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Autore: _unknown_    18/10/2013    10 recensioni
TRATTO DAL TESTO: "Si dice che i sayan, quelli veri, i più forti, piangano una volta sola e che essa corrisponda al momento più doloroso della propria esistenza."
questa raccolta in in unico capitolo tratterà dei momenti in cui i sayan più meritevoli, secondo me, hanno pianto nella loro vita.
#Goku
# Bardack
# Vegeta
spero che vi piaccia.
buona lettura.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bardack, Goku, Vegeta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sayan's tears

-Goku.

 

Si dice che i sayan, quelli veri, i più forti, piangano una volta sola e che essa corrisponda al momento più doloroso della propria esistenza. Ed in quella sala, dentro quella culla così rude ed improvvisata Goku aveva pianto; e lo aveva fatto mentre urlava e spezzava il silenzio, così assurdo e surreale che regnava sovrano nella stanza stracolma di piccoli sayan, che promettevano bene oppure come lui, erano la vergogna della razza.

Piangeva copiosamente il piccolo, torturandosi le membra mentre il padre lo fissava sdegnato. Sdegnato da quel numero due che vedeva impresso, come una condanna, sul suo rilevatore.

Ed il piccolo piangeva ancora, senza sosta: copiose erano le lacrime che si formavano sugli occhietti prematuri, i pugni erano serrati vicino al visetto paffutello e pacifico e le morbide gambette calciavano l'aria con foga, quasi con disperazione.

Si disperava il piccolo Kaharoth e si addolorava trascinandosi in un lamento sempre più straziante.

Piangeva e piangeva minuto dopo minuto, ora dopo ora e mai le sue guance smettevano di rigarsi.

E Kaharoth si tormentava dimenandosi.

Piangeva per il suo popolo, che presto avrebbe conosciuto la fine.

Piangeva per chi non avrebbe mai più rivisto i due soli di Vegeta-sei.

Per un popolo perduto che mai avrebbe riconosciuto come suo.

Per una razza di cui presto sarebbe rimasto solo il fievole ricordo.

Per l'odio che un giorno il suo stesso sangue gli avrebbe serbato.

Per tutto quello che avrebbe dovuto sopportare.

Per l'innocenza che sarebbe sparita ancora prima di nascere.

Perche davanti a quegli occhi di neonato, si palesava tutto ciò che di loro sarebbe stato.

 

- Bardack

 

Si dice che i sayan, quelli veri, i più forti, piangano una volta sola e che essa corrisponda al momento più doloroso della propria esistenza.

Ma Bardack non ci aveva mai creduto, era certo di essere un degno sayan, che mai avrebbe versato anche una sola lacrima. Dei se si sbagliava. E di questo se ne era reso conto solo quando si era ritrovato davanti al corpo insanguinato e senza vita della donna che gli aveva dato due figli. Il suo era un pianto di rabbia. Non piangeva per tristezza, nè per compassione.

Egli infatti piangeva per rabbia. Le lacrime bollenti solcavano le guance quasi incidendo il volto. Cozzavano con la sua cicatrice, scendavano sul mento e cadevano sul petto.

E Bardack si sentiva bruciare.

Bruciava il suo viso.

Bruciavano le sue tempie pulsanti.

E qualcosa dentro di lui ardeva più di tutto. Qualcosa che non aveva un nome. Qualcosa che lui interpretò come odio.

E per questo aveva iniziato a urlare e aveva distrutto tutto ciò che aveva visto.

Le sue erano lacrime di odio e di rabbia.

Tenute in serbo per un solo uomo.

Quel marmocchio urlante che giaceva nella sua culla.

Quel moccioso che non era stato buono a far nulla, se non uccidere sua madre.

Ed era questa la sua disperazione. Una sola parola si agitava nella mente stanca: fallimento.

Essa rimbombava dentro di lui come una litania senza fine.

Aveva fallito. Fallito su tutta la linea.

Aveva generato due figli deboli, la vergogna della razza.

Ma aveva deciso di recuperare il suo buon nome. Non sarebbero stati quei due inetti a distruggerlo.

Per questo aveva lasciato la stanza diretto alla conquista di un nuovo pianeta.

Ma prima, forse di proposito o forse di sfuggita aveva osservato la moglie e poi il bambino.

Indifferenza o dolore nel primo caso? Odio o curiosità nell' altro?

Questo nessuno lo avrebbe mai saputo.

 

-Vegeta

 

Si dice che i sayan, quelli veri, i più forti, piangano una volta sola e che essa corrisponda al momento più doloroso della propria esistenza. E quando era arrivato il suo momento, Vegeta non aveva potuto fare niente per evitarlo.

Era accasciato al suolo di un pianeta straniero, morente.

Oramai il suo corpo perdeva l'alito della vita, le sue forze scivolavano via e la disperazione era l'unica cosa che aleggiava intorno a lui.

Aveva combattuto con vigore, ma evidentemente ciò non era bastato. E per questo adesso giaceva inerme contro il suolo. Ed in quel momento il dolore era stato talmente grande che le lacrime erano sgorgate da sole dai suoi occhi grandi.

Soltanto i suoi singhiozzi si sentivano nell' aria di Namecc.

Vegeta piangeva copiosamente: il suo era uno sfogo di delusione e di tradimento.

Vegeta aveva servito e riverito il suo assassino.

Molti suoi avi lo avevano fatto prima di lui.

Quegli stessi avi erano morti a causa dello stesso.

E adesso si ritrovava lì a spirare lentamente mentre piangeva e si tormentava.

Si era ritrovato a riflettere sulla sua vita.

E aveva tristemente capito che la sua non era stata vita.

Si era sempre ritrovato sotto il volere di qualcuno ; e quel qualcuno gli aveva tolto la vita, come fosse un animale, che ormai divenuto inutile al padrone, veniva portato al macello.

Gli avevano sempre mentito, su tutto. A nessuno era mai importato niente di lui.

Lui era il principe dei Sayan, sarebbe stato lui a sconfiggere freezer, gli aveva detto suo padre prima di lasciarlo al suo destino.

Il suo pianeta era stato distrutto da un meteorite, gli aveva detto il suo assassino.

Balle tutte balle, ma lui questo lo aveva capito troppo tardi.

E per questo piangeva il Sayan dai capelli di fiamma.

E lo stava facendo davanti a un suo sottoposto, indegno anche di porgergli gli stivali.

Ma che forse avrebbe potuto cambiare le cose.

Il Vegeta che era sempre stato glielo avrebbe impedito.

Ma a lui non importava, non più .

Per questo con l'ultimo respiro aveva pronunciato le parole che avrebbero segnato una fine o forse un inizio.

 

Vendicami Kaharoth, vendicaci !”

 

e poi era accaduto: il suo pianto s'era placato,i rumori erano cessati e il cuore trafitto aveva smesso di battere

 

 

 

Si dice che i sayan, quelli veri, i più forti, piangano una volta sola e che essa corrisponda al momento più doloroso della propria esistenza. Perchè a volte la vera forza sta nel riuscire a far emergere le proprie debolezze.

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE.

Ciao ^^ è da molto che non ci si vede eh?!

Beh scusatemi, ma fra scuola e contusioni varie per me è stato un periodaccio.

Ma evitiamo di parlare di cose di dubbia importanza.

Parliamo della storia.

Credetemi non so davvero da dove mi sia uscita.

L' ho trovata nell' archivio del mio pc a fare la muffa e visto che era da molto che non aggiornavo mi è sembrata una buona occasione per farle prendere aria.

Come avete visto è la spiegazione ( dal mio punto di vista ) dei momenti di pianto dei Sayan più meritevoli secondo me.

Quello di Bardack è inventato lo so, ma sono una romanticona ( o per lo meno ci provo ) che ci volete fare.

Ringrazio tutti coloro che hanno preso in considerazione le mie storie.

( in ordine casuale)

_cercasinome_ , _amaterasu_, Aven90, giuliapierucci ,Skydream , Eli1995, Stardoll 95 e Luu. Spero di aver citato tutti.

Beh che altro dire...

ah si … sono assolutamente incerta su questa storia ( come al solito ).

mi piacerebbe sapere la vostra opinione .

Cioè se devo cancellarla oppure no.

Non mi offendo se mi mandate all' ortofrutta tranquilli ^^

vi invito a leggere le altre mie storie :)

adesso scappo

vi ringrazio anticipatamente.

Alla prossima ( per quanto prossima possa essere)

_unk_

   
 
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