Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    08/04/2008    0 recensioni
Nessuna guardia riesce a prevenirla, nessuna serratura può arrestarla. La bellissima e sensuale Shadow Lady sfugge da sempre a quanti credono di averla in pugno.
Ma che cosa avverrebbe se a tentare di imprigionarla fosse qualcosa di inatteso, non individuabile, subdolo? Qualcosa come catene invisibili?
L'atteso settimo capitolo della prosecuzione delle vicende di Shadow Lady.
Mai come in queste vicende uomini e demoni collaborano consapevolmente gli uni con gli altri, mentre il legame tra i due protagonisti si trasforma sempre di più.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e le catene invisibili
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Fuga impossibile

Il mattino dopo Aimi si sveglio con il sorriso sulle labbra, nonostante avesse riposato solo poche ore. Il sole aveva appena iniziato a stendere i suoi raggi sulla monotona pianura di Slumfitting, trasformata dalla forte nevicata delle prime ore del mattino, che la rendeva ovattata e quasi gradevole.
Il livido del giorno precedente era divenuto più evidente, ma il viso della ragazza emanava comunque bellezza ed entusiasmo.
« Questa notte Bright verrà. » sussurrò certa che Demo la sentisse, ma consapevole di voler dare voce ai suoi pensieri piuttosto che di ascoltare il demone, « Verrà a liberarmi. Anche se tutti credono che da questa prigione la fuga è impossibile, io non lo credo. Io credo in lui ».

« Credo, vostro onore, » disse Henmi, « che la mia assistita sia sottoposta ad un regime restrittivo indegno di un Paese civile ».
L'anziano avvocato ed il giudice si trovavano nella medesima sala in cui solo il giorno prima era stato discusso il trasferimento di Aimi a Slumfitting. Tra le braccia del ricco lampadario, nessuno dei due notò un piccolo essere avvolto in una sfera di luce. Una creatura di figura vagamente umana, poco più alto di un dito e con una lunghissima coda.
« Le vessazioni in carcere sono proibite da tutte le convenzioni internazionali. Sto valutando la possibilità di presentare un esposto alle autorità planetarie, per la sproporzione che questo trattamento rappresenta in merito a quanto contestato ad Aimi Komori. Fosse pure una pluriomicida ».
« Le ricordo che alla sua cliente è contestato ben altro. » disse una voce proveniente dall'ingresso della sala. Il procuratore Sekiya avanzava verso la scrivania del giudice, dimenandosi lievemente e facendo oscillare la chioma profumata e perfettamente acconciata.
« Chiedo perdono per il ritardo. » disse rivolto al giudice, « Non ho avuto modo di avvertire per tempo che avrei tardato un quarto d'ora ».
« Una lunga fila dal parrucchiere? » insinuò Henmi.
« Stamani in effetti ho atteso un po' a lungo, » confermò Sekiya guardandosi le unghie, « ma non è quello li motivo del ritardo. Attendevo di ricevere via fax notizie dal laboratorio della sezione scientifica della polizia ».
« Un altro caso interessante per le mani, avvocato? » domandò sarcastico Henmi.
« Oh, no! » replicò il procuratore sbattendo le ciglia, « sempre il nostro, Henmi. Il caso Aimi Komori. » fece una breve pausa « Alias Shadow Lady ».
Aggiunse un ampio sorriso e riprese.
« Avete già cominciato? »
« Ho esposto al giudice l'accaduto, sì. » confermò Hemni.
« Molto bene. » commentò l'altro, « Molto, molto bene. Mi correggano se sbaglio ».
Adagiò con delicatezza la sua valigia sul banco dei testimoni, la aprì e ne trasse un incartamento. Sfogliò alcune pagine e, giunto al punto che cercava, sorrise con malizia.
« Ecco. » annunciò, « Nel tardo pomeriggio di ieri, l'indiziata è stata trovata fuori dalla cella dove era stata rinchiusa solo da poche ore. Si è fermata all'alt intimato ed ha acconsentito a tornare in cella, non senza però essere accompagnata in infermeria, dove ha ricevuto cure per un livido di scarso conto. Decisamente un piano ben congegnato ».
« Un piano per cosa? » chiesero all'unisono l'avvocato ed il giudice.
Sekiya agitò le spalle vezzosamente.
« La sua fuga, ovvio. Slumfitting è un labirinto di corridoi e probabilmente il tragitto fino all'infermeria è servito perché la prigioniera prendesse nota del numero dei sorveglianti e degli angoli ciechi per le telecamere. Ma per andare con un serio pretesto in infermeria ha simulato un'aggressione, della quale non ci sono testimoni ».
« Forse, » suggerì Henmi, « sarebbe meglio trarre le conclusioni una volta ritrovati i secondini spariti ».
« Esatto. » concordò Sekiya. « Il che ci porta alle analisi che ho atteso. Temo che la cosa sia alquanto raccapricciante. Un certo quantitativo di cenere trovata in un magazzino si è rivelato essere i poveri resti dei due nostri secondini dispersi. » Trattenne un singhiozzo. « Che fine orribile! »
Henmi era pallido. Il giudice boccheggiava.
« Ma come crede che una ragazza disarmata e sorvegliata abbia potuto... » iniziò l'avvocato.
« Io credo che quella sia Shadow Lady, avvocato. » intervenne il procuratore. « Dimentica che la ladra è famosa per imprese tanto feroci quanto inspiegabili? »
Hemni si concesse un'osservazione ironica.
« Senza dimenticare il piano con cui intende rovesciare il governo, grazie ai suoi complici che nessuno ha mai visto... »
« Naturalmente ho considerato che potrebbe ricevere aiuto anche dall'esterno. » replicò Sekiya, « Fatto che mi spinge a richiedere un diverso tipo di sorveglianza per l'indiziata. Il più adeguato a terroristi che hanno ucciso dei poliziotti ».
« Ho capito dove vuole arrivare. » sbottò l'avvocato, si rivolse al giudice « Non ci sono ancora prove certe che l'accusata sia Shadow Lady, non c'è uno straccio di prova che mostri come Shadow Lady intenta attentare alla sicurezza nazionale. Il mio collega sta per chiedere un trasferimento nel carcere militare, vorrà concedere anche questo? Ci pensi bene, signor giudice, perché questo potrebbe complicare la vicenda ed il processo e sottrarlo alla nostra giurisdizione ».
« Ci sono dei precedenti. » precisò Sekiya.
« In tempo di guerra, immagino. » riprese Henmi.
Sekiya si accarezzò un sopracciglio.
« Anche, ma trovo più significativi quelli avvenuti durante la grande epidemia di colera ».
« Cioè con la giurisprudenza di trecentoventi anni fa. » aggiunse l'avvocato « Giudice, davvero ha intenzione di prendere sul serio la richiesta? »
Il giudice scosse la testa.
« Mi dispiace, avvocato Henmi. » disse, « La morte di due agenti carcerari è un fatto grave, ancora più perché avvenuto a Slumfitting. Questo mi costringe ad adottare misure drastiche ».

Il frastuono del cancello che veniva spostato rese inaudibili i passi della figura nera che lo attraversava, mentre l'oscurità della notte la rendeva invisibile agli occhi. Bright prese una coppia di ventose da una tasca dell'abito nero ed iniziò la scalata di un muro, rapidamente giunse all'altezza di un riflettore, che veniva acceso proprio in quel istante. Individuò la finestra dietro al riflettore e la raggiunse con un salto.
Sorrise. Appeso solo per una mano, rovistò in una tasca e ne prese un oggetto delle dimensioni di una penna. La passò attorno ai bordi della finestra, poi vi mise sopra una ventosa. Diede uno strappo ed il vetro venne via. Lo adagiò con cautela sul cornicione al di sopra.
Riprese lo strumento con cui aveva tolto il vetro e ne puntò l'altra estremità verso le sbarre. Una breve ed intensa luce si accendeva ad ogni contatto. Lavorò sulle sbarre poco più di un minuto, quindi ripose il suo strumento e le afferrò con la mano. Un secondo strappo e anche esse vennero via, Bright le collocò accanto al vetro. Diede uno sguardo al corridoio ed entrò dalla finestra, corse fino ad una telecamera raggiungendo il punto del muro dove era istallata e vi applicò un minuscolo trasmettitore. Attese che lo strumento ruotasse sul braccio dove era collocata un paio di volte, poi attivò il trasmettitore. Tornò alla finestra e recuperò le sbarre tagliate. Con un nastro preso dalla sua tasca, le fissò in modo di poterle facilmente rimuovere.
Si incamminò con prudenza per il corridoio, fino all'ascensore. Lo chiamò e attese.
Quando la porta dell'ascensore si aprì vi entrò e saltò sul soffitto, assicurandosi ad esso con la ventosa.
Strinse i denti e prese fiato.
C'era molta strada da fare per raggiungere Aimi, per portare a termine quella fuga.

Il telefono squillò ripetutamente.
Sekiya uscì dal bagno avvolto in un accappatoio ed in un alone dolcemente profumato. Sbuffò, poi prese in mano la cornetta e rispose « Sekiya ».
Il suo corpo si irrigidì.
« Facevo il bagno. » si giustificò. « Che cosa vuoi? Non pensavo che avresti chiamato... »
Si interruppe. Annuì.
« E chi ti ha detto...? »
Tacque di nuovo.
« D'accordo, subito! »
Agganciò e compose un numero sul telefono.
« Sono il procuratore Sekiya. » si annunciò, « Mi passi il Governatore ».
Un attesa.
« No, non ho intenzione di rimandare a domani, a meno che non vogliate ricevere ora una comunicazione scritta del fatto che vi avviso di un pericolo e rispondere domani ai giornalisti, quanto chiederanno al Governatore perché non ha agito a riguardo. Per l'esattezza non posso aspettare neppure un minuto ».
Ne passarono due, mentre si massaggiava stancamente una spalla, poi udì di nuovo una voce all'apparecchio.
« Perché la chiamo? Per evitare una fuga da Slumfitting ».
La voce dall'altra parte dell'apparecchio disse qualcosa.
« Di chi crede che parli? Aimi Komori, indiziata di essere Shadow Lady ».
Di nuovo dall'apparecchio venne una replica.
« So che è sorvegliata. Ma qualcuno si è introdotto da pochi minuti nella prigione con l'intento di liberarla ».
Altri suoni dall'apparecchio.
« Sì, le confermo. La stessa fonte delle altre volte. Quella che non ha mai sbagliato ».
Un'ennesima replica del telefono.
« D'accordo, quindi, a domani. » concluse Sekiya.
Dietro la tenda della finestra, la creaturina luminosa dalla lunga coda ascoltava attenta.
La luce si affievolì, poi l'esserino sparì in una pioggia di scintille.
Sul tetto di quella bassa casa, circondata da un curatissimo giardino, Kuriaf attendeva seduta, con il viso rivolto alle stelle. Abbassò lo sguardo quando una piccola scintilla di luce giunse e si allargò fino a che al suo interno non apparve la creatura che spiava Sekiya.
« Qualcosa di interessante, Vaar? » domandò Kuriaf.
« Decisamente, sì. » rispose la creatura, « Il nostro uomo sa decisamente troppo per un essere umano. Se è vero che qualcuno sta cercando di liberare la Padrona Aimi e gli umani non se ne sono avveduti, è possibile che egli sia un demone e che un demone sorvegli la prigione ».
« Lujel. » indovinò Kuriaf.
« Come giustamente osservavi, » continuò Vaar, « Lujel deve stare usando da molto tempo il suo potere per contrastare la Padrona Aimi. Almeno da quando apparvero in città le creature della televisione, circa quattro mesi fa. Lujel è nemico di Shadow Lady e tuttavia non può affrontarla direttamente, per non svelarsi al Sovrano ».
« Ma venisse scoperto e decidesse di attaccarla? » domandò Kuriaf.
Vaar sospirò.
« Possiamo solo sperare che Goug trovi la forza di difenderla ».

L'allarme risuonò assordante per i corridoi di Slumfitting. I passi di coloro che camminavano lenti per i corridoi furono sostituiti dai tonfi prodotti dai secondini che correvano ad accertarsi che le celle fossero chiuse ed i detenuti al loro posto.
« Maledizione. » imprecò Bright che stava applicando un trasmettitore ad una telecamera, « Come diavolo mi hanno trovato? »
« Temo che sia stato un demone, cucciolo. » disse una voce sensuale. Velkorva era apparsa, nelle sue consuete fattezze, ma ridotta alla dimensione di una decina di centimetri, nell'ombra che la telecamera produceva sul muro.
« Che vuoi dire? » domandò il giovane.
« Oh, sei molto ammirevole, » si complimentò Velkorva, « ho notato quegli aggeggini che attacchi qui e là... vedo che hai la capacità di mettere fuori uso le cose che costruiscono gli umani. Credo che siano del tutto inconsapevoli della tua presenza qui ».
« Vieni al punto. » la incitò Bright.
« C'e Lujel, qui in giro, da quello che percepisco. » disse, « Sorveglia Shadow Lady. Si è accorto di te ed ha trovato il modo di mettere in allarme tutto il carcere. Devi andartene ».
« Posso raggiungere Aimi... » iniziò Bright.
« Non hai capito. » precisò la Portatrice, « C'è Lujel. Da lui non puoi difenderti ed io non potrei proteggerti ».
« Ma non temevi solo il potere dei Sovrani? » sottolineò Bright.
« Esageravo. » confessò Velkorva, « Temo i Sovrani e qualcuno dei più antichi Portatori. Comunque non mi sembra il caso di scatenare una contesa di Tenebre e Ghiacci in questo edificio pieno di umani, sebbene riconosco che sia abbastanza freddo ed oscuro per essere lo scenario addatto, trovi? »
« D'accordo. » sospirò Bright. « Allora fammi raggiungere Aimi ».
« I miei attuali poteri non mi consentono di aiutarti in tal modo, cucciolo. » spiegò Velkorva, « Ho evidentemente sottovalutato l'utilità di una magia mai appresa ».
Bright strinse i denti. Un piccolo telecomando emerse dalla sua tasca.
« I miei dispositivi interferenti manderanno dei segnali di disturbo, prima di autodistruggersi. Se gli agenti li seguiranno, guadagnerò un po' di tempo ».
Spinse un pulsante. Staccò la ventosa dal muro e atterrò morbidamente sul pavimento. Poi corse alla finestra. Di nuovo prese dalla tasca lo strumento a forma di penna. Tagliò le sbarre in meno di un minuto e ruppe il vetro con un colpo deciso senza preoccuparsi dei frammenti che cadevano. Salì con le ventose in alto, tentando di ignorare il vento ed il gelo che gli intorpidivano i muscoli. Proseguì diversi minuti prima di raggiungere la sommità di uno dei fabbricati che costituivano la prigione.
Prese fiato e di nuovo spinse un bottone sul telecomando. D'improvviso percepì qualcuno alle sue spalle. Aveva l'aspetto di un uomo alto oltre due metri e dalle iridi di ghiaccio.
« Buonasera, umano ».
Bright lo riconobbe in un istante.
« Lujel. Stavolta hai deciso di uccidere me? »
Il demone scosse la testa.
« Ho due ragioni per non farlo. La prima è che Velkorva ti è vicina e che anche Goug sa che io sono qui. Non sarebbe una mossa saggia impegnarsi in uno scontro con due Portatori, specie considerato che Goug vive al solo fine di estinguermi. La seconda è che non voglio ».
« Hai bisogno di noi uomini per il lavoro sporco? » insinuò Bright.
« Ho il compito di sorvegliare Shadow Lady. » spiegò Lujel, « Non posso sottrarmene, ora. Ma non sono stato incaricato di sorvegliare la prigioniera, se venisse spostata ».
« Perché mi dici questo? » domandò il giovane.
« Perché voglio che tu continui la tua indagine, umano. » rispose Lujel, con il suo tono privo di espressione.
« Per arrestare Shadow Lady? » replicò Bright al di sopra del vento che fischiava, « Non contarci ».
« Ho fabbricato io le tue manette. » riprese Lujel, « Ma non sono stato io a dartele ».
« Allora chi...? » iniziò l'umano.
In quel momento una luce si accese nel cielo ed un veicolo che si intravedeva nell'oscurità fece cadere una corda nel punto dove Bright si provava. L'agente l'afferrò e si ancorò ad essa infilando un gancio in un cappio che aveva alla vita. Il veicolo salì alto nel cielo, portando Bright lontano dalla prigione di Slumfitting e dalle risposte che attendeva.

Aimi avanzava cauta per il lungo corridoio di Slumfitting. Dietro di lei due agenti, visibilmente nervosi, la seguivano con le armi spianate. Al suo passaggio le celle si animavano. Minuscoli pertugi di porte blindate venivano spalancati per cogliere la vista della ragazza per il maggior tempo possibile.
La ragazza rabbrividì. Questa attenzione non era quello che si sarebbe aspettata, né quello che le occorreva per fuggire. L'allarme della notte precedente le dava la certezza che Bright aveva mantenuto la sua promessa e le parole di Demo le assicuravano che non era stato fatto prigioniero a sua volta.
La scomparsa del carceriere due giorni prima era stata notata e, in qualche modo, si erano diffuse voci sulla sua sorte e sul ruolo che in ciò avrebbe avuto la presunta Shadow Lady. Le guardie di tutta la prigione, da parte loro, ora la trattavano con maggiore prudenza e malcelato disprezzo.
Per questo Aimi non si stupì nell'udire una voce isterica che diceva « Se lo meritava quel bastardo. »
La ragazza si perse invece tra i suoi pensieri. « Ed io che cosa mi merito? » si interrogò, « Come si può dire che io sia stata un meraviglioso Messaggero? Ho fatto molti sbagli e, se fosse uno sbaglio anche abbandonare il mio ruolo, almeno sarà l'ultimo ».
« Era ora che qualcuno la facesse finita con quel porco. » aggiunse un udibile sussurro che proveniva da una cella diversi metri più avanti.
« Finiscila, Setna. » Aimi ricordò, « Così le ho risposto quando ha cercato di darmi un consiglio. Era un consiglio che non avrei mai seguito, ma era un suo consiglio. Il suo primo consiglio. Qualcosa che comunque avrei dovuto accogliere con gratitudine ».
« Hai avuto ragione a farlo secco. » chiosò una voce roca, mentre Aimi svoltata verso un secondo corridoio.
« Ho detestato Setna per avere ucciso Vaar e Kuriaf. » rifletté « Per avermi tradito. E io? Non ho cercato la comprensione di Demo e Vaar, che mi assecondavano meglio come essere umano. Che mi obbedivano sforzandosi di capirmi. Perché Setna doveva darmi fiducia? Non l'ho affidata spesso alla custodia di Vaar, come se fosse stata ancora una prigioniera? »
Aimi giunse vicino alla porta che conduceva verso il basso.
« Falli fuori tutti. » disse una voce isterica.
Aimi sospirò, « Speravo di essere difesa, non che quegli uomini morissero. Ma conoscevo bene questo rischio. Conoscevo quanto poco per i demoni come Goug conta la vita di un uomo. O la vita dell'intero genere umano. Come ho potuto dimenticarlo con tanta facilità? Era così facile quando possedevo l'ombretto di Shadow Lady. Poter ridere di chi mi minacciava e fuggire, incompresa ma intoccabile. Demo ha ragione. Devo parlare a Bright. Se quando gli ho dato l'ombretto avessi saputo che quella sarebbe stata la mia ultima mattina di libertà, la mia ultima occasione di dirgli come stavano realmente le cose, tutto, tutto sarebbe stato diverso. Ho dimenticato che c'era un nemico nell'ombra, il vero nemico di tutti ».
Una porta si aprì davanti a lei. La porta di una stanza fiocamente illuminata, separata da uno spesso vetro da un altro locale, dove individuò immediatamente due persone che conosceva.

Sekiya fece un cenno del capo rivolto ad un secondino che orientò una lampada in direzione di una donna seduta al tavolo, nella stanza dietro al vetro. Lei strinse per un istante gli occhi, poi tese la schiena e diresse il volto verso Sekiya. « Non ho ancora parlato con il mio avvocato. » puntualizzò.
Sekiya sorrise con malizia. « Pensa di averne bisogno, signora Naru Arukawa? »
La donna, una ragazza magra sui trenta anni, non batté ciglio replicando. « Immagino che lei ritenga questa mia presenza a Slumfitting un piacevole diversivo, allora. Per inciso, credo che lei avrebbe dovuto dirmi chi è ».
« Credo invece di essere io ad interrogare, qui. » osservò Sekiya.
« Non mi ha detto ancora in base a quale legge. » si impuntò Naru, « I metodi di assalto ai quali deve la fama non l'hanno affatto resa simpatico, signor Sekiya ».
« Mia cara! » esclamò il procuratore, allora mi conosce già! Sono lusingato, mi creda. Il mio nome è davvero tanto famoso? »
« Piuttosto direi famigerato. » sottolineò Naru, « Almeno da come si parla di lei sui giornali. Dovrebbe anche dirmi perché sono qui, ma dal momento che sono piuttosto annoiata da questa conversazione, lo farò io. Shadow Lady. Di lei non so nulla ».
« Davvero? » domandò curioso il Sekiya « E perché pensa che voglia sapere questo da lei? »
Naru sbuffò. « Perché ho il filmato della sua ultima esibizione, realizzata privatamente su una mia coreografia. Ritengo che la ripresa sia stata effettuata da Shadow Lady stessa. Immagino che una ladra che dia preavvisi alla polizia sia abbastanza anomala da scegliersi una coreografa per fare un ballo ».
« Lo immagino anche io. » convenne il procuratore, « Ma perché una sua coreografia? »
Naru alzò le spalle.
« Forse, » suggerì Sekiya, « perché lei lavorava con Kimie Rimoko? »
Naru sussultò. L'uomo sorrise.
« È una delle coperture usate da Aimi Komiri, alias Shadow Lady. » aggiunse Sekiya.
« Adesso voglio il mio avvocato. » ribadì Naru.
« E perché? Che cosa la allarma? »
Naru strinse le sopracciglia ed una piccola ruga le si formò sulla fronte.
« Mi disturba il suo insinuare che io potrei essere a conoscenza di una identità fittizia di una nota criminale. Mi disturba che le ritenga possibile la mia partecipazione alle sua imprese. »
« Lei nega? » insisté il procuratore.
« Non ho bisogno di farlo. » si intestardì Naru.
« Signora, » l'ammonì Sekiya, « parecchi uomini si sono rammaricati di non essere stati accomodanti, una volta che i miei metodi sono stati applicati al loro caso ».
Naru gli mostrò un sorriso spudorato.
« Mai avuto a che fare con una donna, però. » obiettò.
« Donna o uomo non fa differenza! » squittì Sekiya.
« Forse perché frequenta solo uomini. » chiosò Naru.
Sekiya batté il palmo sul tavolo e le diede le spalle.

   
 
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