcuna dolce nota risalire dall'oceano ed anche il suo violino restò muto, mentre il sapore evanescente di un bacio donato ad un tritone invecchiava e spariva con lei.

*Owari*

Okay, okay.
Prendetela con le pinze, vi prego! X°
È una AU nata dal nulla: oggi ero un po' presa dalla tristezza e ne è venuto fuori questo.
Fra l'altro, ci tenevo a scrivere qualcosa con Merman!Seijuurou. XD
Ah, spero si sia capito che in questa shot, in alcuni punti, ho cercato di ricordare il lato da predatori delle sirene! :3
So che non è un granché, ma a me piace abbastanza com'è venuta fuori! Un po' "fiabesca" ed era l'effetto che volevo! °3°
Spero sia stata una lettura gradevole!
Un bacio, alla prossima!

   
 
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