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Autore: Lullaby 99    18/10/2013    6 recensioni
{...}
«Se dovessi dire qualcosa di romantico, sì insomma, una di quelle frasi sdolcinate che piace a voi ragazzine, cosa diresti?» chiese beffardo con finta indifferenza, nonostante la curiosità lo stesse divorando.
«Il mondo per un cuore.» rispose lei facendo un passo in avanti, continuando la sua danza in mezzo alla sala, fissandolo intensamente negli occhi.
«E se ci fosse qualcosa di più intenso e romantico?» disse lui col suo solito tono.
«Impossibile.» rispose sicura atterrando in un elegante caschè tra le sue possenti braccia.
«Se tu puoi darmi il mondo per un cuore, io posso donarti la vita per un istante.»
{...}
Una volta intrecciato il filo rosso del destino non può più essere sciolto
BuOnA LeTTurA ^^
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una volta intrecciato il filo
rosso del destino non puo`piu`essere sciolto ...


 


InuYasha

Capitolo : 2








Lui la tirò verso di sè, la fece salire dentro e la spinse contro il muro perchè non cadesse. Appena in tempo. Il treno entrò in galleria
Erano al buio e non riuscivano a distinguersi i visi, e prima era successo tutto in fretta che non avevano avuto il tempo di soffermarsi a guardarsi.
Il respiro di lei era affanato, le guance arrossate mentre le gocce di sudore scivolavano lente lungo le tempie ...
lui apparentemente calmo, ma dal suo respiro si poteva intuire un percentuale minima di agitazione.
Erano ancora lì. Mano nella mano. Diamanti in Quarzi citrini. Intenti a fissarsi. A perdersi l'uno nell'altro. A fondersi. 
A rompere quel momento magico fu la voce gelida e assordante del ragazzo.
-Ma sei matta?! Dico! Avevi Intenzione di morire per caso?!-
La ragazza boccheggiò scuotendo leggermente la testa senza distogliere lo sguardo.
-E perchè stavi correndo in questo modo? Stavi facendo a gara col treno per caso?!- ironizzò lui.
-Io ... io stavo ... cercavo di salire a bordo ... - disse la ragazza ansimando ancora.
-G-grazie per l'aiuto- gli disse accennando un sorriso, che lui ovviamente non vide  nel buio. Il treno inizio ad uscire dalla galleria.
Solo in quel momento si accorsero che si tenevano ancora le mani. Lei arrossì e lui fece una smorfia mollandogliela bruscamente.Si girò e sparì 
tra i lungi corridoi del treno. Lei rimase lì dove lui l'aveva lasciata, appoggiata pesantemente al muro. Cavoli che corsa! Ma ora era lì. Sul treno.
Grazie a quel ragazzo misterioso che non era nemmeno riuscita a vedere in faccia. Doveva ringraziarlo per l'immenso aiuto che le aveva dato. 
Non che non l'avesse fatto ma ... si guardò la punta dei piedi. Ma sì! Perchè no?
Prese la sua stessa direzione. Per fortuna lo vide entrare in una cabina. Sì non c'erano dubbi, aveva lo stesso smoking di prima. Almeno non avrebbe
dovuto cercarlo da cabina a cabina. Quando arrivò davanti alla porta, stava per bussare ma notò che la porta era lasciata leggermente aperta. Sbirciò.
L'unica cosa che vide fu un ragazzo girato di spalle con lo smoking nero e i capelli lunghi color della luna, un colore veramente insolito. 
Stava scrivendo incessantemente sul suo portatile.
Sì era lui per forza. Ne era sicura. Provava una strana sensazione, la stessa di prima, sapete come succede nei film che lei avverte la presenza del suo
lui, ma non era in quel senso ... era solo sensazione normale che le confermava che era lui. Chissà se lui l'aveva vista oppure ...
La porta venne chiusa di scatto e Kagome sbiancò.
Si girò. Un uomo magro e minuto vestito da cameriere. Kagome deglutì spaventata.
-Mi scusi, questa è la cabina del Signorino Inuyasha No Taisho, io sono il suo segretario. La prego di andare via da qui. Il Signorino preferisce restare da solo e lei non 
dovrebbe entrare qui, è privato- le disse con un tono tra il dolce e seccato. Kagome annui rossa in viso e se ne andò a passo svelto.
Mamma mia che figura! Possibile che capitassero tutte a lei? Sospirò rumorosamente e si diresse alla ricerca delle sue sorelle.
Non ci mise molto a trovarle. Le vide correrle incontro sollevate e l'abbracciarono.
-Oh Kagome! Per fortuna stai bene! Stavamo per tirare la catena!- Le disse Ayame ansimando.
-Ma poi abbiamo visto che qualcuno ha tirato dentro te- le sussurò Sango. Kagome arrossì leggermente e le superò.
-Ahahah! Non preoccupatevi sto bene e adesso andiamo a sederci ai nostri posti- le altre due alzarono un sopracciglio e la seguirono.
-Sai sorellona che c'è anche una troup televisiva insieme a noi che riprenderà tutto il viaggio!- disse la rossa emozionata. Kagome annuì sedendosi.
Appoggiò un gomito sul bordo del finestrino e sopra di esso ci appoggiò il mento, guardando fuori con aria assente.




-Buongiorno signore e signori- un ragazzo alto e fisico slanciato. Moro con due topazi imperiali per occhi. Sorriso mozza fiato.
-Oggi siamo su un treno che percorrerà la stessa corsia di sempre ma oggi qui con noi abbiamo delle bellissime e talentuose ragazze!- 
disse facendo un sorriso a 32 denti, seguito dal cameraman.
-E qui il vostro presentatore preferito, Hojo Miyamura!- si sentirono dei gridolini da parte di alcune ragazze.
-E con queste bellissime ragazze stanno viaggiando i loro bellissimi sogni! Su chiediamo loro perchè vogliono partecipare a questo concorso! Seguitemi!-
Detto questo entrò nella cabina successiva, dove guarda caso c'erano Kagome e le sue sorelle.
-Salve ragazze! Su chiediamo a loro- e si avvicinò ad una ragazza con dei bellissimi capelli biondi raccolti in una treccia laterale e due splendidi zaffiri come occhi.
-Salve, il mio nome è Lidya e sono qui perchè voglio diventare famosa e voglio conoscere gli attori di Hollywood!- disse tutta eccitata mentre le altre ragazze fischiavano.
Poi si avvicinò ad una ragazza coi capelli corvini a caschetto e due ametisti mozza fiato.
-Ciao a tutti! Mi chiamo Kuriya. Beh, io sono qui perchè voglio diventare famosa, una superstar! E poi a Hollywood c'è mancanza di cantanti belle, e io ho questa qualità!- disse mentre le ragazze intorno a lei fischiavano ancora.
-Fantastico! Una vuole incontrare personaggi famosi, una vuole diventarlo. Ma mi sembra che abbiano confuso questa gara di canto con un concorso di bellezza!-
disse accennando un sorriso beffardo, ma venne subito fulminato dalle due ragazze di prima.
-Quanto puo guadagnare un cantante?- disse ad un tratto Ayame attirando l'attenzione di tutti su di sè.
-Se io mai diventassi una cantante, lo diventerei per sposarmi con il proprietario di quella compagnia musicale, dopo il matrimonio alcuni soffrono disagi
 e altri si ostentano le loro richezze.Io sceglierei la seconda categoria.- disse con un sorriso malizioso. Sango e Kagome scossero la testa. Caso disperato!
-Mi scusi?- disse all'improvviso Hojo sedendosi sulle proprie ginocchia di fronte a Kagome. Quest'ultima colta di sorpresa non seppe che dire e andò in panico.
-Come ti chiami?- Kagome era nel pallone ma fece un lungo respiro e sfoggiò uno dei sui bellissimi sorrisi.
-K-Kagome, Kagome Higurashi- Hojo le sorrise e lei si sentì confortata.
-Oh, ma che bel nome! E voi come vi chiamate?- disse rivolto a Sango e Ayame.
-Loro sono le mie sorelle! Non partecipano anche loro- si sbrigò a dire Kagome. Sango fece un sospiro di sollievo e Ayame una smorfia. Le aveva levato l'oppurtunità
di finire in televisione, e chissà, magari qualche ricco imprenditore avrebbe subito il suo fascino!
-Oh, vedo!- poi si rigirò verso la ragazza corvina.
-E lei perchè è venuta qui? Perchè vuole vincere?- stava per rispondere ma la rossa si intromise.
-Adesso ... se è una concorso di canto, la risposta sarà nella canzone, no?- disse facendo l'occhiolino a Kagome.
-Hai ragione! Hai assolutamente ragione! Su Kagome, canta per noi- la incitò Hojo.
Kagome guardò Sango che annuì. Cantare? Cantare. Il canto era la sua passione, la sua vita, il suo sogno. Sì era questo il suo sogno. Diventare una cantante 
famosa e così anche suo padre avrebbe potuto dire a testa alta che era la sua figliola, visto che dirigeva una scuola di musica. Quando cantava si sentiva 
libera, libera dalla vita comune e trafficante di sempre. Si creava un mondo tutto suo intorno a lei. Lei e le dolci note che uscivano dalla sua bocca si fondevano
l'una con l'altra, dando origine ad una melodia perfetta. Perfetta? No, sentiva sempre che mancava qualcosa nella sua voce, forse esperienza della vita, perchè 
il canto esprimeva lo stato d'animo del cantante. Forse le mancava quel dolore, quell'amore che probabilmente andando avanti avrebbe scoperto.
Ma adesso doveva cantare. Cantare per suo padre, le sue sorelle, per il suo futuro ma sopratutto cantare per lei.



Mmmmmh 
La la laaa



Tutte le ragazze si radunarono intorno a loro.


Vorrei tenerti vicino a me 
Vorrei che tu sia mio per sempre ...
Il mio cuore sta impazzendo
c'è un profumo nell'aria
Sto diventando pazza di te
Nonostante chiuda gli occhi 
riesco a vedere tutto
a vedere te ...
Non riesco ad esprimere
quanto io ti amo 
quanto ti amo
Non riesco ad esprimere
quanto ti amo
ti amooo ...




Riaprì gli occhi. Silenzio. Forse non era piaciuta?
Applausi. Tantissimi applausi e fischi. Davvero era piaciuta ... così tanto?
Sorrise. Era felice. Una speranza in più.
-Complimenti Kagome, sei stata bravissima! Mi raccomando canta così anche allora, buona fortuna- disse Hojo uscendo. 
A lei brillarono gli occhi. Una possibilità in più.
Abbracciò Sango e Ayame con gli occhi lucidi per la felicità. Loro le sorrisero.



Stavo scrivendo tranquillamente al mio portatile quando ad un tratto sento una voce in lontananza. Era così particolare, diversa dallle solite voci. 
Mi alzo per andare a vedere.
Io ero uno dei giudici del concorso, se fossi riuscito a trovare la fonte di quella melodia, forse ... era proprio la voce che mi serviva.
La sento. Si sta avvicinando. Arrivo dinanzi una cabina dove trovo solo delle oche che starnazzo come al loro solito. Ah! Quanto le odio!
Vedo solo una ragazza con dei lunghi capelli neri girata di spalle circondata da un gruppo di ragazze. Non so perchè, ma mi era così famigliare.
Vedo delle ragazze girarsi non appena ha finito di cantare.
-Wow! Avete sentito che brava?- domandò una.
-Già, credo proprio che ... - non finì il discorso che mi vide dinanzi a se. Una di loro mi indicò.Che irritanti che sono!
-I-Inuyasha No Taisho?!- chiese incredula. Feci una smorfia e me ne andai. Non le sopporto quando fanno così! Anzi non le sopporto MAI!
Che stupido che sono stato, meglio che me ne stavo nella mia cabina dannazione!




[Cabina B-12]

-Sorellona, vedrai, vincerai tu di sicuro! Hai visto? Inuyasha No Taisho è venuto qui in persona per ascoltare la tua canzone!- disse Ayame eccitata.
Kagome non rispose. Guardava fuori dal finestrino, persa chi sa dove, assente. Fece un lungo sospiro.
-Che c'è Kagome?- chiese preoccupata Sango. La ragazza in questione si distolse dai suoi pensieri, ma continuando a guardare fuori con 
sguardo ancora più assente. 
-Non lo so Sango, non lo so davvero. Chissà perchè mi sembra che il ritmo di questa canzone era incompleto, mancava qualcosa ...-
Le ragazze la guardaro perplesse.
-Chissà quando la mia voce rifletterà i miei veri sentimenti, portando nella mia voce dolore e amore, così che le parole vengano fuori da sole-
-Ma Kagome, dovresti essere felice, hai cantato benissimo!- 
-Lo so Sango, ma adesso basta godiamoci il viaggio!- in risposta ricevette due enormi sorrisi.




[Osaka, casa Higurashi]

-Papà! Forza che siamo in ritardo!Dobbiamo uscire adesso!- urlò Rin dal fondo delle scale a pian terreno.
-Oh sì, arrivo arrivo!- disse l'uomo scendendo le scale.
-Wow, papino ma come siamo vestiti bene oggi!-
-Oh in effetti è da un po' che non indossavo questo bello smoking- disse appena giunse di fronte a Rin. Stava per rispondere quando suonò il campanello.
Andò ad aprire. Appena vide chi aveva davanti abbassò lo sguardo e fece una smorfia. Suo fratello Riyko insieme a sua moglie Jennifer.
Era alto e slanciato, moro e quei topazi imperiali che tanto lei odiava perchè identici ai suoi. Accanto una donna nè troppo alta nè troppo bassa.
I capelli castani raccolti lateralmente su una spalla e due grossi rubini come occhi, tanto belli quanto malvagi, come lei dopottutto.
-Desiderate?- chiese con tono seccato. Tra loro e la sua famiglia non correva certo buon sangue, nonostante fossero fratelli.
-L'affitto di questo mese- disse porgendole un mucchietto di soldi. Il nonno, che non si era nemmeno girato verso di loro, rispose secco.
-Rin, dì a loro che noi prendiamo l'affitto solo il primo del mese, non quando fa comodo a loro-
La donna lo fulminò e fece una smorfia disgustata.
-Andiamo via da qui!- disse a Riyko.
Sparirono dalla vista. Rin vide il padre mettersi le scarpe e uscire passandole accanto freddo.
-Andiamo- le disse semplicemente con tono gelido. Rin si limitò ad annuire e lo seguì.
Lo guardò. Sapeva quanto lo facesse soffrire rivedere il proprio figlio traditore ogni mese. Non ne parlava mai con nessuno e se per sbaglio 
una di loro diceva il suo nome veniva subito messa a tacere da una sgridata. Ma nonostante ciò lei era convinta che infondo lui gli volesse ancora bene.
Lei forse avrebbe potuto anche non odiarlo,  ma vedere come quel essere facesse soffrire suoil suo adorato papà, lo odiava sempre più per questo. 
Intanto il l'uomo, accortosi del silenzio della ragazza, le passò un braccio intorno alle spalle.
Lei lo guardò stupita. Lui le sorrise.
-Su forza andiamo, prima facciamo, prima torniamo!- le disse. La ragazza rispose al sorriso e annuì.




[Cabina B-12]

Sango aveva un braccio apoggiato al bordo del finestrino, mentre l'altro le ricadeva pesantemente su una coscia. La nuca appoggiata allo schienale e il
viso leggermente inclinato. Ayame aveva la testa appoggiata su una spalla di Sango, un braccio sul bracciale del suo sedile e l'altro lasciato ricadere 
su un fianco. Kagome le guardò. Dormivano beatamente, proprio come due bambine. Sorrise.
Sentì la gola secca e decise di bere un po' d'acqua dalla sua borraccia. Sfortunatamante era vuota. Fece una smorfia. Possibile che fosse così sfortunata?
Tutta colpa di Ayame che si era scolata mezza borraccia da sola! Si guardò intorno. Erano ferme ad una stazione. Forse poteva scendere per
prendere un po' d'acqua. Però il treno ... 
-Fai presto! il treno si ferma qui solo per 10 minuti- disse una ragazza a quella seduta al suo fianco la quale annui e uscì.
Beh se si fermava dieci minuti, sarebbe potuta scendere. Tanto mancavano ancora 5 minuti perchè ripartisse, nel frattempo avrebbe riempito la bottiglia.
Ma sì! Uscì e si guardò intorno. Vide un rubinetto con acqua potabile e vi si diresse. 
Finito di riempire, si diresse verso il treno, ma dei forti colpi di tosse la fermarono. Sì guardò intorno. Tutto tranquillo. Scrollo le spalle e tornò a dirigersi verso
il treno. Ancora dei colpi di tosse, ancora più forti di prima. Si girò di scatto e vide una donna seduta malamente su una panchina coperta in un grosso scialle. 
Tossiva incessantemente. Appena la vide si diresse verso di lei. Le poggiò una mano sulla schiena e si sedette accanto a lei.
-Signora?! Signora che cosa ha?!- chiese preoccupata.
-Bambina mia ... coff! coff! ... è un attacco ... coff! coff! ... di asma ... - disse a fatica.
-Lei ... lei venga con me, la porto in ospedale!- disse alzandosi si fronte a lei. La donna scosse la testa. Un fischio in lontanaza. Un fischio dannatamente
famigliare che fece sbiancare Kagome. Si girò. Il treno stava per partire dannazione! Di nuovo!
-Vai ... Vai! Coff! Coff! Perderai il tuo treno!- le disse la donna preoccupata. Il treno iniziava a muoversi lentamente. Se avesse seguito il consiglio della donna,
avrebbe ancora potuto raggiungerlo, però ... come poteva lasciarla in quello stato? Cercava di ricacciare le lacrime nel vedere il treno muoversi sempre più 
velocemente. Cosa fare? Seguire il suo sogno o salvare la vita di quella donna? Passò più volte lo sguardo dalla donna che tossiva sempre più forte e il
treno che accelerava sempre più. Il treno o la donna, la donna o il treno?
Dentro di sè sentiva l'angoscia più totale. Non capiva che fare. Si sarebbe potuta permettere di perdere il treno ancora una volta? 
Ad un tratto notò un foglio ripiegato uscire leggermente dalla sua borsa a tracolla.
Ma certo, la lettera della mamma! In quel momento si illuminò. Niente più dubbi.




" ... non rovinare mai la vita di qualcun'altro per vivere la tua ... "



-No! Io non la lascerò in queste condizioni! Venga con me!-
-N-no cara tu vai!- Kagome guardò ancora una volta il treno con le lacrime che minacciavano di uscire, ma le ricacciò con tutta se stessa.
-Non importa, non posso lasciarla in queste condizioni ... venga con me, la porto in ospedale-
-No tu, tu vai-
-Non lascerò in queste condizioni! Venga- la donna rassegnata si alzò e la seguì.




[Autostrada]

Una ragazza dai capelli corvini si guardava disperatamente intorno, sperando di trovare un passaggio. Non le era bastata la corsa alla stazione, 
ora dove farlo anche per strada. Aveva aiutato quella donna e ne era felice, ma adesso cosa ne sarebbe stato di lei? Aveva paura, tanta paura.
Per sua fortuna vide arrivare un taxi che si fermò. Gli diede l'indirizzo e sfrecciò verso la sua destinazione, sperando con tutto il cuore di 
riuscire ad arrivare in tempo. Il respiro era affannato e il cuore batteva a mille. Fortunatamente vide il treno poco più avanti, visto che faceva la sua
stessa corsia. Ma sapeva comunque che non sarebbe arrivata lì prima di lui.
Scese velocemente dal taxi e si diresse verso l'ingresso. Decine e decine di ragazze erano sparse intorno a lei. Si guardò l'orologio al polso.
Era un po' in ritardo, ma forse ce la poteva ancora fare. Poco più in avanti vide le due sorelle correrle incontro abbracciandola. 
-Kagome!- dissero in coro.
-Ma si puo sapere dove eri finita? Ci hai fatto preoccupare tantissimo!-
-Si scusate lo so, ma adesso non ho tempo per spiegarvi! Tra poco toccherà a me e devo sbrigarmi!-
-Ok sorellona, ma adesso sbrigati a riempire questo modulo!- le disse Ayame tutta preoccupata e corsero verso l'ingresso.




[Sala provini]

Hojo uscì dalla stanza.
-Chiama il prossimo concorrente, il numero 8- disse rivolgendosi ad un ragazzo dello stuff.
-Numero 8? Numero 8, Kagome Higurashi?- disse nel proprio microfono ma non ricevette risposta.
-Higurashi?- niente. Hojo si grattò la nuca e iniziò a guardarsi intorno.
-Senti, tu! Vai a cercare la concorrente numero 8, Kagome Higurashi!- disse ad una guardia, la quale partì spedita a compiere il compito.




[Fuori]

Kagome, accompagnata dalle sorelle, arrivò all'ingresso dell'edificio principale. Stava per entrare ma una guardi la fermò.
-Mi dispiace signorina ma non può entrare-
-Perfavore, mi lasci andare, la prego!- chiese la ragazza con il cuore pronto a scoppiarle in gola.
-Le ho detto che non può entrare adesso- insistette l'uomo con voce fredda, intimandole di andarsene.
-Ma sta per arrivare il mio numero! Sono già in ritardo!- disse facedogli vedere il modulo che aveva in mano.
-La prego la lasci andare!- chiese Ayame.
-Per piacere!- intimò Sango.
-Smettetela! Vi ho detto di no!- continuò impassibile l'uomo. Kagome si morse un labbro, rischiando una crisi nervosa. Prima il treno, poi la signora e 
ora ci si mette anche sta guardia da due soldi?! Aaaah! Non ce la faceva più! 
-Mamma mia!-
Non appena pronunciò quelle parole, il wacky-tocky della guardia squillò.
-Sì ... come dice? ... va bene ...- concluse con una smorfia seccata.
-Potete andare- disse infine fulminando Kagome.
-La RINGRAZIO!- urlò Kagome, calcando bene l'ultima parola.
Stava per entrare ma sentì un tocco sulla spalla.
-Buona fortuna Kagome!- dissero le atre due in coro. Quest'ultima sorrise e sparì.




[Sala Provini]

-L'avete trovata?- domandò Hojo.
-No, purtroppo la concorrente non si trova all'interno dell'edificio- lo informò accuratamente la guardia.
-Va bene, puoi andare- l'uomo in questione fece un leggero inchino e tornò alla postazione precedente. 
Il ragazzo aspettò ancora qualche secondo. L'aveva sentita cantare e poteva dire che aveva una voce a dir poco meravigliosa.
Sarebbe stato un vero peccato rinunciare ad un talento simile. Non capiva solo dove fosse finita. Eppura era nel treno insieme a tutti gli altri, ma ora 
era come volatilizzata. Sospirò rumorosamente.
"Mi dispiace Kagome" disse tra sè e sè. Andò vicino alla tabella dei candidati e a malincuore cancellò la riga "N° 8 : Kagome Higurashi".
Proprio in quel momento arrivò di corsa una ragazza dai lunghi capelli corvini. La vide fermarsi un attimo per riprendere il controllo del respiro e dopo di che
avvicinarsi al bancone dei canditati.
-Mi scusi- disse richiamando l'attenzione del ragazzo seduto al tavolo e facendogli vedere il proprio modulo.
-N° 8, Kagome Higurashi...- disse ancora affannata.
-Kagome!- disse una voce alle sue spalle. La ragazza dagl'occhi di diamanti, si girò di scatto.
-Dove eri finita? Sei estremamente in ritardo!- disse Hojo in tono di rimprovero.
-L-lo so! Ma il fatto è che per s-strada una signora si era sentita male e allora ho dovuto portarla in ospedale e ho ... perso il treno ...- spiegò
affievolendo il tono alle ultime parole.
-Il mio numero?- chiese Kagome speranzosa, ma la cera di Hojo la metteva di pessimo umore e le dava un pessimo presentimento.
-Sono mortificato Kagome, ma il tuo numero è già passato- disse lui indicandole la tabella dei candidati. Kagome girò a fatica il viso verso di essa
deglutendo. Ciò che vide fu una grossa croce nella propria casella. Subito si voltò dalla parte opposta e di riflesso cadde pesantemente sulla sedia più vicina.
Non riusciva a guardarla. no ce la faceva proprio.
-Kagome stai bene?- chiese il ragazzo preoccupato. L'altra annuì appena. Alzò lo sguardo implorante, anche se a Hojo sembrò vuoto e privo di sentimenti se 
non chè dolore e delusione.
-A-adesso io cosa ... p-posso andare ora?- chiese quasi pregandolo.
-Mi dispiace, non puoi andare, ora ... tu ... aspetta qui, io parlerò coi giudici dopo che le altre concorrenti avranno finito, e chiederò loro. Se sarai fortunata, 
 accetteranno- disse mettendole una mano sulla spalla e entrò nella stanza delle audizione. Purtroppo Kagome non si sentì per niente confortata, anzi, 
ogni sigola parola di Hojo le era come una spina al petto. Ora le sue speranze stavano svanendo definitivamente. Aveva voglia di piangere. 
Un amaro sorriso le incurvò leggermente le labbra. A quanto pare, sembrava che tutti i Kami si fossero riuniti per impedirle di partecipare al concorso. Aveva rischiato di perdere il treno, ma qualcuno l'aveva salvata, ha preferito salvare la vita ad una sconosciuta invece che seguire il proprio sogno e poi se solo quella maledetta guardia non l'avesse fermata, sarebbe arrivata prima che la cancellassero dalla lista! Alzò gli occhi al soffitto. Questo non dovrebbe valere qualcosa? Insomma, ha rinunciato alla propria vita, pur di salvare quella di qualcun' altro! Ma non provava rancore verso la donna, anzì ne era felice. Se sua 
madre o suo padre fossero stati lì, sarebbero stati fieri per il suo grande gesto di altruismo. Si spostò sulla sedia vicino al davanzale dove giacevano 
dei tulipani gialli come il miele. Le ricordavano tanto quelli che aveva a casa, ma il vento che soffiava a Okayama, aveva un profumo diverso che a Osaka.
Qui era meno fresca. Lo poteva percepire dai lievi tocchi che il vento le lasciava sulle guancie. 
A distoglierla dai suoi pensieri fu la voce gracchiante di una ragazza che usciva dall'aula audizioni. Sembrava indignata.
-Che villano sto Taisho!- e se ne andò a passo svelto. Poco dopo uscì un'altra ragazza, anche questa molto turbata.
-Questo Taisho non capisce una mazza di canto! Insomma, come fa a non piacergli nessuna voce?!- sparì anche lei. Un'altra ragazza usci poco tempo dopo.
-Sto Taisho è pazzo per caso?! Sapete cosa mi ha chiesto? Cantavi o piangevi? Stupido!- e facendo una smorfia se ne andò.
Il cuore di Kagome batteva come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. A quanto pare questo famoso Taisho non era una persona molto socielvole e che difficilmente si accontentava. Si sentiva un nodo in gola e le lacrime minacciavano di uscire ma si morse il labbro nel tentativo di respingerle.


Dopo due ore buone passate ad aspettare, finalmente Hojo uscì. Oramai Kagome era rimasta sola, nel corridoio non c'era più nessuno.
Appena lo vide gli piombò addosso tempestandolo di domande.
-Signor Hojo!-
-Ciao Kagome, non c'è bisogno che mi chiami signore-
-D'accordo ...Hojo. Tutti i concorrenti se ne sono andati oramai ... ora lei parlerà con i giudici?- chiese speranzosa.
-Lo so. Stavo andando giusto da loro. Sii paziente ok?- disse in modo dolce e mettendo una mano sulla testa di Kagome, che colta di sorpresa, arrossì leggermente.
-Ok- rispose. Lui fece per andarsene ma la voce di lei lo bloccò.
-Ah! Hojo?- l'interessato si voltò. Kagome fece un dolce sorriso.
-La ringrazio, la ringrazio di cuore!- Hojo le sorrise e facendo un cenno con la mano sparì.




[Fuori]

Un ragazzo intorno ai 21 anni uscì in modo altezzoso dal portone, dirigendosi verso la propria Porsche decapottabile nera.
Indossava uno smoking nero e sotto una camicia color violaceo. I capelli lunghi e argentati si contrapponevano alle due iridi dorate, che parevano Quarzi citrini.
Indossò degli occhiali da sole neri come la pece e con la chiave d'acciaio aprì lo sportello, ma proprio in quel momento vide arrivare Hojo di corsa.
-Signor Taisho! Aspetti per favore!- il ragazzo in questione richiuse lo sportello e si girò verso di lui.
-Mi perdoni, ma una ragazza è arrivata alle audizioni in ritardo...- l'altro a quelle parole alzò gli occhiali sulla testa. Ritardo eh? Se c'era una cosa che detestava, 
a parte tutto il genere femminile, erano i ritardatari, maschi o femmine che siano!
-Gli altri giudici hanno già accetato la mia proposta, se lei è daccordo, questa ragazza potrà realizzare il suo sogno, mi creda, ha una voce favolosa- disse porgendogli
il modulo di Kagome, ma il ragazzo lo fulminò.
-Se ha una voce così "favolosa", come dici tu, allora dovrebbe anche avere la predispozizione del tempo- l'altro cercò di ribattere ma lui lo precedette.
-Lo sai che sto partecipando a questo concorso, solo perchè alla mia compagnia musicale trovare nuovi talenti per l'azienda...- proseguì lui freddo come il ghiaccio, 
incurante delle conseguenze delle sue azioni.
-E non perchè la gente mi faccia perdere tempo, soprattutto quella gente che non ha il valore del proprio tempo- Hojo cercò di rimediare.
-Signor Taisho, lei sta fraintendendo la situazione- lui lo guardò seccato, come per dire "Tu osi dare ordini a me? Sparisci e non farmi perdere altro tempo!". 
-Il punto è che questa ragazza ha aiutato un'anziana signora, per questo ha fatto tardi nell'arrivare, voglio dire, ha salvato una vita- lui scoppiò in una risata contenuta.
-Bene, buon per lei se ha salvato una vita- e subito il suo tono beffardo divenne serio.
-Ma ti ricordo Myamura, noi cerchiammo cantanti, non assistenti sociali- Hojo cercò di ribattere ma lui non glielo permise.
-E inoltre, le ragazze sono esperte nello strovare scuse- detto questo fece qualcosa che non avrebbe dovuto fare, qualcosa che avrebbe distrutto i sogni di 
Kagome. Sotto gli occhi estrefatti di Hojo, un pezzo alla volta, strappò il modulo senza nemmeno degnarlo e sul viso aveva una smorfia soddisfatta.
Pezzo dopo pezzo, lacerava quella che sarebbe stata l'opportunità di Kagome. Uno alla volta, i frammenti cadevano ai loro piedi, e all'ultimo lo stracciò.
Aprì lo sportello della Porsche e senza degnare di uno sguardo il povero Hojo, vi entrò dentro, pestando i resti di carta. Dopo un assordante rombo  di motore e dopo 
aver alzato un grosso polverone, l'autò si dileguò e sparì, diventando un punto lontano all'orizzonte.


Hojo fissava i resti di quello che una volta erano le speranze di un piccola creatura. E ora? Come avrebbe fatto a dirglielo?
La risposta non tardò ad arrivare. Infatti, non appena si girò verso l'ingresso, vide Kagome appoggiata una delle colonne che soreggevano la veranda.
In viso aveva un'espressione a dir poco distrutta. Come biasimarla, dopo la giornataccia che si è ritrovata ...
"Oh Kagome, mi dispiace tanto per te..."
Si avvicinò a lei cautamente. Vide che tremava leggermente, ovviamente non per il freddo, ma forse faticava a tenersi in piedi. Le mise una mano sulla spalla, senza
però incrociare il suo i diamanti di lei. Si sentiva in colpa di non essere riuscito nell'intento.
Lei non lo vide nemmeno, continuava a guardare dritto dinanzi a se, nel vuoto.
-Mi dispiace Kagome, spero che la prossima volta tu sia più fortunata- dopo di chè si congedò, incapace di dire altro, lasciando una Kagome lacerata dentro.
 


" -Mi porterà ai miei sogni, tra migliaia di persone, una Kagome Higurashi sorellona, e il mio desiderio che si avvera. 
   La gente che mi applaude, che desidera che io canti, che grida il mio nome e io lì sul palco, la stella della serata e il desiderio di vincere nel cuore, e dopo di chè
   io canterò la mia canzone preferita e vincerò! Farò fiero mio padre di aver vinto, solo questo, questo è il mio piccolo grande sogno!- disse tutta eccitata."




Chiuse gli occhi e purtroppo non riuscì più a trattenere quelle lacrime che fin dal mattino avevano minacciato di uscire. Come poteva una persona essere così insensibile?
Piangeva, ma il dolore era immenso, e il sogno ... infranto.








Poco dopo vide le sorelle correrle incontro, ma più si avvicinavano, più rallentavano il passo e il loro viso prendeva forme preoccupate.
Quando le furono accanto, Sango le asciugò le lacrime e l'abbracciò. La ragazza si sfogò, cercando di reprimere quella sensazione di vuoto, ma invano.
Intanto Ayame le accarezzava la nuca dolce e comprensiva. Kagome si tirò su e represse tutte le lacrime. 
-Sapete una cosa?- chiese con un filo di voce sforzandosi di sorridere.
-N-non importa se non potrò più diventare una cantante, io non mi pento di q-quello che è successo oggi ...anzi v-vi dirò, ne sono felice ...- disse, ma gli occhi le 
erano tornati lucidi, nonostante ciò continuava a sorridere. Sango e Ayame continuavano ad ascoltare le sue parole preoccupate.
-Ho tenuto a mente ciò che mi ha insegnato la mamma e sono sicura che lei è fiera di me ma s-soprattutto sono riuscita a lasciare un mio buon ricordo nell'animo di 
 quella persona ... allora ditemi, che importa se il mio sogno non si è realizzato?- le gocce d'acqua però ricominciarono a scorrere lungo le goti, ma il sorriso non scomparve.
Le sorelle capirono quanto in quel momento dovesse soffrire per dire cose del genere e l'abbracciarono per confortarla. Rimasero immobili così per chissà quanto 
tempo e quando si staccarono il mal umore non era passato ma almeno ora Kagome sorrideva davvero.
-Su, torniamo a casa- disse Sango.




"-E' da qui che tutto ebbe inizio, quella storia che nessuno ha mai nè visto nè sentito ... quella storia che mi ha cambiato la vita, quella storia che è la storia del mio 
  amore, della mia Kagome ...-"




[Stazione di Okayama]

L'atmosfera non era certo una delle migliori. L'aria era tesa e l'ansia aveva il soprevvento sui loro animi. Ma la parte più terribile doveva ancora venire.
Come fare a raccontare al loro caro papà e alla dolce Rin la verità? Beh, avrebbero avuto due ore buone di viaggio per pensarci.
Salirono a bordo del treno che aveva per destinazione Osaka e questa volta si assicurarono che nessuna rimanesse "fuori". L'ultima cosa che Kagome in quel
momento avrebbe voluto era dover fare ancora  una corsa per salire a bordo. Mentre attraversavano le cabine nel tentativo di trovare dei posti liberi, qualcuno 
urtò per sbaglio Kagome e le cadde addosso del caffè.
-Scusa- disse la ragazza prima di dileguarsi. 
"E cosa me ne faccio ora delle tue scuse?" pensò la ragazza irritata. Quella era senz'ombra di dubbio una delle giornate più sfortunate della sua vita.
Cercò di sbiadire la macchia passandoci delle passate svelte di mano, ma quella non accennava a sparire.
-Non fa niente Kagome, adesso ti cambi, dai vieni- le disse dolcemente Sango mettendole una mano sulla spalla e incitandola a sedersi. Lei annuì e la seguì.
Il viaggio procedette tranquillo senza altre disgrazie, la tensione però non era sparita. 
-E adesso ? Come lo diciamo a papà?- chiese Ayame rompendo il silenzio.
-Non glielo diremo- disse Kagome abbassando lo sguardo e prima ancora che le altre potessero chiedere spiegazioni, si alzò e prese la direzione del bagno.
Sango incontrò gli smeraldi confusi della rossa. Che cosa voleva dire?




[Casa Higurashi]

Arrivaro a casa verso le 7 di sera. Era buio e la luna quella notte risplendeva in tutto il suo bagliore. Una leggera nebbia offuscava il vialetto dal cancello fino all'ingresso
della casa. Le fronde si  muovevano incessantemente spinte dal vento gelido di quella serata. Che strano, eppure al mattino c'era un bel sole...
Ora Kagome indossava dei semplici jeans e un dolce vita bianco.
Le tre giovani proseguivano a passo lento verso l'ingresso, quasi non volessero mai arrivarvi, anzi, sembrava volessero scappare via.
Suonarono il campanello, e per loro grande sfortuna, fu proprio il padre ad aprire facendole scattare come molle.
-Eccovi finalmente! Su ditemi presto cosa è successo!- chiese lui leggermente eccitato e con un sorrisone stampato sul viso. Kagome fece un sorriso forzato e 
strinse le mani in pugni lungo i fianchi, però sentì il tocco della mano di Sango sulla propria. La guardò, come per ricevere un consenso e appena lo vide abbracciò il padre
nascondendo il viso nel suo petto in modo che lui non potesse vedere le sue espressioni.
-Papà, tu cosa credi?- chiese Ayame con il sorriso più finto del mondo.
-M-mi hanno ... hanno scelto- disse Kagome con un filo di voce, stringendo gli occhi. Era la prima volta che mentiva a suo padre, ma non aveva il coraggio di dirgli la 
verità.
-Sì! Lo sapevo che la mia figliola avrebbe vinto!- disse staccandola da se per guardarla in viso.
-E papà, come è andata la cerimonia di promozione?- chiese Sango cercando di cambiare discorso.
-Oh, benissimo, guardate, ho perfino comprato una torta per festeggiare tutti insieme- disse indicando una torta alla panna sul tavolo, dove accanto c'era seduta una 
piccola Rin che apparecchiava.
-Ciao sorellona!- disse correndole incontro abbracciandola.
-Ciao Rin- disse appena. Detto questo si accomodarono intorno al tavolo.
-Sapete, oggi abbiamo ben 3 cose da festeggiare, il compleanno di vostra madre, la mia promozione e la selezione di Kagome- disse felice, felice il padre. Le ragazze
si sentivan in colpa. Come potevano dargli quella falsa felicità?
-Senti papà, dicci come è stata la cerimonia- disse Ayame cercando di cambiare bottone.
-No! Prima ditemi come è andata la selezione- disse il padre, quasi volesse sorvolare l'altro argomento.
-Non papà prima tu!- cercò di dire Kagome.
-Non importa chi parlerà per primo- disse una voce acida alle loro spalle. Jennifer e Riyko. Ah! Ci mancavano solo loro! La loro presenza fece drizzare tutti quanti in piedi,
 e si potevano vedere le saette che fuoriuscivano dalle loro iridi, facendo finalmente scomparire quei falsi sorrisi.
-Vero Kagome? Sei stata scelta vero?- chiese la vocina tagliente di Jennifer avvicinandosi a loro. La ragazza in questione degluti pesantemente in quanto la gola iniziava
ad essere secca.
-Va beh, se non vuoi rispondere, cercheremo conferma guardando la televisione- disse malvagia e detto ciò accese la TV. Kagome e le sorelle erano immobili.
Non aveva più senso continuare quella farsa. Tanto, prima o poi, l'avrebbero scoperto comunque. Sango e lei si lanciarono un'occhiata preoccupata.
Il padre, diversamente dagli altri, aveva un sorriso fiducioso stampato in faccia. Kagome vide un presentatore, Hojo.
-E' arrivato il momento di annunciare i tre selezionati della zona sud. Allora, la prima vincitrice è il n° 34 ...- disse mostrando una ragazza dai lunghi capelli castani che 
esultava emozionata.
-La seconda finalista è il n° 27 ... congratulazioni!- disse indicandola.
-E per ultima, la nostra terza selezionata è ...-
Kagome chiuse gli occhi che le erano tornati lucidi e si morse un labbro. Ora tutti avrebbero scoperto la verità.
-N°12! ... Complimenti!- una ragazza bionda si presentò sullo schermo. Il sorriso del padre si spense e le guardò perplesso.
Jennifer spense il telivisore e si rivolse a Kagome.
-Allora Kagome? Quella ragazza non sembravi di certo tu...- disse facendo un sorrisino compiaciuto. La ragazza ricacciò le lacrime e fece un luuuungo respiro.
-N-no, non sono io, p-purtroppo io non ... non sono stata selezionata...- le altre due sorelle abbassarono lo sguardo dispiaciute e Rin boccheggiava.
-Ma cosa importa? Tanto potrò parteciparci un'altra volta ... quel che più conta ...- disse girandosi in direzione del padre.
-E' che il mio papà oggi sia stato premiato per la sua bravura, per il suo duro lavoro ... è quella la mia più grande felicità ... per questo non volevo 
 rattristarlo dicendogli la verità ...- ma l'uomo fece una strana smorfia della quale Kagome non riuscì ad intuire il significato.
-Digli anche tu la verità adesso papà!- disse Riyko sprezzante. Le tre ragazze lo guardarono senza capire, mentre Rin abbassò lo sguardo.
-Comunque non è colpa sua, ma del suo modo di pensare! Sapete, non ha ricevuto nessuna promozione!- Kagome passò più volte lo sguardo 
tra il padre e il presunto "fratello". No, non poteva essere vero, non anche con lui!
-l'hanno "onorevolmente" dimesso dall'accademia con un semplice scialle sulle spalle! Anche questa volta non è riuscito ad ottenenere nessuna promozione!
 L'hanno buttato fuori facendolo diventare semplicemente un membro del Consiglio scolastico! E' come avere e non avere il lavoro allo stesso tempo!
 Sì riceverà ancora i soliti 40,000 Yen!(*) al mese, ma a che servono?- chiese quasi urlando.
Kagome, Sango e Ayame lo guardavano esterefatte il loro papà.
"Perchè?" si chiese Kagome. Allora anche lui aveva mentito, come loro. Vide il padre allontanarsi e mettersi in piedi davanti alla finestra, ma Riyko non tardò nel
raggiungerlo. 
-Gli hanno in pratica dato un boccone amaro rivestito di zucchero! Adesso non sei più il Preside, anzi non puoi nemmeno insegnare! Dovrai solo andare lì 2-3 volte
 all'anno per tenere un discorso!- ora stava urlando. Il padre non ribatteva anzi evitava il loro sguardo.
-Tutti sanno che è uno degli uomini più rispettati e importanti di Osaka, ma lui cosa ha fatto? Non ha mai cercato di approffittarne beneficiando se stesso e i suoi figli!-
Finalmente l'uomo si girò in direzione del figlio.
-Non c'è alcun bisogno che tu interferisca negli affari personali della famiglia, tu sei un ospite che ci paga l'affitto ... perciò tieni le tue parole e i tuo passi
 fuori da qui- disse fulminandolo.
-Non dimenticarti che anch'io sono tuo figlio e che tu mi consideri o no, io ti considero ancora mio padre ... sì, è un altro discorso il fatto che visto che tu non
 accettavi mai le donazioni, io non sono mai riuscito ad ottenere la borsa di studio di Londra, altrimenti oggi, sarei stato all'estero a lavorare come i miei amici!    Dimentichiamoci il lavoro, io vivo adirittura come ospite nella mia stessa casa e sono costretto a sentire continuamente lamentele da mia moglie! SOLO PER COLPA
TUA!- concuse furioso. Proprio in quel momento arrivò il postino.
-Signor Higurashi? C'è una lettera per lei- l'uomo si avviò a riceverla, firmò , l'aprì e la lesse un attimo, rimanendo sconcertato dal suo contenuto.
-Cosa c'è? Ti stanno per caso buttando adirittura fuori da Osaka?- chiese il ragazzo beffardo alle spalle del padre.
-Adesso basta!- urlò Ayame al limite dell'esasperazione avvicinandosi al fratello.
-Smettila di rivolgerti in questo modo a papà!- disse ppuntandogli un dito contro.
-Noi non nutriamo nessun rancore verso nostro padre, lui ci ha educati, ci ha insegnato a cavarcela da sole in questo mondo ostile! Nonostante nostra madre
 sia venuta mancare molto tempo fa, lui non ci ha mai fatto mancare niente!- 
-Hai visto? Nemmeno le tue "sorelline" oramai ti portano rispetto! Andiamocene!- lo intimò Jennifer.
-Non è come pensi tu, Ayame ha ragione, non puoi parlare in questo modo a papà- intervenne Kagome, ma loro non ascoltarono e uscirono, ma all'ingresso la voce dell'uomo li fermò.
-Vuoi sapere cosa ho guadagnato in tutti questi anni?- chiese raggiungendo le figlie e passando un braccio sulle spalle a Kagome e Ayame. Anche le altre due si avvicinarono.
-Questo è il mio guadagno!- disse alludendo alle figlie.
-Il coraggio di Kagome, la pazienza di Sango, la fiducia di Ayame e il sentimento di Rin, sono questi i miei guadagni, loro possono sopportare qualsiasi tortura,
 ma non l'umiliazione del loro papà- le ragazze gli sorrisero mentre gli altri due "ospiti" fecero una smorfia e fecero per dileguarsi, ma ancora una volta la voce dell'uomo
li fermò, il quale si avvicinò al figlio.
-Volevi sapere cosa c'è in questa lettera vero?- chiese mostrandogliela
-Ebbene, c'è un invito dal Signor Inu No Taisho alla loro villa qui ad Osaka- gli altri due lo guardarono esterefatti ma fecero una smorfia e sparirono.
Il padre allargò le braccia e le figlie corsero ad abbracciarlo. Erano quelli i tesori più grandi, non il denaro. Era quella la loro piccola grande famiglia.




Kagome stava scrutando il paesaggio fuori dalla finestra della sua camera. Un manto bianco alto una cinquantina di centimetri, copriva il giardino. La neve scendeva 
silenziosamente fino a sciogliersi al tocco col suolo. Per aria, mentre cadeva, sembravano ballerini che volteggiavano tra di loro, in una danza segreta agli esseri umani. Il vento soffiava abbastanza forte, scompigliandole i capelli e i fogli della rivista che giaceva sulla scrivania. Sango, Ayame e Rin stavano già dormendo beatamente, ma lei non ci riusciva e poi doveva fare ancora una cosa. Una folata fredda d'aria la costrinse a stringersi tra le braccia.
"Con ogni male, succede sempre del bene, non importa se papà non ha ottenuto la promozione, il Signor Taisho, uno dei più grandi uomi d'affari, l'ha personalmente
 invitato nella propria villa, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi principi ..."
pensò Kagome, cercando più che altro di convincersi.
"Con me però ... non è successo niente di positivo oggi ..." riflettè rattristandosi.
"Però la mamma dice che un sogno non avrebbe senso se non condiviso con qualcuno ... io non capisco ... chi condividerà il mio sogno?" 
Proprio in quel momento un soffio di vento fece svoltare rumorosamente le pagine della rivista, finendo su quella dove si parlava della famiglia Taisho.
Kagome, attirata dal rumore, andò a chiuderlo, ma non notò una piccola firma sulla pagina lucida. In un angolino c'era la firma stampata "Inuyasha No Taisho",
quasi fosse la risposta alla sua domanda. Controllò l'ora, le 23:30. Mancava mezz'ora a mezzanotte, aveva ancora tempo. Si mise un grosso scialle sulle spalle e i si
preparò per uscire.
-Sorellona dove vai?- chiese la voce di Rin alle sue spalle.
-Lo sai, oggi è il compleanno di mamma e io ogni anno vado lì, 'notte!- e uscì dalla stanza. Rin si sdraiò nuovamente.
-Lo so, non c'è bisogno che tu me lo dica, da quando la mamma ci ha lasciato, ogni anno al suo compleanno vai al laghetto dietro casa, a chiederle un desiderio ... oggi sono successe così tante cose, eppure non te ne sei dimenticata ...- non riuscì a proseguire perchè Morfeo la colse nuovamente tra le sue braccia.





Era arrivata sulla sponda  di un laghetto. Gli alberi erano coperti di quella coltre densa e candida e anche l'erba era completamente nascosta, solo qualche pagliuzza verde
qua e là. Al centro c'era un ponticello in legno, leggermente ricurvo il quale, a causa della neva era diventato scivoloso, costringendo Kagome ad agrapparsi allo stipite, altrimenti si sarebbe dovuta subire una bella doccia gelida.

 


(Il posto e`questo, ma immaginatevelo a notte fonda e ricoperto di neve! ^_^ Nd me)




Kagome aveva una moneta d'argento in mano che continuava a rigirare tra le dita. Scrutava il cielo offuscato dalla nebbia, come in cerca di qualcuno.
-Mamma ...?- chiese appena in un sussurrò.
-Questo è lo stesso posto di cui mi parlavi sempre da piccola, lo stesso posto dove tanti anni fa il giorno del tuo compleanno avevi espresso un desiderio ... - 
Lasciò uscire una piccola nuvola di aria gelata dalle labbra.
-Avevi desirato di ottenere quello di cui avevi più bisogno, ma che non ti rendevi conto, e poco tempo dopo si era avverato ... infatti hai incontrato papà ...- la sua espressione mutò.
-Mamma, ogni anno vengo qui a chiederti qualcosa perciò ti domando perfavore, regalami ciò che io più necessito, ciò di cui più ho bisogno ...- 
diede un lieve bacio alla moneta e chiuse gli occhi pronta a lanciarla tra le acque buie del lago.
-Tu se mia madre, solo tu sai ciò che davvero mi serve ...- detto questo lanciò la moneta, ma questa non cadde in acqua, anzi, rotolò giu dal ponte,
finendo nella radura accanto. Kagome di corsa la seguì, stando attenta a non scivolare. La trovò sopra una coltre spessa di ghiaccio. 
Fece per andarsene, ma una dolce melodia giunse alle sue orecchie. Le era molto famigliare, dove l'aveva già sentita ... ?
-Ma questa è ... questa è la canzone che ho cantato sta mattina in treno ...- senza nemmeno accorgersene i suoi passi iniziarono a prendere propria iniziativa.
I passi erano i suoi, ma la via di qualcun'altro. Non sapeva il perchè, ma quella musica l'attirava come una calamita. La neve non cessava, anzi era aumentata.
Il gelo di poco prima stava scomparendo lasciando spazio ad unn nuovo ed estraneo tepore. Forse quella musica aveva un pizzico di favola. 
L'atmosfera era magica. I fiocchi scendevano silenziosamente sotto lo splendere della Luna e quella dolce melodia si stava diffondendo intorno a lei.
Giunse in un'altra piccola radura, costellata di alberi e di una fioca nebbia. Intravide una piccola stradina a circa una trentina di metri e si accorse che si era allontanata parecchio. Scrutò lo spazio che aveva dinanzi a sè, avanzado di qualche passo. Scorse il contorno sfumato di una sagoma nera. I battiti del cuore di Kagome accelerarono
di colpo, ma i passi non si fermarono, anzi aumentarono. Iniziò a intravedere dei confini ben delineati.
Con una spalla appogiata al tronco di un albero qualcuno le dava le spalle. Vide una lunga chioma argentata che risplendeva ancora di più sotto i raggi della luna e il
delicato muoversi di un' armonica. Si trovavano a pochi metri di distanza, solo la neve era tra loro. Kagome fissava assorta la schiena dello sconosciuto.
Chiuse gli occhi, quasi per assaporare il momento. La melodia continuava a librarsi in aria riempendo il  cuore di Kagome di un sentimento nuovo, strano.
A rompere l'incantesimo fu il violento sgommare di un'auto sulla strada. Entrambi si voltarono nello stesso istante verso di essa e il misterioso sconosciuto scorse
un cucciolo di cane ferito. Subito vi si diresse, senza accorgersi della presenza di Kagome. Lo vide inginocchiarsi e prenderlo teneramente tra le braccia, dopo di chè 
lui si strappò la stoffa della sciarpa dividendola in due, della quale con un lembo fasciò la zampa del piccolo, l'altra la lasciò incurante per terra che però volò fino ai piedi di Kagome a causa della forte brezza. Quest'ultima la raccolse e vi notò ricamata una "T."  Senza nemmero capire il perchè la strinse tra le mani. Quando alzò lo sguardo però, il misterioso ragazzo non c'era più. Lo cercò con lo sguardo delusa, ma invano. Un dolce sorriso però tinse le sue labbra e decise di tornare al laghetto.
Durante il piccolo "tragitto" aveva gli occhi persi nell'immaginarsi chi mai fosse quel misterioso sconosciuto ...
Si rimise di nuovo sul ponticello e puntò di nuovo lo sguardo verso l'alto.
-Ho capito mamma ... cosa vuoi dirmi ... per tutto questo tempo ho solo desiderato per me, però oggi, vorrei chiedere per qualcun'altro ... per coloro che vivono, non solo
 per se stessi, ma anche per gli altri ... - chiuse nuovamente gli occhi.
-Oggi questa tua moneta, mi ha portato da una persona nella musica della quale c'è la passione del suo cuore ... in un mondo dove le persone non aiutano altre persone,  lui ha aiutato un piccolo animale indifeso ... oggi non voglio nulla per me ... quella persona, chiunque sia, da ovunque sia venuta, dalle la cosa di cui ha più bisogno, della quale però non si rende conto ...- diede un secondo bacio alla moneta e questa volta si assicurò che fosse caduta in acqua e decise di tornare a casa.




[Poco più in là ...]

Inuyasha porse il cucciolo al suo autista.
-Portalo dal veterinario, subito- disse in tono autorevole. L'autista lo guardo perplesso.
-Ma mio signore, è solo una piccola ferita ... che bisogno c'è di portarlo dal veterinario? Perchè non gli diamo un po' di medina e un sorso di vino ...? C'è la sua madre a
prendersi cura di lui- chiese in tono supplichevole per non essere cacciato via a calci. Invece non successe.
-Tzk, madre?- chise quasi sprezzante all'uomo, il quale deglutì.
-Niente può salvarlo se non una medicina, se lo lasciamo qui ad aspettare che arrivi "lei" morirà qui ...se sua madre fosse veramente preoccupata, ora sarebbe qui,
 non a gironzolare tra i boschi ...portalo dal veterinario ... - disse accarezzando la nuca alla piccola creatura e sparendo tra i fitti alberi.




[Casa Higurashi]

Era mattino e il sole splendeva alto nel cielo. Kagome e suo padre stavano uscendo per avviarsi a villa Taisho.
Dinanzi a loro però, da un taxi, scese una signora un po' grassoccia e paffuta intorno ai cinquant'anni, nonostante ciò portava occhiali da sole, anelli, smalto, bracciali e un rossetto rosso sulle labbra. Aveva capelli grigio-neri e occhi sue zaffiri molto chiari come occhi.
-Quant'è il conto?- chiese all'autista.
-5000 Yen (30 euro circa)- la donna lo fulminò.
-Cosa?! Senti tu non osare ingannarmi! So che mi stai truffando! Dalla stazione a qui ci vogliono solo 3000 Yen (20 euro circa)! Pensi che io sia una stupida senza 
 cervello?! Tieni! Ti dò solo 3000 Yen io e non pensare di ingannarmi eh?!!! Se vuoi prendi altrimenti vattene dannato!- concluse furiosa, andò però a sbattere contro 
Kagome.
-Ciao zia! Come stai?- chiese  lei euforica.
Shizuka Higurashi, la sorella di loro padre. Una donna orgogliosa e testarda e forse l'unica che riusciva a tener testa al sig. Higurashi.
-Ciao un corno! Quell'autista mi voleva truffare non hai visto?-
-Sì sì abbiamo visto ma ora va dentro che le ragazze ti aspettano!- cercò di deviare l'uomo.
-Oh! Certo certo! Ero proprio venuta ad incontrare Ayame! Trasforma tutte le notizi e che ho da darvi in notizie del momento!- detto questo si dileguò. 
I due tirarono un sospiro e s'incamminarono.




[Villa No Taisho]

Una marea di gente, di telegiornalisti, paparazzi e piccole celebrità circondavano i cancelli di Villa Taisho.

-Signore e Signori, la notizia del momento! Il più grandi uomini d'affari del Giappone, Inu No Taisho e Mikado Kazana, si sono appena trasferiti qui ad Osaka da New York!
 Molti anni fa loro vivevano proprio qui, ma dopo aver conquistato fama a Tokyo, Londra e Los Angeles, e oggi tornando qua, hanno acquistato la più importante scuola di 
 musica del Giappone! Oggi alla Villa Taisho si terrà una "piccola" festa per inaugurare il loro ritorno e per i loro soci d'affarie delegati stranieri-
urlava a squarciagola it
telegiornalista.

Kagome e suo padre cercavano di intrufolarsi nella folla per raggiungere il cancello, e per loro grande fortuna ci riuscirono.
-Mi scusi- chiese il sig.Higurashi ad una guardia, la quale si avvicinò a loro.
-Ecco noi dovremmo incontrare il Signor Taisho- cercò di dire Kagome.
-Avete l'invito?- 
-Beh, no ... però abbiamo questa!- disse il padre mostrando la lettera. Lui la guardò velocemente.
-Aspetti un attimo- dopo di che si rivolse ad un'altra guardia.
-Il suo nome?- chiese la guardia al telefeno.
-Signor Higurashi-
-Sì Signor Higurashi ... d'accordo ... falli entrare!- rispose la guardia e li fecero accomodare su una panchina, in attesa dell'arrivo dei Signori della Villa.
Proprio in quel momento un rombo di motori distolse l'attenzione di tutti. Tre grosse auto di lusso nere si avvicinavano all'ingresso a tutta velocita. Tutte le guardie si 
gettarono al cancello per aprire. Le tre auto si fermarono in fila all'ingresso della Villa (non intendo il cancello, ma proprio l'ingresso della Villa! Nd. io).
-Che uomo ricco che è, sarà una persona fantastica e avrà molto rispetto- disse il signor Higurashi a sua figlia.
Dalla prima auto uscì un uomo alto e muscoloso, fasciato in uno smoking bianco. Aveva lunghi capelli argentei raccolti in un' alta coda di cavallo e due bellissimi 
quarzi citrini come occhi, coperti da dei grossi occhiali da sole. Aveva un'aria altezzosa, quasi da incutere timore.

-Il Signor No Taisho è giunto alla festa signore e signori, meglio conosciuto per il suo stile, il quale ha costruito con le proprie forze l'impero Taisho-

L'uomo sparì all' interno dell' immensa casa e poco dopo di presentò sul piccolo terrazzo al primo piano.

-Un' intervista prego!- urlavano i giornalisti.

-Stasera stasera, parleremo stasera- detto questo si congedò.
Dall'auto seguente uscì un uomo coi capelli castani e due gemme Acquamarine. Era alto e poco meno possente del signor Taisho. Indossava uno smoking color pece
e un paio di occhiali color marrone chiaro. Questo aveva un'aria leggermente più goffa, ma si sa che a volte l'apparenza inganna. 

-E questo è il Signor Mikado Kazana, il miglior amico del Signor Taisho e anche compagno d'affari, se Inu No Taisho è la mente di questo business, lui è il cervello finanziario di questo impero- 

Strinse la mano a Taisho e gli diede un abbraccio amichevole.

-Ogni loro festa è imcompleta senza la moglie del Sig. Kazana, la Signora Yukiko Kazana-

Dalla terza auto uscì una donna alta e magra con carnagione chiara. I capelli castani erano raccolti in un elaborato chignon e gli occhi color rubino erano affilati e le 
davano un'aria regale. Indossava un lungo abito verde scuro, semplice ma le stava divinamente.
In mano aveva un piccolo chihuahua bianco ma il musino color marroncino chiaro.

-E questo è il suo vero amore, il suo bambino più piccolo, il suo cagnolino Hitachi!-




[Alla Festa]

-Signor Taisho, perchè ha scelto di venire proprio qui ad Osaka?- chiese un uomo d'affari.
-Perchè qui c'è una scuola come la Sen Goku Art Accademy, fino ad oggi abbiamo generato solo stelle ineguagliabili, perciò abbiamo pensato, perchè non comprare
 la fonte di queste stelle?- rispose lui deciso, sorseggiando un po' del suo vino.
-Se la musica è il cuore di questo Paese, allora la Sen Goku Art Accademy è il battito di questo cuore e adesso , quel battito è nelle nostre mani!- disse sringendo le 
mani in pugno e Kazana lo strinse nel proprio.
-Allora buona fortuna, signori- disse qualcuno degl' ospiti.
-Brindisi!- dissero alzando i bicchieri di vino verso l'alto.




[All' ingresso della Villa]

E' da cinque ore che aspettiamo, ho molta sete tesoro- disse il padre.
In effetti farli aspettare su una panchina sotto il sole cocente, non era il massimo.
-Vado a chiedere dell'acqua papà- disse Kagome alzandosi. 
-Hey! Non hai ancora dato il latte al cane della signora Kazana?- chiese un servo ad uno accovacciato dinanzi alla cuccia del cane.
-Vai a prenderlo presto! E porta anche quelle mandorle arrivate da Tokyo- l'altro si congedò. Kagome guardò suo padre il quale fece un sorriso amaro.
Avevano più cura di un cane che di loro, due persone vive e vegete?
-Arrivo subito papà- disse dirigendosi verso l'ingresso. Quando vi arrivò, si fermò un attimo deglutendo. Era una villa enorme, possente, che la faceva sentire piccola piccola.
Si sentiva così fuori posto ...
-Mi scusi, potri avere dell'acqua per favore?- chiese ad un servo che passava da lì, ma lui non la degnò nemmeno.
-Che cosa stai facendo? Quello è il gatto del signorino Kazana! Devi dargli l'acqua minerale o si ammalerà se beve quest'acqua qui!- disse ad un altro.
Ancora una volta gli animali avevano precedenza sulle persone. Finalmente l'uomo si dengò della presenza della ragazza e la congedò con un semplice "Gliela mando".




[Alla Festa]

-Tesoro, dove sono i bambini? Non li ho visti da nessuna parte- chiese il Signor Kazana a sua moglie.
-Miroku è andato ad incontrare un suo vecchio professore, mi aveva detto il suo nome, ma non me lo ricordo- disse scrollando le spalle.
-Ed Inuyasha?- chiese Taisho appena arrivato.
-Che strano, qui c'è in corso una festa, e lui sarà rifugiato lassù nella sua stanza, al massimo sul terrazzo- disse scuotendo la testa.




[Fuori]

Kagome scese di corsa le scale e si avviò verso la panchina dove aveva lasciato suo padre, ma qualcosa le abbagliò gli occhi, costringendola a coprirseli con una mano.
L'unica cosa che vide fu una sagoma in cima alla villa che aveva, forse un orologio, al polso qualcosa che rifletteva la luce del sole. Sembrava non essersi accorto di lei
e continuava nel suo da farsi, costringendo Kagome a sbattere più volte le palpebre.




"-In quel momento non sapevo che sotto quel sole cocente c'era la mia ombra, no sapevo che lei non avrebbe cambiato solo la mia natura, ma anche il mio destino ...-"





*40,000 Yen sono circa 254 euro.

















* Angolino Autrice *

Hello People! ^^

How do you do? :D Ok, lasciando perdere l'inglese .... come ve la passate?
Io benissimo, ho solo un tema d'italiano per domani -.- pero`tutto sommato benissimo xD
Allora allora allora, 
Cosa vi pare del capitolo? Spero sia piaciuto a tutti come quello scorso, e a proposito,
ringrazio tutti coloro che hanno recensito/letto lo scorso capitolo *^*
E ovviamente coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate *-*
Vi adorooo!!! *^*
Questa volta la storia ha fatto ancora piu`scalpore della volta scorsa xD
Grazieeee!!! ^_^
Nel prossimo capitolo, se non erro, ci sara` l'incontro tra Kagome e InuYasha e tante altre cose che alcuni conoscono e altri no :D
Ci vediamo prestissimo 

alla proxxima

Baci, Lullaby 99 ^^



  
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