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Autore: laviatraversa    14/10/2013    5 recensioni
Dalla OS: "Per la prima volta dopo tanto tempo, Caroline era davanti a lui. Non custodiva minacce negli occhi, né difese nei gesti, ma sembrava distante come non lo era mai stata, persa dentro un labirinto in cui, ne era certo, era entrata spontaneamente.
Aveva gli occhi umidi di lacrime fantasma, quelle che nessuno ha il coraggio di piangere, e tremava impercettibilmente sotto i raggi freddi della luna.
Non fece domande quando gli gettò le braccia al collo, né le chiese come si sentisse. Avrebbe potuto rendersi partecipe del suo dolore, tirarglielo fuori. Nei silenzi sospesi sulle labbra di Caroline, invece, lui cercò di trovarci l'amore.
"
[...]
Klaroline – Future!fic – Dedicata a xonlyexception_
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!
Quella che state per leggere è una OS a cui tengo molto; ho lavorato davvero tanto per scriverla, ho smussato ogni angolo con grande, grande impegno. È particolare, lo ammetto, perché è fuori dal tempo e dallo spazio, non si inserisce in un contesto preciso. Ci sono solo loro, Klaus e Caroline, che hanno danzato nella mia testa fino a quando non mi sono decisa a tradurli in parole. Ho cercato di fare del mio meglio per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi – pensavo ogni singolo istante: potrebbe succedere davvero? – e sono soddisfatta del risultato ottenuto. Forse Klaus può risultare un po' OOC; nel caso in cui più di una persona sottolinei un particolare simile, provvederò a inserire l'avvertimento. Sono felice di essere arrivata a questo punto: averla pronta per la pubblicazione. Lascio, come sempre, a voi i commenti.
Buona lettura,
egoica

 

 

 


Cronache di velluto

Dedicata a xonlyexception_

 

Atto I.
Il mondo è una conchiglia.
Fa eco alla luce, dà tutta quella
che riceve, anche sotto forma di ombre.
E la luce è l'unico comandamento
che l'alba conosca. Un comandamento
ruvido, perché quando si viene alla
luce viene anche da piangere.

[Alessandro d'Avenia]

 

 

Per la prima volta dopo tanto tempo, Caroline era davanti a lui. Non custodiva minacce negli occhi, né difese nei gesti, ma sembrava distante come non lo era mai stata, persa dentro un labirinto in cui, ne era certo, era entrata spontaneamente.
Aveva gli occhi umidi di lacrime fantasma, quelle che nessuno ha il coraggio di piangere, e tremava impercettibilmente sotto i raggi freddi della luna.
Non fece domande quando gli gettò le braccia al collo, né le chiese come si sentisse. Avrebbe potuto rendersi partecipe del suo dolore, tirarglielo fuori.
Nei silenzi sospesi sulle labbra di Caroline, invece, lui cercò di trovarci l'amore. 

 

VVV

 

Non sapevo dove andare –, si era giustificata la mattina dopo. Klaus annuì appena, le posò un bacio sulla spalla nuda e la strinse più forte a sé.
– Ho guidato per ore e, prima che me ne rendessi conto, sono arrivata qui –, continuò.
Ma lui non voleva parlare, ascoltare, sapere.
Preferiva fingere che Caroline fosse sempre stata sua.
Così la accolse ancora una volta tra le sue braccia, lenì il suo dolore – labbra bollenti e lenzuola di seta – nell'unico modo in cui poteva farlo e non pretese nulla più di ciò che lei era in grado di dargli.
“Ogni cosa a suo tempo”, si disse.

Quando poi Caroline confessò, si sentì brutalmente strappato da quell'illusione dolcissima.
Tyler è morto –, sussurrò lei.
Si sentì usato, spezzato e incredibilmente ingenuo.
Erano passati decenni dall'ultima volta che si erano visti, decenni da quando aveva fatto quella promessa che ora sembrava più una condanna.
Io voglio essere il tuo ultimo.
– Tyler è morto quindici anni fa e io ho il coraggio di piangere solo oggi –, disse infine.
Annegò il suo amore perduto sulle labbra di Klaus e pianse interiormente fino al calare del sole.
L'uomo decise, invece, che avrebbe promesso solo a sé stesso da quel momento al resto dell'eternità.
In un modo o nell'altro, lo sarebbe stato.

 

VVV

 

– Quanto resterai? –.
Fondamentalmente, era un autolesionista.
Un ripugnante, sciocco, fottuto autolesionista.
Caroline gli sorrise e si strinse un po' di più nel suo abbraccio. Lo baciò dolcemente sulle labbra.
– Non lo so –.
Lui si lasciò prendere in giro – ogni volta doveva essere l'ultima – e nascose il viso tra i suoi capelli.
Era bello vivere così; si chiese perché non si fosse innamorato prima e, come sempre, perché quando infine l'aveva fatto si fosse innamorato proprio di lei.
Poi, come sempre, le risposte fecero calare la notte su quel momento di pace.
Non si era innamorato prima perché, come poi aveva dimostrato, l'amore rende deboli e si era innamorato di lei perché era l'unica che non l'avrebbe mai amato. Il fantasma di Tyler era sempre lì con loro.

 

ͽͼ

 

Primo Intermezzo.
Amo come l'amore ama.
Non conosco altra ragione di
amarti che amarti. Cosa vuoi
che io ti dica oltre a dirti che ti amo,
se ciò che ti voglio dire è che ti amo?
[Fernando Pessoa]

 

 

Mentre osservava Klaus dormire si chiese se gli angeli custodi esistessero davvero; lei era convinta, ogni giorno di più, di aver trovato il suo.
Erano passati tre anni dalla disperata richiesta di aiuto che gli aveva rivolto. Tre anni in cui lui non aveva preteso niente, l'aveva amata senza riserve – a modo suo – e protetta da sé stessa.
Era grata a Klaus. Aveva saputo restituirle la voglia di vivere e, interiormente, pensava di dover ricambiare. Ogni giorno lo vedeva più spento, un'anima di fumo denso e acre.
– Ti sei svegliato –, sussurrò quando l'uomo aprì gli occhi. Gli carezzò una guancia con il dorso della mano. – Buongiorno –, disse poi.
– Buongiorno a te –, rispose lui poggiando la testa sul seno nudo di lei. Lei lo guardò con dolcezza.
Subito dopo si accorse che qualcosa non andava.
L'uomo si era irrigidito.
Che non fosse troppo tardi?
Si era alzato velocemente, aveva indossato i vestiti del giorno prima e l'aveva lasciata sola.
Aveva pianto, velluto blu fra le sue lacrime
[1].

 

VVV

 

Klaus era tornato a casa tardi.
Aveva la camicia sporca di sangue e sembrava distrutto. Si era sdraiato accanto a lei senza neppure togliersi i vestiti e le aveva preso una mano.
Lei la strinse.
– Puoi parlarmene –.
– Parlarti di cosa? –.
– Di quello che ti sta succedendo –.
Lo sentì ridere forte, senza pudore. Si girò su un fianco, gli lanciò uno sguardo severo.
– Scusami, love, ma sei l'ultima persona con cui voglio parlare di quello che mi sta succedendo –.
Senza accorgersene, Klaus l'aveva ferita nel profondo. Sentiva il bisogno di fare lo stesso.
Salì a cavalcioni su di lui, gli strinse con forza le spalle e lo baciò con foga. Quindi portò le mani sui suoi fianchi e si sporse verso di lui.
– Sei un grandissimo stronzo, Klaus –.
Lo morse.
Lui la lasciò fare; la fece ubriacare del suo sangue.
Quando si accorse che stava esagerando, Caroline smise di bere e posò un piccolo bacio sulla ferita.
Lui la guardò per un istante lunghissimo.
Aveva i capelli spettinati, cadevano in onde confuse sulle spalle, e le labbra rosse.
– Sei bellissima, Caroline –.
E io ti amo, razza di idiota –.

 

VVV

 

Non riusciva ancora a spiegarsi, a distanza di giorni, la reazione che Klaus aveva avuto quando gli aveva confessato di amarlo.
Si era messo a piangere.
Era fuori da ogni logica, umana e non.
Perché si dispiaceva di una cosa tanto bella?
Gli stessi dubbi la assalirono ancora. Forse Klaus non la amava come lei pensava – non l'aveva mai detto, dopotutto – o forse, stanco di aspettare, aveva smesso di farlo.
Pensò che fosse meglio, per lei e per la sua sanità mentale, concentrarsi su qualcos'altro.
Il “qualcos'altro” era appena tornato e lei voleva capire perché si comportasse così.
– Chi non muore si rivede –, lo salutò.
– Dimentichi che sono immortale –, fu l'ironica risposta di Klaus. Si tolse la giacca e fece per andare nel suo studio.
– Dobbiamo parlare –, asserì Caroline.
– Io non devo fare proprio niente, love –.

 

ͽͼ

 

Act II.
Ciò che ero solito amare,
non amo più; mento: lo amo,
ma meno; ecco, ho mentito di nuovo:
lo amo, ma con più vergogna, con
più tristezza. Ecco, finalmente
ho detto la verità. È proprio così:
amo, ma ciò che amerei non
amare, ciò che vorrei odiare.
[Francesco Petrarca]

 

 

Stava dipingendo da ore.
Lentamente, la tela aveva preso la forma delle sue emozioni. Al centro, spiccava la morte.
Nera, buia morte oscurava l'amore, la passione, la gioia, la soddisfazione, il godimento.
Caroline aveva detto che lo amava.
Era giunto il momento che, nel corso di quei tre anni, aveva temuto di più.
Klaus Mikaelson era solito mantenere la parola data, specialmente se prometteva qualcosa a sé stesso.

 

VVV

 

Poteva sentire vibrare nell'aria tutte le cose che non aveva mai detto; quanto amava la pioggia e il mare in tempesta, quanto gli piacesse dipingere solo di blu e quanto odiasse aver giurato di uccidere Caroline nel momento in cui l'avesse amato.
Non trovava la forza di farlo, ma, al contempo, una voce nella sua testa gli ripeteva – incessantemente, giorno e notte, da giorni – di affrettarsi, di farlo prima che fosse troppo tardi.
Quando aveva sussurrato al vento che le avrebbe stato il cuore non sapeva cosa il futuro gli avrebbe riservato. Pensava che l'iniziale rifiuto di lei avrebbe tenuto viva la sua rabbia, sarebbe stato ossigeno per la fiamma che sentiva ardere dentro.
Non era stato così.
Ogni giorno cercava di cancellare ciò che provava per lei e, paradossalmente, ogni giorno la amava con più forza, con più sentimento, con più disperazione.
Caroline gli era entrata nelle vene, poteva sentirla urlare dagli anfratti più reconditi della sua anima.
Prese una decisione quando una notte la sentì piangere. Non poteva continuare così.
Lei non merita di soffrire così atrocemente.
E non lo meritava neppure lui.

 

VVV

 

La stanza era illuminata solo dalla luna.
Caroline riposava al centro del grande letto, il lenzuolo drappeggiato intorno al corpo seminudo.
Si sedette su una sedia lì vicino e la guardò per quelle che gli sembrarono ore.
La ragazza mugugnò il suo nome nel sonno.
Tremò.
Si avvicinò lentamente, marcando a fuoco nella sua mente ogni passo che lo portava sempre più a un passo dalla fine. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei.
Lei si svegliò proprio quando aveva raccolto il coraggio necessario.
– Sei qui –, aveva sussurrato con voce impastata.
– Sono qui –, ripeté lui.
Adesso o mai più”, pensò.
Le fu sopra in un attimo.
Si rifiutò di guardarla negli occhi.
Infilò una mano nel suo petto, appena sotto al seno, e strinse con forza il cuore. Batteva nelle sue mani.
Caroline emise un gemito.
Lo chiamò debolmente.
Poi, rimase immobile.

 

VVV

 

L'alba aveva sempre esercitato su Klaus un fascino particolare; sin da piccolo, quando si nascondeva sul Monte per scappare alle percussioni di suo padre, lo osservava e si chiedeva dove il sole trovasse la forza di rinascere ogni giorno. Era qualcosa di mistico.
Molto più che il tramonto – distruggere qualcosa è semplicissimo, lui lo sapeva bene – si perdeva a fissare la volta celeste e a riflettere.
Era un mostro.
Tutte le persone che aveva conosciuto l'avevano definito così almeno una volta – suo padre, sua madre, Elijah, Kol, Finn, Rebekah per primi –, ma davano alla parola un significato diverso.
Quella volta, lui comprese cosa significasse.
Lui distruggeva, soffocava l'amore.
Quando rientrò in casa, intimamente accettò ciò che lo aspettava. Non aveva altra scelta.
Caroline aprì gli occhi proprio in quel momento.
– Prendi le tue cose e vattene –.

 

ͽͼ

 

Secondo intermezzo.
L'amore è, esiste.
E niente di quello che dite
può farlo sparire, perché è il motivo
per cui noi esistiamo qui.
È la vetta più alta, e una volta
che l'hai scalata e guardi gli altri
da lassù, ci rimani per sempre.
Perché se ti muovi, allora... cadi.
 Cadi.
[L'altra metà dell'amore]

 

 

Caroline fissò con stizza il suo riflesso nello specchio. Aveva gli occhi gonfi, le guance scavate.
Erano passati centoventritré giorni da quando se n'era andata. Klaus era stato chiaro, cristallino.
“Prendi le tue cose e vattene”, si ricordava di tanto in tanto. Era un arrogantissimo bastardo.
Il suo arrogantissimo bastardo – si ricordava anche quello. E non poteva accettare la nuova situazione.
Non rispondeva alle sue chiamate, né alle sue lettere. E non le aveva ancora detto perché.
Lei non riusciva a capire: le aveva quasi strappato il cuore dal petto e poi, quando lei era a un passo dal morire, si era tirato indietro.
Voleva delle risposte e, in un modo o nell'altro, le avrebbe ottenuto. Ritenne fosse giunto il momento di coinvolgere l'uomo in un  incontro ravvicinato.

 

VVV

 

Entrò in casa da una delle finestre, come una ladra, appena prima che lui girasse le chiavi nella porta.
Si nascose nel suo studio, quello di cui era tanto geloso, e si sedette sul pavimento davanti a una ultima delle ultime tele dipinte da Klaus.
L'aveva ritratta su un tappeto di spine e rovi; il paesaggio era un disegno confuso, al cui centro spiccava – nitida, in linee perfette – il suo viso.
Aveva le labbra socchiuse, sporche di sangue.
– Cosa stai facendo qui? –, Klaus era apparso alle sue spalle e l'aveva sbattuta contro il muro, una mano sul suo collo in una morsa ferrea.
– Voglio parlare con te –, annaspò.
– Non ho niente da dirti –.
La lasciò andare. Caroline cadde a terra.
– Io ho qualcosa da dire a te –, sussurrò prima di alzarsi e fissarlo dritto nelle palle degli occhi.
– Ti consiglio di sbrigarti, ho da fare –.
– Ah sì, e cosa? Dipingermi invece che stare con me? Davvero maturo –.
– Se fossi in te terrei a freno la lingua, questa volta potrei non risparmiarti, love –.
Sussultò e si lasciò cadere contro il muro.
– Non chiamarmi così –, scandì dura.
– E come dovrei chiamarti, love? –.
– Tu non immagini nemmeno lontamente cosa sia l'amore –, urlò con voce rotta dal pianto.
Klaus si sedette accanto a lei.
  Tu dici? Come fai a esserne sicura? –, chiese lui.
– Hai ragione, non posso esserne sicura. Di sicuro non hai mai amato me e posso capirlo –, fece una pausa, poco sicura di avere il coraggio di continuare. – Quello che non capisco... –.
– Caroline –, la chiamò.
– Quello che non capisco è il tuo comportamento –.
– Caroline –, ripeté lui con più convinzione.
Aveva le guance umide, tremava.
Riprese a piangere, singhiozzando con la testa infossata tra le ginocchia. Sentì Klaus passare un braccio sulle sue spalle e attirarla a sé.
– Ascoltami bene, love, perché non mi ripeterò. Quando sei venuta qui, tre anni fa, io pensavo che tu avessi capito di provare dei sentimenti per me. Invece eri solo disperata per la morte di Tyler. Mi sono sentito usato, capisci? –.
Lei annuì.
– Quella sera ho giurato che mi sarei assicurato di rispettare la promessa che ti avevo fatto: io sarei stato l'ultimo. Non importava il come. L'avrei fatto e basta. All'epoca, la via più breve mi è sembrata farti innamorare di me e poi uccidere. Sai che ho molto considerazione della vendetta. Poi, quando è arrivato il momento, mi sono tirato indietro. E ti ho detto di andartene perché sono quel tipo di persona che mantiene sempre le sue promesse. Un giorno potrei non riuscire a fermarmi –.
Caroline non era, contrariamente a quanto aveva pensato, spaventata.  
  È la frase più lunga che tu abbia mai detto –.
  È una cosa seria, Caroline –.
– Tragicomica perlopiù –.
Improvvisamente, una risata scaldò l'ambiente.
– Pensi che sia divertente? –.
Klaus sentiva la rabbia montare.
– Sì, è molto divertente. Io ti amo, tu ami me... –.
– Non correre troppo, love –.
– So che è così, l'ho capito adesso. Dicevo, io amo te e tu ami te. Davvero vuoi rinunciare a tutto questo per una stupida promessa che ti sei fatto in un momento di collera? Secondo me hai solo paura dei tuoi sentimenti –. 
– È più complicato di così –.
– Non c'è niente di complicato, invece. Vuoi sapere una cosa? La prima volta che ti ho visto ho pensato che tu fossi l'uomo più affascinante che avessi mai visto. Poi ho promesso a me stessa che non mi saresti mai piaciuto. Nemmeno in un'altra vita. E cosa è successo? Mi sono anche innamorata di te –.
Klaus si sentì mancare l'aria.
Con appena cinquantacinque parole Caroline aveva fatto cadere tutte le sue certezze come fossero un banalissimo castello di carte.
La ragazza sciolse il loro abbraccio e si inginocchiò davanti a lui. Gli sollevò il mento con due dita, costringendolo a guardarla negli occhi.
– Cosa aspetti a baciarmi? –.

 

ͽͼ

 

Atto Ultimo.
Il resto è silenzio.
[William Shakespeare]

 

 

Il vento fresco d'Irlanda[2] era piacevole sulla pelle; sapeva di tutte le cose amava, di ogni cosa che aveva faticosamente ottenuto.
Era come la quintessenza dell'amore.
Si palesava dolcemente, una lieve brezza, con il tempo ci si faceva l'abitudine, e poi, quando meno te lo aspettavi, ti stordiva con la sua impetuosità.
Klaus si specchiò nell'infinita distesa d'acqua che aveva davanti a sé e sorrise.
Sentì una meravigliosa pace – la stessa che solo lei riusciva a fargli sentire – pervaderlo.
– Fisserai il lago ancora per molto? –.
– Forse –.
Caroline gli diede un bacio e ammiccò nella sua direzione in un chiaro invito. Poi, tornò nel cottage che avevano affittato per quella vacanza.
Era sconvolgente come, dopo tanto, quel posto sembrasse esattamente quello che aveva lasciato secoli prima.
Era a casa.
E ogni cosa era perfetta.

 

 

Fine

 

 

[1] Citazione da Blue Velvet di Lana del Rey.
[2] Piccola licenza poetica; non mi è mai parso di cogliere un riferimento preciso a dove Klaus sia effettivamente nato, quindi ho scelto il posto che preferivo.   

 

 

 



 
 

 

  

 

 


 




 


  
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