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Autore: Blakie    13/10/2013    2 recensioni
Risi, amara. «Ma Ezio... Non lo sai? Sono sempre stata con te, al tuo fianco. Come avrei potuto ricambiare il suo amore, se il mio cuore ti ha seguito quando hai lasciato Firenze?», sussurrai, scostandomi appena.
Portai le mani al mio collo e tirai fuori dal colletto del mio vestito il ciondolo che mi aveva regalato due anni prima, per mostrarglielo.
Non potei dirlo con certezza, ma mi parve di scorgere commozione nei suoi occhi.

Tutti meritano una seconda occasione. Anche Ezio e Cristina.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Calfucci , Ezio Auditore
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Firenze, 1478

Stavo cercando di raggiungere Ezio e Manfredo sul Ponte Vecchio, ancora stranita da tutta la situazione che era venuta a crearsi.
Ezio Auditore, il mio amore segreto e lontano da ormai due anni, era accorso in aiuto di Manfredo, il mio promesso sposo, per salvarlo dagli strozzini. Ero in procinto di girare l'angolo, quando una sagoma bianca mi venne addosso all'improvviso, trascinandomi per un braccio e mettendomi con le spalle al muro.
Era Ezio. Il cuore mi impazzì nel petto.
Proteggendomi con le sue braccia, avvicinò il volto al mio e mi baciò, con passione.
Istintivamente, serrai gli occhi. Erano due anni che non venivo baciata così, che non venivo baciata da lui. Realizzai solo in quell'istante quanto mi fosse mancato. Le mie esili braccia si persero nell'imponenza della sua tunica e gli circondarono il punto vita, stringendo forte. Chiusi gli occhi, lasciando libero il mio cuore.
Inaspettatamente, però, quel bacio durò meno di quanto avrei voluto e, quando riaprii gli occhi, ritrovai Ezio a tre passi di distanza lontano da me.
«Sta bene, sarà un bravo marito. Me ne sono accertato», disse, sorridendo e annuendo col capo. Non gli risposi, allibita, e lui si voltò senza dire altro.
Quei tre passi diventarono presto cinque. Poi dieci. Se ne stava andando.
«Che-Che cosa?!», domandai. Non avevo capito nulla di quello che aveva detto!
Non si fermò nemmeno a rispondermi, ma continuò invece ad allontanarsi, imperterrito.
«EZIO, ASPETTA!», urlai, lanciandomi verso di lui. «Aspetta, te ne prego! Ezio!», gridai di nuovo, quando lo vidi sparire dietro a un gruppo di passanti.
Se n'era andato di nuovo, come aveva già fatto due anni prima, senza darmi il tempo di dirgli addio come avrei desiderato. Sfruttando la mia distrazione. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, e le mie ginocchia persero la forza di reggermi in piedi. Non potevo crollare lì, in mezzo agli altri cittadini, così mi feci forza e mi nascosi all'ombra del muro dell'abitazione che faceva angolo, dove poco prima mi aveva baciata.
Mi abbandonai contro di esso, prendendomi il volto tra le mani, che presto furono zuppe delle mie lacrime.
Mi aveva lasciata, di nuovo, nonostante gli avessi detto di essere promessa in sposa ad un altro uomo. Non aveva mostrato il minimo segno di rammarico, rabbia o qualsivoglia emozione. Nulla. Mi aveva baciato e se n'era andato dicendomi addio con quella frase priva di ogni logica. Quei pensieri aumentavano la morsa di dolore che avvertivo nel mio animo e raddoppiarono le mie lacrime. Cercai di essere discreta senza singhiozzare troppo, ma non riuscivo a fermarmi.
E poi, dal nulla, avvertii due braccia stringermi contro un petto ampio e forte.
«Perché piangi, Cristina?», domandò Ezio con un tono basso.
«Perché sei tornato?», sussurrai eludendo la domanda, la voce spezzata dal pianto.
«Non potevo voltarti le spalle vedendoti in queste condizioni», rispose, addolcendo il tono.
«Ah, mi hai visto? Credevo fossi già scappato a spassartela con qualche altra prostituta. Sembravi molto di fretta», lo schernii, rizzando il capo e asciugando le lacrime.
Ezio sussultò e mi scostò da sé, prendendomi per le spalle.
«Cosa stai farneticando?», sbottò, lo sguardo contrariato.
Guardai verso un'altra direzione. «Considerando la tua indifferenza alla notizia del mio matrimonio, non mi sarei stupita se ti avessi visto entrare alla “Rosa Colta” subito dopo il nostro addio. Se si possono ritenere “addio” parole senza senso come quelle da te pronunciate!».
Ezio si adirò. «Cosa avrei dovuto dirti?! Sono stato due anni lontano da Firenze, lontano da te, senza avere tue notizie. Che diritto ho, io, di interferire con la vita che ti sei costruita mentre io non c'ero? Nessuno! Non posso avere nessun tipo di pretesa nei tuoi confronti».
«Non hai mostrato nemmeno il minimo rammarico!», ribattei con foga.
«Se avessi potuto leggere nel mio cuore quando mi hai dato la notizia, ci avresti scorto lo sconforto più grande! Avrei dovuto metterti in difficoltà implorandoti di non sposare Manfredo? Avrei dovuto lasciarlo uccidere?».
Iniziai a calmarmi, tornando a ragionare con la mente anziché col cuore. In effetti, non aveva tutti i torti.
«No, certo che no. Avrei solo desiderato che mi svelassi i tuoi pensieri in modo sincero», gli risposi, conciliante, posandogli una mano sul petto.
Mi sfiorò la guancia col dorso della mano. «Cristina, se io potessi decidere per te, intimerei a Manfredo di starti lontano e andrei da tuo padre a chiedere di poterti portare via con me. Ma non posso farlo, perché impedirei a te di fare ciò che è giusto».
Lo guardai, irrigidendomi. «Cosa è giusto, Ezio?».
«Beh, sposare Manfredo. Lui ti ama. Ed è giusto che tu rispetti il volere di tuo padre e che onori la tua famiglia», rispose, poi sorrise, ammirato. «Hai sempre avuto molto a cuore ciò che desiderano i tuoi genitori e sai perfettamente quel che occorre per farli felice. Sei una brava figlia».
«Forse anche troppo...», sussurrai, tra me e me.
«Cosa?», domandò lui, perplesso.
Lo scrutai, gelida. «E quello che desidero io? Non importa? Non importa ciò che io ritengo giusto? La mia felicità non conta nulla?!».
Avevo provato a mantenere un tono tranquillo, ma fallii miseramente. La frustrazione mi aveva travolta come un fiume in piena.
Ezio mi guardo con un'espressione stupita e interdetta. «Cosa intendi dire?».
Alzai gli occhi al cielo, esasperata. «Credi davvero che io voglia sposare Manfredo? Ne sei davvero convinto?!».
Si accinse a rispondere, ma glielo impedii. «Io non amo lui, Ezio, amo te! Ti ho sempre amato!», confessai con impeto, buttandogli le braccia al collo. «Ho acconsentito a sposarlo solo per rendere felice mio padre, ma non lo amo, affatto».
Ezio sembrava scosso, senza parole. «Credevo che ricambiassi i suoi sentimenti...», mormorò, abbracciandomi.
Risi, amara. «Ma Ezio... Non lo sai? Sono sempre stata con te, al tuo fianco. Come avrei potuto ricambiare il suo amore, se il mio cuore ti ha seguito quando hai lasciato Firenze?», sussurrai, scostandomi appena.
Portai le mani al mio collo e tirai fuori dal colletto del mio vestito il ciondolo che mi aveva regalato due anni prima, per mostrarglielo.
Non potei dirlo con certezza, ma mi parve di scorgere commozione nei suoi occhi.
Non disse nulla: mi prese il volto tra le mani e mi baciò, con una passione travolgente, inesplicabile e, stavolta, più a lungo.
«Oh, Cristina.... Non vi è stato un singolo giorno in cui io non ti abbia pensata, una singola notte in cui non ti abbia sognata. Ti amo, mio unico amore», mi sussurrò all'orecchio durante i pochi secondi in cui smise di baciarmi.
Improvvisamente, mi sentii chiamare da una voce maschile: era Manfredo.
«Cristina?! Cristina, dove sei?!», mi stava cercando, preoccupato. Doveva essere venuto a casa mia dopo il mancato pestaggio, e Sandro e Giannetta dovevano averlo avvertito che ero andata a cercarlo...
«Devo andare», mormorai, liberandomi dalla presa di Ezio. Lui mi guardò, confuso.
Gli presi il volto tra le mani. «Ti aspetto nella mia camera, questa sera, dopo che il sole sarà tramontato. Se mi ami come dici, te ne prego, vieni».
Posai le mie labbra sulle sue per un istante. Lui sorrise, divertito. «Camera tua... Interessante, vedrò di non mancare».
«A questa sera, Messer Auditore», gli sussurrai all'orecchio.
Fece un inchino da gentiluomo. «Madonna Vespucci», disse, a mo' di saluto.
Mi allontanai in fretta, voltandomi un'ultima volta per salutarlo, ma Ezio se n'era già andato.
Manfredo mi corse incontro non appena mi vide svoltare dall'angolo di una casa poco più avanti.
«Cristina!», gioì, e mi abbracciò con sentimento.
Provai a parlare con naturalezza. «Manfredo, cosa ti è capitato?».
Sciolse l'abbraccio, iniziando a gesticolare agitato. «Mia amata, non sai che paura ho avuto di morire! A quest'ora sarei già dentro ad una cassa di legno, se non fosse stato per un uomo coraggioso che è intervenuto, salvandomi!».
Mi finsi più sorpresa che potei. «Dici davvero? Chi?».
«Ha detto di chiamarsi Ezio de Castronovo».
Ci volle un notevole sforzo per trattenermi dal ridacchiare. Che fervida immaginazione hai, Ezio!, pensai tra me e me.
Iniziammo a camminare per fare ritorno alla mia casa.
«Mh, strano», proferii, pensosa. «Non l'ho mai sentito nominare».
«Ne sei certa, Cristina?», domandò Manfredo, sorpreso. «Eppure, sembrava conoscerti. Mi ha fatto giurare di non giocare più d'azzardo, altrimenti sarebbe venuto a cercarmi e mi avrebbe ucciso con le sue mani», raccontò, rabbrividendo al pensiero.
«Sono d'accordo con lui, devi smetterla di metterti nei guai, Manfredo!», lo ammonii, severa. «Tu cosa gli hai risposto?».
Smise di camminare, prendendomi le mani tra le sue.
«Ovviamente gliel'ho giurato», mi assicurò. «E lo giuro anche a te, in questo preciso momento». Mi baciò.
«Deve averti proprio spaventato questo Ezio da Castronovo», ne convenni, ridacchiando.
«Di certo le sue minacce mi hanno spaventato, ma non sono le uniche cose che mi ha detto», rispose. «Mi ha chiesto se ti amo e mi ha detto che sono un uomo fortunato ad avere una fidanzata quale sei tu. Mi ha fatto promettere di essere un bravo marito». Mi guardò negli occhi, serio. «Grazie a lui ho capito quanto profondo è l'amore che nutro per te; tutto ciò che voglio è renderti felice».
Gli sorrisi, tentando di trattenere la tristezza. «Oh, Manfredo...», mormorai, abbracciandolo.
Mi sentii tremendamente in colpa: solo in quel momento mi resi conto che l'amore di Manfredo nei miei confronti era sincero. Sfortunatamente però, io, quell'amore, non avrei mai potuto ricambiarlo.
Non desideravo essere sua moglie, bensì la moglie di Ezio.
Non volevo che fosse lui a rendermi felice, volevo che fosse Ezio la ragione della mia felicità.
La mia anima ed i miei pensieri ruotavano tutti attorno ad una persona sola: Ezio Auditore da Firenze.
E non era giusto continuare quella farsa che era il fidanzamento con Manfredo; non era giusto né nei confronti di Manfredo stesso, né nei confronti di Ezio.
Stretta nell'abbraccio di un uomo che non amavo, presi, forse per la prima volta in vent'anni di vita, una decisione che non rendeva libera e felice nessun'altra persona che non fosse me stessa: dovevo annullare la promessa di matrimonio e rompere il fidanzamento con Manfredo.
Dovevo ricongiungermi col mio cuore che, nel corso di quei due anni, Ezio Auditore aveva sempre custodito, senza saperlo, dentro di sé.

***

 

 

 

 

[Note dell'autrice]
Ciao a tutti!
Posso benissimo considerare questa mini-storia come il mio Salto della Fede nella sezione “Assassin's Creed” di EFP :D Ok, pessima battuta.
Beh, che dire, ho sempre e solo scritto fan fiction su Twilight, ne ho una ancora incorso ed incompleta che non aggiorno da più di un anno; e ne inizio un'altra, ok.
Questo fandom è qualcosa di completamente nuovo per me.
Date la colpa al mio ragazzo che mi ha fatto scoprire AC II e AC Brotherhood, è tutta colpa sua se ne sono diventata un'appassionata/fissata.
Ho provato a trattenermi, ma, seriamente, il destino di Ezio e Cristina è talmente triste che ho voluto rendere giustizia a questi piccioncini meravigliosi con questa storia brevissima (sarà di 2, massimo 3 capitoli) perché... perché sì. Perché tutti meritano una seconda occasione.
Perciò ho ignorato bellamente i ricordi della Missione di Cristina in AC Brotherhood che vanno da “Il testimone dello sposo” in poi e ho deciso di riscrivere tutto. Perché Ezio e Cristina se lo meritavano un lieto fine.
Ho scritto questa storia basandomi un po' sul video gioco e un po' sul libro di Bowden e li ho combinati per ottenere questo.
Inoltre, la frase che pronuncia Cristina nel videogioco quando muore (T_T) è talmente bella che non potevo buttarla via! Perciò ho cercato di inserirla qui in un contesto più felice e romantico! (A chi la trova spedisco Ezio Auditore a casa vestito da poliziotto sexy, stile Magic Mike :P).

Pubblicherò i prossimi due capitoli il prima possibile e spero in un riscontro positivo ^^
E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi invogli a sperare in un seguito della storia!
Alla prossima, un bacione xx
Bea :3

   
 
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