We’ll get
our son back
L’impatto
con il suolo fu doloroso, da quell’altezza.
Gli
si mozzò il respiro in gola e dovette serrare le palpebre, in attesa che il
peggio passasse.
Quando
il dolore divenne sopportabile si mise a sedere e aprì gli occhi, riconoscendo
il paesaggio attorno a sé, tutta quella boscaglia fitta e quell’oscurità che
per anni era stata la sua casa.
Ce
l’aveva fatta, era a Neverland.
C’era
poco da gioire, lo sapeva, ma per lo meno ora si trovava esattamente dove
avrebbe dovuto essere, accanto alle persone che più amava.
Facendo
leva sulle braccia, Neal si alzò in piedi.
Poco
lontano da sé, sentì dei rumori e delle voci, e si mise all’erta.
Era
forse vicino all’accampamento di Peter Pan?
Si
diresse all’origine di quei suoni che udiva, con la speranza di poter trovare
Henry, di poterlo vedere incolume. Era in pena per lui da quando aveva dedotto
che si trovava lì, in quel posto da cui lui aveva impiegato tanto a fuggire, su
quell’isola che non appena calava la sera portava malinconia e dolore e faceva
sentire la mancanza dei propri genitori.
Giunse
ad una piccola radura, e il suo cuore mancò di un battito. Si fermò e rimase
nascosto nella vegetazione, per poter osservare meglio la situazione e
accertarsi che la sua immaginazione non gli stesse giocando brutti scherzi.
Emma
era lì, e un sorriso spontaneo gli nacque sulle labbra, sebbene la felicità
fosse l’ultimo sentimento che doveva provare in quel momento.
Sedeva
accanto ad un fuoco improvvisato, e di fianco a lei c’era Uncino, per i suoi
gusti un po’ troppo vicino. A quella constatazione il sorriso sparì dal viso di
Neal, che si passò una mano tra i capelli e decise di segnalare la propria
presenza.
Fece
qualche passo avanti e subito tutti si misero all’erta e si alzarono in piedi,
ponendo mano ciascuno alle proprie armi. In quel momento Neal notò anche la
presenza di altre persone: i genitori di Emma, la madre adottiva di Henry
nonché la Regina Cattiva e sorprendentemente Trilli, alleata di Peter Pan.
L’assortimento
di quel gruppo era strano, e Neal preferì non farsi troppe domande a riguardo.
–
Non voglio farvi del male – esordì, alzando le mani in segno di resa, mentre
usciva dal fitto della vegetazione che cresceva attorno alla radura. – Sono io,
Neal – si rivelò dunque senza esitazioni.
A
quelle parole seguì qualche istante di silenzio, in cui tutti lo guardarono
sorpresi, eccetto Trilli che invece era confusa.
–
Non è vero, Neal è morto! – urlò poi Emma, la prima ad essersi ripresa dalla
sorpresa iniziale, con il volto trasfigurato dalla rabbia e dalla
determinazione. Neal non l’aveva mai vista così, nemmeno quel giorno in cui l’aveva
rincontrata a New York, dopo tanti anni. Quell’espressione che le vedeva sul
viso era l’espressione di chi aveva perso tutto, di chi aveva visto portare via
da sé ciò che aveva di più caro, di chi non aveva altra ragione per vivere se
non l’obiettivo che si era posto, che presumibilmente doveva essere quello di
salvare Henry.
–
Anche io lo credevo – ribatté Neal, pacato. – Sono finito nella Foresta
Incantata e lì sono stato curato da Aurora, Mulan e
Filippo, ed ora…
–
Quest’isola è piena di tranelli, l’immaginazione regna sovrana – lo interruppe Uncino,
cauto. – Come possiamo sapere che sei davvero tu?
–
Perché ricordo perfettamente come tu
mi hai rovinato la vita, maledetto pirata! – sbottò Neal, perdendo la pazienza.
Non capiva perché fosse lì, perché si fosse fatto coinvolgere in una missione
che non lo riguardava. – Se fossi un tranello non mi sarei rivelato a voi così,
non credi? – decretò dunque, in tono ovvio. Non si aspettava di essere accolto
a braccia aperte, certo, ma nemmeno tutta quell’ostilità, anche se in un posto
come Neverland non doveva stupirsene.
–
Per quel che mi riguarda è lui, possiamo fidarci – borbottò Uncino,
rinfoderando la spada. Lo sguardo d’odio che Neal gli aveva rivolto era lo
stesso sguardo di disprezzo che Baelfire gli aveva rivolto prima che lui lo
consegnasse a Felix.
Il
resto dei presenti lo imitò, tranne Emma, che si avvicinò a lui di qualche
passo, tenendo ancora la spada in pugno. Osservandola meglio, Neal ebbe modo di
notare che quella era la sua spada, la
spada che Uncino gli aveva dato poco dopo averlo accolto a bordo della Jolly
Roger, la stessa con cui lo aveva aggredito dopo aver scoperto che si trattava
dello stesso pirata che gli aveva portato via la madre.
Emma
gli puntò la spada alla gola e lo guardò negli occhi per qualche istante, le
labbra che tremavano leggermente. Neal rimase immobile e sostenne il suo
sguardo finché Emma non abbassò la spada e lui poté tirare un sospiro di
sollievo.
–
Vieni con me – gli intimò Emma, prima di inoltrarsi nella vegetazione
circostante.
Neal
la seguì per qualche metro, dopodiché lei si fermò all’improvviso e si voltò
verso di lui, le braccia incrociate al petto.
–
Cosa ci fai qui? – gli domandò diretta, senza troppi preamboli.
–
Voglio aiutarti a salvare Henry – rispose Neal, con semplicità. – Peter Pan l’ha
preso, non è così?
Emma
annuì. – Come hai fatto a sapere che ero qui? – domandò poi.
–
È un interrogatorio, questo? – ribatté Neal, sarcastico. – Non siamo a
Storybrooke e non sei lo sceriffo, non ce n’è bisogno!
–
Rispondi – gli intimò Emma.
–
Sono andato al castello di mio padre e lì c’era una sfera di cristallo che mi
ha mostrato dov’eri – le rivelò dunque Neal con un’alzata di spalle. – Volevo
tornare da te, ero pronto a tutto per farlo. Ho persino usato la magia, e non c’è
cosa che odi di più al mondo! Quando ho scoperto che eri qui, però…
–
Perché sei qui, Neal? – lo interruppe Emma con una nota di disperazione nella
voce. Non era quello di cui aveva bisogno in quel momento. Doveva concentrarsi
soltanto su Henry, su come salvarlo, e non poteva lasciarsi sopraffare e
distrarre dai sentimenti che provava per Neal. – Perché? – ripeté, con gli
occhi lucidi.
–
Perché ti amo, Emma – dichiarò lui. Non voleva che fosse di nuovo troppo tardi.
Non gli importava di cosa lei pensasse, non gli importava se lei gli aveva
detto di amarlo quando aveva creduto di perderlo per sempre, non gli importava
che metterla al corrente dei propri sentimenti probabilmente non avrebbe
portato a nulla. Doveva soltanto dirglielo, doveva liberarsi di quel peso che
avvertiva nel proprio cuore.
Emma
distolse lo sguardo, scuotendo lievemente la testa. – Non posso gestirlo, Neal,
non ora – decretò, guardandolo negli occhi. – Ora io…
–
Devi salvare Henry, lo so. È tutto ciò che conta, adesso – concluse per lei
Neal. La conosceva e sapeva che non sarebbe stato facile tornare da lei già in
una situazione normale, perciò sapeva bene che lo era ancora di più in quel
momento, con Henry tra le grinfie di Peter Pan e loro su quell’isola maledetta
e piena di insidie. – E io ti aiuterò a farlo. Non sei sola, Emma – disse poi,
avvicinandosi a lei e per stringerla tra le sue braccia. Aveva bisogno di
sentirla vicina, di una prova tangibile che fosse davvero riuscito nel suo
intento, che fosse davvero lì con lei.
All’inizio
Emma rimase immobile, poi dopo qualche istante ricambiò l’abbraccio, debolmente
e con un sospiro.
–
Avremo tempo per sistemare le cose, dopo. So che non sarà facile e ci vorrà
tempo, ma io non vado da nessuna parte, sono qui. Il resto verrà da sé –
sussurrò Neal, cullandola con dolcezza. – Ora tutto quello che dobbiamo fare è
salvare nostro figlio.
Note
Ciao
a tutti!
Eccomi
qui con un’altra one-shot, la mia terza Swanfire per essere precisi.
La
3x03 mi ha sconvolta per diversi motivi, ma quando ho visto Neal tornare a Neverland ho iniziato a saltellare dicendo “Dai che
incontra Emma, dai che incontra Emma!”.
E
invece no. Ha incontrato Felix. -.-‘’
Perciò
mi sono chiesta: e se fosse atterrato vicino all’accampamento di Emma & Co?
Ed
ecco questa cosa, complice il mio stato febbricitante di ieri e la conseguente
mattinata di nullafacenza quest’oggi. Dovevo mettere
a posto le cose, perché so che ci vorrà ancora molto tempo prima che Neal torni
da Emma.
Da
quel che ho letto in giro per il web, la reunion tra
Emma e Neal non sarà tutta rose e fiori, leggevo in un’intervista a Jennifer
Morrison che Emma in un certo senso ha bisogno di credere che Neal sia morto
per poter andare avanti, non sarebbe in grado di gestire ciò che prova per lui.
Ho cercato di trasmettere questa cosa, nella one-shot,
anche se è scritta dal punto di vista di Neal, e spero di esserci riuscita.
Spero
vi sia piaciuta.
Fatemi
sapere cosa ne pensate^^
Colgo
l’occasione per segnalarvi il mio gruppo Facebook sulle mie storie appartenenti
a questo fandom, se vi va di fare un giro, dove
potrete ricevere notizie in tempo reale sui miei scleri
e le mie fanfic: https://www.facebook.com/groups/329640027182871/.
A
presto!
Sara