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Autore: MartyJane1775    14/10/2013    3 recensioni
Dean non è la persona più sensibile del pianeta Terra, ma Castiel deve scoprirlo sulla propria pelle.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Castiel guardò fuori dalla finestra. Notte. Di nuovo. Si chiese come, quando era un angelo, aveva potuto pensare che il tempo scorresse lentamente: il tempo scorreva anche troppo veloce ora, e lui avvertiva la strana sensazione di doversi sedere. Anzi, non sedere –distendere. E dormire, forse.

Per combattere questo istinto, iniziò a camminare più velocemente davanti alla finestra, guardando il cielo come un animale in gabbia. Quel cielo in cui non avrebbe potuto tornare mai più. Attraverso il riflesso del vetro vide Sam che, disteso sul letto mezzo disfatto del motel di quart’ordine in cui avevano affittato una stanza, dormiva russando sommessamente, i capelli sparsi sul cuscino e la bocca semi aperta, a pancia in giù, con un piede che sbucava fuori dalle coperte e un braccio penzoloni con la mano che quasi toccava terra.

Forse questo è il momento adatto.

Pensò, guardando Dean che invece trafficava sul minuscolo tavolino davanti alla TV nella “stanza”  (se così si poteva chiamare, piuttosto un secondo spazio senza nessuna porta a dividere le due zone, solo un’architrave e una soglia a segnare il confine) adiacente, intento a fare proiettili d’argento.

«Dean…?» chiese a bassa voce, avvicinandosi. Il Winchester maggiore non lo guardò, e perciò non si accorse dell’espressione vaga e insicura sul suo volto.

«mmh?» borbottò, per fare segno di averlo sentito, intento a versare la giusta quantità di metallo fuso nello stampo come John gli aveva insegnato.

«Possiamo parlare?» Cas fece un passo in avanti, e il movimento finalmente distrasse Dean dal suo lavoro di precisione.

«Certo. Di che cosa?» ribattè veloce. L’angelo (o piuttosto, ex angelo) cercò nella propria testa una risposta che non venne subito. Rispose dopo aver fatto un profondo respiro.

«Cose da umani.»  si decise a dire. Solo un’ombra di sorpresa passò sul volto di Dean prima che questi facesse spallucce e dicesse:

«Spara.» con abbastanza disinvoltura da non far ritirare di nuovo Castiel nel suo guscio. Dean sapeva di dover essere diplomatico, come avrebbe suggerito Sammy se non fosse stato disteso sul letto intento a sognare un mondo migliore, a giudicare dall’espressione beata e distante del suo viso.

Nel silenzio che aveva accompagnato i pensieri di Dean, Cas aveva cercato un modo di dare una forma e una coerenza alle immagini che si accavallavano nella sua testa.

«Da quando Metatron mi ha fatto diventare umano…» cominciò infine, ma si fermò quasi subito. Fece un altro respiro, poi continuò:

«…ho iniziato a… pensare… molto.» concluse. Dean incontrò il suo sguardo, per nulla impressionato come Castiel si sarebbe aspettato.

«Direi che è normale, amico.» il ragazzo Winchester fece spallucce tornando ai suoi proiettili. Cas lo ignorò. Dean non aveva capito. Non era tutta colpa sua, però, e Castiel lo sapeva: non stava dicendo tutto quello che avrebbe dovuto. Non si sentiva a suo agio nel dirlo. Non gli sembrava giusto.

«Non capisci…» Cas provò ancora.

«Non sono solo pensieri.» suggerì, sperando che Dean cogliesse la sfumatura sottile che (almeno credeva) aveva conferito alle proprie parole. Dean lo guardò fisso, lo sguardo vitreo come quello di un pesce rosso nella boccia quando un bambino molesto picchietta le dita sul vetro della sua prigione trasparente.

«Cas, non posso aiutarti se parli per fottuti indovinelli.» disse alla fine, leggermente spazientito. Castiel chiuse gli occhi, sentendo le proprie guance infiammarsi mentre tentava di spiegare.

«Ci sono questi… pensieri. Sempre sullo stesso… argomento. E poi, qualche volta, i pensieri sembrano… reali, e sento caldo come se il sole mi stesse bruciando la pelle, e il sole non mi ha mai bruciato la pelle, Dean. E poi anche il mio stomaco inizia a bruciare come quella volta che Carestia e il tramite di Jimmy Novak mi avevano costretto a mangiare tutti quegli hamburger, e il resto dei miei organi… il cuore, in particolare, e i polmoni e le costole… sembrano più leggeri. Come se stessero volando. Ma gli organi non possono volare da soli, specialmente quelli umani.»

Cas concluse e riprese fiato, piuttosto fiero di aver sottolineato in chiusura che capiva come gli esseri umani funzionavano, e si sentì incredibilmente più leggero. Questo discorso, per quanto confuso, ormai lo disturbava da un po’ ed era un sollievo liberarsene, e Dean era l’unica persona a cui avrebbe potuto pensare di dirlo senza sentirsi debole.

Dean ghignò, evidentemente divertito da qualcosa che Cas non riusciva a cogliere.

«Perché ridi?» avrebbe quasi voluto chiedere perché cazzo ridi, e si rese conto che Dean aveva più influenza su di lui di quanta avesse pensato. In qualche modo il pensiero non lo disturbò, non dopo tutto quello che avevano passato. Ormai aveva fatto il callo al modo in cui Dean si adattava a lui, come l’altro pezzo di un puzzle o “l’altra metà della mela”, Castiel era abbastanza certo che esistesse questa espressione anche se non ne capiva il significato. E poi le mele avevano un significato “proibito” che non approvava. Il tono leggermente irritato, comunque, non sfuggì a Dean, il cui ghigno si allargò col solo risultato di innervosire di più Castiel.
In realtà, l’ex-angelo non avrebbe saputo dire perché si sentiva così irritato; si sentiva in difficoltà nel descrivere le cose che provava e che lo spiazzavano perché non era mai stato così fottutamente umano (il “fottutamente” non gli sfuggì nel suo monologo interiore, e pensò che forse avrebbe dovuto prendere un po’ le distanze da Dean) e gli sarebbe piaciuto che, una volta tanto, l’amico si fosse comportato da adulto. Ma a quanto pareva era chiedere troppo.

«Avanti, non fare il permaloso.» lo prese in giro Dean, il ghigno sempre più largo man mano che la faccia di Cas si faceva più scura.

«ah-ah. Mi diverto anche io. Ora posso sapere che stai pensando, o…?» Castiel non fu capace di trovare un’alternativa. Dean fece una pausa ad effetto, godendosi lo smarrimento sul volto del migliore amico. Era bello per una volta sentirsi quello che aveva le risposte, e non quello che doveva tirare fuori il fegato e fare le domande.

«Beh, mio caro Cas, direi che ti sei innamorato. Come una dolce teenager. Samantha sarà contenta di non essere più l’unica donna in famiglia –potreste scambiarvi le ricette per le torte di mele.» suggerì Dean, respirando forte per non mettersi a ridere. Cas lo fissò confuso.

«Pensavo di aver imparato a distinguere gli uomini dalle donne.» rispose semplicemente, distratto dal discorso di Dean. Dean lo guardò senza capire, per poi ripercorrere nella propria testa le sue ultime parole.

«Giuro su Dio Cas, avrai pure trovato la tua parte umana, ma l’ironia è nascosta talmente in fondo che dubito che vedrà mai la luce.»

Lo sguardo di disapprovazione di Cas (per aver nominato Dio invano, per aver capito finalmente la battuta, per tutto quanto) , fu esattamente quello che Dean si aspettava.

«Io non ho trovato niente. La mia umanità non è dipesa da  me.» ribatté Castiel un po’ più duramente di quanto avrebbe voluto. Vide Dean incupirsi per un momento, prima di ricominciare a prenderlo per il culo.

«Ah, vedo che ti sono arrivate anche le mestruazioni. Congratulazioni per essere diventato una donna.» concluse, il tono di nuovo leggero come la sua espressione, parandosi con le braccia nel caso Castiel avesse reagito lanciandogli contro qualcosa. Cas ritenne saggio stare zitto e non raccogliere, rinchiudendosi in un silenzio offeso .

***

Sam si svegliò con uno sbadiglio teatrale, assetato. Si alzò per aprire l’anta del frigo del mini-bar, solo per trovare Castiel seduto sul divano a braccia conserte e Dean che sghignazzava mettendo via gli utensili che servivano per fare i proiettili. Confuso dalla scena improbabile, chiese:

«Cos’è successo?», anche se le sue parole furono inghiottite da un mezzo sbadiglio.

«Dobbiamo preparare Castiel per il suo Bar Mitzvah.» annunciò Dean, prima di potersi trattenere. Castiel lo fissò con una vaga disapprovazione in volto, le labbra leggermente sporte in avanti in un broncio.

«Non credo che mio padre approverebbe, Dean.» ribatté stancamente, con l’aria di spiegare qualcosa a un bambino di due anni. Dean alzò gli occhi al cielo.

«Battute, Cas. Battute. Hai un disperato bisogno di imparare a distinguerle. Almeno non farai la figura dello scemo con… chiunque-sia.»

Sam passava lo sguardo da suo fratello all’amico, confuso, senza capire lo scambio.

«”chiunque-sia”?» domandò, ogni traccia di sonno scomparsa: era troppo divertente veder battibeccare Dean e Castiel. Almeno, per una volta, non era l’unico bersaglio delle frecciatine del fratello maggiore.

«Ho parlato con Dean di un dubbio… e l’unica risposta che ho ricevuto è l’ironia.» spiegò Castiel. Più o meno. Sam, ancora insoddisfatto, si voltò verso Dean che rispose mezzo masticando una mela.

«Cas ha i sintomi dell’amore tipici di voi femminucce.» completò Dean. Sam gli lanciò un’occhiataccia e poi si rivolse a Cas.

«Non avresti dovuto chiederlo a lui. Dean è sentimentalmente impotente, lo sanno tutti.»

«Ma contrariamente a te, Raperonzolo, io rimorchio.» sottolineò l’altro. Castiel sentì un leggero formicolio alla mano all’enfasi posta da Dean sull’ultima parola, ma lo ignorò.

«Hai mai pensato che potrebbe esserci qualcosa in più oltre al sesso?» lo rimbeccò Sam.

«No.» fu la semplice risposta di Dean, che fece spallucce. Dopodiché lanciò la restante mezza mela a Castiel, che la acchiappò al volo, prima di dire:

«E ora vi lascio ai vostri discorsi da donne e vado a dormire. Buonanotte.»

Il maggiore dei Winchester lasciò la stanza, accompagnato dagli sguardi degli altri due. Quando se ne fu andato, Castiel guardò la mezza mela che aveva il segno dei denti di Dean sulla buccia rossa e lucente.

«Non te la prendere, Cas. Lo sai, in realtà non è così stronzo.» disse Sam, più per riempire il silenzio che per altro, incuriosito dall’espressione indecifrabile sul volto dell’altro.

«Sì… lo so.» borbottò Castiel, rigirandosi la mela tra le mani. Si sentì stanco tutto d’un tratto. Sbadigliò quasi più teatralmente di quanto avesse fatto Sam poco prima.

«Forse è meglio che vada a dormire anche io. Buonanotte.» annunciò, odiando quell’istinto umano e cercando la chiave dell’altra stanza che avevano preso per lui. Per lui solo. Curiosamente, la parola gli pesò molto più di qualsiasi fastidioso bisogno che sperimentava negli ultimi tempi. Mosse i piedi verso la porta, poggiò la mano sulla maniglia per aprirla.

«Cas…?» la voce di Sam lo raggiunse mentre stava per varcare la soglia. Si voltò verso il minore dei fratelli.

«Sì?» lo incalzò. Voleva davvero andare a dormire.

«Chi è?» chiese Sam, e per la prima volta nel corso della serata Castiel colse al volo il significato della domanda. Guardò la mela che teneva in mano, la poggiò sul tavolino vicino alla porta, e incontrò di nuovo gli occhi di Sam.

«Non importa.» e chiuse la porta della stanza alle proprie spalle.
  
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