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Autore: claws    13/10/2013    1 recensioni
Desmond usć all'aria aperta, fuori dal Santuario, e ĺ una brezza ancora settembrina lo accolse. Quello che chiamavano il Bel Paese, il Paese del Sole, riservava notti fredde che lui proprio non s'aspettava.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Desmond Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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De sideribus (Riveder le stelle)
















Desmond usć all'aria aperta, fuori dal Santuario, e ĺ una brezza ancora settembrina lo accolse. Quello che chiamavano il Bel Paese, il Paese del Sole, riservava notti fredde che lui proprio non s'aspettava.

Decise di salire sul tetto di una casa vicina alla Villa, sulla sinistra rispetto ai piedi della scalinata. Con dei salti rapidi e precisi - Ezio aveva eseguito il suo inconsapevole lavoro con Desmond portando ad ottimi risultati -, raggiunse una posizione adatta a guardare il cielo.

Benché il tetto su cui si era seduto fosse distante da fonti di inquinamento luminoso, il cielo rimaneva una massa scura, coś lontano che un dito non bastava per toccarlo e farlo un po' suo, un po' come quando, attraverso Ezio, aveva guardato in alto e aveva visto le stelle, bianche, belle, e per ognuna di quelle che poteva vedere espresse un desiderio e rivide un ricordo.

Niente stelle, in quel cielo pulito di cinquecento anni dopo; forse, penṣ Desmond, forse avrebbe soltanto dovuto aspettare e lasciare che gli occhi si abituassero a quel buio affaticato.

Chissà se le stelle che Desmond vide dopo cinque minuti immerso nel buio erano ancora quelle che Ezio contemplava, cinque secoli prima. La Bellezza e la Paura accompagnavano allora la Notte, e intorpidivano i sensi, e Bellezza e Paura sono ancora le compagne del Buio, le sue ancelle, le sue sorelle.

Desmond caḷ il cappuccio della felpa fin sulla fronte. Quel gesto lo faceva sempre sentire un po' più libero, eppure le stelle non splendevano nei suoi occhi come splendevano in quelli di Ezio, e forse non era da imputare solo ai lampioni e alle luci al neon.

Shaun aveva parlato della Divina Commedia e del fatto che le stelle erano le ultime parole di ogni parte del poema. Sempre Shaun, con quell'aria a metà tra l'irritato e il lusingato, aveva spiegato che probabilmente Dante pensava che il fine dell'uomo fosse quello di tornare alle stelle. A Dio.

Desmond si sdraị sul tetto, a pancia in su, e guarḍ verso la sfera celeste, cercando un punto di riferimento, una stella polare, qualcosa. Penṣ all'uomo che desidera le stelle, alla nostalgia che si prova quando la Notte stende sul mondo il proprio tappeto nero cucito nelle stelle.

Penṣ anche che lui non avrebbe mai potuto aspirare a tornare a Dio; ma a tornare un'aquila, a volare nel cielo, quello ś, avrebbe ancora potuto desiderarlo.
















Note Autrice:
Ho preso la brutta abitudine di infestare nuovi fandom e di rimanerci per un po', dunque sono tornata qui. xD
Stavolta con qualcosa su Des, perché chissà quanti al suo posto avrebbero avuto una crisi pazzesca ancora prima degli eventi di AC2. Insomma, io l'avrei avuta, perlomeno. D:
Che poi, le prime tre lettere di "De sideribus" sono le prime tre del nome Desmond, e chi mi conosce sa che a volte la mia testa funziona per associazione di suoni: ecco come m'è venuta in mente questa piccola shot. Dante e la sua Divina Commedia han fatto il resto.
Se notate incongruenze, o vi viene in mente qualcosa, non esitate a chiedere! C:
Vi ringrazio per aver letto. O per aver premuto la freccina della tastiera per leggere delle note che non hanno senso (?). O in qualsiasi altro modo siate arrivati fin qui. C:
Alla prossima!
claws_Jo
  
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